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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La trasfigurazione di Gesù (Matteo 17:1-9).

La trasfigurazione di Gesù (Matteo 17:1-9).
Nell'ultimo anno del ministero terreno di Cristo, si è verificato un evento glorioso conosciuto come la trasfigurazione. 
La trasfigurazione segna una fase importante della rivelazione su Gesù come il Figlio di Dio, un’esperienza simile a quella del battesimo. 
Nel contesto della trasfigurazione notiamo che Gesù è riconosciuto il Figlio di Dio da Pietro per rivelazione divina (Matteo 16:13-17).
Poi Gesù comincia ad annunziare la Sua morte e resurrezione, una verità che Pietro non condivide ed è così rimproverato da Gesù (Matteo 16:21-23).
Infine in Matteo 16:24-28 Gesù parla del costo del discepolato, della croce, al v.28 dice che alcuni dei discepoli, (Pietro, Giovanni e Giacomo) prima della loro morte avrebbero visto Gesù glorificato nel Suo regno. 

Della trasfigurazione ne parlano anche Marco e Luca (Marco 9:2-13; Luca 9:28-36) e poi Pietro (2 Pietro 1:16-18). 
Alcuni vedono un’allusione con Mosè, sul monte Sinai che portò Aronne, Nadab e Abiu (Esodo 24:12-18).


Ma vediamo:
I LA CIRCOSTANZA DELLA TRASFIGURAZIONE (vv.1-4).
Nei vv.1-4 è scritto: “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce. E apparvero loro Mosè ed Elia che stavano conversando con lui. E Pietro prese a dire a Gesù: ‘Signore, è bene che stiamo qui; se vuoi, farò qui tre tende; una per te, una per Mosè e una per Elia’”.
Nella circostanza vediamo:
A) Il periodo della trasfigurazione (v.1). 
La trasfigurazione avvenne dopo sei giorni la grande confessione di Pietro sull'identità di Cristo. 
Secondo lo studioso R.T. France “sei giorni dopo” è un’indicazione insolitamente precisa, e mette in risalto la continuità tra questo episodio e il precedente di Matteo 16:13-28 dove è scritto che Gesù cominciò a spiegare che doveva soffrire molte cose, quindi la sua morte e resurrezione a Gerusalemme. 

Noi vediamo perciò che, la trasfigurazione ha avuto luogo nel giro di pochi giorni dalla previsione che Gesù doveva andare a Gerusalemme per essere ucciso. 
I due passaggi devono essere visti insieme, così la trasfigurazione è durante l'ultimo anno del ministero pubblico di Cristo, un periodo in cui la Sua popolarità Cristo stava svanendo e i suoi nemici erano in procinto di crocifiggerlo Gesù.

Nella circostanza vediamo:
B) Le persone che videro la trasfigurazione (v.1). 
Gesù prende tre discepoli (Pietro, Giovanni e Giacomo) e li porta con sé (v.1). 
Non è la prima volta che prende i tre, lo vediamo nella resurrezione della figlia di Iairo (Marco 5:37) e poi avverrà ancora nel giardino del Getsemani (Matteo 26:37). 
Non si capisce perché solo loro tre, forse perché Gesù vuole tenere segreta la cosa (Matteo 17:9), o perché loro avevano più sensibilità spirituale rispetto agli altri discepoli? Non possiamo esserne certi. 

Infine nella circostanza vediamo:
C) Il posto della trasfigurazione (v.1).
Il posto della trasfigurazione è un monte. 
Non si capisce bene di quale monte si tratti, non c’è unanimità tra gli studiosi, ma quello che notiamo che lo scopo era garantire la privacy, andarono in disparte. 

Gesù ha preso del tempo con tre dei suoi discepoli e i discepoli hanno sperimentato qualcosa di grande! 
Noi dovremmo metterci in disparte con Gesù, lontano dai nostri impegni e qualche volta dai ritmi frenetici, fermarsi in disparte da soli con Gesù e anche se non sperimenteremo ciò che hanno visto i tre discepoli, sicuramente avremo benedizioni sperimentando la Sua presenza.

In questo testo possiamo osservare:
II LE CARATTERISTICHE DELLA TRASFIGURAZIONE (vv.1-2).
Nei vv.1-2  è scritto: “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce”.

In primo luogo vediamo:
A) L’intenzione di Gesù (vv.1-2).    
Gesù li prese con sé con lo scopo proprio di far vedere loro la sua trasfigurazione. 
Indubbiamente per i discepoli è stata un’esperienza rivelatrice, un privilegio vedere la natura del Cristo incarnato e la Sua esaltazione in anticipo.   

Lo scopo era ovviamente incoraggiare la loro fede nel momento in cui l'ostilità verso Cristo era in aumento fino a peggiorare ulteriormente con la crocifissione. 

Lo scopo di Gesù era di rafforzare la fede dei suoi discepoli di allora, ma anche di far capire la Sua vera natura, non solo ai tre, ma ai credenti delle epoche successive (2 Pietro 1:16-18; Giovanni 1:14). 

In secondo luogo osserviamo:
B) La trasformazione di Gesù (v.2).     
(1) Gesù fu trasformato davanti ai discepoli.
La parola “trasfigurato” (metamorphoō) è metamorfosi. 
Il verbo si riferisce a un cambiamento verso l'esterno che viene da dentro. 
Questo significa che il cambiamento di Gesù non era un cambiamento solo in apparenza, ma è stato un cambiamento radicale in un'altra forma. 
Significa una trasformazione, o un cambiamento della forma completa, la parola trasfigurato, metamorfosi ci ricorda il bruco che diventa farfalla! 

(2) Gesù fu trasformato da una forma terrena in una sovrannaturale!
Alla trasfigurazione, il corpo di Gesù fu trasformato in splendore glorioso, quello splendore che aveva prima di venire sulla terra (Giovanni 17:5; Filippesi 2:6-7); e che avrà al suo ritorno nella gloria per stabilire il suo regno (Matteo 16:27; Apocalisse 1:14-15).

La gloria della divinità di Gesù era in Lui perché era divino, è la gloria dell’Unigenito Dio (Giovanni 1:14-18). 
La Sua faccia risplendette (lámpō) come il sole e i Suoi vestiti divennero candidi come la luce! 
Questa è la visione che Giovanni avrà ancora del Cristo glorificato in Apocalisse (Apocalisse 1:16). 

I vestiti candidi (leukós) non erano di questa terra: erano un bianco che nessun essere umano aveva mai visto e che nessun lavandaio sulla terra può dare (Marco 9:3). 
Queste erano le vesti splendenti di Dio (Daniele 7:9). 

L'espressione "candidi come la luce" suggerisce gloria suprema, la purezza e la santità. 
Tutto ciò indica la gloria; quindi Gesù ha fatto vedere la Sua gloria, la gloria che aveva in cielo come dice Luca 9:32, i discepoli videro la Sua gloria! 
Come spesso leggiamo nei vangeli, la gloria di Gesù qui, non è rivelata con atti, ma in modo più diretto. 
Ci ricorda la faccia di Mosè che quando scese dal Sinai risplendette anche lui, ma c’è una differenza quella di Mosè era di riflesso della luce divina (Esodo 31:18; 34:29-35), quella di Gesù è intrinseca Sua proprio personale! 

Giovanni 1:14 parla che i discepoli hanno contemplato di Gesù la Sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre. 
La gloria (doxa) nella trasfigurazione è lo splendore, la magnificenza, la dignità, il rango, la maestà divina di Gesù (Luca 2:9; Matteo 16:27; Atti 7:55; 22:11; Ebrei 1:3). 

In 2 Pietro 1:16 leggiamo: "Infatti vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà". 
“Maestà” (megaleiótēs) esprime la grandezza, la sublimità, la magnificenza divina. 
Così possiamo essere certi che i discepoli videro Gesù nel Suo splendore divino! 

Nelle caratteristiche della trasfigurazione vediamo in terzo luogo:
C) La conversazione di Gesù. 

Troviamo:
(1) Le persone con cui Gesù conversava: erano Mosè ed Elia (v.3).
È stato scritto tanto su questi due personaggi della trasfigurazione. 
Sicuramente sono due grandi predecessori di Gesù, Mosè rappresenta la legge ed Elia i profeti, quindi l’Antico Testamento, sono stati due grandi riformatori come Gesù che hanno avuto un’esperienza anche loro sul monte, uno sul Sinai (Esodo 34:29) e l’altro sul monte Oreb (1 Re 19:8). 
Il loro ritorno era atteso in concomitanza con l’era messianica. Mosè era il modello per il profeta escatologico (Deuteronomio 18:18) ed Elia il precursore del Messia (Malachia 4:5-6; Matteo 3:1-3; 11:7-10; 17:9-13). 
Entrambi i profeti erano di transizione al Patto di Dio con il Suo popolo: Mosè lo presenta, Elia opera per richiamare il popolo a aderire ad essere fedeli al Patto, quindi il guardiano dell’onore di Dio. 

Secondo alcuni Mosè ed Elia sono i due unti descritti in Zaccaria 4:14 e Apocalisse 11:3 e poi sono citati insieme in Malachia 4:4-6. 

Da quello che leggiamo nel passo parallelo di Luca 9:31, Gesù con Mosè ed Elia parlavano della Sua dipartita che stava per compiersi a Gerusalemme, cioè della Sua morte. 
È interessante notare che la parola greca dipartita è “éxodos”, questo ci ricorda l’esodo del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto, quindi la dipartita di Gesù è la Sua morte per la liberazione dei nostri peccati. 

Noi vediamo che queste tre persone stavano facendo qualcosa di molto importante: parlavano insieme. 
C’era una comunione tra di loro.
Un aspetto importante per i credenti è la comunione, l’amicizia questa è un’espressione di una vera chiesa, chi ha comunione con Cristo l’avrà anche con gli altri credenti (1 Giovanni 1:3-7); questa deve essere ricercata (Filippesi 2:1-5; Giovanni 17:20-23; Efesini 4:1-3,15-16).

Vediamo ora:
(2) La proposta di Pietro (v.4).
La proposta di Pietro di fare tre tende (skēné) una per Gesù, una per Mosè e l’altra per Elia sembra fuori luogo, Luca dice che non sapeva quello che diceva (Luca 9:33). 

Diversi studiosi biblici pensano si tratti che Pietro si riferisca alla festa giudaica delle capanne celebrata in onore del Signore per sette giorni ogni anno, in questa festa dovevano dimorare nelle capanne con lo scopo di ricordare che Dio fece uscire il popolo di Israele all’Egitto e li fece abitare nelle capanne provvisoriamente (Levitico 23:42-43). 

Questa festa manifesta un ringraziamento della fine dei tempi, un’anticipazione della pienezza dei tempi, il culmine delle promesse di Dio del ristabilimento del regno (Osea 12:9-10; Zaccaria 14:16-20). 

Così Pietro propone queste tre tende, o come segno di gratitudine, riconoscendo l'alba imminente dell'era messianica, o come ospitalità, oppure Pietro pensava già a un inizio della realizzazione del regno messianico; questo potrebbe essere perché Gesù disse che alcuni ( Pietro, Giovanni e Giacomo) prima di morire avrebbero visto il Figlio dell’uomo venire nel Suo regno (Matteo 16:28). 

Pietro ha confuso l’assaggio di questo regno con la sostanza, con la pienezza del regno. Pietro dice “è bene che stiamo qui”. 
Chi non lo avrebbe detto di noi? 
Quei tre discepoli stavano assaggiando il paradiso, la comunione con Gesù trasfigurato, con due profeti importanti dell’Antico Testamento che parlavano di realtà spirituali! 
Chi di noi avrebbe desiderato una cosa del genere? 

Questo mi fa pensare che ai nostri giorni i credenti si isolano, vogliono stare solo con i credenti per godere la presenza di Dio e non vogliamo “sporcarsi” frequentando quelli che non hanno Dio. 

Ma Gesù non aveva paura di sporcarsi, Gesù frequentava i perduti e i peccatori (Matteo 9:10-13). 
Come credenti siamo chiamati a stare con i credenti, ma anche con i non credenti senza compromessi e senza dimenticare lo scopo di evangelizzarli (Matteo 28:18-20). 
Ci piace un cristianesimo senza fatica, senza lotta, senza sofferenza un cristianesimo comodo, ma non è quello che diceva Gesù! 
Dobbiamo essere pronti a soffrire per Gesù, ad andare in mezzo la gente per predicare loro il vero Vangelo, per dare una parola di conforto agli sconfortati, sostenere gli ammalati, accogliere gli emarginati (Isaia 61:1-3; Matteo 11:4-5;16:24). 

In questo testo troviamo:
III LA COMUNICAZIONE DEL PADRE (v.5).
Al v. 5 leggiamo: “Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: ‘Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo’”.

La nuvola nella Bibbia alcune volte è il segno della presenza, della gloria di Dio, Esodo 24:15-16: "Mosè dunque salì sul monte e la nuvola ricoprì il monte.  La gloria del SIGNORE rimase sul monte Sinai e la nuvola lo coprì per sei giorni. Il settimo giorno il SIGNORE chiamò Mosè di mezzo alla nuvola" (cfr. Esodo 19:16-25; 40:35; 1 Re 8:10-11; Salmi 18:10-11; 104:3; Isaia 19:1). 

Per questo motivo non è una nuvola normale, ma luminosa, perché è il segno della presenza di Dio! 
Dio si manifesta e parla, la voce del cielo è l’apice dell’esperienza per i tre discepoli, tanto che non rimangono indifferenti!

In questa dichiarazione di Dio vediamo che:
A) Gesù è il Figlio diletto di Dio.
“Diletto” (agapētós) indica caro, l’amato, richiama (Isaia 42:1) dove parla del servo del Signore in cui Dio si compiace ed è ripetuto in Matteo 12:18 e nel Salmo 2:7 come per il battesimo (Matteo 3:17). 
Questo risale a prima che Gesù venisse sulla terra (Giovanni 17:24), ma è anche reciproco (Giovanni 14:31). 

"Figlio" indica un rapporto unico che Gesù ha con Dio (Matteo 11:27; Giovanni 5:17-20). 
Ma Figlio indica anche l’identità messianica di Gesù dichiarata dal Padre (2 Samuele 7:14; Salmo 2:7). 

Dio si compiace (eudokeō, v.5) del Figlio, cioè lo approva, lo gradisce per il Suo carattere e perché approva la Sua missione sulla terra.

Inoltre vediamo che:
B) Gesù deve essere ascoltato.
"Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo" (v.6).
La testimonianza del Padre è simile a quella del battesimo, ma c’è una differenza, qui dice di ascoltarlo come profetizzò Mosè, come leggiamo in Deuteronomio 18:15: "Per te il SIGNORE, il tuo Dio, farà sorgere in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascolto!" (cfr. Atti 3:22-23). 

Questo mostra la superiorità di Gesù su Mosè ed Elia, dice di ascoltare Lui e non gli altri due profeti. 
In Matteo 16:22 Pietro rimprovera Gesù perché il Signore aveva parlato della Sua morte e Pietro rifiuta una simile cosa, forse qui Dio riprende il ribelle Pietro che non aveva capito la missione del Figlio. 

Gesù deve essere seguito e obbedito, anche a costo di morire per Lui! Siamo chiamati a prendere la croce (Matteo 16:24).

Infine vediamo:
IV IL COMPORTAMENTO DEI DISCEPOLI (v.6).
Nel v. 6 leggiamo: “ I discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore”.

I discepoli certamente sapevano che Gesù era il Figlio di Dio (Matteo 16:16), ma sentirlo direttamente dalla voce del Padre da vicino da una nuvola luminosa li sconvolge! 

La voce del Dio Santo e l’esigenza della Sua Parola crea in loro due reazioni.

La prima reazione è:
A) La Prostrazione.
Molte volte nell’Antico Testamento “la faccia a terra” è una posizione di adorazione (Genesi 17:3; Numeri 16:45; Giudici 13:20; 1 Re 18:39; 1 Cronache 21:16; 2 Cronache 7:3; Ezechiele 1:28; 3:23; 43:2-3; 44:4).
Ma qui si tratta di sottomissione, di umiliazione davanti a Dio ed è certamente collegata con il timore di Dio di conseguenza con la Sua manifestazione. 

In Levitico 9:24 è scritto: "Un fuoco uscì dalla presenza del SIGNORE e consumò sull'altare l'olocausto e i grassi; tutto il popolo lo vide, emise grida di esultanza e si prostrò con la faccia a terra".       
Come è diversa la reazione di molti credenti oggi! 
Oggi tale atteggiamento è difficilmente reperibile tra gli uomini, anche tra i cristiani (Esodo 3:1-6; Neemia 5:9; Salmi 2:10-11; Isaia 6:5, 8).

L’altra reazione è:
B) Il Timore (phobeo).
La stessa parola è usata in Matteo 14:27,30 quando i discepoli scambiarono Gesù per un fantasma ed ebbero paura.

Il timore è la conseguenza della manifestazione della grandezza di Dio (1 Samuele 12:18-20; Matteo 27:54), o della Parola profetica (Deuteronomio 5:23-27; 1 Samuele 28:20; Abacuc 3:2). 
Quindi davanti la presenza di ciò che è Santo e Maestoso gli uomini sono presi da timore (Genesi 3:10; Giudici 6:22; Giudici 13:22; Isaia 6:5; Daniele 8:17; Abacuc 3:16; Apocalisse 1:12-18). 

Dunque nei giorni antichi, gli uomini che sperimentavano Dio lo temevano, dalla loro esperienza possiamo imparare che cosa è il timore. 

(1) In primo luogo il timore è il senso di fragilità, impotenza davanti la grandezza del Creatore (Genesi 18:27).

(2) In secondo luogo il timore è il senso di stupore davanti la trascendenza di Dio.
Il completamente altro, di fronte l’inusuale, il comprensibile, il familiare (Giobbe 38; Romani 11:33-34).

(3) In terzo luogo il timore è la reazione della creatura davanti la Santità di Dio (1 Samuele 6:19-20; Isaia 6:1-5).
Dio voleva che i discepoli venissero presi da questo timore in modo da ricordarselo per tutta la vita! 

V CONCLUSIONI TEOLOGICHE.

Prima di tutto:
A) La trasfigurazione manifesta l’identità divina di Gesù.
(1) Manifesta la Sua gloria (v.2).
Gesù aveva parlato del fatto che alcuni discepoli avrebbero visto il Figlio dell’uomo venire sul Suo regno, quindi nella gloria, è la visione di Gesù nel Suo regno Matteo 16:28. 
Gesù voleva rivelare ai Suoi discepoli la Sua natura divina, la Sua Gloria (Ebrei 1:3).

(2) Manifesta la superiorità su Mosè ed Elia, come Figlio di Dio (v.5).
La trasfigurazione voleva dimostrare l’autorità di Gesù sugli uomini; l’autorità di Gesù ad ascoltarlo.
Gesù è il Signore! 
Romani 10:9 dice: "Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato" (cfr. Filippesi 2:11).

“Signore” (kúrios) indica autorità e potere, designa il padrone, il signore di una persona che esercita il controllo su un’altra persona con un potere decisionale. 
Peter Haile scrive: “ Che cosa significa che Gesù è Signore? Significa che Egli è Colui che ha l’ultima parola, che è Colui che ha il diritto e l’autorità di decidere che cosa è bene e che cosa è male. Significa che Egli è Colui che dovrebbe governare le nostre scelte. Colui che dovremmo servire e Colui che il diritto di determinare le circostanze della nostra vita”. 

In secondo luogo:
B) La trasfigurazione manifesta la continuità storica tra Antico e Nuovo Testamento (v.3).
La presenza dei due grandi uomini di Dio dell’AT non è un caso, ma serve a sottolineare la continuità storica tra l’Antico e il Nuovo Patto, Gesù non è venuto ad abolire la legge ed i profeti, ma a completarla, l’Antico è presente nel Nuovo, il Nuovo si basa sull’Antico (Matteo 5:17).

In terzo luogo:
C) La trasfigurazione manifesta la realtà della glorificazione dei credenti.
La trasfigurazione ci dà la visione di quello che sarà e saremo. Questa è un’anticipazione visibile di quello che sarà, un assaggio.
La trasfigurazione indica la promessa e la gloria della resurrezione che verrà, bilancia la sofferenza della croce, è la visione di Cristo nel Suo regno (Matteo 16:28).   

Nella glorificazione dei credenti vediamo:      
(1) La Vittoria di Gesù: Gesù vincerà la morte e avrà un corpo glorificato con la risurrezione.
Gesù voleva anticipare la Sua prossima esaltazione (Atti 9:35; 2612-13; Apocalisse 1:16). 
La morte non avrebbe distrutto la Sua gloria.

Nella glorificazione dei credenti vediamo:      
(2) La Verità riguardo la resurrezione: i credenti avranno un corpo glorificato come quello di Gesù, Mosè ed Elia.
I giusti risplenderanno come il sole ed avranno un corpo glorificato (Daniele 12:3; Matteo 13:43; 1 Corinzi 15:42-50; Filippesi 3:20-21; Colossesi 3:1-4).

Nella glorificazione dei credenti vediamo:      
(3) Il Valore per i discepoli.
Perciò la certezza della trasfigurazione è un incoraggiamento per Gesù e per i discepoli. Pietro, Giacomo, Giovanni vedono per un brevissimo tempo la gloria celeste di Gesù, questo per incoraggiarli.
Gesù aveva parlato della Sua croce e del prezzo alto del discepolato alcuni giorni prima (Matteo 16:21-27) e lo avrebbe fatto ancora (Matteo 17:22-23). 
Inoltre Gesù aveva una forte opposizione, così vedere la Sua gloria era e sarebbe stato per il futuro, un bell’ incoraggiamento (1 Tessalonicesi 4:13-16).

In quarto luogo:
D) La trasfigurazione richiede una tua risposta.
Nella risposta c’è:
(1) L’adorazione.
Di fronte la gloria e la maestà di Gesù non possiamo rimanere indifferenti. Gesù ha la stessa adorazione del Padre. Pertanto siamo chiamati ad adorarlo! (Salmi 2:12; Giovanni 5:22-23; Apocalisse 5:13).

Nella risposta c’è:
(2) Il timore.
Se non temiamo Dio vuol dire che non ci rendiamo conto della Sua Maestà e Santità. 
Non c’è bisogno di avere una visione per temere il Signore, basta conoscerlo e credere a quello che Lui è!

Nella risposta c’è:
(3) L’obbedienza. 
Dobbiamo ascoltare Gesù! 
Gesù con la Sua vita e il Suo insegnamento è il modello e la regola di vita e di fede.
La chiesa primitiva riconosceva la Signoria di Cristo tanto che era al centro e alla base della loro vita, vivevano in funzione di questo. 
In Colossesi 1:15-16 è scritto: "Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura;  poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui". (Romani 14:7-8; Efesini 4:17-20).

Nella risposta c’è:
(4) L’incoraggiamento a servire Gesù.
Siamo attratti da manifestazioni di potere. 
Le forze della natura: uragani, tornado, terremoti, e così via, attirano la nostra attenzione, soprattutto quando ci colpiscono direttamente. 
Siamo intimoriti dal potere che vediamo nella natura quando recano distruzione, ci sentiamo inermi, impotenti. 
Riconosciamo che la forza della natura è grande e qualche volta riusciamo a controllarla per il nostro beneficio come quando la sfruttiamo, per esempio il vento o l’acqua per produrre energia. 

Come avviene per le risorse della natura che ci sentiamo e siamo impotenti così avviene per Gesù, per la Sua grandezza divina, ma nello stesso tempo la Sua potenza è una grande risorsa, una grande potenza spirituale per i credenti per vivere secondo i Suoi principi e servirLo in modo efficace.  

Noi non possiamo vivere secondo la volontà di Dio, seguire le sue leggi e servirLo senza la potenza di Gesù, senza di Lui noi non possiamo fare nulla (Giovanni 15:1-8). 
Questa è stata anche la forza di tutti quei cristiani che affrontarono la persecuzione senza rinnegare la fede, come i discepoli.
La trasfigurazione è un incoraggiamento per le risorse spirituali di Gesù che abbiamo a disposizione! Filippesi 4:13.

CONCLUSIONE.
Napoleone Bonaparte disse: “Tra Gesù e chiunque altro nel mondo non è possibile un paragone”. 

Gesù di Nazaret è più di un semplice uomo, era Dio con la pelle sopra! 
Gesù Cristo non può essere adeguatamente compreso in termini di qualsiasi categoria applicabile per l'uomo, è una categoria a sé! Una categoria unica! 
Gesù non è uno dei tanti è l’UNO! 

È unico vero Dio e vero uomo, unico ad essere nato senza seme dell’uomo (Matteo 1:18; Luca 1:32-35). 
Unico Salvatore e unico sacrificio per la salvezza (Atti 4:12, Ebrei 10:10-14).
Unico mediatore fra Dio e gli uomini (Giovanni 14:6; 1 Timoteo 2:4-5).
Unico per la sua influenza, infatti Gesù ha cambiato la storia, la nostra cultura, il nostro sistema giuridico, il nostro sistema educativo e le nostre convinzioni, ha cambiato miliardi di persone nel corso dei secoli!  
TRA GESÙ E CHIUNDUE ALTRO NON È POSSIBILE UN PARAGONE!

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