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Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù

 Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga.  Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace. 
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Salvatore

1 Pietro 5:8-9: Tre imperativi per non essere divorati

 1 Pietro 5:8-9: Tre imperativi per non essere divorati

“Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare.  Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo”.

In questi versetti Pietro con tre imperativi mette in guardia i credenti dall’avversario, il diavolo.

Il primo imperativo è: “Siate sobri”. 

“Siate sobri” (nēpsate - aoristo attivo imperativo) indica “autocontrollo”, “essere disciplinato”, “ben equilibrato”; era una parola usata per non bere vino, quindi non ubriacarsi, e perdere quindi il controllo. 

Ma “siate sobri”, non è riferito all’ubriachezza, ma a una lucidità mentale che deriva dalla libertà della confusione mentale, o della passione; è la capacità dell'uomo di guardare la realtà con una mente lucida e che sa autocontrollarsi.

Lo stesso verbo è usato in 1 Pietro 1:13 e 4:7, in contesti dove si affrontano la necessità di vigilanza poiché la fine è imminente (cfr. anche 1 Tessalonicesi 5:6, 8; 2 Timoteo 4:5).

Il secondo imperativo è: “Vegliate”.

“Vegliate” (grēgorēsate - aoristo attivo imperativo) è “stare svegli”, “essere in costante prontezza” “essere all'erta”, “prestare attenzione”.

In contesti militari “vegliate” si riferiva a un soldato di guardia che presta attenzione, è sveglio, così il cristiano si oppone alla letargia mentale e spirituale che gli impedirebbe di riconoscere e incontrare un attacco alla propria fede. Significa essere vigili e pronti a rispondere alle influenze esterne, significa focalizzare la propria attenzione ed essere all'erta al peccato, o agli attacchi del male, essere all'erta per l'attacco spirituale, al pericolo spirituale di essere ingannati. Anche questa parola è utilizzata in contesti escatologici in riferimento al ritorno di Gesù Cristo (Matteo 24:42-43; 25:13; Marco 13:34-35,37; Luca 12:37; cfr.1 Tessalonicesi 5:6; Apocalisse 3:2-3; 16:15).

“Siate sobri” come anche “vegliate” indicano con enfasi, una nuova linea d'azione una volta per tutte. Pietro esorta il cristiano ad avere il pieno controllo dei propri sensi.

Ma il motivo per cui il cristiano deve essere sobrio e vegliare è perché c’è un avversario, il diavolo che gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare.

Il cristiano deve stare sempre in guardia contro il principale avversario: il diavolo. La stessa idea di “avversario” (antidikos) si trova nella parola “Satana”, che significa “avversario”. La parola "diavolo" (diabolos) significa "calunniatore“, "accusatore" (1 Timoteo 3:11; 2 Timoteo 3:3; Tito 2:3). Noi troviamo gli esempi delle sue accuse contro Giobbe (Giobbe 1:9-11; 2:4-5) e Giosuè, il sommo sacerdote, nell’Antico Testamento (Zaccaria 3:1-2; cfr. anche Apocalisse 12:10).

Il diavolo è il principe di questo mondo (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11); la sua residenza è su questa terra e si muove irrequieto da un posto all'altro. Il diavolo non solo controlla il mondo intero (1 Giovanni 5:19), ma è anche un calunniatore che trasforma la verità in una menzogna. Egli calunnia Dio e l'uomo, mette una persona contro l'altra, e mina la fede del cristiano.

È probabile che Pietro ricordasse come il diavolo lo aveva vinto e aveva rinnegato il suo Signore. 

Gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare raffigura vividamente un leone affamato che percorre la terra e passeggia per essa (cfr. Giobbe 2:2), è in movimento, pronto a divorare (katapiein – cfr. Salmo 22:13), ed è proprio questo il suo scopo! L'immagine è quella di una bestia che ingoia la sua preda in un boccone, questa è una rappresentazione del suo desiderio di distruggere il cristiano, di portarlo nelle vie malvagie del mondo. “Divorare” significa annientare, o portare alla rovina spirituale i cristiani. Significa distruggere la fede, indurre i credenti ad apostatare, a rinunciare alla loro fedeltà a Gesù Cristo e così arrivare alla morte spirituale. In questo contesto, significa demoralizzare il credente attraverso la persecuzione in modo che rinneghino la fede. Il diavolo ruggisce come un leone per terrorizzare il popolo di Dio. Pietro si riferisce alle potenze sataniche al lavoro nel sistema sociopolitico dell'Impero Romano, sotto il quale i suoi lettori stavano soffrendo per la persecuzione. Se i credenti rinnegano la loro fede, vuol dire che il diavolo li ha divorati, riconducendoli nel suo regno. L’unico modo per i cristiani a cui scrisse Pietro per essere liberi dalla persecuzione era quello di rinnegare la fede, il Vangelo e la chiesa sottomettendosi al diavolo.

Secondo Pietro, la sobrietà spirituale e la vigilanza sono necessarie perché la minaccia della distruzione è reale e il diavolo è un vero avversario.

Con il terzo e ultimo imperativo, Pietro esorta i suoi lettori a prendere posizione contro il diavolo rimanendo saldi nella loro fede. 

Ci sono credenti che hanno paura del diavolo, altri che lo ignorano completamente, Pietro ci dice che dobbiamo resistergli! Questo è il terzo imperativo.

“Resistetegli” (antistēte – aoristo attivo imperativo) è opporsi attivamente alla pressione, o al potere del diavolo, è prendere una ferma posizione contro il diavolo. La resistenza, non è passiva, ma è un impegno attivo contro il diavolo. 

“Resistere” è un’opposizione attiva e decisa. I credenti non trionferanno sul diavolo se rimangono passivi, avranno successo sul tentatore se si sottomettono a Dio e resistono al diavolo, questo ultimo fuggirà da loro (cfr. Giacomo 4:7). I cristiani devono resistere aspettandosi la fuga del diavolo! 

Pietro spiega come resistere al diavolo.

Il modo è stando fermi (stereoi) nella fede, cioè essere forti, solidi, risoluti, determinati nella fede (pistei). In relazione alla fede il credente deve essere solido e inamovibile, infatti, la parola “fermi” era anche applicato alla fermezza fisica (cfr. Atti 3:7,16), o una solida base (2 Timoteo 2:19). “Fede” può riferirsi alla fiducia personale e alla fede del credente in Dio (cfr. Marco 11:22; 1 Tessalonicesi 1:8; Ebrei 11:1-6; 1 Pietro 1:21), quindi i credenti trionfano sul diavolo mentre continuano a fidarsi di Dio, credendo che Egli si prende veramente cura di loro e li sosterrà fino alla fine. La perseveranza fino all'ultimo giorno è compiuta dal primo all'ultimo per fede.

Resistere al diavolo non significa, allora impegnarsi in azioni ostili contro nessuno, ma avere fiducia in Dio (cfr. 1 Pietro 4:19; 5:6; Giacomo 4:7).

Oppure “fede” si può riferire al contenuto del Vangelo, quindi a Gesù, oppure alla dottrina, al contenuto di ciò deve essere creduto (Romani 1:8; Efesini 2:8; Galati 1:23; 1 Timoteo 1:19; 6:21; 2 Timoteo 2:18; Giuda 3). In questo senso “fede” significherebbe rimanere fermi nel Vangelo, in Gesù Cristo, o alla sana dottrina.

Inoltre Pietro vuole incoraggiare i cristiani a cui scrive dicendo che devono sapere che le stesse sofferenze che stanno affrontando, affliggono i fratelli sparsi per il mondo. 

Pietro cerca di infondere coraggio ai credenti sotto persecuzione facendo capire loro che le circostanze in cui si trovano non sono insolite perché in ogni luogo i fratelli si trovano nelle stesse circostanze di sofferenza. I credenti in Asia Minore non dovrebbero pensare che sono gli unici a soffrire, a essere perseguitati; altri cristiani nel resto del mondo stanno sperimentando la stessa sofferenza. Il credente partecipa a quella che è l'esperienza comune di tutti i cristiani. Il punto di Pietro è: la chiesa in tutto il mondo sperimenta lo stesso tipo di sofferenza (Atti 14:22; Filippesi 1:28-30; 1 Tessalonicesi 2:14). La persecuzione è un segno di far parte della stessa famiglia. Dicendo “fratelli”, Pietro vuole evidenziare l'unità e il loro comune legame di esperienza. Tutti nella famiglia cristiana affrontano lo stesso rifiuto e la stessa discriminazione perché non partecipano più agli eccessi di dissolutezza della vita prima della conversione (1 Pietro 4:3-4). Fino al ritorno di Cristo, la battaglia tra il bene e il male persisterà, e la sofferenza per la fede in Cristo sarà la norma per la chiamata cristiana. 

Ora è chiaro il cristiano non è solo attaccato dal diavolo con la persecuzione, ha altre tattiche, o approcci seduttivi come leggiamo c’insegna con Adamo ed Eva (Genesi 3:1-6; 2 Corinzi 11:3). Dobbiamo stare attenti, sempre lucidi, in guardia, perché il diavolo è insidioso nei suoi attacchi. Paolo in Efesini 6:11-12 esorta la chiesa a indossare la completa armatura di Dio per stare saldi contro le insidie del diavolo, e aggiunge che il combattimento è spirituale contro le potenze spirituali e non contro gli agenti umani. Così nella tentazione che Gesù ha avuto da parte del diavolo, impariamo a resistergli stando fermi nella verità della parola di Dio (Matteo 4:1-11). Sottomettiamoci a Dio, rimaniamo fedeli a Lui e il diavolo fuggirà via da noi, non ci sono altri modi per essere vittoriosi!


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