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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giacomo 5:15-16. Le motivazioni per pregare.

Giacomo 5:15-16. Le motivazioni per pregare.
Che cosa è la preghiera? La preghiera per dirla con le parole di David A. Hubbard: “La preghiera è la nostra dichiarazione di dipendenza da Dio”. Chi prega riconosce che ha bisogno di Dio, riconosce i propri limiti e necessità, riconosce che non è un supereroe, e perciò riconosce che ha bisogno di Dio e quindi prega. Nel sermone precedente abbiamo visto l’esistenza di un Dio per tutte le stagioni della nostra vita, lo possiamo cercare, pregare sia nei momenti allegri e sia nei momenti difficili come la sofferenza e la malattia.
Giacomo, continua ancora il discorso sulla preghiera e ci dice in questi versetti quali sono le motivazioni per pregare nella circostanza di una persona malata.
La prima motivazione è: 
I PER RISTABILIRE IL MALATO (vv.14-15).
vv.14-15:  "C'è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore:  la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà".
La persona malata deve chiamare gli anziani affinché possano pregare per lui. La parola “malato” (kamnota, è sinonimo di asthenei del v.14) si riferisce a chi è ha una grave malattia fisica, ma implica anche chi è spiritualmente stanco,   scoraggiato (Ebrei 12:3; Apocalisse 2:3).
La preghiera del giusto, del vero cristiano, è il mezzo mediante la quale Dio guarisce.

Riguardo i vv.14-15 bisogna fare due chiarimenti: 
1) Non significa che non dobbiamo andare dal medico, o smettere di prendere le medicine!

2) Non sono gli anziani, eventualmente che guariscono e ristabiliscono il malato, e nemmeno l’olio, ma il Signore che risponde alla preghiera fatta con fede!

Che cosa significa la preghiera della fede?
In primo luogo vediamo:
A) Il quadro riguardo la “preghiera”.
Questa parola greca “preghiera” (euchē-nome singolare femminile) la troviamo solo due volte in altre parti del Nuovo Testamento, dove significa "voto" (Atti 18:18, 21:23). Il suo verbo affine, tuttavia, si riferisce a un fervido o forte desiderio, o una petizione, una richiesta (Atti 26:29; 27:29; Romani 9:3).
Gesù, più volte, incoraggia a pregare con la promessa che esaudisce la preghiera. (Matteo 7:7-8; 21:22; Marco 11:24; Giovanni 14:13; 15:7; 16:23).
Dio ascolta le preghiere di coloro che gli appartengono! Pensare che Dio ci ascolta ed è Onnipotente e ci ama, c’incoraggerà a pregare senza porsi dei limiti. Non bisogna mettere dei limiti alla preghiera perché Dio è potente da rispondere a qualsiasi preghiera! 
Dio può fare infinitamente di più di quello che pensiamo o domandiamo (Efesini 3:20). Per questo a volte si dice che la preghiera è potente! I Giudei avevano un detto che chi prega circonda la sua casa con un muro più forte del ferro. E ancora dicevano: “La penitenza può fare qualcosa, ma la preghiera può tutto”. Per i Giudei, la preghiera era contattare  la potenza di Dio, era il canale attraverso il quale la forza e la grazia di Dio, sono portati a contatto con le difficoltà e i problemi della vita. 
Siamo motivati a pregare perché la preghiera è potente, ma è potente perché abbiamo un Dio potente che agisce anche in risposta alla preghiera. Forse per questo che E. M. Bounds disse: “ La preghiera può fare tutto ciò che Dio può fare”.
Quindi il potere della preghiera consiste nella consapevolezza della grandezza di Dio e nel fatto che è reale, vivente, dinamico, presente nella vita del Suo popolo! Dio non è morto! Dio non è apatico, Dio non è un’idea astratta! Dio c’è, è concreto e si prende cura del Suo popolo. 
La preghiera è il modo, o il mezzo per comunicare con Dio, ed è il mezzo con cui Dio ci dona le Sue benedizioni, o cambia le circostanze in risposta alla preghiera come vediamo nella Bibbia. Per esempio Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimelec (Genesi 20:17). Eliseo pregò e il figlio della Sunamita ritornò in vita (2 Re 4:32-37). Il salmista si rallegrava del fatto che Dio aveva risposto alle sue preghiere liberandolo dalla morte (Salmo 116:1-6). Pietro fu liberato dalla sua prigionia dall’angelo in risposta alle fervide preghiere della chiesa (Atti 12:1-19). Giacomo al capitolo 4 aveva detto: “Non avete perché non domandate” (Giacomo 4:2). Giacomo riporta l’esempio di Elia. Elia pregò che non piovesse e non piovve per tre anni e mezzo. Poi pregò di nuovo, e ricominciò a piovere (Giacomo 5:17-18; 1 Re 17-18).
      
In secondo luogo vediamo:
B) Il quadro riguardo la “fede”.
“Della fede” (tēs pisteōs-) descrive il modo com’è fatta la preghiera e cioè con fede, una preghiera caratterizzata dalla fede. La fede non è una sorta di potere magico, o di forza psichica che rende potente la preghiera. La fede è la fiducia che collega una persona a Dio e caratterizza il rapporto con Dio. 
La fede è credere in Dio perché lo riteniamo affidabile, degno di fiducia.
Dio esaudisce la preghiera di guarigione fatta con fede esercitata dagli anziani secondo il desiderio del malato come quando quei quattro uomini portarono quel paralitico per fede a Gesù per farlo guarire e così  è stato.   (Marco 2:1-12). La preghiera della fede significa che la preghiera è offerta in fede, pronunciata nella fede, realizzata nella fede, fatta da coloro che hanno fede.
La preghiera della fede è l'attesa fiduciosa che Dio ascolterà e risponderà la preghiera. Essere convinti che Dio opererà. Quelli che pregano, credono che Dio ascolta e risponde alla loro preghiera. Hanno fiducia che Dio è in grado di rispondere alla loro preghiera.
La fede è importante, perche senza fede dice Ebrei 11:6, è impossibile piacere a Dio! La fede è credere che Dio esiste e che ricompensa quelli che lo cercano! Solo questo tipo di preghiera è efficace (cfr. Giacomo  1:5-8). Nei Vangeli a volte è sottolineato che Gesù guariva in risposta alla fede (Matteo 9:29; Marco 2:5;5:34; 10:52; cfr. Atti 14:9), mentre non fece opere potenti dove c’era incredulità, come a Nazaret, dove ha vissuto (Matteo 13:58; cfr. Atti 14:9).
Gesù incoraggiava ad avere fede, ad avere una piccola fede, quanto un granello di senape, una fede così può spostare le montagne! (Matteo 17:20). Così l’efficacia della nostra preghiera non dipende da una grande fede, ma se c’è la fede, quella piccola fede anche se piccola come un granello di senape, la fede che si avvicina con piena fiducia al trono della grazia per essere soccorsi al momento opportuno (Ebrei 4:16).
  
C) Il quadro riguardo la guarigione.
“Salverà” (sōsei- futuro attivo indicativo) si riferisce alla guarigione fisica. Il verbo “salvare” (sōzō) si riferisce spesso alla guarigione fisica nei Vangeli (cfr. Matteo 9:21-22; Marco 3:4;5:23,28,34; 6:56; 10:52; Luca 7:50; 8:48,50; 17:19; 18:42; Giovanni 11:12).
Si riferisce a ridare la salute al corpo, restaurare il benessere del malato, sia per la salute fisica che spirituale intesa come scoraggiamento, depressione. Questo è confermato anche dalla parola “guariti” (iathēte) del v.16 che indica una guarigione fisica, ma può essere utilizzato per la guarigione spirituale.
Il Signore lo ristabilirà e non l’olio, o gli anziani.
“Ristabilirà” (egerei - futuro attivo indicativo) indica essere sollevato, alzato dal suo letto di malattia.Riflette il linguaggio delle storie di guarigione di alcuni passi del Nuovo Testamento (Matteo 9:6; Marco 1:31; Atti 3:7).    
La domanda è:…. “ questo versetto afferma che Dio guarisce sempre quando noi preghiamo per una guarigione?” Alcuni, evitano il problema limitando la preghiera di guarigione per l'età apostolica, ma nulla nel testo suggerisce una tale restrizione. Altri insistono che la promessa è certa, ma la risposta è nei tempi prestabiliti da Dio come alla resurrezione dei morti, quando avremo un corpo perfetto. Altri affermano che Dio guarisce in risposta alla preghiera fatta con fede, ma se non sei guarito è perché non hai avuto abbastanza fede.
Forse la risposta migliore è che la preghiera della fede, è la fede che Dio farà la cosa migliore secondo la Sua volontà, Dio esaudisce le nostre preghiere quando queste, sono secondo la Sua volontà come ci ricorda 1 Giovanni 5:14.
Questo significa che non sempre Dio esaudirà la nostra preghiera per una guarigione come ha fatto con Paolo (2 Corinzi 12:7-9) che ha pregato tre volte e Dio non è stato esaudito perché aveva qualcosa di meglio: mostrare la Sua potenza in modo perfetto nella debolezza di Paolo! Non è sempre la volontà di Dio, quindi, guarire coloro, che sono malati e questo lo vediamo altre volte nel Nuovo Testamento! (Filippesi 2:27; 2 Timoteo 4:20).
Quindi la fede con cui preghiamo è sempre la fede in Dio, la cui volontà è suprema e anche la cosa migliore!  Una preghiera per la guarigione riconosce che la volontà di Dio è suprema.  Lutero diceva:"La preghiera non è vincere la riluttanza di Dio, ma farci forti della Sua volontà". Anche se Dio non ci guarisce, siamo certi che opererà in un modo perfetto perché la Sua volontà è perfetta! (Romani 12:1-2).
Una vera preghiera di fede riconosce la sovranità di Dio nella Sua risposta a quella preghiera. Blanchard ha detto: “La preghiera fatta con fede è di forma circolare, ma inizia e finisce in cielo, nella volontà sovrana di Dio".
Perciò, noi siamo chiamati a pregare per la guarigione, e credere che Dio è potente da farla, ma il nostro atteggiamento deve essere anche: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”! 
Dobbiamo sempre capire che questa e altre promesse della Bibbia (cfr. Marco 11:24) contengono una condizione implicita: Dio esaudirà la preghiera ogni volta che si accorda con la Sua volontà.
Quindi, la preghiera fatta con fede è andare alla presenza di Dio, dirgli i nostri bisogni, affidargli  la  nostra vita e poi lasciare che Egli agisca come Egli ritenga meglio. Così la preghiera esercita la fede in paziente attesa di vedere ciò che Egli ha stabilito di fare, e quello che ha stabilito di fare è la cosa più giusta perché Dio non sbaglia mai!

La seconda motivazione per pregare è: 
II PER RINNOVARE IL PECCATORE (vv.15b-16a).

Noi vediamo in primo luogo:
A) La possibile causa della malattia.
v.15: "se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati".
Questo versetto insieme al v.16, solleva la questione del collegamento tra la malattia e il peccato. Il peccato, a volte, è visto nella Bibbia come la causa di una malattia, come giudizio di Dio. (Deuteronomio 28:22, 27,58-62; Is.38:17; Marco 2:5; Luca 13:1-4; Giovanni 5:14; 1 Corinzi 11:30). Ma non tutte le malattie sono la conseguenza del peccato, come per il cieco nato per esempio che Gesù guarì, in quel caso il motivo era manifestare in lui, le opere di Dio (Giovanni 9:3). 
Il “se” (kan) dimostra che Giacomo considera la malattia come una possibile conseguenza di un peccato, come anche che non potrebbe esserlo. Riconoscendo, quindi, possibile il collegamento: peccato-malattia, Giacomo incoraggia il malato e gli anziani ad affrontare le potenziali cause spirituali della malattia (peccato) che sta vivendo.
Anche se la malattia non sempre è dovuta a un peccato, senza esserne ossessionati, non è sbagliato esaminarsi e vedere con l’aiuto dello Spirito Santo, se c’è qualche peccato non confessato e confessarlo al Signore per capire se la malattia è dovuta a un peccato. Se il peccato ha provocato la malattia in questo caso particolare, la preghiera di confessione, sarà determinante per la guarigione fisica e il rinnovamento spirituale.
I verbo “ha commesso” (pepoiēkōs-tempo perfetto) indica i peccati fatti in passato, ma che influenzano negativamente la situazione attuale del malato, quindi la persona attualmente vive sotto le conseguenze dei suoi peccati, quindi, la malattia è il carico risultante dei peccati. 
Il plurale“peccati” (hamartias-nome accusativo plurale femminile), secondo alcuni studiosi, si riferisce a più occasioni di peccati commessi nel passato, peccati che hanno causato la malattia. Giacomo non sta parlando di un peccato occasionale e  involontario, ma di comportamenti peccaminosi persistenti e volontari, da parte del cristiano come evidenziato dalla parola al plurale: “peccati”.
Secondo altri studiosi anche se può aver peccato, il malato non confessandolo, ha reso la malattia più grave.
             
Ma c’è speranza, noi troviamo:
B) Il condono dei peccati (perdono dei peccati).
v.15: "se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati".
Alla persona malata, che lo è per i suoi peccati, è data la speranza e la garanzia che i suoi peccati gli saranno perdonati. Se un malato guarisce miracolosamente in risposta a una fiduciosa preghiera di confessione, la sua malattia era causata dal peccato, quei peccati gli saranno perdonati. 
“Saranno perdonati” (aphethēsetai futuro passivo indicativo ) indica  lasciare andare via, lasciare partire, ignorare, liberarlo da un obbligo morale, o legale, quindi dalle conseguenze, annullare quindi perdonare. Questa parola la troviamo in Matteo capitolo 18 (Matteo 18:12,21,27,32,35), quando Gesù racconta la parabola del servo senza misericordia, quel servo al quale un re gli condonò (aphēken aoristo attivo indicativo)  un debito che il servo non aveva i mezzi per pagare.
Il perdono di Dio ci parla della ricchezza della Sua grazia (Efesini 1:7), cioè del Suo favore immeritato e gratuito verso il peccatore. La voce del verbo è passiva, e questo indica che non è la persona a liberarsi dei  peccati, ma è Dio che gli perdona i peccati! Noi tutti conosciamo e abbiamo usato quelle piccole calcolatrici elettroniche.Che cosa succede quando fai un’operazione e sbagli? Premi quel tasto per cancellare e tutte le informazioni sono eliminate. Poi ricominci di nuovo, ma non vi è alcuna traccia del tuo errore! È stato cancellato per sempre! (1 Giovanni 1:9).
Questo è ciò che accade ai nostri peccati, quando Dio ci perdona. La colpevolezza, la condanna legale è stata cancellata. Dio lo libera dalle cause della sua malattia: i peccati!e quindi guarisce.
Quindi se il peccato è la causa, la guarigione per la quale gli anziani pregano non si concluderà con il corpo, ma anche nell’anima (Marco 2:5).     

Infine vediamo:
C) La conseguenza del discorso.
v.16: "Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti".
Sapendo che i nostri peccati possono essere perdonati e sapendo che Dio ascolta le preghiere di chi gli appartiene, allora confessiamo i nostri peccati e preghiamo gli uni per gli altri per la guarigione.

In questa conseguenza, in questa deduzione di Giacomo noi vediamo:
(1) L’importanza di confessare i peccati gli uni agli altri.
 v.16: "Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri".
Secondo ciò che scrive Giacomo, a volte il peccato è causa di malattia, così come un ostacolo alla guarigione, per questo motivo va confessato per essere perdonati e dunque guariti. La confessione del peccato è importante per la guarigione. La mancanza di confessione dei peccati a Dio è dannoso per noi, ha ripercussioni negative sul nostro corpo..
Nel Salmo 32:1-5 leggiamo: "Beato l'uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto! Beato l'uomo a cui il SIGNORE non imputa l'iniquità e nel cui spirito non c'è inganno!  Finché ho taciuto, le mie ossa si consumavano tra i lamenti che facevano tutto il giorno.  Poiché giorno e notte la tua mano si  appesantiva su di me, il mio vigore inaridiva come per arsura d'estate. Pausa. Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non  ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: 'Confesserò le mie trasgressioni al SIGNORE', e tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato. (cfr. Proverbi 28:13).
Pastori con esperienza nel ministero, hanno testimoniato che quando c’è stata la confessione di un risentimento, di un rancore,  quella confessione ha portato alla guarigione fisica, con o senza ulteriore preghiera di guarigione.
“Confessate” (exomologeisthe- presente medio imperativo) indica il riconoscere verbalmente, ammettere i nostri peccati, tirarli fuori, mettere alla luce il peccato, esternarlo (Matteo 3:6; Marco 1:5; Atti 19:18). Indica una confessione aperta e piena nel riconoscere una colpa personale. Non ci sono giri di parole, la vera confessione è una comunicazione schietta, franca, precisa, il riconoscere una colpa così com’è. Ora questo è l'unico versetto nel Nuovo Testamento che comanda esplicitamente credenti di confessare i loro peccati gli uni agli altri.
“Gli uni agli altri” indica una confessione fatta ad altri. Non sta dicendo che gli anziani hanno autorità di assoluzione e non sta dicendo che la confessione deve essere fatta solo agli anziani, qui Giacomo sta parlando in generale, gli anziani non vengono più menzionati, e quindi non si riferisce nemmeno al credente con il prete, e poi è reciproco. Lutero disse: "Un confessore strano! Il suo nome è 'l'un l'altro'”. Non vi è nulla nel testo di sostenere la pratica della confessione a un sacerdote, o un ministro per l’assoluzione dei peccati.
L'atto della confessione era importante nella religione ebraica per gli individui (Levitico 5:5; Numeri 5:7; Salmo 32:5; 38:3-4; 40:12; 51:3-5; Proverbi 28:13). Nel Nuovo Testamento, l’apostolo Giovanni incoraggia, individualmente, nella sua prima lettera a confessare i peccati con la promessa del perdono di Dio ( 1 Giovanni 1:9). Nella Bibbia vediamo anche, la confessione per la comunità, per esempio i sacerdoti lo facevano al dopo aver fatto l’espiazione con un sacrifico di un capro, su un altro capro vivo che poi lo faceva andare libero nel deserto portando simbolicamente su di sé i peccati della comunità (Levitico 16:21; cfr. Levitico 26:40); poi si trovano anche preghiere di confessione per i peccati per il popolo come quella di Daniele  (Daniele 9:4-10) ed Esdra (Esdra 9:1-10:1-2).
Allo stesso modo troviamo la confessione dei peccati pubblica, aperta, nel Nuovo Testamento come per esempio al battesimo di ravvedimento di Giovanni Battista tutta la Giudea e tutti quelli di Gerusalemme andavano da lui per essere battezzati confessando i loro peccati (Marco 1:5; Matteo 3:6). Così a Efeso molti di quelli che avevano creduto venivano a confessare e a dichiarare le cose che avevano fatte, molti che avevano esercitato le arti magiche bruciarono pubblicamente i loro libri (Atti 19:18-19).
Ma come dobbiamo prendere questo comando di Giacomo di confessare i peccati gli uni agli altri? Giacomo ha in mente solo quei peccati che hanno danneggiato qualcuno, come dice, Gesù nel Vangelo di Matteo quando insegna di andare a riconciliarsi con il fratello e poi di andare a offrire l’offerta? (Matteo 5:23-26). Certo potrebbe essere, perché nelle chiese, a cui scrisse Giacomo vi erano guerre e contese (Giacomo 4:1,11-12).
Oppure si riferisce ai peccati che hanno causato la malattia? Il contesto di guarigione sembra che rifletta piuttosto i peccati che possono aver causato la malattia per la quale le preghiere sono fatte. Giacomo incoraggia la comunità a confessare i peccati gli uni agli altri in particolare riferimento a quei peccati che possono ostacolare la guarigione fisica.
Ma può anche essere un principio generale, infatti i verbi “confessate” e “pregate” (il verbo è al presente), indicano un comando e azioni ripetute, azioni da fare ogni giorno, una pratica abituale. In questo senso allora, presenterebbe un principio generale da fare sempre o nella chiesa, o individualmente a Dio come prevenzione o in caso di malattia che potrebbero sorgere e non solo per il caso specifico descritto sopra (v.14).
Certo non è sbagliato confessare il peccato per chiedere perdono a chi abbiamo ferito. Oppure una confessione pubblica se abbiamo peccato contro la chiesa. Ora mentre i cattolici romani hanno interpretato la confessione in modo restrittivo, la confessione al prete, molti credenti possono essere tentati di  interpretarlo ampiamente: confessare tutti i nostri peccati privati a tutti i fratelli….. ma probabilmente Giacomo non intendeva questo. Dobbiamo essere saggi! La confessione è "il vomito dell'anima" e farlo davanti tutta la chiesa e senza discernimento, può fare più male che bene!!
Una pratica importante è: se non è coinvolto un fratello o una sorella, se non è coinvolta la chiesa, è saggio avere una persona di fiducia, matura a cui confidare le proprie difficoltà o peccati, qualcuno a cui dare conto  periodicamente, in questo modo sarà un potente deterrente al peccato. Ma non dovrebbe mai essere usato in un modo per portare pregiudizio agli altri.
Quindi: 
Se abbiamo peccato contro un individuo, dobbiamo chiedere a quella persona di perdonarci.

Se il nostro peccato ha colpito la chiesa, dobbiamo confessare il peccato pubblicamente.

Se abbiamo bisogno di avere sostegno nelle difficoltà con un peccato, dobbiamo confessare il nostro peccato a coloro, che sono in grado di fornire questo sostegno.

Ma siamo disposti e maturi a essere onesti con noi stessi, con Dio e con gli altri in modo da confessare i nostri peccati a Dio, e tra di noi e chiedere preghiere per le nostre debolezze?

In questa conseguenza, in questa deduzione di Giacomo noi vediamo ancora:
(2) L’importanza della comunione: il pregare gli uni per gli altri per la guarigione.
 v.16: "pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti".
Giacomo c’incoraggia a portare i pesi gli uni degli altri (Galati 6:-2). Giacomo non si riferisce solo agli anziani, e nemmeno ai preti, ma a tutta la chiesa di pregare gli uni per gli altri.
“Pregate gli uni per gli altri” si tratta di un’esortazione alla solidarietà cristiana, all’altruismo, ricercare il bene del fratello o della sorella della chiesa. Purtroppo volte questo non avviene, ognuno è preso dai propri problemi e siamo indifferenti ai bisogni degli altri. Durante i giorni bui della guerra civile, il presidente Abramo Lincoln accolse diversi visitatori alla Casa Bianca,tra questi  vi era Henry Ward Beecher, un famoso predicatore. Dopo essere stato introdotto, Lincoln chiese a Beecher di rimanere nella stanza quando gli visitatori andarono via. Il presidente chiuse la porta a chiave e ha chiesto il predicatore di inginocchiarsi con lui e di pregare per lui e la nazione. 
Abramo Lincoln un uomo di grande spessore politico e potente, sentiva il bisogno delle preghiere degli altri. Anche noi, sentiamo il bisogno delle preghiere degli altri, ma non dimentichiamo che anche gli altri sentono il bisogno delle nostre preghiere! Dobbiamo quindi essere pronti, non solo per ascoltare le confessioni degli altri, ma anche a pregare per il bene degli altri.
Giacomo c’incoraggia a pregare per la guarigione di chi è malato, infatti, dice:  "affinché siate guariti".
“Siate guariti” (iathēte- aoristo passivo) indica liberare da una varietà di malattie che possono essere fisiche o spirituali (Matto 8:8,13,15:28; Marco 5:29; Luca 5:17;6:18; ecc. Isaia 6:9-10; Geremia 3.22; Matteo 13:15; Giovanni 12:40; Ebrei 12:13; 1 Pietro 2:24).
Il verbo “siate guariti” è nella voce passiva, il che suggerisce che la guarigione proviene da Dio e non da se stessi, Dio è il Grande Medico. Se noi crediamo che Dio guarisce anche oggi, se crediamo che Dio può trasformare le nostre circostanze, se noi crediamo che Dio è più forte di qualsiasi malattia, se noi crediamo che Dio può fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo allora pregheremo Dio!
La promessa di guarigione per i malati, offre una motivazione indispensabile a quelli che hanno difficoltà a pregare con coraggio, nel senso di chiedere una guarigione che sembra impossibile.     
           
CONCLUSIONE
La preghiera identifica i desideri del cuore e li esprime a Dio.
L'orecchio di Dio è aperto e pronto ad ascoltarci quando andiamo a Lui in preghiera. Non c'è bisogno di aspettare in linea, o ti richiamare se è occupato, eppure, nessuno di noi può negare che siamo più propensi a pregare durante i periodi di estrema angustia. Alcune persone perplesse si chiedono: "Un Dio maestoso, grande, santo come quello rivelato nella Bibbia, che governa tutte le cose, che eterno, infinito,è interessato alle mie preghiere?"
Josè M. Martinez scrive a riguardo: “Quando la preghiera riunisce in sé i requisiti necessari, non si perde mai in un vuoto dal quale Dio è assente. L’individualità, la piccolezza e perfino l’indegnità di colui che prega sono senza importanza. Il Dio che lo ama con tutti i suoi limiti non cesserà di ascoltarlo”. 
Amen!

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