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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giovanni 1:8-10: La vera luce non conosciuta

 Giovanni 1:8-10: La vera luce non conosciuta
La prima foto inviata tramite un telefono cellulare è stata spedita vent’anni fa: l’11 giugno del 1997; la foto ritrae una neonata appena nata.
Oggi la tecnologia possiamo fare delle belle foto con gli smartphone.
Non tutti sono a conoscenza che la fotografia iniziò con Louis Jacques Mande Daguerre, che produsse il primo dagherrotipo nel 1839. Dopo aver prodotto la prima immagine fotografica, l'inventore gridò: "Ho afferrato la luce". 
I cristiani hanno un grido diverso: "Mi ha afferrato la Luce!"
Senza Cristo, anche i cristiani camminavano nelle tenebre spirituali, ma una volta presi da Gesù Cristo non è stato più così!
Dopo aver parlato che Giovanni Battista è venuto come testimone per rendere testimonianza alla luce, ora l’evangelista Giovanni fa una precisazione e una negazione.
Cominciamo con: 
I LA PRECISAZIONE (vv.8-9) 
In questa precisazione consideriamo:
A) L’affermazione
Nel v.8 leggiamo: “Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce”.
Vediamo prima di tutto:
(1) Ciò che non era Giovanni Battista (v.8)
“Egli stesso non era la luce” (v.8).
L’evangelista Giovanni aveva messo in evidenza la grandezza di Giovanni Battista, quella di essere stato mandato da Dio per essere testimone della Luce (vv.6-7), ora mette in evidenza i suoi limiti.
“Egli stesso” (ekeinos – pronome dimostrativo) ha un forte senso enfatico, Giovanni afferma fortemente che il Battista non era la luce, è molto probabile che lo faccia perché alcune persone erano così affascinate dal Battista che gli diedero un posto più alto di quello che avrebbe dovuto avere, anche più in alto a Gesù, forse lo ritenevano il Messia. 
C’è sempre il rischio, anche oggi d’idolatrarsi e di idolatrare un sacerdote, un pastore, un predicatore, un trascinatore di masse, un grande comunicatore, una persona carismatica, ma quello che deve essere sempre al centro e al di sopra di tutto deve essere la Luce: Gesù! Il Figlio di Dio! La Parola! Dio! (Giovanni 1:1-18).
Gerarld Borchet scrive: “In questi tempi i leader cristiani hanno bisogno di sentire l'avvertimento che essi non sono la luce, ma sono semplicemente umili testimoni della luce”.
Di questo Giovanni Battista ne era consapevole.
Quando una delegazione di farisei andò da lui per chiedergli chi fosse, Giovanni Battista affermò categoricamente che non era il Messia, né Elia, né il Profeta; rispose semplicemente e umilmente: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto” (Giovanni 1:19-23), e ancora: “Colui che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari” (Giovanni 1:27). 
Giovanni Battista fu una voce profetica dopo 400 anni dall’ultimo profeta (cfr. per esempio Matteo 11:9; 21:26; Luca 7:26), e per quanto grande fosse (cfr. per esempio Matteo 11:11), era comunque e semplicemente un profeta!
La sua grandezza deve essere vista come derivata e interamente definita dalla Persona di cui è testimone per la sua missione, o ruolo nel piano della salvezza di Dio.
Certo il Battista era una lampada ardente e splendente (Giovanni 5:35), ma non era la luce in se stesso, nel senso che dava la vita (Giovanni 1:4-7), nel senso che fosse il Messia, infatti la venuta del Messia è spesso raffigurata nell'Antico Testamento in termini di luce (cfr. per esempio Numeri 24:17; Isaia 9:2; 42:6; 49:6).
L’evangelista Giovanni indica che Gesù è il compimento delle speranze e delle aspettative dell'Antico Testamento!
Una lampada non è di per sé una luce, ma è portatrice di luce, ed era questo ciò che Giovanni Battista era e sono oggi tutti gli altri testimoni cristiani! (cfr. per esempio Matteo 5:14-16).
Anche i più grandi ministri di Dio riflettono solo la luce di Gesù Cristo, come la luna riflette la luce del sole, non hanno la luce in se, ma è quella di Gesù Cristo in loro! (cfr. per esempio 2 Corinzi 4:6).
James Montgomery Boice ci avverte: "Ogni volta che un laico, un ministro, uno scrittore, un insegnante, o chiunque altro cristiano, arriva a pensare che c'è qualcosa di importante in lui, lui o lei cesserà sempre di essere efficace come testimone di Cristo".
Vediamo ora:
(2) Ciò che era Giovanni Battista (v.8)
Nel v.8 vediamo ancora: “Ma venne per rendere testimonianza alla luce”.
“Ma” (allá) è una congiunzione che indica un contrasto enfatico.
Riguardo lo scopo per cui è entrato in scena il Battista è per rendere testimonianza alla luce, o perché doveva rendere testimonianza alla luce.
Di questo l’evangelista Giovanni ne aveva parlato anche al v.7, dove troviamo scritto la parola “testimone” (martyrian) e “rendere testimonianza” (martyrēsē), parole che erano usate nei tribunali per indicare una persona che doveva testimoniare di ciò che avevano visto e udito, né più né meno, o attestare la veridicità della testimonianza di un altro, quindi dovevano dire la verità!
Quindi, lo scopo di Giovanni non era di salvare il mondo con la sua vita, nè per essere riconosciuto come Messia, né per fondare la chiesa, o un regno, ma semplicemente quello di testimoniare della luce che era ed è Gesù Cristo!
Come il Battista anche noi oggi cristiani siamo chiamati testimoniare di Gesù Cristo e non di noi stessi per condurre i peccatori a Cristo! (cfr. per esempio Matteo 28:18-20; Atti 1:8; 5:31-32; 10:42-43).
John Stott disse: “Testimonianza non è sinonimo di autobiografia! Quando diamo veramente testimonianza, non parliamo di noi stessi, ma di Cristo”.
Al centro della predicazione apostolica nel libro degli Atti era Gesù! (cfr. per esempio Atti 2:22-38; 4:8-12; 8:32-35; 9:20; 10:34-36,42-43; 18:5; 20:21; 28:23,31) e così deve essere anche la nostra testimonianza oggi!
Bruce Barton riguardo la testimonianza dei cristiani oggi scrive: “Come Giovanni Battista, noi non siamo la fonte della luce di Dio; noi ci limitiamo a riflettere quella luce. Gesù Cristo è la vera Luce; ci aiuta a vedere la nostra strada verso Dio e ci mostra come camminare lungo quella via. Ma Cristo ha scelto di riflettere la sua luce attraverso i suoi seguaci in un mondo incredulo, forse perché i non credenti non sono in grado di portare in prima persona la piena gloria sfolgorante della sua luce. La parola testimonianza indica il nostro ruolo di riflettori della luce di Cristo. Non dobbiamo mai presentarci come la luce agli altri, ma dobbiamo sempre indirizzarli verso Cristo, la Luce”.
Ora questo doppio riferimento alla testimonianza (vv.7-8), indica che è enfatizzata e caratterizza il ruolo di Giovanni Battista, e serve a sottolineare la verità del v.7 che Giovanni fu principalmente un testimone della Luce.
Questa enfasi sulla testimonianza allora non dovrebbe essere minimizzata. 
Leon Morris scriveva: “La testimonianza è una questione seria e il mezzo per dimostrare la verità di una questione; c'è un'aria legale al riguardo. È chiaro che il nostro autore vuole che i suoi lettori prendano per affidabile ciò che scrive. Insiste sul fatto che ci sono buone prove per le cose che espone. La testimonianza stabilisce la verità. Fa di più. S’impegna. Se prendo la mia posizione sul banco dei testimoni e testimonio che questo e quello è la verità della questione, non sono più neutrale. Mi sono impegnato. Giovanni ci fa vedere che ci sono persone come Giovanni Battista che si sono impegnate con la loro testimonianza a Cristo”.
Come cristiani non siamo neutrali, siamo testimoni di Gesù Cristo, e come tali ci stiamo impegnando in questo come vuole il Signore?
Donald Gray Barnhouse disse: “Ogni credente è testimone, che lo voglia o no”.
Noi cristiani siamo in questo mondo per essere testimoni e dobbiamo concentrarci e impegnarci in questo!
Ovunque andiamo, indipendentemente con chi stiamo, non dobbiamo mai mancare di essere testimoni di Gesù Cristo!
L’evangelista continua il suo discorso, vediamo:
B) L’elaborazione (v.9) 
Nel v. 9 è scritto: “La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo”.
Noi troviamo due aspetti di questa elaborazione sulla luce.
Prima di tutto troviamo:
(1) La particolarità della luce (v.9)
Il v.9 dice: “La vera luce”.
Agostino mostrava la relazione di Giovanni con Gesù scrivendo: "Giovanni è veritiero, Cristo è verità".
 
Una vera luce è quella che non c’inganna, Gesù Cristo non l’ha fatto e non l’ho fa nemmeno oggi!
Tutti i falsi insegnanti lo fanno.
Se Giovanni specifica “vera luce”, vuol dire che ci sono false luci, o luci limitate che conducono nell’oscurità, o lasciano le persone al buio!
William Barclay scriveva: “Quindi ciò che Giovanni sta dicendo è che Gesù è la vera luce che è venuta per portare illuminazione. Prima che Gesù venisse, c'erano altre luci che venivano seguite. Alcuni erano barlumi della verità; altri erano vaghi barlumi della realtà; altri ancora erano fuochi fatui che, una volta seguiti, portavano le persone fuori nell'oscurità e le lasciavano lì. È ancora così. Ci sono ancora le luci parziali; e ci sono ancora le false luci; e alcune persone li seguono ancora. Gesù è l'unica luce autentica, la luce vera che ci guida nel nostro cammino”.
Purtroppo l’umanità ha confuso, confonde e confonderà sempre le luci false, o parziali con quella vera!
Ma solo Gesù è la luce vera!
Lui stesso lo dirà in Giovanni 8:12: “Io sono la luce del mondo”.
“Non c'è nulla di irreale, o di oscuro nella luce che è Cristo” (Leon Morris).
Gesù Cristo è la vera luce! È la luce che porta la vera illuminazione, quindi è degno di fiducia! 
Possiamo affidarci a Lui e non rimarremo delusi!
“Vera” (alēthinos) significa autentica, genuina, reale, definitiva e completa rivelazione di Dio (cfr. per esempio Ebrei 1:1-2).
Parlando della parola greca “vera” Raymond Brown scrive: “Alēthinos implica esclusività nel senso di ‘l’unico reale’, rispetto al presunto o potenziale essere. È usato in contrasto tra il celeste e il terreno, o tra la realtà del Nuovo Testamento e quella dell'Antico Testamento. Quindi, in 1:9 Gesù è la vera luce mentre Giovanni Battista non lo è”.
Il teologo George Ladd parlando dell’uso di Giovanni della parola greca “vera” (alēthinos) dice che: “Porta in sé qualcosa del significato greco di “reale”, ma è reale perché è la piena rivelazione della verità di Dio”.
Quando Giovanni 17:3 e 1 Tessalonicesi 1:9 affermano che Dio è vero (alēthinos), significa che Dio è l’unico vero Dio, diverso da tutti gli idoli e i falsi dèi, immaginazioni malate dell'uomo, senza esistenza sostanziale nel mondo delle realtà (vedi anche Isaia 65:16; Giovanni 7:28; 17:3; 1 Giovanni 5:20).
Rudolf Schanackenburg dopo aver detto che “vera” (alēthinos) è in contrapposizione a “falso” e “improprio”, e può definire la genuinità di una persona, o cosa scrive: “Ma già nella confessione del Dio ‘vivente’, ‘unico’, ‘vero’, non si esprime soltanto la contrapposizione formale agli idoli ‘vani’, ‘falsi’, ma anche sostanzialmente la realtà e la pienezza dell’essere di Dio”.
Gesù come “vera luce” è l’essere divino come qualitativamente unico ed eccellente su ogni altro, e così: “Possiede un’incomparabile forza illuminatrice, derivante dalla sua divinità” (Rudolf Schanackenburg).
Proprio come Dio è il vero Dio, soprattutto nel Vangelo di Giovanni, Gesù Cristo è descritto come la vera luce (Giovanni 1:9), il vero pane (Giovanni 6:32) e la vera vite (Giovanni 15:1).
Ci possono essere altre persone, o istituzioni, o denominazioni, religioni, che possono pretendere di essere la luce, l’evangelista Giovanni presenta Gesù come la vera luce! Vero pane! Vera vite!
Anche il lessico greco del Nuovo Testamento di Joseph Henry Thayer descrive la parola “vera” (alēthinos) in questo modo: "Ciò che ha non solo il nome e l'apparenza, ma la vera natura corrispondente al nome".
Particolarmente applicato per esprimere ciò che è tutto ciò che pretende di essere, per esempio, l'oro puro in opposizione al metallo adulterato.
“Vera” significa allora, autentico, che è di fatto ciò che afferma di essere, implicando quindi un contrasto con ciò che è falsamente descritto, o offerto come la luce. 
“Vera” indica pienamente, perfettamente, completamente, totalmente e non parziale.
James Montgomery Boice scrive a riguardo: “Questa parola significa ‘vero’ in contrapposizione a ‘parziale’ o, come diremmo noi, ‘la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità’ in contrapposizione a parte di essa”.
Con l’affermazione “vera luce” ci troviamo quindi davanti un significato chiaramente assoluto ed esclusivo, riferendosi all’unicità di Gesù! (cfr. per esempio Giovanni 8:12; 14:6).
C'è una sola luce che illumina tutta l’umanità, e nessuna persona può essere illuminata da un'altra luce!
Così “vera” (alēthinos) indica reale contrapposto all’inganno, l’autentico contrapposto al contraffatto, il vero contrapposto al falso, il consistente contrapposto all’inconsistente, la pienezza contrapposta alla carenza, la perfezione contrapposta all’imperfezione, il totalmente in contrapposizione al parziale, la rivelazione finale e definitiva di Dio al transitorio.
Nell’elaborazione del discorso di Giovanni vediamo ancora:
(2) L’attività della luce (v.9)
Sempre nel v.9 è scritto: “Che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo”.
Nell’attività della luce vediamo:
(a) L’illuminazione
“Illumina” (phōtizei – presente attivo indicativo) indica che realmente ogni giorno la luce – Gesù – illumina.
“Illuminare” è "portare luce", "fare luce", “gettare luce” su qualcosa affinché diventi illuminato, quindi fare luce a chi è senza la luce, quindi illuminare spiritualmente, rimuove l'oscurità, l'errore e l'ignoranza dalla mente (cfr. per esempio Efesini 1:18; Ebrei 6:4; 10:32).
Questo verbo significa far conoscere pienamente qualcosa rivelandolo chiaramente, quindi istruire, portare a conoscere. (cfr. per esempio Efesini 3:9).
Gesù è Colui che ha luce propria realmente, autenticamente, Colui che solo può dare all’umanità la giusta comprensione di se stessa e dei suoi veri bisogni morali e spirituali!
Tutti abbiamo bisogno di Gesù Cristo e della Sua salvezza perché siamo tutti peccatori (cfr. per esempio Romani 3:9-23; 1 Giovanni 1:8-10), il meglio che possiamo fare davanti a Dio è come un abito sporco! (Isaia 64:6).
Gesù ha un potere trascendente d’illuminazione che è indispensabile per tutti gli uomini. 
La luce risplende su tutti (ogni uomo – pas anthrōpon) nel senso che rivela a tutta l'umanità, a tutti i popoli, Giudei e Gentili (cfr. per esempio Luca 2:32) una comprensione spirituale.
Questa comprensione è sia etica che salvifica.
L’illuminare ha come scopo il farci vedere chi siamo veramente, quindi la conoscenza morale, il saper discernere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, è scegliere ciò che giusto, l’agire secondo la volontà del Signore, il camminare nella luce nella comunione con Dio (Giovanni 3:19–21; 1 Giovanni 1:5–7; 2:8–10), e con la Sua incarnazione far conoscere Dio (cfr. Giovanni 1:14-18).
Gesù è la vera luce attraverso la quale si può essere salvati dai peccati (cfr. per esempio Matteo 1:21); per farci conoscere Dio (cfr. per esempio Giovanni 1:14-18; 14:6) e per dare la vita eterna a chi crede (cfr. per esempio Giovanni 3:16; 17:3).
Andreas Köstenberger scrive: “Come nel regno naturale, anche nella sfera spirituale dell'esistenza la luce è un presupposto indispensabile per la vita. Per questo motivo la venuta di Gesù come ‘luce del mondo’ (8:12; 9:5) rende possibile la vita eterna a coloro che ripongono in lui la loro fiducia”.
Quindi questo versetto non suggerisce l'universalismo, cioè che tutti alla fine saranno salvati, l’illuminazione richiede una risposta di ravvedimento davanti a Dio e di fede nel Signore Gesù Cristo (cfr. per esempio Giovanni 1:7; 3:16-21,36; Atti 3:19; 20:21).
Ma non tutti vogliono questa luce, infatti ci saranno quelli che lo accoglieranno e quelli che lo rifiuteranno (cfr. per esempio Giovanni 1:4-5,10-13; 3:19-21; 12:35-36,46).
Come vediamo nei vangeli, non tutti ricevettero la luce, sebbene essa fosse disponibile a tutti attraverso la presenza e l'insegnamento di Gesù!
Nell’attività della luce vediamo:
(b) L’apparizione
“Stava venendo nel mondo” (cfr. per esempio Giovanni 3:19; 6:14; 11:27; 12:46; 16:28; 18:37) indica la direzione dell’azione di Gesù, verso dove stava andando.
Se pensiamo che è scritto che Gesù ritornerà al Padre (cfr. per esempio Giovanni 13:1-3; 14:12,28; 16:28; 18:37), l'espressione “venire nel mondo”, indica che Gesù è Colui che entra nel mondo dall'esterno, quindi non faceva parte di questo mondo, ma preesisteva alla presenza di Dio Padre dove ritornerà (cfr. per esempio Giovanni 1:1-3; 17:1-5).
La vera luce stava arrivando quando iniziò il ministero di Giovanni Battista.
Gesù (Giovanni 1:14), stava per apparire pubblicamente (venendo – erchomenon) in casa Sua (Giovanni 1:11) come luce del mondo (mondo - kosmos), che può riferirsi al pianeta su cui viviamo, la superficie della terra come dimora dell'umanità (cfr. per esempio Matteo 4:8; Marco 16:15).
Oppure “mondo” si riferisce a un luogo oscurato dal peccato, infatti “mondo” è usato anche nel senso che il genere umano è ostinato, ribelle a Dio, decaduto nel peccato, dominato da Satana, e alienato da Dio (Giovanni 7:7; 14:30; 1 Giovanni 5:19; 1 Corinzi 2:12; Galati 4:3; 6:14; 1 Giovanni 2:15-17). 
La venuta di Gesù è quindi come l'avvento della luce in un luogo oscuro.
Infine vediamo il secondo punto principale:
II LA NEGAZIONE (v.10) 
Nel v.10 viene enfatizzata la parola “mondo” con tre significati diversi, come vedremo.
Vediamo:
A) La presenza nel mondo 
Nel v.10 è scritto:”Egli era nel mondo”.
Il verbo “era” (ēn – imperfetto attivo indicativo) trasmette il pensiero della continuità. 
La luce “era” nel mondo, cioè già esisteva prima della Sua missione, della Sua chiamata, o rivelazione con il battesimo del Battista, quando riferendosi a Lui, dopo essere stato battezzato, Dio disse: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:17).
La luce si riferisce a Gesù come nato in questo mondo, quindi con un corpo umano (cfr. per esempio Matteo 1:23 Giovanni 1:14), nato da Maria per la potenza miracolosa dello Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 1:35), con un corpo che cresceva come per tutti gli umani (cfr. per esempio Luca 2:40,52), con un corpo con il quale morì per i peccatori (Filippesi 2:6-8; 1 Timoteo 1:15).
Qui “mondo” (kosmos) indica il luogo, la terra abitata dagli esseri umani, la dimora dell'umanità (cfr. per esempio Giovanni 16:21).
Ovviamente potrebbe anche significare un luogo particolare, la terra promessa dove viveva Israele.
In questo senso, Gesù venne nella terra di Dio, nella città di Davide, nella terra del tempio.
Gesù era già presente nel mondo, aveva vissuto già trent’anni della Sua vita e faceva il falegname (Marco 6:3) prima d’intraprendere la Sua missione e di manifestarsi come luce del mondo, con il battesimo di Giovanni Battista (Matteo 3:13-17; Marco 1:9-11; Luca 3:21-22; Giovanni 1:29-34).
La frase greca mette in enfasi “mondo”, ”nel mondo era”, come per sottolineare che non era solo trascendente (cfr. per esempio Giovanni 1:1-4; 17:5), ma anche immanente!
Questo indica che Gesù era accessibile alle persone in modo che potessero riconoscerlo come il Messia e il Salvatore!
Gesù “la luce”, con la Sua incarnazione per amore e per la salvezza del mondo non disdegnò, o disprezzò di prendere forma umana, di venire a contatto con la fragilità e la peccaminosità dell’umanità!
“Il ‘mondo’ è il luogo o il regno in cui Dio è all'opera, il luogo su cui si concentra l'attenzione di Dio” (Margaret Davies).
“È una ‘dimensione d’incontro’ tra Dio e l'uomo” (David Rensberger).
In secondo luogo consideriamo:
B) La produzione del mondo 
Ancora nel v.10 è scritto: “E il mondo fu fatto per mezzo di lui”. 
Nel v.10 l'evangelista Giovanni ci ricorda che la creazione è venuta all'esistenza attraverso "la Parola", ora ulteriormente identificata come "la luce", ma che ora è specificato con il pronome personale “lui” (autou), che ci fa capire che la luce è una persona, ha una personalità umana, infatti è Gesù! (cfr. per esempio Giovanni 1:1-18; 8:12).
In modo stupefacente il Creatore diventa creatura! (Giovanni 1:3).
Il Creatore del mondo è presente nel mondo!
Gesù è Emmanuele, cioè Dio con noi! (Matteo 1:23).
Qui “mondo” (kosmos) si riferisce alla creazione, alla terra con tutto ciò che contiene (cfr. per esempio Giovanni 1:3), e include anche l’umanità che è stata creata dalla luce, dalla Parola, cioè Gesù, il Figlio di Dio (cfr. per esempio Giovanni 1:1-3,14-18; Colossesi 1:16; Ebrei 1:2).
Infine vediamo:
C) La perdita del mondo
Ancora nel v.10 leggiamo: “Ma il mondo non l'ha conosciuto”.
Raymond Brown scriveva: "Il peccato basilare nel Vangelo di Giovanni è l'incapacità di conoscere e credere in Gesù".
“Ma” (kai - avversativo) indica il contrasto: Gesù ha creato il mondo, ma il mondo l’ha conosciuto.
“Ma” indica enfasi e comporta sorpresa e imprevedibilità.
Gesù è un po’ come quel re medioevale che lasciò il suo regno nelle mani dei servi e cavalcò via per andare in battaglia. 
Sparì per tanti anni e non si seppe che cosa gli fosse accaduto. 
In quegli anni il regno divenne sempre più corrotto, e quando finalmente ritornò, il re scoprì che coloro che una volta aveva comandato lo avevano completamente dimenticato e ovunque andasse non veniva riconosciuto. 
In un certo senso questo è ciò che accadde quando il Re dei re, il Signore dei Signori (cfr. per esempio Apocalisse 19:16), Gesù Cristo, Colui che aveva creato la terra con tutto ciò che contiene, entrò per la prima volta nella storia umana, ma il mondo non l’ha conosciuto.
Il mondo ha perso la sua grande opportunità di conoscere la luce, Gesù!
Anche se Gesù ha creato il mondo, tuttavia il mondo non ha conosciuto la luce!
Questo è quello che lo studioso William Hendriksen ha definito: “Un fatto patetico”.
Qui il mondo ha un altro significato, sono le persone che non hanno riconosciuto la luce.
“Mondo” (kosmos) indica le persone associate a un sistema mondiale ed estranee a Dio; si riferisce alle persone, agli esseri umani che rifiutano e si oppongono a Dio (cfr. per esempio Giovanni 3:16; 16:11; 17:25), è il sistema malvagio dominato da Satana (Giovanni 3:19; 7:7; 14:17, 30; 15:18–19
Craig Keener riguardo il mondo scrive: "Il mondo è quindi l'arena dell'invasione salvifica della luce nelle tenebre... 'i perduti' che Gesù è venuto a cercare e a salvare".
Nonostante il Suo insegnamento, i Suoi segni miracolosi, il Suo amore manifesto, il mondo non lo ha conosciuto!
Il negativo “non” (ouk -avverbio) e la voce attiva del verbo, indicano il rifiuto volontario di conoscere la luce, Gesù!
Infatti, “conosciuto” (egnō - aoristo attivo indicativo) indica che volutamente e colpevolmente il mondo non ha voluto conoscere la luce, cioè Gesù.
Allora “non l'ha conosciuto” è più di un rifiuto intellettuale com’è evidente dai vv.5,11, è un rifiuto volontario di riconoscere come proprio Gesù come il Messia e il Salvatore del mondo, rifiutando tutte le dimostrazioni della Sua divinità e messianicità (cfr. per esempio Giovanni 12:37).
Quel mondo che Dio amava per cui ha mandato il Figlio per morire in sacrificio (Giovanni 3:16), non ha voluto conoscere Gesù!
Il mondo non lo voleva e non lo vuole nemmeno oggi!
Quando una persona si rifiuta di vedere una verità, o un’ingiustizia, o qualsiasi altra cosa, se non la vuole vedere non la vedrà!
Ed è stata ed è la stessa cosa con Gesù: le persone hanno tante prove a disposizione della Sua presenza storica, e identità divina e opera sulla croce per i nostri peccati, eppure non vogliono riconoscerlo per quello che è!
La parola greca per “conoscere” (ginṓskō) oltre ad avere il significato di riconoscere Gesù per quello che è, ha altri significati, come credere, quindi “non ha conosciuto” è un ostinato non credere! (cfr. per esempio Giovanni 3:12; 5:38; 6:36; 8:24,45; 12:37).
Il senso di conoscere Gesù in questo versetto è quello di credere e riconoscere quello che era (cfr. per esempio Matteo 7:23; 1 Corinzi 8:3; Galati 4:9), per come si era rivelato, quindi di non rifiutarlo.
Come nell’Antico Testamento “conoscere” è usato anche nei rapporti umani per indicare “scegliere”, l’opposto è respingere (Isaia 1:3; Ezechiele 11:3; Geremia 9:3; Amos 3:2; Michea 6:5; cfr. per esempio 1 Corinzi 8:3; Galati 4:9; 2 Timoteo 2:19).
Quindi, “il mondo non l'ha conosciuto” è un modo di dire che non significava semplicemente che non sapessero chi fosse, ma piuttosto che rifiutavano chi fosse!
“Conoscere” indica anche una conoscenza intima relazionale, infatti è un modo di dire nella Bibbia per indicare intimità sessuale (cfr. per esempio Genesi 4:1; Matteo 1:25; Luca 1:34), evidentemente la conoscenza di Gesù indica una relazione intima personale, ma non sessuale!
Non è semplicemente un riconoscimento solo intellettualmente, ma c’è un coinvolgimento anche del cuore e della volontà nell’accogliere la Luce, cioè Gesù, per essere nella giusta relazione intima con Lui (cfr. per esempio Giovanni 10:14; 17:3).
Così “non l’ha conosciuto” significa rifiutare volontariamente una relazione con Gesù.
Ma “conoscere Gesù” significa non solo accettarlo per quello che è, ma anche credere e obbedirgli.
C. K. Barrett scrive: “Per l'uomo conoscere Dio implica non solo la percezione della sua esistenza, ma anche una relazione con lui di umile obbedienza e fiducia”.
In Geremia 22:16, riferendosi al re Giosia che si era comportato in modo retto e giusto, è scritto: “’Egli giudicava la causa del povero e del bisognoso, e tutto gli andava bene. Questo non significa forse conoscermi?’, dice il SIGNORE”.
Geremia 22:16 è un’affermazione notevole e profonda di cosa significhi conoscere Dio. 
“Conoscere Dio” significa credere con il cuore e con il corpo, cioè le nostre azioni riflettono la conoscenza di Dio.
John Thompson commenta così questo versetto di Geremia: “Conoscere (yāḏaʾ) Dio significava entrare in una relazione profonda d’impegno personale, e ciò implicava la preoccupazione di obbedire alle disposizioni dell'alleanza”.
Dimostriamo di conoscere Dio impegnandoci personalmente a obbedirgli, a fare la Sua volontà!
Parlando della conoscenza del Signore, John Mackay dice così: “Questa conoscenza non è semplicemente l'acquisizione di fatti, ma deriva da un rispetto sincero per il SIGNORE e dal desiderio di soddisfare le sue richieste”.
Ora Gesù stesso conosceva il Padre (cfr. per esempio Giovanni 7:29; 8:55; 10:15; 17:25) e questa conoscenza scaturiva in una relazione di amore, obbedienza e reciproca presenza (cfr. per esempio Luca 2:49; Giovanni 2:17; 5:30; 6:38; 8:29; 14:31; 17:4; Romani 5:19; Ebrei 5:8–9).
E quando le persone conoscono Dio attraverso Gesù, viene creata una relazione simile di amore e obbedienza (cfr. per esempio Giovanni 8:32; 10:4; 13:17; 14:23; 15:15; 17:8,25).
Così come dice John Brown: "La conoscenza di Gesù implicherebbe anche il pentimento e una nuova vita al suo servizio".
Oggi come ieri, ci sono molte persone che hanno informazioni su Gesù e forse ci credono pure in qualche misura, ma se non gli obbediscono non hanno una vera conoscenza di Gesù! (cfr. per esempio 1 Giovanni 2:3-6)
Possiamo dire allora che la frase “il mondo non l'ha conosciuto” descrive il rifiuto di Gesù da parte del mondo, è un’affermazione assurda, perché Colui che ha creato è stato rifiutato dalle Sue creature!
Il mondo avrebbe dovuto accogliere con gioia il suo Creatore, invece non lo ha fatto!
È stato incredulo, indifferente, ha preferito rimanere lontano da Dio e dalla Sua via!
Le persone nella loro natura umana sono nella cecità spirituale (2 Corinzi 4:3-4) e non ricevono le cose dello Spirito di Dio (1 Corinzi 12:14).
Il mondo ama ciò che suo! (cfr. per esempio Giovanni 15:18-20).
Ama le tenebre e non certamente la luce! (cfr. per esempio Giovanni 3:19-20).
Il cuore dell'uomo è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno (Geremia 17:9), pertanto non vuole Gesù Cristo!
Nonostante il suo rifiuto di Lui, il mondo incredulo sarà comunque un giorno costretto a riconoscere Gesù come Signore (Filippesi 2:9-11) e giudice (Giovanni 5:22, 27), ma sarà troppo tardi per la salvezza.
CONCLUSIONE 
Una pubblicità della General Electric poneva la domanda: "Qual è stato il più grande errore di Thomas Edison?". 
Lo spot rivelava che Edison si oppose alla teoria della corrente alternata sviluppata da Charles Steinmetz. Lo spot si concludeva affermando che a Steinmetz fu quasi negata l'ammissione a Ellis Island (l’isolotto nella baia di New York dove arrivavano le navi d’immigrati), in quanto immigrato non idoneo. "Uno degli uomini più responsabili dell'elettrificazione dell'America è stato quasi respinto alle sue porte". Sarebbe stata davvero una tragedia.
Una tragedia più grande, tuttavia, si verifica continuamente, ed è quella di respingere la vera Luce: Gesù Cristo! Il Salvatore del mondo! Il Salvatore dei peccatori!
E questo perché il mondo preferisce le tenebre alla vera Luce!
Rifiutare Cristo è la più grande tragedia che una persona può affrontare, perché ha conseguenze eterne: l’eterna separazione da Dio all’inferno (cfr. per esempio Luca 16:19:31; Giovanni 3:16; 2 Tessalonicesi 1:8-19).
Gesù non è solo il Creatore del mondo, ma anche l’illuminatore del mondo!
La rivelazione vera, completa e definitiva di Dio!
Pertanto è al di sopra di qualsiasi profeta, o di qualsiasi essere umano, o di qualsiasi idolo!
Viviamo in un mondo che cerca speranza, purtroppo la stragrande maggioranza delle persone la cerca nei sistemi e nelle possibilità umane, il risultato è la disperazione!
Solo Gesù è la luce che dissipa la disperazione, illumina il cammino e riscalda i nostri cuori!
Questi versetti non parlano di un messaggio, o di un’idea che offre speranza, ma del Messaggio che Gesù è l'unica speranza.
Non viviamo in un bel mondo e questo perché abbiamo messo fuori dalla nostra vita Dio, abbiamo e stiamo rifiutando la vera luce, Gesù Cristo, sostituendolo con verità alla moda.
Gary M. Burge scrive: “L'insidia del mondo pagano è quella di trovare speranza nei propri canoni di pensiero e di comportamento. Ma la storia ha dimostrato l'inutilità di questo sogno”.
Solo Gesù dissipa con la Sua luce le tenebre del dubbio, della disperazione e della morte!
Hai aperto il tuo cuore alla Luce? A Gesù?

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