Ebrei 11:8-10: La fede di Abraamo.
Ci sono solo due modi per vivere: c’è il modo più comune, quello empirico, dell’esperienza, cioè vivere in base a ciò che vediamo.
L'altro modo, molto meno comune, è vivere per fede, basare la tua vita principalmente e in definitiva su ciò che non puoi vedere.
Abraamo ha vissuto secondo questo modo, e cioè per fede!
Lo scrittore della lettera agli Ebrei, dedica più spazio ad Abraamo come esempio di fede che a qualsiasi altra figura dell’Antico Testamento (vv 8-12, 17-19).
Abramo occupa naturalmente un posto importante nella tradizione ebraica come padre della razza, ma viene anche presentato nell'insegnamento del Nuovo Testamento come padre di tutti coloro che hanno fede.
Quando Dio fece la promessa ad Abraamo della discendenza, il patriarca credette e ciò gli contò come giustizia (Genesi 15:6; Romani 4:3-5; Galati 3:6; Giacomo 2:23).
Gesù è la discendenza di Abraamo (Galati 3:16), e chi è in Cristo è discendenza di Abraamo (Galati 3:29).
Vediamo prima di tutto:
I LA PRATICA DELLA FEDE (v.8).
La fede di Abraamo si vede per la prima volta nella sua obbedienza di lasciare la sua casa e di andare nel luogo che avrebbe ricevuto in eredità da Dio.
La fede ha un’implicazione pratica.
Martin Lutero disse: “La vera fede vivente, che lo Spirito Santo infonde nel cuore, semplicemente non può essere inattiva”.
Consideriamo:
A) Il precetto.
Nel v. 8 troviamo scritto: “Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità”.
Abraamo ha risposto a Dio, perché sapeva che era una parola di autorità senza rivali, di importanza decisiva, di immenso potere e completa affidabilità.
La chiamata di Abramo avvenne sotto forma di precetto, o comando divino.
La chiamata di Dio ad Abramo è espressa chiaramente in Genesi 12:1-2 dove gli viene comandato di andare via dal suo paese, noi leggiamo: “Il SIGNORE disse ad Abramo: ‘Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò”.
Nel precetto troviamo:
(1) L’iniziativa di Dio.
L’iniziativa della chiamata è secondo la sovrana grazia di Dio!
Noi vediamo che non è Abraamo a scegliere Dio, ma Dio ha scelto Abraamo (cfr. anche Genesi 18:19; Giosuè 24:2-3 Neemia 9:7).
Abramo non fu scelto perché era una brava persona, perché già conosceva Dio, o stava cercando Dio, anzi come i suoi padri, molto probabilmente, seguiva l’idolatria secondo Giosuè 24:2-3 quando Dio lo chiamò!
Pertanto, la sua chiamata non deve essere considerata come una ricompensa per la sua giustizia dinanzi a Dio, ma come un atto di grazia libera e immeritata di Dio.
Abraamo poteva avere anche qualcosa in più dei suoi concittadini a livello morale, ma non è stato questo il motivo per cui Dio lo ha scelto!!
Dio lo ha scelto perché ha deciso così!
E quando Dio lo chiamò, Abraamo obbedì!
La fede di Abraamo fu preceduta dalla chiamata per la scelta della grazia sovrana di Dio!
Ora nel modo in cui Dio chiamò Abraamo, Dio chiama tutti coloro che diventano suoi figli mediante Gesù Cristo: Dio viene a noi quando siamo disperatamente perduti nel peccato e senza conoscenza di Lui (Efesini 2:1-7).
Questo è un fatto universale per tutti i cristiani e la nostra risposta non è nient'altro che credere in Dio e alle sue promesse.
La fede inizia con Dio che si rivela a qualcuno perso nel peccato, ignorante e disinteressato a Lui.
Dio, secondo la Sua grazia prende l'iniziativa e si rivela nella Sua chiamata; senza di essa rimaniamo nelle tenebre.
In secondo luogo c’è:
(2) L’ingiunzione della chiamata.
La chiamata ad Abramo non era un suggerimento, ma era un comando di Dio, come indica il verbo “va’” (lek-leka imperativo attivo).
Il testo ci dice anche “ubbidì” (hupēkousen aoristo indicativo attivo), e questo indica ascoltare, seguire le istruzioni, quindi l'idea di risposta, di obbedienza, sottomissione.
In Genesi riguardo Abraamo, leggiamo che era prontamente obbediente (Genesi 22:18; 26:5).
Infatti “ quando fu chiamato” (kaloumenos – participio presente passivo) indica un’obbedienza immediata, nella sua mente, Abraamo, appena ha capito cosa stava dicendo Dio, si preparava a partire, obbedì subito, senza tentennamenti!
Abraamo s’impegnò subito a obbedire!
La fede di Abramo si manifestò soprattutto per la prontezza con cui lasciò la sua casa secondo la chiamata di Dio.
Da quel momento in poi, tutto ciò che fece ruotò attorno all'obbedienza alla chiamata di Dio.
L’obbedienza a Dio non è separata dalla fede!!
C. H. Spurgeon disse: “Credere e obbedire corrono sempre fianco a fianco”.
E sempre C. H. Spurgeon disse: “L'obbedienza è il segno distintivo della fede”.
L’obbedienza di Abraamo era la prova esteriore della sua fede interiore.
Abraamo c’insegna che la vera fede conduce sempre all'azione decisiva, la fede si manifesta nell'obbedienza, anzi le opere sono la prova della fede.
Senza opere la fede è inutile e morta ci ricorda Giacomo 2:14-26.
La fede richiede sempre un'azione decisiva e si manifesta sempre in obbedienza al comando di Dio.
Arthur Pink diceva: “La fede e l'obbedienza non possono mai essere recise, come il sole e la luce, il fuoco e il calore .... L'obbedienza è la figlia della fede”.
Come gli è stato chiesto ad Abraamo e ha fatto quando ascoltò la chiamata, si alzò e senza esitazione uscì da Ur dei Caldei, dimostrando così al mondo la genuinità della sua fede, quando Gesù Cristo ci chiede di seguirlo, non richiede una sorta di ricerca contemplativa astratta, ma la sottomissione, l’obbedienza a Lui e quindi la rinuncia, il metterlo al primo posto, di lasciare ogni cosa per seguirlo (Matteo 4:18-22; 9:9; 10:38-39; 19:27-29; Luca 14:26-27,33).
Senza badare a nulla: amici, parenti, casa, città, tradizioni, per fede Abraamo mise da parte tutti i suoi legami per obbedire a Dio per andare in un posto che non conosceva, non sapendo dove il Signore lo avrebbe guidato.
Abramo non poteva nemmeno informare i suoi parenti, amici e vicini di casa dove stava andando, perché non lo sapeva.
Immagina i conoscenti di Abraamo cosa avrebbero pensato su di lui, o risposto, quando gli avrebbero chiesto, mentre stava facendo i bagagli: “Dove stai andando?” A questo egli poteva solo rispondere: “Non lo so, sono stato chiamato da Dio a seguirlo”.
La stessa cosa avviene anche a noi oggi, la gente che non crede, non riesce a capire la nostra scelta rinunciare ai piaceri del mondo e del peccato per seguire Gesù Cristo per fede!
Non dobbiamo vergognarci nel rispondere alle persone che preferiamo seguire Gesù Cristo!
In questo passo vediamo:
B) La premessa.
Senza la chiamata, Abraamo avrebbe vissuto la sua vita in Ur dei Caldei, seguendo i suoi idoli e non avremmo mai sentito parlare di lui; tutto è iniziato quando Dio gli ha parlato!
La stessa cosa avvenne a Paolo sulla via di Damasco (Atti 9.1-31; 26:19-20).
Doveva esserci una rivelazione di Dio, prima che Paolo potesse obbedire.
La fede è una risposta attiva alla parola di Dio!
Nella vita di Abraamo vediamo che la fede ha agito in risposta alla volontà di Dio!
Abraamo non fece nulla di ciò che non era secondo il comando, o la chiamata, o la rivelazione di Dio.
Abramo uscì coraggiosamente verso l'ignoto, verso una terra straniera e un futuro incerto, ma rispose all'incertezza con fiducia nella parola di Dio.
La sua fede riposava, alla fine, nella promessa di un futuro che era assicurato perché era stato garantito dalla promessa di Dio.
Non possiamo fare nessun passo se la Parola di Dio non ci mostra la via e brilla davanti a noi come una lampada!
Così la fede non è un ottimismo nel credere che le cose andranno bene anche se le circostanze non sono favorevoli.
Noi in questo passo vediamo che la fede si basa su un precetto, rivelazione divina come premessa o fondamento per la sua fede e condotta.
La fede non è ottimismo secondo la carne, la fede in azione si basa sulla volontà di Dio!
Questo c’insegna Abraamo, agì secondo il comando di Dio, secondo la Parola di Dio!
Quando Dio si rivela, lo fa sempre in accordo con la sua volontà così rivelata nella Bibbia.
Quanto è importante, allora, per noi conoscere la Parola di Dio se vogliamo conoscere la Sua chiamata per noi!
La nostra chiamata di Dio sarà supportata dalla Bibbia.
Più conosciamo la Bibbia più conosceremo Dio, più conosceremo Dio più conosceremo la sua volontà!
Consideriamo ora:
II IL PREZZO DELLA FEDE (vv.8-9).
Nei vv. 8-9 leggiamo: “Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera”.
La vita di fede ha un prezzo alto, lo scrittore di ebrei non dipinse un'immagine falsa per i cristiani ebrei a cui stava scrivendo.
Dovevano vivere per fede, e questo non significava che era una strada facile o poco costosa, ma ha fatto sapere che poteva costare molto (cfr. Ebrei 11: 35-38).
La fede ha un aspetto sacrificale.
Il prezzo che Abraamo doveva pagare per vivere per fede era un grande prezzo.
Vediamo:
A) La perdita.
Come ci ricorda Genesi 12:1, Abraamo fu chiamato ad andare via dal suo paese, dai suoi parenti e dalla sua famiglia, per un luogo imprecisato, partì senza sapere dove andava, perché ancora Dio non gli è lo aveva rivelato.
La fede è lasciare un posto sicuro per uno che non si conosce!
Non è bello e divertente andare via di casa, o dove abbiamo vissuto a lungo, per andare in un nuovo posto che non conosciamo.
Abramo partì da tutto ciò che era sicuro, prospero, pacifico e piacevole, era pronto ad abbandonare tutto questo.
Lutero ha commentato il costo di questa obbedienza: “In primo luogo, è stato difficile per lui lasciare la sua terra natia, che è naturale per noi amare ... Inoltre, è difficile lasciare gli amici e la loro compagnia, ma la maggior parte tutto per lasciare i parenti e la casa del padre".
Abramo decise di fare questo viaggio in un luogo che avrebbe ricevuto in eredità ed è difficile lasciare qualcosa che si ha fra le mani per cercare ciò che è lontano e sconosciuto per noi.
Ma Abramo riconobbe che nel rispondere alle richieste di Dio doveva porre tutta la sua fiducia nel Dio che non solo lo chiamava, ma guidava i suoi passi, soddisfaceva i suoi bisogni e preparava il suo futuro.
Non conosciamo ogni passo del cammino, ma Dio ci ha promesso di donarci ogni cosa buona (Ebrei 13:21; Giacomo 1:16-17).
Non esiste la grazia a buon mercato che non costa nulla, nel senso che essere servi di Dio, discepoli di Gesù ha un prezzo!
La salvezza è per grazia di Dio (Efesini 2:8-9), ma questo non significa che non ci siano delle rinunce e dei sacrifici.
Gesù ha detto ai Suoi discepoli di rinunciare alle comodità, a se stessi, a tutto ciò che si ha, e di mettere Gesù e la predicazione del regno di Dio sopra tutto e tutti, quindi sopra se stessi e la propria famiglia! (Luca 9:57-62; 14:26-27).
Non sappiamo se Abraamo ebbe pure qualche critica, quando le persone che lo conoscevano, parenti e amici, seppero che andava via in un posto che non conosceva, che partiva senza sapere dove andava.
Di certo, molte volte, i cristiani, sono stati criticati per la loro scelta di seguire Gesù Cristo!
E questo avviene anche oggi!
Nel momento in cui, una persona si converte a Gesù Cristo, per grazia di Dio, parenti, amici e conoscenti, cominciano a disprezzarlo, a criticarlo, a parlare male di lui, di lei, a evitarlo, a ridicolizzarlo (cfr. Matteo 5.11-12; 2 Timoteo 3:12; 1 Pietro 4:3-4).
Il mondo ha odiato Gesù Cristo e lo farà anche con i Suoi discepoli! (Giovanni 15:18-20).
Nella chiamata di Abraamo vediamo anche:
B) La purezza.
In Giosuè 24:2-3 leggiamo: “Giosuè disse a tutto il popolo: ‘Così parla il SIGNORE, il Dio d'Israele: - I vostri padri, come Terà padre di Abraamo e padre di Naor, abitarono anticamente di là dal fiume, e servirono gli altri dèi. E io presi il padre vostro Abraamo di là dal fiume, gli feci percorrere tutto il paese di Canaan, moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco’-“.
Il servizio di altri déi è il tema dell'intero capitolo.
Ora quando Dio prese Abraamo da Ur dei Caldei, lo allontanò dai legami idolatrici dei suoi antenati.
Quando una persona viene a Gesù Cristo, c’è un cambiamento radicale.
In 2 Corinzi 5:17: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove”.
Come la fede di Abramo lo separò dal paganesimo e dall'incredulità e lo mise in cammino verso una nuova terra e un nuovo tipo di vita, così Dio vuole per ogni cristiano, un “pellegrinaggio”, una conversione dal suo vecchio modello di vivere a un nuovo tipo di vita!
La salvezza porta la separazione dal mondo!
Il Signore lavora nel cuore affinché possiamo lasciarci alle spalle tutto ciò che non gli è gradito!
La vita di fede è la volontà di lasciare la propria Ur, il proprio luogo di peccato e incredulità, lasciare il sistema del mondo, per seguire la via santa di Dio.
In Romani 12:2 è scritto: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà”. (cfr 2 Corinzi 6:14; Galati 1:4; Giacomo 4:4; 1 Giovanni 2:15).
Mentre cresciamo in Cristo in fede, in timore e in amore per Lui, il nostro amore per le cose del mondo diminuisce.
Le cose di questo mondo perderanno semplicemente la loro attrazione.
Purtroppo, molte persone che proclamano il loro amore per Gesù Cristo e per la Parola di Dio la domenica, quando arriva il lunedì mattina, la loro conformità alla Parola di Dio non si vede più!!
I loro atteggiamenti, preoccupazioni, motivazioni e comportamenti, sono indistinguibili dal mondo che li circonda.
Nella chiamata di Abraamo vediamo anche:
C) Il percorso.
In Atti 7:2-4 leggiamo: “Egli rispose: ‘Fratelli e padri, ascoltate. Il Dio della gloria apparve ad Abraamo, nostro padre, mentr'egli era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran, e gli disse: - Esci dal tuo paese e dal tuo parentado, e va'nel paese che io ti mostrerò-. Allora egli lasciò il paese dei Caldei, e andò ad abitare in Carran; e di là, dopo che suo padre morì, Dio lo fece venire in questo paese, che ora voi abitate’”.
Dio rivela la Sua volontà un po' alla volta!
Abramo non fu informato di tutti i dettagli di dove stava andando quando Dio lo chiamò, aveva solo quelle informazioni per iniziare a muoversi, ma non gli è stato detto tutto.
Dopo che partì dal suo paese Ur dei Caldei, in Mesopotamia, in obbedienza a Dio, Abraamo, si stabilì a circa 800 chilometri a Caran insieme al padre Tera (che poi morì – Genesi 11:31-32), la moglie Sara e il nipote Lot, e da qui poi andò in Canaan con la moglie Sara e il nipote Lot (Genesi 12:4-5; Atti 7:2-5).
Coloro che vivono per fede devono a volte camminare nell'oscurità, confidando nella guida divina, consapevoli, che Dio conosce la strada e guiderà passo dopo passo nel modo giusto.
La volontà di Dio è a volte come i fari di un'auto che mostrano solo la maggior parte della strada che è necessario conoscere, ma non l'intero tragitto che abbiamo ancora da percorrere.
Questo percorso non deve essere stato facile.
C’era:
(1) Il deserto.
La strada che Abraamo avrebbe seguito da Ur a Canaan era una strada circolare che seguiva il fiume Eufrate fino a Caran, per poi tagliare attraverso la terra deserta, per molti chilometri a sud fino a Canaan.
Il viaggio nel deserto è un viaggio rischioso per le minacce costanti delle tempeste di sabbia, del calore e per la mancanza di acqua.
In questo percorso vediamo:
(2) La distanza.
Abramo viaggiò da Ur dei Caldei a Canaan per una distanza totale di oltre 1600 chilometri, senza avere i mezzi di trasporto che abbiamo oggi, a piedi, o con il cammello; un viaggio impegnativo.
Eppure oggi molti cristiani, nonostante i trasporti comodi, non vogliono nemmeno spostarsi di pochi chilometri nel servire Dio!
Abramo viaggiò su strade poche sicure, con mille pericoli tra ladri e altri criminali, e animali selvatici pericolosi.
Viaggiare verso Canaan era un'impresa rischiosa senza contare sull’aiuto del 113, o del 118!
Non è stato un viaggio di piacere, un viaggio panoramico; un viaggio turistico!
Il prezzo della fede era ed è alto, e non tutti sono disposti a pagare il prezzo, perché si vuole stare nelle proprie sicurezze!
Ma Abraamo aveva fede in Colui che lo ha chiamato!
Nel percorso ci sono stati:
(3) I disagi.
Abraamo non ha viaggiato in grande conforto per questo viaggio di fede in Canaan.
Abraamo non ha preso l’aereo, o in treno, non ha viaggiato su strade moderne, con un camper moderno, o con un'auto, con sedili imbottiti, aria condizionata, radio e lettore CD.
Il meglio che poteva avere era il cammello!
E poi non si fermava in Hotel con piscine, TV via cavo; con servizio in camera, o aree di servizio lungo la strada, eppure per fede sopportò un viaggio pieno di disagi!
Infine consideriamo:
III LA PROMESSA DELLA FEDE (vv.8-
10).
Leggiamo ancora: “Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio”.
Abraamo partì per un paese sconosciuto perché si fidava delle promesse di Dio!
Sebbene la chiamata ad Abraamo fosse specifica e accompagnata da una promessa, lasciò Abramo completamente all'oscuro riguardo la sua destinazione: “Partì senza sapere dove andava” dice il v.8.
Abraamo si fidava della:
A) Provvidenza.
La sua obbedienza implicava necessariamente la fiducia nella provvidenza di Dio.
Così anche noi dobbiamo fidarci della provvidenza di Dio, il fatto che ha tutto sotto controllo e si prende cura di noi.
Romani 8:28 ci ricorda: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”.
Dio ci donerà tutto il necessario, ciò di cui abbiamo bisogno!
Paolo in Romani 8:31-32 dice: “Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?”
La fede ha totale fiducia nella cura provvidenziale di Dio!!
Vediamo:
B) La prospettiva.
Abraamo ubbidì per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità (v.8).
“Ricevere” (lambanein) è ricevere un beneficio, ricevere qualcosa che viene dato, in questo caso da Dio e si riferisce all’eredità di un luogo.
“Eredità” (klēronomian), è un possesso, una proprietà, un dono da Dio.
Allora la prospettiva di Abraamo secondo la chiamata di Dio, era ricevere in eredita un luogo.
La parola eredità non appare nella chiamata descritta in Genesi 12:1-3.
Nondimeno, il tema dell'eredità è strettamente associato al possesso certo della terra di Canaan come troviamo scritto in diverse parti della Bibbia (Genesi 15:7; 22:17; 28:4; 1 Cronache 16:18; Salmo 105:5-11; Atti 7:5-6).
Anche se Abramo non ebbe un palmo di quella terra, tranne quella che comprò per seppellire la moglie, la terra la ebbero i suoi discendenti (Atti 7:5; Genesi 23; 25:7-10).
La chiamata di Dio è diretta verso un'eredità.
Questo è anche per i cristiani come leggiamo nel Nuovo Testamento, che non è di un paese, ma della salvezza spirituale in cielo (Atti 26:18; Efesini 1:18; 5:5; Ebrei 9:15; 1 Pietro 1:4).
Questa è la città che Abraamo aspettava che ha le vera fondamenta e il cui architetto e costruttore e Dio dice al v.9.
Quindi vediamo:
C) La preferenza.
Nel v.9 è scritto: “Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa”.
La chiamata alla fede è sempre seguita dalla vita di fede; lo stesso principio con cui veniamo salvati siamo chiamati a vivere! (cfr. 2 Corinzi 5:7)
Abraamo dopo la chiamata di Dio continuò a vivere per fede, benché ancora la promessa di Dio non si realizzava, infatti si è realizzata molti anni dopo!
L'esperienza di Abraamo ci dice che la vita di fede non è quella di ricevere tutte le promesse di Dio come dice anche Ebrei 11:13!
Comunque, come Abraamo, dobbiamo sempre avere fiducia in Dio!
Dall'inizio alla fine, la vita cristiana è per fede!
Philip Hughes scrive: “Chi inizia con la fede deve continuare con la fede, poiché la fede è il principio non solo dell'iniziazione, ma anche della perseveranza. La vita di fede non cessò per Abraamo quando lasciò Ur dei Caldei dietro di lui o quando alla fine mise piede sul territorio verso il quale aveva diretto i suoi passi. In effetti, la situazione in cui si trasferì al suo arrivo nella terra delle promesse fu una prova più severa della sua fede di quella che fu la chiamata a lasciare casa e famiglia, ed era più facile per lui vivere per fede mentre si dirigeva verso un obiettivo ancora non visto che farlo al raggiungimento di questo obiettivo e scoprire che la pienezza di tutto ciò che era stato promesso era ‘non ancora’”.
“Soggiornò” (parōkēsen – aoristo attivo indicativo) indica “abitare temporaneamente, essere uno straniero” “vivere come straniero, abitare in un luogo senza possedere proprietà o cittadinanza (Genesi 12:10; 17:8; 19:9; 20:1; 21:23; 35:27; 37:1; Esodo 6: 4; 20:10; Deut 5:14; 18: 6; 26: 5)
Il significato è di dimorare temporaneamente.
Per fede Abraamo preferì lasciare la sua terra natale per soggiornare nella terra che Dio gli aveva promesso come una terra straniera e preferì abitare in tende che in una casa stabile, sempre per fede!
Nonostante visse straniero senza diritti civili, nonostante la natura temporanea della sua esistenza o qualsiasi privazione che possa aver sofferto, continuò ad avere sempre fede in Dio.
A riguardo questa fede di Abraamo, Thomas Hewitt scrive: “Un’altra prova della sua costante fede è vista nella sua buona disposizione ad abitare come straniero nella terra che gli era stata promessa, senza diritti e possedimenti, anche se alla fine egli acquistò un pezzo di terreno per farne un sepolcro. La sua attesa di credente si rivolgeva alle cose di sopra; perciò era disposto a vivere come estraneo nel suo proprio paese. Anche la sua dimora fu temporanea, poiché con i suoi figli egli divenne un nomade che viveva nelle tende, sempre pensando a quella città che ha…fondamenta ferme e permanenti”.
Benché fosse la terra promessa (Canaan- Genesi 50:24; Esodo 13:5; 31:1; Numeri 11:12; 14:16, 23; 32:11; Deuteronomio 1:8,35; 6:10,18,23; 7:8) da Dio, Abraamo vi soggiornò come uno straniero abitando in tende come faranno anche Isacco (Genesi 26:17,25) e Giacobbe (Genesi 25:27, 32: 25, 31-32, ecc.), eredi con lui della stessa promessa (Genesi 12:7; 15:18;24:7; 28:4,13; 35:12; Deuteronomio 1:8).
Il linguaggio della promessa, mette l’attenzione sull'estrema affidabilità di Dio!
Ciò che Dio promette realizza! (Numeri 23:19; Tito 1:2).
Se mentre i Cananei abitavano città fortificate e in strutture permanenti, Abraamo, soggiornava nelle tende (Genesi 12:8; 13:3; 18:1), un migrante piuttosto che un abitante permanente.
Le tende, in contrasto con una struttura permanente, ci parlano che colui, o colei che ha fede in Dio, è pellegrino su questa terra, è di passaggio, la nostra meta, o casa è in cielo!
Quindi, simbolicamente con le tende, si comunica che la patria non è su questa terra, questa vita non è tutto ciò che c'è.
Le tende ci dicono che questo mondo attuale non è la fine; ma la vita continua nell’aldilà, li c’è una città che ha le vera fondamenta dice il v.10, Abraamo stava aspettando questa città!
La fede non mette radici su questa terra!
La vita di fede è di passaggio sulla terra, la patria dei credenti è in cielo! (Ebrei 11:13; 1 Pietro 2:11; Filippesi 3:20-21).
Il cristiano è un pellegrino sulla terra, e questo significa non amare le cose di questo mondo (1 Giovanni 2:15-17); aspirare alle cose del cielo (Colossesi 3:1-3), significa astenersi dal peccato (1 Pietro 2:11).
Eppure molti che si professano cristiani sono più radicati su questa terra che proiettati verso la patria celeste!
Abraamo ci parla anche di:
D) Pazienza (vv.9-10).
Nei vv.9-10 leggiamo: “Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio”.
Abraamo non era legato alle cose di questo mondo.
Anche se stava nella terra promessa, però vi stava come uno straniero perché aspettava “la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio”.
Vediamo prima:
(1) L’aspettativa.
Abraamo aspettava la città che ha le vera fondamenta.
“Aspettava” (exedecheto – imperfetto medio indicativo) indica guardare avanti, con fiducia, con certezza, con assoluta sicurezza
Mentre il tempo imperfetto esprime aspettativa continua.
Abraamo non vedeva l’ora di esserci!
“Fondamenta” (themelious) indica ben fondato, implica la permanenza.
Significa che la città ha basi permanenti. Contrasta con le tende, che non hanno fondamenta.
Di quale città sta parlando l’autore dell’epistola gli Ebrei?
Sta parlando della nuova Gerusalemme celeste, il cui splendore va al di là di ogni concezione umana come troviamo scritto in Apocalisse (Apocalisse 3:12; 21:2,10-11,14,19,27; 22:2-5; Galati 4:26).
Nell’Antico Testamento Gerusalemme aveva sicure fondamenta (Salmo 46:4-5; 87:1-5), e così sarà quella futura (Isaia 54:11; Apocalisse 21:14,19).
Le fondamenta della città di Dio, dureranno in un regno che non può essere scosso (Ebrei 12:28; 13:14).
Le vere fondamenta indicano, allora, una fondazione perpetua e incrollabile, eterna, mentre le città di questo mondo sono scosse, o distrutte (Giobbe 9:6; Salmo 18:7; 82:5; Osea 8:14; Amos 1:4,7,10,12,14; 2:2,5; Michea 6:2; Isaia 13:13; 25:12; Geremia 6:5; 51:26; Lamentazioni 4:11).
Tutto questo mondo passerà (Matteo 24:35; 2 Pietro 3:5-10; Apocalisse 20:11, 21:1).
Le città sono sempre state viste come posti solidi, sicuri e duraturi.
I re e gli imperatori hanno costruito città per preservare la loro fama e proteggere le loro dinastie.
Anche oggi si lavora per rendere le città sempre più sicure a prova di terremoto, o di catastrofi, efficienti nel funzionamento e così via.
Ma niente sulla terra dura per sempre, e città che un tempo erano la gloria del mondo antico ora giacciono in rovina.
Al contrario, la città di Dio rimane, eternamente sicura.
Considerando quello che vedeva in Canaan alla luce della città celeste con le sue fondamenta eterne, Abraamo desiderava la città quest’ultima, una città di gloria senza parole e infinita bellezza.
Abraamo guardava oltre Canaan, guardava alla salvezza eterna.
Canaan era una stazione intermedia in un viaggio verso il cielo.
Abramo sapeva che la sua dimora terrena non poteva essere paragonata alla città celeste di cui Dio stesso era architetto e costruttore.
Abraamo non amava le cose di questo mondo, il suo cuore era nella città a venire, e lì ripose le sue speranze mediante la fede in Dio.
Abraamo considerava il suo presente alla luce della sua futura eredità con Dio.
Questo non è solo per Abraamo, ma anche per tutti coloro che ripongono la loro fiducia in Gesù Cristo (Apocalisse 22:14-15), Dio dà loro una proprietà di valore reale e incorruttibile: far parte del nuova Gerusalemme!
Dobbiamo vivere per fede, riconoscendo che un giorno sperimenteremo una gioia più grande di ogni gioia che possiamo sperimentare in questa vita.
Dobbiamo pensare che le nostre case, la nostra vita, ricchezze, e gioie di questo mondo sono passeggere, ma le gioie del cielo sono eterne, abbondanti e senza mai sbiadire, questa è la vita eterna che hanno coloro che credono in Gesù Cristo (Giovanni 3:16).
Se il nostro tesoro è in cielo, lì ci sarà il nostro cuore! (Matteo 6:21), e vivremo in relazione a questo, mettendo il regno Di Dio sopra o prima di ogni cosa!
Sopporteremo la sofferenza mentre cerchiamo la gioia che ci attende nella città celeste di Dio (cfr. Romani 8:18).
Il segreto della pazienza di Abraamo era la sua speranza nell'adempimento della promessa di Dio.
Era paziente perché il suo cuore era sulla città che ha le fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio.
Non esiste un rimedio più grande per lo scoraggiamento, per la tristezza, per la fatica, o per l'autocommiserazione che pensare di essere un giorno alla presenza di Dio e trascorrere l'eternità con Lui. (Giovanni 14:1-3; apocalisse 21-22).
Quando i nostri cuori sono in paradiso, saremo pazienti con ciò che accade quaggiù.
Consideriamo ora:
(2) L’artefice.
“E il cui architetto e costruttore è Dio”.
Le fondamenta sono eterne perché Dio è l’architetto e il costruttore, e Lui è eterno (Salmo 93:2; Isaia 57:15).
“Architetto” (technitēs) si riferisce al progettista, usato anche per gli artigiani, connota la saggezza creativa di Dio nella pianificazione della città celeste, mentre “costruttore” (dēmiourgos) era un nome usato per abili operai, o artigiani, come scultori; si riferisce, quindi, a chi fa il lavoro effettivo, il creatore, colui che esegue i piani, si riferisce al potere creativo di Dio nell'esecuzione del suo piano.
Quindi noi vediamo tre punti importanti.
1) Primo, la città che Dio costruisce è una città eterna.
2) Secondo, come Abraamo camminò nella fede ponendo la sua speranza sul fatto che Dio avrebbe agito e portato salvezza, così dobbiamo credere anche noi.
3) Terzo come Abraamo dobbiamo essere pazienti.
La fede è paziente.
L’adempimento della promessa della nuova Gerusalemme è in futuro, quindi dobbiamo aspettare e avere pazienza rimanendo fedeli a Dio, resistendo agli attacchi di Satana che cercherà di scoraggiarci e di farci dubitare riguardo Dio, la Sua salvezza, e le Sue promesse.
Ma la fede sarà paziente e aspetterà che Dio agisca e adempia le promesse.
La fede attende pazientemente che Dio porta a compimento i suoi propositi, sapendo che le sue promesse non possono fallire.
La fede è aspettare con pazienza, in questo caso, la città che ha le vere fondamenta.
Abraamo pazientemente, ha vissuto come un estraneo nella terra promessa, come in una terra straniera, dimorando in tende, aspettando la città con vera fondamenta.
CONCLUSIONE.
(1) La fede di Abramo era la fede pronta per l'avventura.
L'appello di Dio significava che doveva lasciare casa, famiglia e affari; ed è andato.
Doveva uscire nell'ignoto; ed è andato.
Abraamo non si è chiesto, come fanno in tanti, che se prendiamo Dio in parola e agiamo secondo i suoi comandi e le sue promesse, cosa ci accadrà!
Molti di noi vivono prima una vita cauta sul principio della sicurezza; ma, per vivere la vita cristiana, è necessario avere un certo coraggio perché non sappiamo dove Dio ci porterà a servirlo e quali conseguenze avremo!
Come Abraamo, dobbiamo andare, secondo la chiamata di Dio, anche se non sappiamo dove stiamo andando.
Se la fede può vedere ogni passo del cammino, non è veramente fede.
(2) La fede di Abramo era la fede che aveva pazienza.
Quando raggiunse la terra promessa, non gli fu mai permesso di possederla e vedere la sua discendenza possederla secondo la promessa.
Dovette vagabondare in esso, straniero e abitante di tende, eppure non ha mai abbandonato la sua fede.
Come Abraamo dobbiamo avere la pazienza di aspettare di essere nella Gerusalemme celeste!
Quindi:
(3) La fede di Abramo era la fede che guardava oltre questo mondo.
Abraamo guardava “la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio” alla nuova Gerusalemme.
Questo è ciò che noi dobbiamo fare: la nostra cittadinanza non è in questo mondo, siamo cittadini celesti che amano abitare nella Nuova Gerusalemme.