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"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Malachia 1:10: Dio disapprova la religione superficiale

 Malachia 1:10: Dio disapprova la religione superficiale

Uno degli scopi del libro di Malachia è portare il suo popolo a onorare Dio, il Signore, il Padre, il grande re, il Signore degli eserciti e questo non avviene attraverso l'adorazione ipocrita. 

L'adorazione nel tempio era in uno stato pietoso, poiché gli adoratori pensavano di ingannare Dio nei loro sacrifici (Malachia 1:6-2:9) e decime (Malachia 3:7-12).

Questo versetto fa parte di una sezione (Malachia 1:6-2:9) dove Malachia denuncia un sacerdozio superficiale, lassista e corrotto.

Nel v.10 il Signore, mediante il profeta, continua la Sua severa disapprovazione dei sacerdoti che non onoravano Dio come loro Padre, e non lo temevano come Signore (v.6), rimprovera i sacerdoti per la loro negligenza nell'adempiere ai loro doveri secondo la legge di Dio, infatti non offrivano sacrifici secondo le disposizioni del Signore che aveva dato a Mosè anni prima (Levitico 22:18–25; Deuteronomio 15:21), cioè offrivano animali malati e quindi non adatti e non accettevoli al Signore  (v.8), mentre la legge Mosaica stabiliva che gli animali sacrificali dovevano essere "senza difetti" (Levitico 1:3,10; 22:19,21). 

I sacerdoti mancavano nella loro responsabilità di sorvegliare sulle giuste regole dei sacrifici!

Mentre la gente portava questi animali con difetti, i sacerdoti non solo non li rifiutavano dopo averli esaminati (cfr. Levitico 27:1-12), ma affermavano, contrariamente alla legge, che non c'era niente di sbagliato in quello che facevano quelle persone! (v.7)

In tal modo, permettevano e persino incoraggiavano, il popolo a offrire, non il meglio a Dio, ma il peggio, come se non ci fosse alcun male nel disprezzare così la tavola del Signore, cioè l’altare dove si offrivano i sacrifici (vv.7-8).

Per i sacerdoti non c'era bisogno di avvicinare il Signore degli eserciti con il rispetto necessario!

Malachia fa l’esempio di presentare una bestia zoppa, o malata al governatore e chiede se l’accetterebbe con gratitudine e favore (v.8).

La risposta ovviamente è “no”!

A maggior ragione Dio non l’accetterà! (v.9)

Quindi, anche se il popolo nel suo complesso è colpevole (cfr. Malachia 1:14), il Signore riprende coloro che dovevano guidare la comunità nel glorificare il loro Signore, cioè i sacerdoti, infatti, il Signore doveva essere santificato e glorificato (Cfr. Levitico 10:3), mentre in realtà lo stavano disprezzando!

Se onoriamo veramente Dio come Padre, se lo temiamo come Signore, gli daremo il meglio e non il peggio!

Sia per le persone che portavano sacrifici non perfetti e sia per i sacerdoti che li offrivano, non era così!

In questo versetto vediamo:

I IL DESIDERIO DI DIO

“Ci fosse almeno qualcuno di voi che chiudesse le porte! 

Noi vediamo con un tono molto forte, che Malachia esprime l’intenso desiderio (almeno – gam - avverbio; chiudesse- wĕyisgōr -waw imperfetto giussivo) del Signore che ci fosse qualcuno, ovviamente tra i Leviti (cfr. 1 Cronache 9:17–27; 26:1-19; Esdra 2:42; Neemia 11:19) che chiudesse le porte.

“Chiudesse” (wĕyisgōr) è ironico, sarcastico (come il v.9), perché chiudere le porte non era il cambiamento comportamentale che il Signore stava effettivamente cercando. 

Le “porte” (delāṯayim) si riferisce alle doppie porte che consentivano l'accesso, o al cortile dei sacerdoti, dove si trovavano i tavoli per la macellazione degli animali sacrificali (cfr. 2 Cronache 4:9; Ezechiele 40:39-41), o al cortile interno, dove si trovava l'altare degli olocausti (cfr. Esodo 40:6; 1 Re 8:64; 2 Cronache 4:1).

Comunque sia, il desiderio è che se quelle porte fossero state chiuse, non si sarebbero fatti così i sacrifici, ma nessuno ha avuto il coraggio di chiuderle per impedire i sacrifici!

Dio non voleva effettivamente la cessazione dei sacrifici, ma la cessazione di quelli impropri, non idonei!

Il punto del rimprovero è che nessuno tra i sacerdoti aveva l'intuizione spirituale, non si rendevano conto che sarebbe stato meglio interrompere il rituale del culto piuttosto che eseguirlo nell'attuale modo irrispettoso nei riguardi del Signore.

Il miglior contributo che un qualsiasi sacerdote poteva dare, era quello di chiudere le porte in modo che non si offrissero sacrifici ipocritamente!

Anche se quell'azione avrebbe violato le leggi del Pentateuco che richiedevano l'offerta di sacrifici, sarebbe stato meglio infrangere quelle leggi, piuttosto che continuare a osservarle non come voleva veramente il Signore!!

Il Signore attraverso il profeta dice che è meglio chiudere le porte così da impedire la vana offerta dei sacrifici, è meglio cessare ogni forma di sacrifici, quindi di adorazione, che presentare offerte ipocrite che Dio, evidentemente non gradiva. 

Quindi per quanto orribile possa sembrare questo desiderio di Dio, questo versetto esprime il pensiero che un tempio chiuso è preferibile alla perpetuazione di un'adorazione ipocrita e quindi senza valore.

Meglio non adorare Dio che offrire un’adorazione irriverente ingannando così noi stessi pensando che Dio l’accetterà!

Un'adorazione che non riconosce e onora Dio è peggio di nessuna adorazione!

In secondo luogo vediamo:

II IL DISPIACERE DI DIO 

“’Così non accendereste invano il fuoco sul mio altare! 

“Così (w-congiunzione consecutiva) insieme al verbo non “accendereste” (hifil imperfetto attivo) ha un senso consequenziale e indica sempre il desiderio di Dio, ma oltre al desiderio, vediamo che Dio non prende nessun piacere nei sacrifici della popolazione e degli ipocriti sacerdoti!

Quindi questo passo ci fa capire:

A) L’inutilità dei sacrifici e del servizio degli ipocriti

“’Così non accendereste invano il fuoco sul mio altare! Io non prendo alcun piacere in voi’, dice il SIGNORE degli eserciti”.

Lo scopo, o la motivazione di chiudere le porte è per non accendere invano il fuoco sull’altare del Signore per quei tipi di sacrifici imperfetti: a Dio non sarebbero piaciuti! Non li avrebbe accettati!

Dio voleva che quei sacrifici dei sacerdoti cessassero!

“Invano” (ḥiānnm) indica “per niente”, “inutile”, “senza scopo” (Salmo 35:7, 19; Proverbi 1:17), i sacrifici non avrebbero raggiunto un risultato appropriato, o adeguato (Ezechiele 6:10), allora accendere il fuoco per i sacrifici era tempo sprecato, inutile! 

Non avrebbe avuto senso, non avrebbe raggiunto il suo scopo, perché Dio non avrebbe gradito quei sacrifici bruciati con il fuoco sull’altare perché non erano secondo la Sua volontà! Gli animali avevano dei difetti!

È tempo sprecato se adoriamo Dio ipocritamente!

Pensiamo che Dio sia contento indipendentemente da quello che offriamo e come lo offriamo, ma non è così!

Il Signore dice: “Mio altare”, cioè qualcosa che appartiene a Lui! 

Quindi sottolinea le azioni dei sacerdoti molto grave!

“Altare” (mizbĕḥî) viene da un verbo (zāḇaḥ) che significa “macellare un animale”, di solito per un sacrificio, indica “il luogo del sacrificio” una struttura su cui venivano offerti sacrifici al Signore. (Per esempio Genesi 8:20; Esodo 20:26; Levitico 1:5; Numeri 3:26; Deuteronomio 12:27; Giosuè 8:30; Giudici 13:20; 1 Samuele 2:28; 2 Samuele 24:25; 1 Re 8:22; 1 Cronache 21:26; 2 Cronache 1:6; 6:12; Isaia 19:19; Ezechiele 40:46; Amos 9:1; Malachia 1:10; Lamentazioni 2:7; Neemia 10:35).

Il sistema sacrificale era il punto focale del culto già dai tempi di Noè che costruì un altare e offrì sacrifici all'uscita dall'arca (Genesi 8:20); i patriarchi costruirono altari e sacrificarono in vari punti lungo i loro viaggi: Abramo (Genesi 12:7,8; 22: 9); Isacco (Genesi 26:25); Giacobbe (Genesi 35: 7); Mosè (Esodo 24:4). 

Sul Monte Sinai, Dio comandò agli israeliti di costruire il tabernacolo e di includere due altari: un altare di bronzo nel cortile per il sacrificio di animali (Esodo 27:1–8; 38:1–7) e un altare d'oro all'interno del tabernacolo per bruciare incenso (Esodo 30:1–10; 37:25-29). 

Salomone (1 Re 6:20, 22; 8:64) ed Ezechiele (Ezechiele 41:22; 43: 13–17) seguirono un modello simile. 

“’Io non prendo alcun piacere in voi’, dice il SIGNORE degli eserciti”.

“Piacere” (ḥēp̄eṣ) indica “il desiderio”, “la gioia”, “l’estremo piacere”, “la delizia”, o “la soddisfazione” del Signore (1 Samuele 15:22; Isaia 53:10; Geremia 22:28; 48:38; Os 8: 8; Malachia 3:12; Salmo 1:2; 16:3; Giobbe 22:3; Proverbi 31:13; Ecclesiaste 5:3; 12:1,10). 

Il Signore non si compiace di questi sacerdoti perché non gli obbediscono, perché non fanno ciò che vuole Lui e come vuole Lui! E quindi non vuole più sacrifici inutili!

Prima di pensare all’offerta, e quindi al formalismo e al ritualismo, il popolo doveva ricordare che il Signore si compiace dell’obbedienza! 

Il Signore apprezza l'obbedienza e non il formalismo religioso!

“Nella genuina ‘religione’ biblica, l'obbedienza è fondamentale per avere una relazione vitale con Dio, in contrasto con la religione pagana, che cerca tale relazione attraverso il formalismo religioso” (Chisholm, R. B., Jr.).

Erano e sono i pagani che ricercano il formalismo religioso, cioè quella rigorosa ed esagerata osservanza esteriore della religione, con una corrispondente trascuratezza dello spirito interiore, quindi un atteggiamento che proviene dalla purezza e profondità del nostro cuore in sincerità (cfr. Matteo 5:8; Isaia 29:13, Matteo 15:9), con un amore (Giovanni 14:15) totale, radicale e assoluto (Deuteronomio 6:4-5;  Matteo 22:37), e il timore che dobbiamo avere nei riguardi di Dio che né il popolo e né i sacerdoti avevano, e che Dio si aspettava da loro (Malachia 1:6; Salmo 2:11; Deuteronomio 6:13), e che dovevano, e dobbiamo manifestare anche nell’adorazione (Salmo 5:7; 1 Corinzi 12:28). 

In 1 Samuele 15:22 leggiamo: “Samuele disse: ‘Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni’”

Anche se i sacrifici li ha ordinati Dio, non sono un sostituto dell’obbedienza, l’obbedienza a Dio è meglio dei sacrifici, questo è molto sottolineato nei libri profetici (Isaia 1:10–11,13; Geremia 7:21–26; Osea 6: 6; Amos 5:21–24; Michea 6:6–8).

Questo versetto ci parla sull'importanza dell'obbedienza, della condotta morale e della giusta motivazione nei confronti dei sacrifici degli animali. 

Il senso del versetto è: “Sicuramente, obbedire a Dio è meglio che offrire sacrifici senza obbedire a Dio. E ascoltare ciò che Dio vuole che facciamo, è più importante che offrire a Dio sacrifici costituiti dal grasso dei montoni senza prestare attenzione a ciò che Dio ci dice".

I sacrifici offerti a Dio erano privi di significato quando non vi era obbedienza! 

Le parole di Samuele non sono un rifiuto categorico per gli olocausti e sacrifici degli animali; sono piuttosto un richiamo alla suprema importanza dell'obbedienza a Dio! 

Era sbagliato pensare: “Pecco tanto Dio poi mi perdono quando gli offro in sacrificio il montone”.

Così come oggi è sbagliato pensare: “Pecco tanto la grazia di Dio in Cristo mi perdona” (per esempio Romani 5:21-6:14).

Già altri profeti avevano ammonito con fervore l’ipocrisia del popolo; per esempio Isaia 1:10-18 dice: “ Ascoltate la parola del SIGNORE, capi di Sodoma! Prestate orecchio alla legge del nostro Dio, popolo di Gomorra!  ‘Che m'importa dei vostri numerosi sacrifici?’ Dice il SIGNORE; ‘io sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di bestie ingrassate; il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri, io non lo gradisco.  Quando venite a presentarvi davanti a me, chi vi ha chiesto di contaminare i miei cortili?  Smettete di portare offerte inutili; l'incenso io lo detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni, io non posso sopportare l'iniquità unita all'assemblea solenne.  L'anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite; mi sono un peso che sono stanco di portare.  Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue.  Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l'oppresso, fate giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova!   -Poi venite, e discutiamo-, dice il SIGNORE: -Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana-‘”. 

Il popolo s’illudeva pensando di piacere a Dio offrendo sacrifici, partecipando all’adorazione pubblica e osservando le speciali feste israelite; ma poiché la loro vita quotidiana era piena di peccato, la loro condotta ipocrita religiosa era odiosa a Dio, Dio non prendeva alcun piacere nella loro adorazione!

Gli adoratori che Dio accetta sono coloro che gli sono obbedienti!

Non importa quanto era corretta la forma di adorazione, Dio non l'accettava a meno che le persone non mostrassero un corrispondente zelo per il giusto comportamento (Isaia 1:10-15).

Le persone dovevano abbandonare il proprio egoismo e iniziare a mostrare amore e onestà nei loro rapporti interpersonali quotidiani se volevano essere graditi a Dio (Isaia 1:16-17). 

Il Signore era pronto e in grado di purificarli, ma dipendeva da loro se lo avrebbe fatto. 

Dovevano essere disposti a smettere di compiacere se stessi e avere zelo nell’obbedire a Dio! (Isaia 1:18).

Perché dice il Signore degli eserciti? Consideriamo:

B) L’ importanza del nome di Dio: “Signore degli eserciti”.

In questo capitolo “Signore degli eserciti” è ripetuto otto volte, ventiquattro volte in tutto Malachia.

Citando questo nome in modo ridondante, il Signore mediante Malachia, vuole ricordare la natura di Colui che invia il messaggio in modo da porre attenzione e rimedio e la loro relazione con Lui; vuole ricordare ai sacerdoti ipocriti la grandezza di Dio e che con Lui non si può essere ipocriti e superficiali!

Prima di tutto consideriamo:

(1) L’associazione del nome

Il nome: “Signore degli eserciti”, cioè “Yahweh ṣĕbā'ôt” è associato alla teologia del culto, dell’adorazione a Dio, della Sua maestà regale (1 Samuele 4:4; 2 Samuele 6:2,18; Isaia 6:1-6).

Di Elcana, Samuele diceva: “Quest'uomo, ogni anno, saliva dalla sua città per andare ad adorare il SIGNORE degli eserciti e offrirgli dei sacrifici a Silo; e là c'erano i due figli di Eli, Ofni e Fineas, sacerdoti del SIGNORE” (1 Samuele 1:3). 

Il nome è legato anche al tempio di Gerusalemme, della dimora di Dio tra la Sua gente (per esempio 2 Samuele 7:8,26-27; Isaia 6:1-6), nella città di Dio (Salmo 48:8-9).

“Il Signore degli eserciti” è il Dio di Gerusalemme (Zaccaria 8:21-23) dove sarà adorato come Re (Zaccaria 14:16-17; Malachia 1:14).

Vediamo ora:

(2) La natura del nome

Cominciamo con:

(a) Il significato di “Signore”

“Signore” (Yahweh) è il nome con cui si è presentato a Mosè in Esodo 3:14-15, significa “Colui che è”!

L’accento principale di questo nome è posto sul messaggio di liberazione, di salvezza. 

“Signore” è considerato il nome del Patto, perché è il nome con cui Dio si è rivelato agli Israeliti per mezzo di Mosè quando entrò in alleanza con loro (Esodo 3:14-15; 6:2- 3; 15:1-13; 33:19; 34:6-7).

“Signore” implica essere una realtà dinamica, attiva, presente ed efficace, che subentra in scena, infatti, si è presentato a Mosè per intervenire nella vita del Suo popolo per liberarli dalla schiavitù in Egitto.

Così questo nome sottolinea e vuole ricordare, l’Iddio del Patto con cui il popolo era legato, con benedizioni e maledizioni in relazione al loro comportamento fedele, o infedele (Levitico 26; Deuteronomio 28).

Il Signore, in Malachia richiama i sacerdoti ad ascoltare e a dar gloria al Suo nome, altrimenti avrebbe mandato su di loro la maledizione secondo il Patto Mosaico (cfr. Malachia 2:10-16; 3:6-12; 4:4) che il popolo non stava osservando, devono prendere a cuore la cosa se vogliono essere benedetti (Malachia 2:1-2; cfr. Deuteronomio 28-30).

I profeti predicavano secondo il Patto! 

Indirizzavano il popolo a considerare il loro comportamento secondo la natura del Patto con il Signore!

(b) Il significato di “Eserciti”:

“Eserciti”:

Significa che il Signore usa come Suoi strumenti, come un esercito ben organizzato ciò che ha creato (cfr. Giudici 8:6, 9:29; Isaia 34:2).  

Uomini, popoli (per esempio Esodo 12:41; 1 Samuele 17:45; Isaia 10:5-6; 13:4-5), natura (per esempio Deuteronomio 4:19; 17:3; 2 Re 17:16; 21:3,5), angeli (per esempio 1 Re 22:19; Neemia 9:6; Salmo 103:21), sono al servizio del Signore, Lui è il capo degli eserciti terreni e celesti!

“Eserciti”:

2) Significa che Dio combatte per il Suo popolo (Salmo 24:7-10; Isaia 31:4-5; 37:16-37).

Dio ci tiene al Suo popolo!

Per esempio in Isaia 31:4-5 leggiamo: “Poiché così mi ha detto il SIGNORE: ‘Come il leone o il leoncello rugge sulla sua preda, benché una folla di pastori gli sia raccolta contro, non si spaventa alla loro voce, né si lascia intimidire dallo strepito che fanno, così scenderà il SIGNORE degli eserciti a combattere sul monte Sion e sul suo colle.  Come gli uccelli spiegano le ali sulla loro nidiata, così il SIGNORE degli eserciti proteggerà Gerusalemme; la proteggerà, la libererà, la risparmierà, la farà scampare’”.

John MacArthur scrive: “Nella sua difesa di Gerusalemme, il Signore sarà come un leone forte e determinato che non ha paura dei pastori che si sono radunati contro di lui. Il Signore è come una madre che volteggia sopra i suoi piccoli, pronta a tutto pur di proteggerli”.

Questo passo è contro il popolo nemico Assiro che sarà vinto non per mano d’uomo, ma per la potenza di Dio! (vv.8-9; cfr. Isaia 37:36).


La spada che fece cadere l'Assiria non era in alcun modo impugnata da un semplice uomo, ma era usata solo dalla mano potente di Dio!!

Chiunque attacchi il popolo del Signore si attirerà contro lo stesso fuoco! 

Il Signore combatterà contro di lui, in questo caso contro il popolo potente Assiro che niente e nessuno potrà proteggere.

I suoi capi saranno talmente sopraffatti dalla paura che fuggiranno. (cfr. Isaia 30:27-33).

In alternativa, o associato ai significati precedenti “eserciti”:

Significa potente, onnipotente 

“Eserciti” è stato interpretato come un plurale intensivo, quindi “Signore della potenza” o “Potente Signore”. 

“Signore degli eserciti” enfatizza così, l'invincibile potenza del Signore, la Sua grande potenza.

Questo denota la portata globale della potenza di Dio: è il Signore che ha tutti i poteri in cielo e in terra, visibili e invisibili, a sua disposizione e sotto il Suo controllo!

“Eserciti”, allora è la potenza complessiva degli eserciti del Signore.

Il potere del Signore degli eserciti è un potere regale, quindi “eserciti” indica una sovranità regale! (2 Samuele 6:2,18; Isaia 6:1-6; Geremia 48:15; 51:47; Zaccaria 14:16-17; Malachia 1:14).

H. Madl riguardo ‘eserciti’ dice che ha un valore unico e poi scrive: “Comunque si voglia intendere il significato di ṣebā'ôt, come ‘potenza complessiva degli eserciti’ di Jhwh, o come grande potenza, o ancora addirittura come ‘suprema dignità di questo Signore universale’, certo è che ṣebā'ôt ‘rimase costantemente il sublime e più splendido, o regale, nome proprio di Dio’”.   

Eppure il popolo e i sacerdoti non lo onoravano e non lo temevano come tale!

Questo nome ci parla della trascendenza, sovranità e potenza del Signore, la superiorità sovrana, l’immensa potenza del Signore, e in questo contesto sottolinea una validissima ragione per ascoltare la Sua parola, riportando alla mente del popolo appunto la caratteristica di chi è Dio!

Infine troviamo:

III IL DINIEGO DI DIO 

Dio rifiuta il culto ipocrita!

I profeti affermavano il culto nel tempio per mantenere la relazione con Dio (per esempio Isaia 2:2-3; Ezechiele 43:1-12; Aggeo 1:9), ma non il culto ipocrita!

Dio rifiuta le offerte fatte attraverso le mani dei sacerdoti, perché non solo le offerte erano inaccettabili, ma lo erano anche le persone che offrivano quelle offerte! 

I fuochi dell’altare sono "inutili" perché le offerte stesse sono un insulto, non esprimevano la vera devozione al Signore, avvelenavano piuttosto che favorire la relazione tra il popolo e Dio.

“E non gradisco le offerte delle vostre mani” può avere il senso di anche, quindi con enfasi che il Signore non gradisce anche le loro offerte, o nemmeno le loro offerte, o di conseguenza le loro offerte, il risultato come enfatico “infatti”.

“Gradisco” (ʾerṣeh – qal imperfetto attivo) indica “accettare con piacere”, “accettare favorevolmente”, “reagire favorevolmente”, “essere soddisfatto” e quindi considerare giusti e corretti i sacrifici. (Genesi 33:10; 2 Samuele 24:23; 2 Cronache 10:7; Salmo 44:4; 49:14; 51:18; 77:8; 119:108; Giobbe 33:26; Ecclesiaste 9:7; Geremia 14:10,12; Ezechiele 20:40–41; 43:27; Osea 8:13; Amos 5:22; Malachia 1:8,13).

Il Signore non accettava le loro offerte (minḥāh), cioè i sacrifici degli animali fatti a Lui (vv.8,13; per esempio Genesi 4:3–5; Esodo 29:41) dagli adoratori per fare l'espiazione dei loro peccati (per esempio Esodo 30:10; Levitico 1:4; 4:20; 17:11). 

Il peccato attira l'ira di Dio sul peccatore nelle varie forme del suo peccato (per esempio Esodo 22:22-24; Deuteronomio 6:14-15; Salmo 78:21-22; Ezechiele 8: 17-18; 23:27; Geremia 6:11–13; Romani 1:18).

Con più di 580 riferimenti all'ira di Dio nell’Antico Testamento, l'Israelita non doveva avere dubbi sulla forte disapprovazione di Dio per i peccati!

Ma nello stesso tempo Dio amava il Suo popolo di Dio; il Suo amore è stato mostrato in vari modi, anche attraverso i sacrifici per l’espiazione dei peccati e ristabilire la comunione con il Suo popolo.

La persona che offriva il sacrificio avrebbe portato l'animale al tempio (per esempio Levitico 1; 17)e l'avrebbe macellato lì; il sacerdote avrebbe cosparso il suo sangue sull'altare, e poi avrebbe bruciato le parti specificate dell'animale sull'altare. 

Il fumo di varie offerte è descritto come "sacrificio di profumo soave" (per esempio Levitico 2:2).

Ebbene quei sacrifici, quali potessero essere, non erano di profumo piacevole, ma puzzavano davanti a Dio!

Quindi queste offerte erano inutili, inefficaci nel loro scopo di ristabilire e rafforzare il rapporto di alleanza tra Dio e il suo popolo.

Dio non gradisce il culto se non è secondo la Sua volontà (cfr. Geremia 14:12; Ezechiele 20:40- 41; 43:27; Osea 8:13)

Questo passaggio ci fa capire che non possiamo offrire un culto a Dio a modo nostro e Dio lo accetterà. 

Dio mette in paragone la religiosità dei Giudei con quella fra le nazioni come dice al v.11. 

Non si capisce bene di chi sta parlando, il profeta, se di proseliti Gentili (Sofonia 2:11; 3:9), se di Giudei nella diaspora, ma comunque per il nome grande del Signore, in ogni luogo si offrono preghiere (cfr. Apocalisse 5:8; Ebrei 13:15-16) e si fanno offerte pure, tranne che a Gerusalemme!!!

Questo ci fa capire tre aspetti che dobbiamo evitare:

A) Noi dobbiamo evitare un’obbedienza parziale

I sacerdoti, ma anche le persone che portavano animali non idonei, non onoravano e temevano Dio, non erano obbedienti in modo completo.

I sacerdoti offrivano gli animali, ma non secondo come voleva il Signore!

Nei vv.6-8 leggiamo: “…Il SIGNORE degli eserciti parla a voi, o sacerdoti, che disprezzate il mio nome! Ma voi dite: ‘In che modo abbiamo disprezzato il tuo nome?’  Voi offrite sul mio altare cibo contaminato, ma dite: ‘In che modo ti abbiamo contaminato?’ L'avete fatto dicendo: ‘La tavola del SIGNORE è spregevole’.  Quando offrite in sacrificio una bestia cieca, non è forse male? Quando ne offrite una zoppa o malata, non è forse male? Presentala dunque al tuo governatore! Te ne sarà egli grato? Ti accoglierà forse con favore?’ dice il SIGNORE degli eserciti”.

Secondo la legge di Mosè si dovevano sacrificare animali per il peccato, in questo erano obbedienti, ma era un’obbedienza parziale perché non offrivano animali sani e perfetti (Levitico 22:20–23; Deuteronomio 15:21).

Se noi non obbediamo a Dio al 100% significa che non lo stiamo onorando, temendo! Siamo chiamati a obbedire a Dio scrupolosamente (Giosuè 22:3-5; Luca 6:46).

Il rimprovero di Dio è un ammonimento per i credenti di oggi a non essere superficiali nel pensare di obbedire al Signore in modo superficiale, o addirittura a non obbedirlo proprio!           

Il secondo aspetto è:

B) Noi dobbiamo evitare la negligenza

Anche se in un periodo storico diverso e comunque con problemi diversi, ai sacerdoti e Leviti, Ezechia fa un appello in 2 Cronache 29:11: “Figli miei, non siate negligenti; perché il SIGNORE ha scelto voi affinché stiate davanti a lui per servirlo, per essere suoi ministri, e per offrirgli incenso”.

Non “siate negligenti” (tiššālû – nifal giussivo imperfetto passivo) è un appello alla volontà a servire sempre il Signore secondo i propri doveri davanti a Lui!

“Negligenti” è essere in una condizione, o avere la caratteristica di non essere all'altezza, indica non dare il giusto pensiero, starsene tranquilli, non partecipare, o preoccuparsi dei propri doveri, o al proprio lavoro.

Non siamo all’altezza quando non diamo il giusto peso, quando non partecipiamo all’opera di Dio, quando non ci preoccupiamo della gloria e dell’opera di Dio!

Non siamo all’altezza quando trascuriamo i propri doveri nel servire il Signore per avere una vita comoda, rilassata, a proprio agio, senza problemi, senza sacrifici!

Non siamo all’altezza quando siamo pigri nel servire il Signore!

Non siamo all’altezza quando siamo superficiali, distratti, sbadati nel servire il Signore e lo facciamo male come questi sacerdoti!

Fino a quel momento, i sacerdoti e i Leviti, ai tempi di Ezechia, avevano a lungo trascurato il loro dovere, ma era giunto il momento del rinnovamento. 

Nel tempio c’era ogni tipo di immondizia, i sacerdoti sono esortati dal re Ezechia a santificarsi e a santificare il tempio, a purificare il tempio, a togliere la spazzatura che c’era nel tempio (v.5), tutte le cose impure! 

Ezechia ricorda ai sacerdoti e ai Leviti la loro chiamata unica di essere stati messi da parte per servire il Signore (cfr. Deuteronomio 10:8; 18:5).

I sacerdoti e i Leviti sono stati scelti da Dio per servirlo, per essere Suoi ministri, sono chiamati ad agire perché il Signore aveva loro affidato la responsabilità del culto del tempio.

Ezechia vuole fare un patto con il Signore (v.10) prendere un impegno di consacrazione per purificare il tempio e per ristabilire il culto al Signore affinché l’’ira di Dio si allontanasse da loro.

Le persone e i sacerdoti che portavano animali non idonei ai tempi di Malachia, non erano diligenti, ma negligenti, non erano all’altezza del compito nel tempio, erano superficiali come molti oggi!

La superficialità che caratterizza questa società, l’abbiamo anche dentro la chiesa!

Quei sacerdoti erano negligenti nel loro rapporto con Dio e la Sua parola perché non seguivano tutto ciò che Dio diceva.

Erano negligenti perché offrivano gli animali non adatti e non esortavano le persone a portare sacrifici idonei, pensavano che non c'era bisogno di avvicinare il Signore degli eserciti con il rispetto necessario!

Prendi un impegno di consacrazione al Signore!

Se appartieni a Gesù Cristo anche tu sei un tempio del Signore e un Suo sacerdote nello stesso tempo (1 Corinzi 3:16; 6:19;1 Pietro 2:9) e siamo chiamati a essere santi (cfr. 1 Pietro 1:15-16)!

C’è della spazzatura nella tua vita che devi togliere?

Com’è il tuo rapporto con il Signore?

Non ti chiedo quanto tempo dedichi al Signore nel servirlo, perché la tua vita deve essere un servizio al Signore, ma ti chiedo: Com’è la tua vita di servizio? 

Come lo stai servendo?

Ti rendi conto della natura di Dio!

Ti rendi conto di chi è Dio? 

Allora agisci di conseguenza! 

Dio non approverà la tua superficialità, o tiepidezza, o ipocrisia religiosa!

Il terzo aspetto è:

C) Noi dobbiamo evitare di disprezzare Dio

I sacerdoti non offrivano il meglio degli animali disprezzando così il Signore! (vv.6-8,12,14).

Malachia 1:6 dice: “Un figlio onora suo padre e un servo il suo padrone; se dunque io sono padre, dov'è l'onore che m'è dovuto? Se sono padrone, dov'è il timore che mi è dovuto? Il SIGNORE degli eserciti parla a voi, o sacerdoti, che disprezzate il mio nome! Ma voi dite: ‘In che modo abbiamo disprezzato il tuo nome?’”

Questi sacerdoti non stavano onorando Dio come loro Padre, non lo stavano temendo come loro Signore, lo stavano solo disprezzando!

Quando non diamo il meglio di noi stessi a Dio, lo stiamo disprezzando!!!!!

La parola “disprezzare” (bāzāh) significa “elevare altamente e sdegnosamente la testa”, implica svalutare qualcuno, vederlo come insignificante, quindi i sacerdoti non davano il giusto valore a Dio non dandogli il meglio! 

I sacerdoti vedevano il Signore degli eserciti insignificante!

Ora, se tu vedi Dio insignificante, forse non ti rendi conto di chi è Dio! 

Per te Dio è importante? Allora dai il meglio della tua vita!!

Sia il popolo e sia i sacerdoti non davano il meglio dei sacrifici: animali con difetti!

Che cosa stai offrendo tu al Signore? 

Come stai adorando il Signore?

Quanto di te stesso hai dato a Dio?

Dio vuole tutto di te!!! (cfr. per esempio Matteo 22:37)

CONCLUSIONE

Noi in questo passaggio abbiamo visto il modo come deve essere fatta l’adorazione.

A differenza della popolazione giudaica di Malachia, noi oggi abbiamo il sacrificio perfetto di Gesù Cristo (1 Pietro 1:19) che Dio accetta per i nostri peccati (Romani 3:23-25; 5:1-11).

Noi possiamo allora andare a Dio nel nome di Gesù ed essere accolti per la Sua intercessione (Giovanni 14:6; 8:31-34; 1 Timoteo 2:5).

Ma è chiaro, ciò che deduciamo da questo passo è: non tutta l’adorazione che è data a Dio è accettata da Dio!

Come deve essere fatta allora l’adorazione?

1) L’adorazione deve essere fatta come vuole Dio!

Se vogliamo che la nostra adorazione sia accettata deve essere fatta secondo la volontà di Dio! (cfr. Genesi 4:3-5; Giovanni 4:23-24).

Dio non prende alcun piacere in coloro che non lo onorano Dio!!

Oggi certe chiese sembrano più dei club che dei luoghi dove si adora e si serve Dio!

Meglio chiudere la chiesa se c’è un’adorazione ipocrita, meglio chiudere la chiesa se c’è una obbedienza parziale, meglio chiudere la chiesa se non diamo il meglio di noi stessi a Dio, se offriamo a Dio un culto irriverente, ipocrita, un’adorazione, o un servizio cristiano ipocrita, un servizio che non porta gloria a Dio!

Sarebbe meglio non professare di essere cristiani, piuttosto che essere cristiani ipocriti che non glorificano Dio dando così una brutta testimonianza!! (cfr. Romani 2:17-24; 2 Corinzi 6:3; Tito 2:5).

Infatti, Dio non solo non è onorato, ma quelli che si avvicinano saranno sviati, impareranno a essere ipocriti come noi se non adoriamo come vuole Dio!

La corruzione del sacerdozio porta alla corruzione del popolo, e Malachia sta parlando proprio del fallimento dei sacerdoti!

Malachia 2:7-8 dice: “Infatti le labbra del sacerdote sono le custodi della scienza e dalla sua bocca si ricerca la legge, perché egli è il messaggero del SIGNORE degli eserciti. Ma voi vi siete sviati, avete fatto inciampare molti nella legge, avete violato il patto di Levi», dice il SIGNORE degli eserciti”.  (cfr. Matteo 23:15).

Care sorelle e cari fratelli l’avvertimento è anche per noi oggi!

Una cattiva testimonianza, un insegnamento falso, può portare una persona lontana da Dio, mentre noi siamo chiamati a essere sale e luce del mondo! (Matteo 5:13-16)

2) L’adorazione deve essere fatta tenendo presente che Dio trova piacere quando siamo completamente obbedienti

Dio vuole che gli obbediamo al 100%.

Il popolo di Giuda e i sacerdoti, obbedivano a Dio, perché offrivano i sacrifici, ma la loro obbedienza era parziale, perché obbedivano solo in parte, offrivano animali con difetti e malattie!

Anche l’obbedienza degli scribi e dei farisei era parziale, pagavano la decima della menta, dell’aneto e del comino e trascuravano le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede; queste erano le cose che dovevano fare, senza tralasciare le altre (Matteo 23:23).

Gesù li ha chiamati: “Ipocriti!”

Corriamo il rischio di concentrarci su alcuni aspetti della legge morale e ne trascuriamo altri!

Dio non contento dell’obbedienza parziale!

3) L’adorazione deve essere legata alla priorità

Quando per una persona Dio è secondario, non è importante, Dio non prende piacere nell’adorazione di questa persona!

Il popolo giudaico e i sacerdoti offrendo sacrifici non idonei stavano affermando che Dio per loro non era così importante!

Malachia qui condanna i rituali di adorazione dei Giudei, come avevano fatto Amos, Osea, Michea, Isaia e Geremia prima di lui, perché gli adoratori non davano la giusta adorazione a Dio perché non riconoscevano ciò che era veramente Dio!

L’adorazione a Dio deve avere la priorità con il dare il meglio di noi stessi e non lo scarto!

Quando diamo a Dio il peggio di noi stessi, gli stiamo comunicando che Lui per noi non è importante!!

4) L’adorazione non deve essere legata alla superficialità

Il popolo giudaico e i sacerdoti al tempo di Malachia erano molto superficiali.

Se noi pensiamo che Dio non badi alla nostra superficialità, mediocrità, ci stiamo sbagliando!

Dio non ha accettato la superficialità con cui i sacerdoti hanno offerto i sacrifici!

È importante adorare Dio, ancora importante è come lo adoriamo!

Questo brano sfida l'atteggiamento disinvolto con cui spesso si adora Dio.

Come stai adorando Dio?











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