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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Gesù è il buon pastore (1) Il buon Pastore ha una relazione intima con le Sue pecore (Giovanni 10:1-6)

Gesù è il buon pastore (1)
Il buon Pastore ha una relazione intima con le Sue pecore (Giovanni 10:1-6)

Giovanni 10 è un capitolo molto amato dai cristiani perché parla che Gesù è il Buon Pastore che si prende cura delle Sue “pecore”, dei Suoi discepoli. 

Nel Nuovo Testamento Gesù Cristo è chiamato anche il “Grande Pastore” (Ebrei 13:20-21), e il “Supremo Pastore” (1 Pietro 5:4). 

L'Antico Testamento spesso immagina Dio come il pastore di Israele, che guida e protegge il Suo popolo (Salmo 78:52–54; 79:13; 80:1; 95:7; 100:3).

Come un pastore, Dio nutre il suo gregge, raccoglie gli agnelli, li porta delicatamente e li conduce (Isaia 40:11; Geremia 23:3–4; Ezechiele 34:11–16; Zaccaria 10:3).

Ora, per capire bene questo testo è importante conoscere l’ambiente dove si svolge la vicenda che racconta Gesù. 

Ci troviamo in un piccolo villaggio giudaico, dove la maggior parte delle famiglie possedeva delle pecore. 
Gli abitanti dei villaggi avevano dei piccoli cortili circondati da muri, in questi cortili venivano tenute le pecore.

Poiché queste famiglie avevano poche pecore non vi era il bisogno di un pastore per ogni famiglia, così diverse famiglie condividevano un unico pastore per le loro pecore. 

Il pastore poteva essere un loro familiare, o una persona al di fuori del loro nucleo familiare che veniva pagato. 

La mattina presto il pastore passava da una casa all’altra, e poiché era conosciuto dai portinai, o guardiani di ogni singola casa, questi gli aprono la porta. 

I cattivi intenzionati potevano scavalcare benissimo il muro, visto che era alto poco meno di due metri.


In primo luogo vediamo:
I IL CONTRASTO CON I LADRI E I BRIGANTI.
Nei vv.1-3 leggiamo: "In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il portinaio". 

La frase “in verità in verità” (amé̄n amé̄n), introduce una dichiarazione di notevole importanza. 

Com’è normale che sia, il pastore entra nell’ovile attraverso la porta, e il portinaio gli apre la porta.

Sono i ladri e i briganti che si arrampicano sul muro per entrare nell’ovile.

La combinazione delle due parole “ladro” (kléptēs) e “brigante” (lēsté̄s), indica gente senza scrupoli, pronti alla disonestà e alla violenza. 

Chi sono questi ladri e briganti? 
C’è uno:
A) Sfondo passato.
Nell’Antico Testamento il capitolo 34 di Ezechiele riporta il rimprovero del Signore ai pastori d'Israele dell’epoca, ai capi religiosi perché “pascevano se stessi”, usavano “il gregge”, il popolo, per i loro interessi e sono venuti meno alla loro responsabilità di prendersi cura delle pecore deboli, di guarire le malate, di fasciare le ferite, di ricondurre la smarrita, di cercare la perduta. 

Quei capi religiosi, sono stati cattivi pastori, al posto di prendersi cura con amore, hanno dominato sul popolo con asprezza e violenza (Ezechiele 34:1-4).
  
Troviamo altri passi dell’Antico Testamento che parlano di rimproveri verso i pastori infedeli (Isaia 56:9-12; Geremia 23:1-4; 25:32-38; Zaccaria 11). 

Sempre in Ezechiele 34:10-16 è scritto che Dio stesso si prenderà cura del Suo popolo.

In diversi passi dell’Antico Testamento il Signore aveva promesso la venuta del Messia, di Gesù, come solo pastore che si prenderà cura del gregge (Geremia 23:2-4; Ezechiele 34:23-25; Michea 5:2-4).

Questi versetti hanno uno:
B)Sfondo presente ai tempi di Gesù.
Nel contesto immediato del ministero di Gesù, “ i ladri e i briganti” sono i leader religiosi come ai tempi di Ezechiele che approfittavano del gregge, del popolo per i loro interessi. 

Gesù stava parlando con alcuni farisei che non riconoscevano che Lui avesse guarito un cieco dalla nascita, anzi dicevano che era un peccatore (Giovanni 9:24,35-41). 

Ancora vediamo, che i farisei nei Vangeli sono visti come guide cieche che portano fuori strada la gente! (Matteo 23:13-24). 

Dunque Gesù si riferisce all’irresponsabilità dei capi religiosi Ebrei.

Anche oggi ci sono “ladri e briganti”, nel senso religioso, politico, filosofico, idealistico, che cercano di allontanarci da Gesù Cristo!
Ma dobbiamo stare attenti a non lasciarci portare lontano da Gesù Cristo!

In secondo luogo vediamo:
II IL CONTATTO.
Gesù è presente nella vita del Suo gregge!

Nel contatto c’è:
A)La conoscenza familiare e profonda.
Il v.3 dice: "A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori".

Le pecore ascoltano la voce del pastore (v.3).

Phillip Keller scriveva: “Le pecore si abituano abbastanza rapidamente alla particolare risonanza della voce del loro padrone, e acquistano la conoscenza di quel tono singolare e delle sue varie inflessioni, distinguendola chiaramente dalla voce di qualsiasi altra persona. Se un estraneo s’intromettesse fra loro, non riconoscerebbero la sua voce e non obbedirebbero ai suoi comandi, come invece fanno quando sentono la voce del loro pastore. Anche se il visitatore usasse le stesse parole e le frasi abituali del loro padrone, esse non risponderebbero allo stesso modo, perché sono abituate alle sfumature e all’accento personale della sua chiamata”.

“Ascoltano” (akouei- presente attivo indicativo) indica l’obbedienza come indicato anche dal v.5. 

Molti anni fa il dottor e la signora Leo Eddleman erano missionari in Palestina. 
Hanno raccontato di aver visto molte greggi mescolate in un luogo di abbeveraggio. 
Quando un pastore si è semplicemente allontanato, facendo un certo rumore, immediatamente, le sue pecore si separano dalle altre, e lo seguirono. 

Le sue pecore lo seguirono perché conoscevano la sua voce.

Le pecore obbediscono alla voce del pastore, è scritto anche al v.4 che “lo seguono”, ma non seguono gli estranei come dice ancora Gesù al v.5: "Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei". 

A volte dei viaggiatori, nel recente passato, nel Medio Oriente, pagavano un pastore per lo scambio degli abiti con i loro e quindi poi provavano a chiamare le pecore, ma le pecore li ignoravano perché obbedivano solo alla voce del loro pastore che conoscevano!

Anche se le pecore sono considerate stupide, sanno riconoscere la voce del loro pastore e lo seguono, gli obbediscono, ma (contrasto - enfatico) non seguiranno mai un estraneo!!

Le pecore ascoltano la voce del Pastore, e questo significa che ascoltano la voce di Gesù, che non rigettano la verità proclamata di Gesù e sono quelle che vivono in conformità alla Sua volontà rivelata! (Esodo 16:20; Deuteronomio 11:27; Neemia 9:34; Isaia 48:18; Luca 9:35; Giovanni 5:24; Giovanni 8:40-47; 18:37). 

Coloro che ascoltano la voce del Pastore non restano immobili lo seguono per fare ciò che sono stati chiamati a fare (Matteo 7:21-23). 

In Matteo 7:21-23 leggiamo: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: ‘Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?’  Allora dichiarerò loro: ‘Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!’”

Coloro che appartengono a Gesù non sono coloro che dicono di se stessi che hanno predicato nel nome di Gesù, che hanno fatto miracoli, ma chi ha fatto la volontà di Dio!

Karl Barth diceva: “La vera funzione della chiesa consiste che ogni membro sia rigenerato. La chiesa è piena di persone che dicono parole vuote. Loro dicono che sono cristiani, ma non fanno la volontà di Dio”. 

“Fare la volontà di Dio” significa mettere in pratica, obbedire ai suoi comandamenti come dimostrato dal contesto. 

Tutto il sermone sul monte in modo particolare la parabola delle due case, la conclusione di tutto il Sermone sul Monte, parla di obbedienza ai comandamenti di Dio (Matteo 5:16, 20 48; 7:12,20; 7:24-29).

Questa obbedienza viene dal profondo del cuore, non è esteriore, ma riempie tutto il nostro essere interiore: pensieri, sentimenti,volontà e si esprime all’esterno! 

Il nostro comportamento è influenzato da ciò che realmente siamo all'interno (Proverbi 4:23; Marco 7:20-23).

Se il cuore è sincero davanti a Dio lo saranno sia la fede, la confessione e il pentimento, quindi il comportamento! 

Gesù sta forse dicendo che la salvezza è per opere? 

Gesù sta forse dicendo che dobbiamo guadagnarci la salvezza? 

No! Assolutamente no! 
La salvezza è per grazia, mediante la fede! 

Efesini 2:8-10 dice: "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente  preparate affinché le pratichiamo". 

La salvezza è un dono immeritato, è un’opera interamente di Dio, non è per le nostre opere, Lui ha progettato e realizzato la salvezza dei credenti, ma le opere sono lo scopo di Dio per la nostra vita e le possiamo compiere per la nuova nascita. 

Perciò le buone opere sono una prova che siamo nati di nuovo! 

La salvezza è per grazia e non per opere, ma le opere, l’obbedienza dimostrano la nostra fede, la nostra salvezza (Giacomo 2:14-26). 

Pertanto una professione di fede senza obbedienza a Dio, è una professione di fede vuota e sterile (Giacomo 1:22-25).

Quindi se tu riconosci Gesù come Pastore e Signore, lo seguirai fiduciosamente, gli obbedirai!

L'espressione: “Le proprie pecore” evidenzia la Sua relazione speciale, il fatto che gli appartengono e che ogni singola pecora è oggetto del Suo amore e della Sua cura.

Noi vediamo che c’è una conoscenza reciproca tra il pastore e le pecore, questo è confermato in Giovanni 10:14 dove troviamo scritto: "Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me". 
Questa conoscenza indica un rapporto intimo tra il pastore e le pecore, ed è la stessa cosa che avviene con Gesù e coloro che fanno parte del Suo popolo. 

Questo modello è secondo la relazione che c’è tra Gesù e il Padre come troviamo scritto nei vv.14-15: "Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me,  come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore".

La “conoscenza” (ginó̄skō- presente attivo indicativo) a cui si riferisce Gesù, è una conoscenza che va al di là di una conoscenza intellettuale, è una conoscenza intima e una relazione personale, infatti, la stessa parola la troviamo per indicare un rapporto d’amore (Genesi 4:1,17,25; Matteo 1:25). 

“Conoscere” indica un rapporto intimo, speciale, personale, esclusivo che Dio ha con il Suo popolo, che ha scelto sovranamente e incondizionatamente (Genesi 18:19; Esodo 33:12; Amos 3:2; Romani 9:10-11; Efesini 1:4). 

Include l’idea dell’amore e della cura, dell’amicizia di grazia di Dio con il Suo popolo (Esodo 2:25; 19:4; Osea 13:5).

Significa che Dio osserva chi gli appartiene ed è interessato al loro destino, si prende cura di loro. 

Quindi, se il credente conosce Dio e perché prima Dio, ha conosciuto il credente come ci ricorda Galati 4:8-9.

Quindi è una conoscenza reciproca esperienziale che rispecchia la conoscenza reciproca intima del Padre e del Figlio. 

È una conoscenza profonda.

Quando vediamo un gregge, le pecore ci sembrano tutte uguali, ma il pastore conosce le sue pecore per nome, ne conosce le caratteristiche e ne conosce le differenze, anche se fossero mischiate con altre greggi di altri pastori, riconoscerebbe le sue!

Molti anni fa, in Grecia, nel mese di marzo, un turista stava passando in un posto dove c’erano dei pastori. 
Incontrò tre pastori con le loro greggi nelle valli erbose. 
Uno aveva circa seicentocinquanta pecore, un altro aveva circa settecento e l'altro ne aveva circa settecentocinquanta, in tutto c’erano duemilacento pecore. 
Tutti le greggi erano mescolate insieme, ma ogni pecora aveva il suo nome, e così veniva chiamata e sarebbe andata solo con il proprio pastore. 
Ogni pastore conosceva tutte le sue singole pecore e naturalmente conosceva anche i loro nomi. 
Se una stava per andare in un posto sbagliato, il pastore la chiamava, e la pecora ritornava indietro. 

La conoscenza del Pastore, di Gesù, che ha per noi implica una conoscenza totale che si estende nella parte più profonda della nostra vita e va ancora più indietro fin dalla nostra nascita.

Nel Salmo 139:15-16 è scritto: "Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d'essi era sorto ancora". 
Prima della nostra nascita, Gesù già conosceva tutto di noi! 

La conoscenza di Gesù è profonda e intima. 

Lui conosce il nostro passato con i suoi fallimenti, con le sue ferite, con le sue delusioni e con le sue gioie. 

Lui conosce il nostro presente, i nostri desideri non realizzati. 

Egli conosce le nostre avversioni, frustrazioni e sogni, conosce i punti forti e deboli del nostro carattere, conosce la profondità abissale del nostro cuore! 

Gesù ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi stessi!! 

Ma la cosa importante è che la sua conoscenza è personale! 
Max Lucado scrive: "Quando vediamo una folla, vediamo esattamente quello: una folla. Che riempie uno stadio, o che si riversa in un viale. Quando vediamo una folla, vediamo la gente, non delle persone, ma la gente. Una moltitudine di esseri umani. Una miriade di volti. Ciò che vediamo è questo. Ma non è così per il Pastore. Per lui ogni viso è diverso. Ogni faccia ha una storia. Ogni volto è  un figlio".   

C’è:
B) La chiamata.
Il pastore chiama le sue pecore per nome. 

Il credente non è un numero per Gesù! 

Era comune per i pastori orientali dare dei nomi particolari alle pecore in base alle loro caratteristiche, tipo: “lunghe orecchie”, “naso bianco”,ecc.  
È in termini personali che Gesù chiama i Suoi discepoli! 

(1)La causa della chiamata.
Gesù chiama le Sue pecore per nome, perché sono Sue, li conosceva già prima della creazione (Geremia 1:5; Galati 1:15; Efesini 1:4). 

I loro nomi sono stati scritti fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello che è stato immolato (Apocalisse 13:8; 17:8, 20:12,15; 21:27). 

Avendoli conosciuti in precedenza, Gesù li chiama poi per nome (Romani 8:28-30). 

Questo ci fa capire che è una:
(2)Chiamata individuale.
Il pastore chiama le sue pecore per nome, cioè, individualmente piuttosto che collettivamente, e Gesù lo ha fatto per esempio con Filippo (Giovanni 1:43); con Matteo il pubblicano (Matteo 9:9); anche con Zaccheo anche lui pubblicano (Luca 19:5). 

Gesù ci chiama per nome, personalmente per la salvezza, ma nessuno può andare da Lui se non gli è dato dal Padre secondo il Suo piano.

Per esempio in Giovanni 6:44 e 65 leggiamo: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno…. E diceva: ‘Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre’”.  
(Giovanni 17:6, 9, 24; 18:9; Romani 8:28-30; 2 Tessalonicesi 2:13-14). 

Infine vediamo:
C)La conduzione del pastore.
Gesù conosce, chiama e conduce fuori le pecore. 
Nei vv.3-4 è scritto: "…  ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce". 

Durante la Prima Guerra Mondiale, alcuni soldati turchi tentarono di rubare un gregge da una collina vicino a Gerusalemme. 
Il pastore, che stava dormendo, improvvisamente si risvegliò e vide che le sue pecore si stavano allontanando. Come faceva a riconquistare il suo gregge? Non era abbastanza forte, ma improvvisamente ebbe un pensiero. 
In piedi, si mise a chiamare le pecore come era solito fare ogni giorno per raccoglierle a lui. 
Le pecore sentirono la chiamata familiare. Per un attimo ascoltarono e poi, sentendo di nuovo, si voltarono e corsero verso il loro pastore. 
Era del tutto impossibile per i soldati fermare gli animali. 
Il pastore poi andò via con il suo gregge in un luogo sicuro prima che i soldati potessero inseguirlo. 
Le pecore si salvarono perché conoscevano la voce del loro pastore! 

Il pastore chiama le proprie pecore per nome, il che significa chiamarli individualmente e quindi le conduce fuori e va avanti a loro per portarli al pascolo (v.9; Salmo 23:1-2), e le pecore lo seguono  (cfr. Giovanni 1:37-38, 40, 43).

Gesù ha chiamato e ha condotto fuori le “sue pecore” ognuna da ogni circostanza diversa: chi dal materialismo, chi dalla religiosità, chi dall’immoralità più sfrenata, chi dalla filosofia, chi da una vita disastrata, e così via. 

Le parole del v.4 ricordano la preghiera di Mosè per un suo successore, quelle di Numeri 27:15-17: "Mosè disse al SIGNORE:  'Il SIGNORE, il Dio che dà lo spirito a ogni creatura, costituisca su questa comunità un uomo che esca davanti a loro ed entri davanti a loro e li faccia uscire e li faccia entrare, affinché la comunità del SIGNORE non sia come un gregge senza pastore'".  

Che un tale pastore va avanti delle sue pecore e li attira costituisce un mirabile ritratto del rapporto: maestro e discepolo.  

Il discepolo di Gesù segue il Suo Maestro riguardo l’insegnamento, il carattere e l’etica. 

Chi incontra veramente Gesù conosce la Sua voce, l’ha imparata a conoscerla attraverso la Bibbia e la guida dello Spirito Santo. 
La Sua voce indica la presenza, quindi la protezione e l’autorità. 

A un vero credente, la Sua voce non da fastidio, non lo turba, è una delizia ascoltarla anche quando questa voce rimprovera e ammonisce.

Il vero credente riconosce che quella voce è salutare, saggia, giusta e piena di amore, è consapevole che in Gesù troverà riposo e sicurezza! 

Perciò sarà felice di seguire il Buon Pastore. 

CONCLUSIONE
Noi siamo chiamati a stare dove Gesù ci conduce, dovunque Lui, dobbiamo andare noi e fare ciò che Lui vuole che facciamo!

Il missionario Livingstone aveva in programma di andare in Cina, ma Dio lo ha portato in Africa, per essere il suo missionario ed esploratore. 
Alexander Mackay si preparava per lavorare in Madagascar, ma fu diretto in Uganda, per aiutare a fondare una delle missioni più notevoli al mondo. Carey voleva andare nel Mare del Sud, ma fu guidato divinamente in India, per dare la Bibbia nella loro lingua madre ai suoi milioni di persone.

…Stai seguendo la Sua verità?
…Stai vivendo in conformità con la Sua volontà e il Suo carattere?
…Sei felice di seguirlo?
Lo stai seguendo?
Ti fidi di Lui?

Se sei una pecora di Gesù conosci la Sua voce e lo segui!

Ti comporterai in conformità con la Sua volontà, sarai felice di seguirlo e ti fiderai di Lui!
Non devi essere preoccupato per la tua vita!
Gesù si sta prendendo cura di te!
Conosce bene le tue malattie!
Conosce bene le tue preoccupazioni!
Conosce bene i tuoi problemi!

Conosce bene il tuo passato!
Conosce bene il tuo presente!
Conosce bene il tuo futuro!

Pertanto fidati di Gesù!






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