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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La natura dell'inferno. L'inferno è l'esilio (3)

La natura dell’inferno. L'inferno è l'esilio 

Isabelle Allende, la nipote del presidente cileno Salvador Allende, fu costretta all’esilio dopo che lo zio venne deposto dalle forze golpiste di Pinochet nel 1973.

Dopo aver ricevuto minacce di morte dal regime, decise di trasferirsi in Venezuela. Ha sempre continuato la sua carriera da giornalista anche in esilio collaborando con il giornale “El Nacional”.

Le sue novelle e i suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, spesso raccontano della sua esperienza di esilio. 

Nel 1985 si trasferì negli Stati Uniti e nel 1990, quando fu ristabilita la democrazia in Cile, vi ritornò dopo 15 anni di assenza per ricevere il premio “Grabiela Mistral”.

Quello che fu possibile a Isabelle Allende, vale a dire da esiliata di ritornare in Cile, non sarà assolutamente possibile per tutti coloro che andranno all’inferno, una volta là non potranno ritornare indietro, o spostarsi in paradiso (cfr. Luca 16:19-31).

Sentimentalmente possiamo trovare l'inferno intollerabile, ma come credenti dobbiamo dire che non è importante cosa dice il nostro cuore, ma ciò che dice la parola di Dio, e la parola di Dio, più volte dice che esiste l’inferno!

L’inferno è la punizione di Dio, è un’eterna rovina, ma possiamo dire che è anche esilio.

L'esilio mette in evidenza ciò che manca a coloro che sono all'inferno, e quello che manca è Dio stesso e la comunione con Lui, quindi la benedizione della Sua presenza benevola.

L'esilio suggerisce il giudizio attivo di Dio, sottolinea la terribile esclusione dalla presenza e grazia di Dio, e sottolinea la desolazione, la sofferenza, la dannazione. 

Attraverso l’immagine dell’esilio, la Bibbia rivela che gli ingiusti all’inferno sono esclusi eternamente da Dio e dal Suo regno. 

I malvagi non sperimenteranno per sempre la comunione con Dio; saranno esclusi per sempre dalla Sua maestosa presenza e verrà a mancare loro completamente la ragione della loro esistenza che è quella di glorificare Dio (cfr. per esempio 1 Corinzi 10:31) e di godere per sempre della Sua presenza (cfr. per esempio Salmo 16:11).

Vediamo tre passi riguardo l’inferno come esilio.

Cominciamo con:

I L’ESILIO SECONDO MATTEO 7:23 

In Matteo 7:23 Gesù dice: “Allora dichiarerò loro: ‘Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!’".

L’inferno è un pericolo anche per coloro che dicono di essere credenti, che professano di conoscere Gesù, ma vivono nel peccato!

Vediamo:

A) Il contesto

Nei vv.21-22 Gesù parla dell’illusione dei falsi cristiani.

La Bibbia ci dice che in mezzo alla chiesa ci possono essere persone che non sono veri credenti!! (Matteo 13:36-43; 1 Giovanni 2:19).

Gesù dai vv.21-23 non sta parlando a persone irreligiose, ad atei o agnostici!

Gesù non sta parlando nemmeno ai pagani, Gesù specificamente sta parlando a persone che sono religiose, ma che in realtà non sono veramente Suoi discepoli! 

Si può essere religiosi senza essere discepoli! 

Gesù nei vv.21-23 parla contro il formalismo della cristianità, contro il nominalismo religioso, contro chi è cristiano solo di nome! 

Quindi la gente a cui si riferisce Gesù, non sono quelli che negano le dottrine importanti della fede, ma sono quelli la cui professione di fede non è vera!! 

Queste persone s’illudono di essere veri credenti, pensano di essere sulla strada del cielo, mentre si trovano su quella dell’inferno!

Al v.21 leggiamo: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.  

L'inferno attende tutti coloro che non entrano nel regno dei cieli (cfr. Matteo 7:21-23).

Queste persone hanno l’abitudine, si riempiono la bocca continuamente chiamando Gesù: “Signore, Signore”, ma se non fanno la volontà del Padre che è nei cieli, non entreranno nel Suo regno (v.21).

In Luca 6:46 Gesù ammonisce: “Perché mi chiamate: ‘Signore, Signore’, e non fate le cose che dico?" 

Per Dio non contano le parole, ma chi fa la Sua volontà! 

La semplice confessione di fede è inutile se non è accompagnata dall'azione, coerente con la volontà di Dio, questa è ipocrisia!

Si può fare una professione di fede, ma senza una vita cambiata tale affermazione non ha valore!!

Karl Barth diceva: "La vera funzione della chiesa consiste che ogni membro sia rigenerato. La chiesa è piena di persone che dicono parole vuote. Loro dicono che sono cristiani, ma non fanno la volontà di Dio". 

“Fare la volontà del Padre” significa mettere in pratica, ubbidire ai Suoi comandamenti come dimostrato dal contesto.

 Tutto il sermone sul monte in modo particolare la parabola delle due case, la conclusione di tutto il sermone parla di obbedienza ai comandamenti di Dio (Matteo 5:16, 20 48; 7:12,20; 7:24-29).

Gesù sta forse dicendo che la salvezza è per opere? 

Gesù sta forse dicendo che dobbiamo guadagnarci la salvezza? 

No! Assolutamente no! La salvezza è per grazia, mediante la fede! 

Ma Dio ci ha fatti essere delle nuove persone in Cristo Gesù per fare le opere buone!

Efesini 2:8-10 dice: "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo". 

La salvezza è un dono immeritato, la salvezza è un’opera interamente di Dio, non è per le nostre opere, Lui ha progettato e realizzato la salvezza dei credenti, ma le opere sono lo scopo di Dio per la nostra vita e le possiamo compiere per la nuova nascita. 

Perciò le buone opere sono una prova che siamo nati di nuovo! 

La salvezza è per grazia e non per opere, ma le opere, l’ubbidienza dimostrano la nostra fede, la nostra salvezza (Giacomo 2:14-26). 

Pertanto una professione di fede senza ubbidienza a Dio, è una professione di fede vuota e sterile (Giacomo 1:22-25).

Ma in quel giorno (v.22), nel giorno del giudizio definitivo davanti a Gesù Cristo, queste persone si giustificheranno dicendo: “Non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?” (Matteo 7:22).

Queste persone si giustificheranno dicendo che hanno profetizzato, che hanno fatto esorcismi, che hanno fatto miracoli nel nome di Gesù!

Anche se fossero vere, per quanto notevoli possano essere queste azioni, non possiedono una suprema importanza spirituale per Gesù Cristo!

Non dobbiamo valutare la maturità spirituale sulla base del servizio e delle capacità spirituali!

La maturità spirituale consiste nel fare la volontà di Dio, nel camminare come Gesù camminò quando era sulla terra (cfr. Galati 5:22; 1 Giovanni 2:6).

Possiamo ingannare gli uomini con le nostre parole, ma non possiamo ingannare Dio! 

Nessun uomo può ingannare il Signore! 

Il Signore conosce ogni cosa, anche quelle parti del tuo cuore nascoste e profonde! 

1 Corinzi 4:5 dice: "Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio".

Coloro che sono colpevoli di una falsa professione di fede si giustificheranno, si difenderanno davanti la Sua presenza pur di entrare in paradiso, ma Gesù non può essere ingannato! 

Una persona può fingere, può recitare una parte, quella del credente, ma verrà un giorno in cui le giustificazioni, le argomentazioni e anche i pensieri del nostro cuore saranno mostrati per quello che sono, poi della finzione e del personaggio non rimarrà niente!

I falsi credenti come i non credenti saranno giudicati!

Questo passo serve da monito anche per coloro che seguono sinceramente il Signore, ma non sono disposti a sottomettersi pienamente alle Sue vie, per coloro che vogliono mettere un piede nel regno di Dio mantenendo l'altro nel mondo (cfr. Matteo 6:24). 

Il messaggio è chiaro: “È molto più facile professare il cristianesimo che possederlo” (Practical Christianity Foundation).

Quindi noi vediamo che:

B) La comunicazione nel giorno del giudizio

Nel v.23 Gesù dice: "Allora dichiarerò loro".

Gesù è il giusto giudice, Egli è Colui che determina lo stato eterno dell’uomo! (cfr. Matteo 25:31-46).

Che cosa terribile sarà per l'uomo non salvato stare davanti a Cristo, il Figlio di Dio, essere condannato perché è un peccatore incredulo e impenitente, o perché è un falso cristiano! 

Ma sarà anche una terribile esperienza per i codardi, gli increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi (cfr. Apocalisse 21:8).

Gesù giudicherà anche te se non ti affidi a Lui e ti penti dei tuoi peccati davanti a Lui anche se pensi di essere una brava persona come Nicodemo, una persona religiosa….Cristo è il grande giudice!!

Ecco:

C) La condanna

La parola “dichiarerà” (homologēsō -futuro attivo indicativo- cfr. Matteo 10:32) indica “una comunicazione pubblica, solenne e chiara della loro condanna” perché non sono veri credenti!

Peccatori che hanno ricevuto la lode e l'onore degli uomini, avranno il loro destino, la loro colpa, il loro peccato pubblicamente annunciato! 

Che umiliazione!

Tutta la gloria e la lode che hanno ricevuto dagli uomini non significheranno nulla! 

Poi si renderanno conto che la lode che conta, è la lode che viene da Dio! 

I veri credenti, invece, sperimenteranno la gloria eterna! 

La vergogna e la derisione del mondo, sarà dimenticata nella gloria che avranno con Dio!

In questa dichiarazione che riguarda i falsi credenti Gesù afferma che:

(1) Non hanno mai avuto una vera relazione con Dio

Gesù dichiarerà loro: “Io non vi ho mai conosciuti”. 

“Io non vi ho mai conosciuti” non si riferisce al fatto che Gesù conosce ogni cosa e tutti! 

Notate, Gesù non dice: "Ti conoscevo una volta, ma ora non ti conosco più", e nemmeno: "Ti conoscevo una volta, ma ti sei allontanato da me", ma piuttosto: “Io non vi ho mai conosciuti”, e questo indica che non sono mai stati veri credenti!!

“Conosciuti” si riferisce alla relazione speciale che Dio ha con coloro che ha scelto per essere il Suo popolo! 

La versione biblica della Diodati di Amos 3:2 riferendosi al popolo di Israele dice: "Soltanto voi ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra".

Mentre la Nuova Riveduta dice: “Voi soli ho scelti fra tutte le famiglie della terra”.

Dio sapeva tutto le nazioni e le famiglie della terra, ma aveva un rapporto speciale con Israele, era il Suo popolo dell'alleanza. 

La parola ebraica "conoscere" (yāḏaʿ) indica “intimità” (Genesi 4:1), ma include l'idea “dell’attività sovrana di Dio”, che ha conosciuto e quindi scelto solo Israele per uno scopo divino (la stessa parola è usata in Genesi 18:19 e in Deuteronomio 7:6-8; Geremia 1:5).

“Conoscere” ha il senso di “identificare e distinguere” (Deuteronomio 33:9), quindi di porre un’attenzione speciale su una persona e riconoscerla di sua proprietà (1 Pietro 2:9; Deuteronomio 14:2).

Perciò la parola ebraica "conoscere" (yāḏaʿ) indica una relazione speciale di Dio con il Suo popolo, allora non è una conoscenza nel senso intellettuale, ma di riconoscere una persona e include l’idea dell’amore e della cura (Osea 13:5), dell’amicizia di grazia di Dio con il Suo popolo ed equivale alla Sua elezione, infatti in Amos leggiamo: "Soltanto voi ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra".

Così anche nel Nuovo Testamento la parola greca “conoscere" (ginosko) ha lo stesso significato dell’ebraico (Matteo 1:25; 2 Timoteo 2:19; Galati 4:8-9). 

Gesù dice in Giovanni 10:14: "Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me".

Perciò "non li ho mai conosciuti", non indica che questi erano una volta credenti e poi non lo sono più stati e Gesù non li riconosce più, ma che non lo erano mai stati!

In questa dichiarazione che riguarda i falsi credenti Gesù afferma che:

(2) Non ci sarà più possibilità di una remissione

Gesù non li perdonerà! "Allontanatevi da me, malfattori!". 

Ecco l’esilio, la separazione da Gesù Cristo!

Queste persone saranno escluse dalla beatitudine eterna della presenza di Dio nel Suo Regno.

George Eldon Ladd scrive: “L'esclusione dalla presenza di Dio e il godimento delle sue benedizioni—questa è l'essenza dell'inferno”.

Questa frase parla di ripugnanza di Gesù per i peccatori, e il loro comportamento peccaminoso per il giudizio di Gesù li porta alla separazione eterna da Dio!

Gesù decide chi sarà escluso dal regno dei Cieli, decide chi bandirà dalla Sua presenza!

Gesù caccerà via coloro che sembrano credenti, ma non lo sono (allontanatevi - apochōreite presente attivo imperativo) li ripudierà! (Cfr. Matteo 4:10; 16:23; Marco 8:33), li manderà lontano dalla Sua presenza!

Anche quelli che erano stati molto rispettati nelle chiese, saranno oggetto del rifiuto di Gesù se non hanno fatto la Sua volontà!!

Tutti i peccatori di qualsiasi natura saranno ripudiati definitivamente, altrove viene chiamata la morte seconda (Apocalisse 21:8).

L’inferno è la morte seconda, la morte eterna che non è la cessazione dell'esistenza, ma la perdita della comunione con Dio; la separazione eterna dalla presenza e dalla gloria di Dio (2 Tessalonicesi 1:7–10; Apocalisse 2:11; 20:6, 14–15).

I falsi credenti come tutti i non credenti saranno respinti per sempre condannati all’inferno! 

Se la condanna è così forte vuol dire che per Dio il peccato e l’ipocrisia sono una cosa forte, seria, con cui non possiamo scherzare!

(3) Non ci sarà una replicazione

Nel senso che non avranno niente da dire perché le prove sono schiaccianti! 

"Malfattori" letteralmente è operatori di iniquità!

"Operatori" (ergazomenoi) indica “attivi”, che “spendono le loro energie”, “il loro zelo, passione in questa attività”, cioè nell’iniquità (anomia).

La parola greca per "iniquità" (anomia) è “essere illegali”, “trasgressori della legge di Dio”, si riferisce a coloro che rigettano la legge di Dio, che i propri modi sono in contrasto con Dio (1 Giovanni 3:4; Matteo 13:41; 23:28; 24:12; Romani 4:7; 6:19; 2 Corinzi 6:14; 2 Tessalonicesi 2:3,7; Tito 2:14; Ebrei 1:9; 10:17).

"Operatori" (ergazomenoi participio medio presente) indica un’azione continua e regolare, perciò è una pratica abituale.

Quindi non stiamo parlando di una “scivolata”, di un errore occasionale, ma di uno stile di vita peccaminoso! 

C’è un chiaro avvertimento che la semplice associazione con una chiesa cristiana, la rivendicazione di doni spirituali e il servizio per Dio, non garantiscono la salvezza se non si è veramente nati di nuovo!

Se queste persone sono disobbedienti alla volontà di Dio e lo diventano sempre di più, non dovrebbero essere cullate nel compiacimento dalle assicurazioni che sono salvate, perché molto probabilmente non lo sono, non sono veri cristiani, non sono nati di nuovo perché se avessero il seme divino non persisterebbero nel commettere peccato (cfr.1 Giovanni 2:4-6; 3:7-10).

Uno stile di vita a lungo termine di crescente disubbidienza a Gesù Cristo dovrebbe essere preso come prova per dubitare che la persona in questione sia davvero un cristiano a tutti gli effetti!!

Passiamo ora al secondo passo:

II L’ESILIO IN MATTEO 25:41 

“Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: ‘Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!” (Matteo 25:41).

Molte persone oggi sono convinte che non esiste l'inferno perché Dio è amore e non sottoporrebbe mai nessuno al tormento eterno. 

Eppure Gesù in questo testo afferma ancora questa verità chiara e specifica.

Questo passo parla di ricompensa eterna e di terribile punizione eterna (cfr. Matteo 25:46), e se queste prospettive non possono motivare le persone a mettere la propria vita a posto con Dio, nient’altro lo potrà fare!

In questo versetto vediamo tre cose: la dissociazione, la dannazione e il destino dei condannati.

Cominciamo a vedere:

A) La dissociazione dei condannati

“Andate via da me”, dirà Gesù agli ingiusti, agli empi (cfr. Matteo 25:46).

James Montgomery Boice scriveva: “È interessante come la maggior parte di noi divide le persone. Separiamo gli uomini dalle donne, gli abbienti dai non abbienti, i privilegiati dagli svantaggiati, i saggi dagli stolti, i governanti da coloro che sono governati, le persone della nostra classe da tutti gli altri. Qualcuno ha detto in un'occasione: ‘Il mondo intero può essere diviso in due classi, quelli che dividono il mondo in due classi e quelli che non lo fanno’. I modi in cui dividiamo le persone sembrano quasi infiniti. Eppure la divisione in Matteo 25 è l'unica che conta veramente - la divisione tra coloro che ‘andranno via alla punizione eterna ‘e coloro che entreranno a vita eterna’ (v. 46), tra i salvati e i perduti. Questa divisione è assoluta”. 

L'inferno è una dissociazione e non solo da coloro che saranno con Cristo in cielo, è la separazione da Dio. 

Nel giorno del giudizio (Matteo 25:31-46), Gesù separerà gli ingiusti (le capre) dai giusti (le pecore), i giusti staranno con Dio, mentre gli ingiusti con il diavolo e i demoni.

“Andate via” (Poreuesthe) è un imperativo, e indica allontanarsi da un luogo in un'altra direzione, muoversi da un posto a un altro. 

“Da me”, è dalla presenza di Gesù per andare nel fuoco eterno.

“Da” (ap’- genitivo di separazione) è “lontano da”, esprime “dissociazione” (cfr. Romani 9:3), “separazione”, evidentemente da Gesù.

Gli ingiusti saranno separati in modo permanente da Gesù Cristo e non c’è niente di peggio di questo!

In secondo luogo vediamo:

B) La dannazione dei condannati

“Maledetti”, dirà ancora Gesù.

“Maledetti” (katēramenoi) nel Nuovo Testamento è presentato in netto contrasto con benedetti che ricevono la benedizione, il beneficio, l’eredità del regno di Dio (eulogēmenoi – Matteo 25:34; cfr. Atti 3:25; Efesini 1:3).

“Maledetti” indica essere condannati, sotto il giudizio di Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 28:15-69), è ricevere la calamità, la sofferenza, il danno, i giusti giudizi che Dio manda sui malvagi (cfr. per esempio Genesi 3:14,17; 4:11; 5:29; Numeri 23:8; Deuteronomio 30:7).

Quindi una maledizione è un decreto di giudizio, una giusta punizione, la decisione finale del giudice. 

“Maledetti” (katēramenoi perfetto passivo participio plurale) è: “siete stati maledetti”, o "voi siete stati maledetti".

Il tempo verbale greco (perfetto) definisce coloro che hanno già raggiunto lo stato maturo di responsabilità per il giudizio, coloro che i loro peccati sono arrivati al colmo (cfr. Genesi 15:16; Matteo 23:32).

Infine vediamo:

C) Il destino dei condannati 

“Nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!”

Le “capre” sono maledette, gli empi saranno banditi dalla presenza del Re e mandate nel fuoco eterno. 

Il piacere del peccato porta la maledizione dell’inferno e non la benedizione del regno di Dio (cfr. Genesi 3:14-17; Galati 3:10-13).

(1) Il posto del destino

“Nel fuoco eterno” (eis to pyr to aiōnion).

 Il fuoco, in Matteo, è un'immagine ripetuta per il giudizio finale (Matteo 3:10,12; 5:22; 7:19; 13:40,42,50; 18:8-9).

In diverse parti della Bibbia, il fuoco è associato a all’ira di Dio e all’angoscia umana (Deuteronomio 32:22; Salmo 11:6; 18:8; 21:9; 97:3; 140:10; Geremia 4:4; Amos 1:4,7,10; Naum 1:6; Malachia 3:2; Apocalisse 14: 10-11).

Gli empi, gli ingiusti andranno nel fuoco eterno, ma i giusti a vita eterna (Matteo 25:46).

Il fuoco eterno è luogo di punizione di Dio per i peccatori (cfr. Matteo 3:11-12), è l’inferno, lo stagno di fuoco, la morte seconda (cfr. Apocalisse 19:20; 20:10; 21:8).

L'immagine del fuoco indica l'orribile sofferenza degli ingiusti (Matteo 13:40–42, 49–50; 18:8–9; 25:41; Marco 9:44, 48; Luca 16:23–25, 28).

È un fuoco eterno (aiōnion), cioè una sofferenza per sempre, inestinguibile!

John MacArthur scrive: “Gesù sta parlando della separazione eterna da Dio e dalla Sua bontà, giustizia, verità, gioia, pace e ogni altra cosa buona. Sta parlando dell'associazione eterna con il diavolo e i suoi angeli nel luogo di tormento che Dio ha preparato per loro. Sta parlando di isolamento eterno, dove non ci sarà comunione, consolazione e incoraggiamento. Sta parlando di durata eterna e di afflizione eterna, dalla quale non ci sarà sollievo né tregua”.

(2) La preparazione del destino

“Preparato per il diavolo e per i suoi angeli!”

L'inferno non è solo una dissociazione da Dio, ma anche una cattiva e brutta associazione, cioè con il diavolo e i suoi angeli!

Il fuoco è terribile, e il fatto che sia eterno lo è ancora di più, se poi pensiamo che ci sarà anche il diavolo con i suoi angeli, lo è ancora di più, la sua natura terribile è all'ultimo grado!!

È interessante notare che sebbene Dio abbia preparato il regno per i giusti (Matteo 25:34), non ha preparato l'inferno per i maledetti, ma per il diavolo e i suoi angeli, e questo alcuni commentatori, l’hanno interpretato che l'inferno non faceva parte dell'intento originale di Dio.

I peccatori impenitenti, che se ne rendano conto o meno, hanno scelto di servire il diavolo invece di Dio, e come per il diavolo partecipano alla ribellione contro Dio e come per il diavolo parteciperanno alla sua stessa giusta punizione!! 

Possiamo essere certi che come il diavolo e i demoni andranno nel fuoco eterno così andranno anche gli ingiusti, coloro che hanno rifiutato Cristo e lo hanno mostrato con il loro comportamento ingiusto su questa terra.

Dunque, mentre i giusti (Matteo 25:46), i benedetti del Padre, andranno nel regno preparato per loro prima della fondazione del mondo (Matteo 25:34), i condannati andranno nel fuoco eterno con il diavolo (cfr. Matteo 4:1; Apocalisse 20:10) e i suoi angeli ribelli a Dio (Apocalisse 12:1-12), gli angeli malvagi, i demoni che hanno peccato (cfr. Matteo 8:31; 2 Pietro 2:4; Giuda 6; Apocalisse 12:7-9).

In questo luogo andranno gli ingiusti, tutti coloro il cui nome non è scritto nel libro della vita (Apocalisse 20:15).

Ora vediamo l’ultimo passo:

III L’ESILIO IN 2 TESSALONICESI 1:9 

“Essi saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza” (2 Tessalonicesi 1:9).

Già precedentemente abbiamo visto il significato di “puniti di eterna rovina”, ora meditiamo su “respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza”, e questa, insieme a eterna rovina, si riferisce alla natura della punizione di Dio.

Paolo in questa discussione sul giudizio finale dai vv. 5-10 vuole incoraggiare i credenti di Tessalonica nella loro sofferenza per la fede (v. 4) e vuole rassicurarli che giustizia gli sarà veramente fatta da Dio che giudicherà i loro persecutori.

Ma il brano s’inserisce anche nel dibattito che vi era in quell'epoca sul giudizio divino; c’erano coloro (per esempio gli epicurei) che mettevano in dubbio qualsiasi concezione di giudizio divino futuro. 

Così vi erano anche coloro che pensavano in un ritardo dell’esecuzione della punizione divina.

Il giudizio è certo e sarà estremamente potente.

I Tessalonicesi stavano sentendo la potenza degli oppressori umani, ma Paolo ricorda loro che c'è Uno più potente!

Dunque coloro che non conoscono Dio e che non obbediscono al vangelo del Signore Gesù Cristo (2 Tessalonicesi 1:8) saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e della gloria della Sua potenza.

L'orrore finale del peccato, la separazione del peccatore impenitente da Dio (cfr. Isaia 59:2) continuerà nell’aldilà.

Quindi prima di tutto vediamo:

A) Separati dalla presenza del Signore

“Respinti” in realtà è “separati da”, infatti nel greco viene usata una preposizione di separazione (apó – genitivo di separazione), e si riferisce a una separazione spaziale dal Signore.

“Presenza” (prosōpou) è la presenza, o la vicinanza di qualcuno inteso in termini di faccia, con l'implicazione di essere davanti o di fronte a loro.

Essere alla presenza del Signore è essere davanti al suo volto, quindi vederlo.

Se stare alla presenza di Dio è un luogo di benedizione e di gioia (cfr. Atti 2:25, 28), non lo sarà per coloro che ne saranno privati!

“Signore” (kiriou) si riferisce a Gesù (cfr. 1 Tessalonicesi 5:2) come confermato dal v.10 in riferimento al Suo ritorno.

Dio gira le spalle, si allontana dai peccatori impenitenti e li priva della Sua presenza e quindi del beneficio della Sua presenza e non avranno nessuna benedizione!

Se c'è una caratteristica fondamentale dell'inferno, in contrasto con il paradiso, è l'esilio dalla Sua presenza, o l'assenza di Dio come ho già detto prima.

Essere separati da Dio significa essere esclusi da ogni bene, poiché il Padre è la fonte di ogni cosa buona e dono perfetto (Giacomo 1:17). 

È un'esperienza di intensa angoscia, anzi ci sarà ci sarà pianto e stridore di denti (Matteo 8:12).

In secondo luogo vediamo ancora:

B) Separati dalla gloria della potenza del Signore

"Dalla gloria della sua potenza" è semplicemente un modo per descrivere la presenza gloriosa e maestosa del Signore dalla quale saranno esclusi per sempre coloro che non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore Gesù Cristo.

“Gloria” (doxēs) è segno visibile della presenza del Signore.

È la qualità dell'aspetto splendido e rilevante del Signore, si riferisce alla natura trascendente di Dio, in questo caso la manifestazione visibile dello splendore della luce (cfr. Ezechiele 1:26-28; Atti 22:11) della potenza Signore Gesù.

“Potenza” (ischyos) è una forza divina (cfr. Efesini 1:19; Apocalisse 5:12; 7:12) che prevale in modo manifesto e dimostrativo.

Frase marcatamente simile a questa ricorre in Isaia 2:10,19,21 dove si parla del giudizio di Dio contro gli idolatri e gli orgogliosi, le persone entreranno nelle caverne per sottrarsi al terrore del Signore e allo splendore della Sua maestà.

Ma nessuno potrà sfuggire in alcun modo a quel giudizio!

Nessuno sarà in grado di sopportare la manifestazione della Sua potenza quando apparirà!

Nessuno sarà in grado di restare in piedi davanti la gloria della potenza del Signore, ma i ribelli a Dio saranno cacciati, esiliati all’inferno, puniti di eterna rovina!!

L'esclusione dalla presenza gloriosa del Signore è il contrario della salvezza, che è stare sempre con il Signore (1 Tessalonicesi 4:17) e partecipare alla gloria di Dio (Romani 8:17-18,30; 2 Corinzi 4:17; Filippesi 3:21). 

Quindi c’è un contrasto tra la punizione eterna ed essere per sempre alla presenza del Signore. 

Le persone che hanno rifiutato Dio in questa vita sulla terra saranno escluse dalla presenza del Signore e dalla maestà della Sua potenza.

 Questo, dunque, è anche l'inferno.

Larson Knute scrive: “Come esseri fisici, tendiamo a pensare alla punizione dell'inferno come un dolore lancinante, i dannati che ballano e si contorcono nelle fiamme. Ma il dolore più grande è spirituale, come evidenziato dal grido di agonia di Cristo stesso dalla croce, non ai chiodi o alla lancia, ma al suo essere abbandonato da Dio Padre. La descrizione di Paolo della punizione eterna è in linea con l'esperienza di Gesù. Paolo descrive la punizione dell'inferno in termini di separazione da Dio.

Al contrario, il cielo racchiude la gioia e l'integrità del corpo e dell'anima. Qui la persona completa troverà l'appagamento del desiderio essendo unita in comunione senza ostacoli con il Dio per il quale è stata creata. 

L'inferno, il suo opposto, è l'esilio da questa completezza - la futilità e l'agonia dell'incompletezza - quando le persone sono separate dallo scopo per cui è stata data loro la vita”.

CONCLUSIONE

La storia di ogni persona, dopo la morte, continua o alla presenza di Dio - in paradiso, o lontano da Dio - all'inferno.

“Sai che cosa rende il paradiso ‘paradiso’? È la comunione con Dio. E sai cosa rende l'inferno ‘inferno’? Essere abbandonati da Dio” (R. B. Kuiper).

La Bibbia descrive la condizione eterna degli ingiusti come una condizione di infinita distanza da Dio, essere senza Dio nell’eternità, essere abbandonati da Dio per sempre! Questo è l’inferno!

I peccatori hanno vissuto con il desiderio di vivere senza Dio nella loro vita su questa terra, e dopo la morte vivranno ancora senza Dio! 

Dio sarà assente nella loro vita come hanno voluto su questa terra!

Il peccatore impenitente ha detto in questa vita a Dio: “Lasciami in pace, vattene! Fammi vivere la vita come mi pare”. 

All’inferno Dio dirà: “Adesso hai ciò che desideravi sulla terra”.

Così Dio lascerà la persona a se stessa come aveva scelto sulla terra!

Michael Martin scrive: “È ironico che coloro che rifiutano Dio ricevano come punizione il rifiuto di Dio. Ciò implica che la cosiddetta libertà dall'influenza di Dio che i ribelli desiderano non è libertà, ma condanna. È un esilio infernale dalla vera e unica fonte di bontà e benedizione”.

Chi ha scelto di essere separato da Cristo in questa vita gli viene semplicemente data la libertà di continuare in quella scelta!

In questo senso, il paradiso, o l'inferno inizia in questa vita e dopo la morte le nostre scelte saranno sigillate.

Queste persone che hanno rifiutato Dio in questa vita sulla terra saranno escluse dalla presenza del Signore e dalla maestà della Sua potenza, questo dunque, è anche l'inferno.

Che cosa vuoi fare della tua vita, non su questa vita, ma anche in prospettiva dell’eternità?

Cosa ne vuoi fare della tua vita?

L’inferno ci parla di quanto sia grave il peccato davanti un Dio santo e giusto!

L’inferno è il giudizio definitivo di Dio!

Riflettici attentamente!

Non avrai una seconda possibilità di fede e di ravvedimento e quindi di salvezza! 

Non potrai più la possibilità di ritornare indietro!


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