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La diagnosi del vuoto esistenziale del mondo e la pienezza di Dio in Cristo

La diagnosi del vuoto esistenziale del mondo e la pienezza di Dio in Cristo Viviamo in un’epoca straordinaria: abbiamo progresso, tecnologia, intrattenimento senza fine. Abbiamo più comodità che mai.  Eppure, se ragioniamo con onestà, vediamo tanti cuori inquieti intorno a noi; forse lo è anche il nostro. Tutti noi viviamo con una sete profonda che sembra difficile da dissetare, una sete che cerchiamo nel successo, nel piacere, nelle esperienze, nelle relazioni... eppure qualcosa sembra sempre mancare. Hai mai provato a riempire un contenitore bucato? Per quanto versi acqua, non si riempie mai. Non è colpa dell’acqua - è la natura del contenitore. Viviamo nell’epoca più prospera della storia, eppure i tassi di depressione, ansia e suicidio sono ai massimi storici. Com’è possibile?  Se il benessere materiale fosse la risposta, dovremmo essere la generazione più felice di sempre. Invece siamo quella più vuota. Il punto è: Non è il mondo che ci manca. È Dio che ci manca! Il mondo...
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Salvatore

La diagnosi del vuoto esistenziale del mondo e la pienezza di Dio in Cristo

La diagnosi del vuoto esistenziale del mondo
e la pienezza di Dio in Cristo
Viviamo in un’epoca straordinaria: abbiamo progresso, tecnologia, intrattenimento senza fine. Abbiamo più comodità che mai. 
Eppure, se ragioniamo con onestà, vediamo tanti cuori inquieti intorno a noi; forse lo è anche il nostro.

Tutti noi viviamo con una sete profonda che sembra difficile da dissetare, una sete che cerchiamo nel successo, nel piacere, nelle esperienze, nelle relazioni... eppure qualcosa sembra sempre mancare.

Hai mai provato a riempire un contenitore bucato? Per quanto versi acqua, non si riempie mai. Non è colpa dell’acqua - è la natura del contenitore.

Viviamo nell’epoca più prospera della storia, eppure i tassi di depressione, ansia e suicidio sono ai massimi storici. Com’è possibile? 
Se il benessere materiale fosse la risposta, dovremmo essere la generazione più felice di sempre. Invece siamo quella più vuota.

Il punto è: Non è il mondo che ci manca. È Dio che ci manca!

Il mondo ci offre tanto, ma non quella pace che solo il Signore può dare (cfr. per esempio Giovanni 14:27; Filippesi 4:7).

Perché accade questo? Perché il cuore umano non trova mai piena soddisfazione in ciò che il mondo offre?

Oggi faremo una diagnosi del vuoto esistenziale del mondo moderno. Scopriremo sette sintomi di questa malattia dell’anima, e poi l’unica medicina che può guarirla e trasformare il vuoto in pienezza.

Viviamo in un mondo pieno di luci… ma la vera luce manca. 
Abbiamo tutto, ma siamo persi. 
Abbiamo scambiato la verità con la menzogna. 
Ci viene detto che non esiste una verità assoluta, che ognuno ha la sua verità personale.

Ma questo è un controsenso! La natura stessa della parola “verità” implica qualcosa di oggettivo. Se ognuno ha “la sua verità”, allora stiamo parlando di opinioni, non di verità.
La verità, per definizione, è ciò che corrisponde alla realtà - e la realtà non cambia in base alle nostre preferenze.
Viviamo in un’epoca dove tutti sembrano andare alla deriva, trascinati via dalla corrente. Un uomo cade in un fiume in piena. Si aggrappa disperatamente a rami e rocce, ma la corrente è troppo forte.
Così è l’uomo moderno: lotta per restare in piedi, ma la corrente del mondo e delle false promesse lo trascina sempre più lontano dalla verità.

Nella diagnosi del vuoto esistenziale di questo mondo c’è:
I L’INDIFFERENZA
Il mondo dice egoisticamente: “Non mi riguarda. È un problema tuo”.  
Quante volte lo abbiamo sentito sulla nostra pelle, o anche detto noi, purtroppo agli altri.

Viviamo nell’era della freddezza emotiva, tanto che, quando qualcuno passa vicino a chi soffre lo ignora completamente, fa finta di non vedere, o si gira dall’altra parte. 
Molti dicono: “Un tempo ci si aiutava, oggi non è più così”. Ma cosa facciamo per cambiare questo?

Gli studiosi confermano che l’indifferenza è un problema sociale crescente, legato alla massificazione (è diventata norma sociale) e alla digitalizzazione; infatti, ci ha abituati a vedere il dolore attraverso uno schermo - migliaia di tragedie al giorno in televisione, o sui social ci hanno “anestetizzati”. 
Quello che una volta ci commuoveva, ora scorre via in un secondo.

L’indifferenza è diventata una difesa emotiva dal sovraccarico di informazioni. Ma c’è di più: il sistema stesso scoraggia l’intervento - molti evitano di aiutare per paura delle conseguenze o perché pensano “non è responsabilità mia”. 
Così l’indifferenza si trasforma da meccanismo di difesa in stile di vita.

L’indifferenza è una strategia di sopravvivenza che diventa una prigione. 

Questo porta al vuoto esistenziale - un cuore glaciale che non riesce più a sentire né gioia né dolore autentici.

Il punto è che ne parliamo tutti, critichiamo questi atteggiamenti, ma alla fine seguiamo la nostra verità, ecco dove ci ha portati all’indifferenza!

Come nel film di animazione “Frozen – Il regno del ghiaccio”,  Elsa ha il potere di controllare il ghiaccio, ma lo teme e lo nasconde fino a quando un incidente la costringe a fuggire e a vivere isolata per non far del male agli altri, ma nel farlo, finisce per congelare sé stessa, non solo fisicamente, ma anche emotivamente.
Solo quando sua sorella Anna le dimostra un amore incondizionato, sacrificandosi per lei, Elsa comprende che non deve vivere nella paura, quando accetta l’amore incondizionato scopre che “L’amore scongela tutto”. 

Ma c’è un amore ancora più grande di quello familiare – l’amore di Dio che non si congela mai.

L’indifferenza è contagiosa - si diffonde come un virus che congela i cuori. Ma anche l’amore è contagioso, e l’amore di Dio è l’antidoto più potente al mondo.

Ora se seguissimo ciò che dice il Vangelo, per esempio. “Tutte le cose, dunque, che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro” (Matteo 7:12); oppure: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22:39) tutti ci prenderemmo cura gli uni degli altri! E il mondo sarebbe più vivibile!

L’amore di Dio non è solo teoria religiosa - è la medicina di cui la società malata ha disperatamente bisogno. 
Ogni cuore che torna a Dio diventa una fonte di benedizione per tutti quelli intorno.

Ritornare a Dio e sperimentare il Suo grande, disinteressato e perfetto amore (cfr. per esempio Romani 5:6-8; 1 Giovanni 4:19-20), che non si congela mai, significherà amare gli altri. 
Infatti, l’amore di Dio e l’amore per il prossimo, sono due aspetti collegati; per questo motivo il conoscerlo solo attraverso Cristo, è importante non solo per la nostra salvezza eterna (cfr. per esempio Giovanni 17:3), ma anche per un mondo migliore!

Passiamo ora al secondo sintomo:
II L’INDIVIDUALISMO
Nel film “Cast Away”, Chuck Noland (Tom Hanks) un dirigente della FedEx dopo un incidente aereo rimane bloccato su un’isola deserta quattro anni. Ha tutto ciò che serve per sopravvivere fisicamente, ma quasi impazzisce per la solitudine. Alla fine, parla con una palla di volley! 
Perché? Perché siamo fatti per la relazione, non per l’isolamento.

Il poeta inglese John Donne scriveva: “Nessun uomo è un’isola”. 
Ma la cultura moderna ci ha trasformati tutti in isole, e poi ci meravigliamo del naufragio delle nostre anime.

Lo slogan del mondo orgogliosamente è: “Non ho bisogno di nessuno, nemmeno di te”.  
Questo porta al vuoto relazionale, alla solitudine mascherata da indipendenza.

I sociologi confermano questa diagnosi: l’essere umano contemporaneo ha sviluppato un atteggiamento di estrema autosufficienza che va ben oltre qualsiasi forma di individualismo mai vista in passato. 
Non è il normale desiderio di autonomia, ma qualcosa di molto più radicale, come se fosse diventata una nuova religione.

Gli studiosi sottolineano che questo livello di individualismo è completamente nuovo nella storia umana. 
Mai prima d’ora una società si era organizzata attorno all’idea che ogni persona dovesse essere completamente autosufficiente, trasformando la dipendenza dagli altri da caratteristica naturale dell’essere umano in presunta debolezza.

L’individualismo ha creato: isole umane in un mare di solitudine digitale.
Paradossalmente, nell’era digitale in cui viviamo, siamo più “connessi” che mai attraverso smartphone e social media, eppure più soli che mai emotivamente.

Abbiamo migliaia di “amici” online, ma nessuno con cui condividere davvero il peso della vita. 
Nessuno a cui confessare le nostre paure alle tre del mattino; nessuno che ci abbracci quando piangiamo, nessuno a cui dire “sto fallendo” senza vergogna. Nessuno che celebri le nostre gioie senza invidia. 
Nessuno che ci chiami per sapere come stiamo davvero, nessuno che si accorga se scompariamo per giorni, nessuno con cui essere veramente sé stessi senza sentirsi giudicati, nessuno che conosca il nostro vero nome dietro il profilo perfetto, nessuno che resti nei momenti bui quando non c’è niente da postare.

Confondiamo i “like” con l’amore vero, le notifiche con l’attenzione autentica, la vera amicizia con quella virtuale - fatta di emoji invece che di presenza - che si spegne insieme allo schermo!

L’individualismo ci fa credere di essere forti, ma ci rende deboli. 
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: famiglie che si disgregano perché ognuno pensa a sé stesso, anziani abbandonati negli ospizi perché non si ha tempo per loro, vicini di casa che vivono per anni porta a porta senza mai scambiarsi una parola. 
Nel mondo del lavoro, la collaborazione è stata sostituita dalla competizione spietata: non più colleghi, ma rivali.

Dio ci ha creati per la comunione, non per la solitudine!
L’apostolo Giovanni lo sapeva bene: aveva vissuto tre anni accanto a Gesù, aveva sperimentato cosa significa la vera comunione. Per questo scrive: “Quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo” (1 Giovanni 1:3).

Giovanni aveva sperimentato qualcosa che l’individualismo non può offrire: una relazione che soddisfa davvero.
Giovanni aveva capito che la vita cristiana non è un’esperienza solitaria, ma comunitaria! 
Questa è la risposta al vuoto dell’individualismo: siamo chiamati a una doppia comunione - con Dio e con gli altri.

Infatti, nella Bibbia ci dice di relazionarci con Lui (cfr. per esempio Genesi 1:27; 3:8-9; 2 Corinzi 5:18-20; Efesini 1:4-5; 1 Pietro 2:9) e con gli altri (cfr. per esempio Genesi 2:18; Ecclesiaste 4:9-12; 1 Corinzi 12:26-27) perché per questo siamo stati creati.

Mentre il mondo ci isola, Cristo ci unisce. Dove l’individualismo costruisce muri, il Vangelo costruisce ponti.
L’individualismo è come un telefono senza rete: ha tutte le funzioni, ma non può fare l’unica cosa per cui è stato creato: connettere.

Mentre il mondo ci conosce solo attraverso i nostri post e le nostre performance, Dio ci conosce anche quando non performiamo. Conosce i nostri pensieri prima che li pensiamo, le nostre lacrime prima che cadano. Non dobbiamo fingere con Dio.

Mentre gli “amici” possono lasciarci, Gesù dice: “Non ti lascerò mai e non ti abbandonerò mai” (Ebrei 13:5). È l’unica relazione garantita a vita.

E Dio non ci ha chiamati solo a una relazione con Lui, ma a una famiglia vera - la chiesa locale. 
Qui non ci sono “amici” virtuali, ma fratelli e sorelle con cui condividere i tuoi pesi e le tue gioie. Sui social puoi avere migliaia di follower, ma nessuno che ti porti la spesa quando sei malato!
In chiesa hai una famiglia che si presenta alla tua porta nei momenti difficili.

In una chiesa locale dove Gesù Cristo è al centro, trovi quello che l’individualismo ti ha rubato: un posto dove essere vulnerabile senza vergogna, dove dire “sto lottando” e ricevere aiuto vero, non solo emoji di sostegno. 
Dove crescere insieme, ognuno con i suoi doni, nessuno lasciato indietro.
L’individualismo ti promette libertà e ti consegna alla solitudine. Cristo ti offre vera libertà nella comunione con Lui e con la Sua famiglia.

Un altro aspetto del vuoto esistenziale di questo mondo è:
III L’IDOLATRIA MODERNA
Un altro slogan di questo mondo è: “Più soldi, più successo, più potere! Trova quello di cui non puoi fare a meno e costruisci tutto intorno a quello - tu sei il dio della tua vita!”

Il cuore umano è una fabbrica di idoli! Il profeta Ezechiele parla di idoli che sono nel cuore! (Ezechiele 14:4; cfr. 11:21). 

Anche se molte persone non adorano statue d’oro, adorano ugualmente qualche cosa. Tutti hanno il loro dio anche se non credono al Dio della Bibbia, il Signore.

Nel senso Biblico, l’idolo è qualsiasi cosa, o persona che reputiamo più importante di Dio che lo mettiamo al Suo posto, che ammiriamo e amiamo più di Lui, ciò in cui confidiamo al posto di Lui e di cui pensiamo non possiamo farne a meno.

Ma questo funziona davvero? Portano davvero la felicità? Mettiamo alla prova lo slogan del mondo. Prendiamo qualcuno che ha avuto tutto: soldi, successo e sesso.

La storia vera di Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio), raccontata nel film “The Wolf of Wall Street”, rappresenta il sogno americano realizzato. Ha le famose tre S che il mondo promette: Soldi (milioni di dollari), Successo (la sua azienda fa guadagni record), Sesso (tutto quello che vuole). 
Eppure, è completamente vuoto e autodistruttivo. Più ottiene, più si autodistrugge.
Gli idoli moderni sono come vulcani - sembrano montagne solide, ma dentro covano il fuoco che distruggerà tutto ciò che costruiamo sopra.

Perché succede questo? Perché gli idoli hanno tre problemi fatali, hanno un segreto mortale che non ti dicono mai.
Primo problema: Non ti soddisfano mai. 
Come disse Gesù alla Samaritana vicino a un pozzo: “Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo” (Giovanni 4:13). 
Belfort aveva tutto, ma voleva sempre di più. Gli idoli creano una sete infinita - più bevi, più hai sete.

Secondo problema: Possono essere perduti. 
Quando costruisci la tua vita su ciò che può essere portato via, vivi nella paura costante. I soldi possono sparire, il successo può finire, la bellezza sfiorisce.

Terzo problema: Ti distruggono.
L’esempio di Belfort è perfetto: l’idolatria del successo e del denaro non riempie il vuoto, ma lo rende sempre più profondo e distruttivo. 
Le cronache sono piene di celebrità e miliardari che, pur avendo tutto, si sono tolti la vita.
E non stiamo parlando solo di soldi, successo e sesso. Questi sono solo gli esempi più evidenti. I tuoi idoli potrebbero essere diversi: il lavoro, la famiglia, l’approvazione degli altri, la salute, la sicurezza, persino la chiesa o la missione.

È ora di guardarsi allo specchio senza pietà!
Fatti una domanda onesta: di cosa non potresti fare a meno? Cosa ti fa andare nel panico solo al pensiero di perderlo? Cosa controlli ossessivamente ogni giorno? Quella cosa, per quanto buona possa essere, se ha preso il posto di Dio nel tuo cuore, è diventata un idolo.

Il mondo ti mente! Gli idoli moderni promettono pace, ma generano ansia; promettono gioia, ma portano tristezza; promettono sicurezza, ma creano paura; promettono libertà, ma diventano schiavitù; promettono pienezza, ma lasciano sempre più vuoti.

Dio lo sapeva già migliaia di anni fa. Il profeta Geremia disse: “Il mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate che non tengono l’acqua” (Geremia 2:13). 
Gli idoli sono dunque cisterne rotte che promettono di dissetarti, ma perdono tutto!

Ma Dio ha un piano diverso per noi, ci chiama a non avere altre divinità al posto Suo (Esodo 20:3).
Mentre il mondo ci dice di adorare ciò che è distruttivo e temporaneo, Dio ci offre qualcosa di completamente diverso.

Gesù disse alla stessa donna: “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14).

Gli idoli ti promettono il paradiso e ti consegnano all'inferno. 
Dio ti promette la vita eterna e mantiene sempre la parola!

Solo Dio può essere il fondamento sicuro perché solo Lui è eterno e immutabile (cfr. per esempio Salmo 90:2; Malachia 3:6). 
In Cristo troviamo pace che supera ogni comprensione, gioia che nessuno può togliere, sicurezza eterna.
Dio non è come noi, non delude mai perché è fedele (cfr. per esempio Numeri 23:19; 2 Timoteo 2:13).

Passiamo ora al quarto sintomo della società di oggi:
IV L’IPERSUPEFICIALITÀ 
Nel film “The Truman Show”, Truman vive in un mondo finto dove tutto è recitato, ma lui non lo sa. Quando scopre la verità, deve scegliere: rimanere nella finzione comoda, o uscire nella realtà sconosciuta.

Così viviamo noi - in un mondo di finzioni. Viviamo nell’epoca dell’immagine perfetta. La gente finge felicità sui social, ma dentro è infelice.

Come diceva Shakespeare: “Tutto il mondo è un palcoscenico”, aggiungo “e oggi siamo tutti attori a tempo pieno, non c’è distinzione tra palco e camerino”.

Lo slogan del mondo orgogliosamente è: “Appari felice, anche se dentro sei infelice”.

Questo porta al vuoto identitario - perdere sé stessi nella recita continua. E quando non sai più chi sei davvero dietro la maschera, quando la tua identità dipende dai like e dalle reazioni degli altri, quando vivi in costante ansia di essere “scoperto”, ecco che si crea il baratro interiore. Ti senti vuoto perché stai vivendo la vita di qualcun altro.

Gli studiosi della società moderna concordano che viviamo l’epoca della più grande crisi di identità della storia. 
Tutto è diventato fluido e instabile, compresa la nostra identità. Non abbiamo più certezze stabili su cui basarci, ma dobbiamo costantemente reinventarci per stare al passo con i cambiamenti. 
La libertà di scegliere chi essere è diventata paradossalmente un peso.

In questo contesto, recitiamo inconsapevolmente ruoli diversi a seconda del contesto sociale - sui social media mettiamo in scena una performance pubblica perfetta, mentre nella vita reale possiamo essere più autentici. 
Ma gestiamo ossessivamente le impressioni che diamo agli altri, trasformando ogni momento in una performance continua, senza pausa.
I social media sono come specchi deformanti in una casa degli orrori - non mostrano mai chi sei veramente, solo una versione distorta che attira l’attenzione.
E questa finzione non si limita ai social - la portiamo al lavoro, nelle amicizie, in famiglia, perfino in chiesa!

Così vive l’uomo moderno: cerca costantemente qualcosa di nuovo, ma non trova mai pace.
Baudelaire osservava: “La vita è un ospedale in cui ciascun paziente è posseduto dal desiderio di cambiare letto.” Ma il problema non è il letto - è che stiamo nell’ospedale sbagliato.

Dio ha un piano diverso per noi. Mentre il mondo ci costringe a recitare per essere accettati, Dio ci accetta per liberarci dalla recita.

Allora “scendi dal palco”, Dio vuole conoscerti dietro le quinte, così come sei, riconoscendo e accettando il fatto come dice il salmista: “Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene” (Salmo 139:13-14).

Stop alla recita! È tempo di essere autentici! Dio ci ha creati unici, non fotocopie perfette!
Il contrasto è liberante: Il mondo ci conosce solo attraverso i nostri post e le nostre performance. Dio ci conosce anche quando non performiamo. 

Nel mondo devi conquistare l’accettazione con la performance, mentre Dio ti accetta così come sei.

Non dobbiamo fingere con Lui, perché ci ama così come siamo con tutti i difetti che abbiamo. (cfr. per esempio Romani 5:6-8) e ci accoglie a braccia aperte e festosamente come il padre della parabola del Figliol prodigo (Luca 15:11-24; cfr. per esempio Sofonia 3:17).


Nella diagnosi del vuoto esistenziale di questo mondo c’è:
V L’ILLUSIONE INFORMATIVA
Un altro slogan del mondo è: “Credi a tutto quello che senti, o almeno a quello che ti piace sentire.”

Come nel film “The Matrix”, Neo (Keanu Reeves) deve scegliere tra la pillola rossa (verità dolorosa) e quella blu (illusione confortevole) così noi dobbiamo scegliere cosa fare della verità. 
Ma qual è la vera verità?

Viviamo nell’era delle fake news, delle post-verità, del “ognuno ha la sua verità”; questo porta al vuoto della verità - confusione, relativismo, perdita di orientamento. 
Le fake news sono come sabbie mobili - più ti dibatti, più affondi.

Ma la verità di Dio rivelata nella Bibbia è diversa, è la parola che rende liberi! (Giovanni 8:32), liberi dal peccato, dalla confusione, liberi dalla paura, dal vuoto. 

In un mondo di mille verità che si contraddicono, Cristo è l’unica verità che regge. Non è una verità che cambia con le mode o le opinioni: è la verità eterna che ha creato tutto ciò che esiste (cfr. per esempio Giovanni 1:1-3).
Cristo non è venuto a darci una delle tante verità che si contraddicono - è venuto come LA verità che illumina tutto il resto.

Gesù dice: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6).
Il mondo ti offre mille sentieri che portano al nulla. Cristo ti offre UN sentiero che porta alla vita!
Non è questione di preferenze religiose - è questione di VITA O MORTE! Cristo non è un’opzione migliore tra tante: è L’UNICA opzione per chi vuole vivere davvero in questa vita e avere quella eterna dopo la morte! (cfr. per esempio Giovanni 3:16; 11:25-26).

Ma non finisce qui! 
Nella diagnosi del vuoto esistenziale di questo mondo c’è:
VI L’IPERCONSUMISMO - LA SOCIETÀ USA E GETTA
Viviamo in un’epoca in cui la logica del “usa e getta” ha superato i limiti degli oggetti, infiltrandosi nelle relazioni umane. 
Questa mentalità di consumo rapido, di sostituzione immediata, ha trasformato i legami affettivi in qualcosa di fragile e transitorio.

Pensate al film “Her”, dove Theodore, incapace di connettersi profondamente con esseri umani reali, si innamora di un’intelligenza artificiale. È una relazione che, per quanto intima sembri, è comunque priva del rischio e della complessità dell’interazione umana. 
Ma la verità amara arriva alla fine: anche l’AI, una creazione tecnologica avanzata, abbandona Theodore, evolvendosi oltre la sua capacità di relazione umana. 
Questo ci mostra in modo crudo che, quando la tecnologia stessa è la risposta al nostro bisogno di connessione, anche quella può dissolversi, lasciandoci ancora più soli.

La cultura del “usa e getta” ha infettato l’amore e le amicizie: tutto è temporaneo, tutto è sostituibile. 
Abbiamo trasformato le persone in oggetti da consumare e poi scartare. 
Amicizie a tempo, amore condizionato: un sistema di scambio dove il valore dell’altro è misurato dalla sua utilità, o dalla sua capacità di gratificarci.

Lo slogan implicito del mondo è: “Compra, consuma, sostituisci… questo vale anche per le persone.”

Questo porta a un vuoto affettivo profondo: relazioni superficiali, un amore che dipende dalle condizioni, una solitudine mascherata da connessioni digitali. 
Oggi misuriamo il nostro valore in “mi piace”, “seguace” e “visualizzazioni” (like, follower, views). 

Ma cosa succede quando il telefono si spegne? Quando la rete crolla? Il vuoto torna, più forte e impietoso di prima, perché abbiamo costruito la nostra autostima su fondamenta effimere.

In questa società liquida, tutto scorre via, niente resta davvero, nessuno si impegna fino in fondo. 
I cuori umani rischiano di diventare come contenitori di plastica: leggeri, economici, e tristemente progettati per essere buttati via dopo il primo utilizzo.
Tuttavia, Dio ha un piano radicalmente diverso per noi dalla società. 
Mentre il mondo tratta tutto come usa e getta, Dio ci tratta come tesori eterni, irripetibili e preziosi.

Proverbi 17:17 ci fa capire che l’amico ama sempre, anche nei momenti difficili! Pensate, la Bibbia presenta Dio come amico! (Isaia 41:8; Giovanni 15:15; Giacomo 2:23).

Pensaci: il Creatore dell’universo vuole essere tuo amico! Non un rapporto formale, distaccato, ma un’amicizia vera, intima, personale.

Nella società usa e getta, gli amici ti abbandonano quando non sei più utile. Ma Gesù dice: “Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici” (Giovanni 15:13) - e l’ha fatto davvero sulla croce!

Dio non ti cambia quando diventi scomodo. Non ti sostituisce quando sbagli. 
Ti resta accanto nei momenti bui, celebra con te quelli luminosi, e ti ama nei giorni ordinari quando non hai niente di speciale da offrire.

Dio non ci ama per ciò che possiamo offrirgli o per quanto siamo utili. Ci ama perché è amore! (cfr. per esempio 1 Giovanni 4:8).

Il Suo amore non ha data di scadenza, non è condizionato dalle nostre performance o dai nostri difetti. È un amore eterno, fedele e incondizionato (cfr. per esempio Geremia 31:3; Lamentazioni 3:22-23; Romani 5:8)

Il mondo ti tratta come un prodotto da sostituire quando non sei più utile. Dio ti tratta come un amico da amare per sempre.

Ma il vuoto esistenziale non si ferma alle relazioni. 
Quando perdi l’amore incondizionato, cosa rimane? Solo la competizione spietata per dimostrare che vali qualcosa. 

Consideriamo, infine:
VII L’IPERCOMPETITIVITÀ
Nel film “Il Cigno Nero”, Nina è una ballerina tecnicamente perfetta, ma ossessionata dalla perfezione assoluta. Quando deve competere per il ruolo principale ne “Il Lago dei Cigni” con una nuova rivale, Lily, la pressione della competizione estrema la porta gradualmente alla distruzione psicologica. 
Il film mostra come la ricerca spasmodica della perfezione e la competizione a tutti i costi possano annientare una persona dall’interno, trasformando il talento in ossessione distruttiva.

Il mondo moderno ha trasformato tutto in una gara spietata. 
Se non sei il primo, sei nessuno; lo slogan del mondo è: “Se perdi, non vali nulla.”

Quando la competizione diventa estrema, genera ansia costante, paura del fallimento e rabbia distruttiva. Viviamo nella società più competitiva della storia umana: dai bambini delle elementari costantemente valutati agli adolescenti affamati di “mi piace” sui social. 

L’ipercompetitività trasforma ogni momento in una gara dove devi sempre dimostrare il tuo valore.
Questo porta al vuoto del valore: autostima che dipende dalle prestazioni, ansia da performance, paura costante del fallimento. 
La società ipercompetitiva ha trasformato la vita in un videogioco dove il punteggio è tutto - ma quando finisce la partita, il punteggio scompare e rimani solo tu.

Chi sei senza i punti? Chi sei quando non puoi più competere?
Ma Dio ha un piano radicalmente diverso per te. Dio non ti vede come Nina: oggetto da spingere verso una perfezione impossibile fino all’autodistruzione. Dio ci vede come Suoi figli amati.

Il nostro valore secondo la Bibbia non ha nulla a che fare con la competizione.
Abbiamo valore perché siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1:26-27).
Questo è il fondamento di tutta la dignità umana; questo porta un’impronta divina, un riflesso del carattere e degli attributi del Creatore. 
Non siamo un errore o un prodotto del caso, ma una creazione deliberata e preziosa di Dio.

Siamo stati voluti e conosciuti da Dio prima della nostra nascita (cfr. per esempio Salmo 139; Geremia 1:5). 
Il tuo valore era stabilito prima che tu facessi qualsiasi cosa, prima di ogni performance, prima di ogni vittoria o sconfitta.

Siamo amati incondizionatamente da Dio mentre eravamo ancora peccatori (cfr. per esempio Giovanni 3:16; Romani 5:8; 8:32).
Questo è stato dimostrato dal dare Cristo a morire sulla croce per noi, un caro prezzo per salvarci dal peccato (cfr. per esempio 1 Corinzi 6:19-20), dimostrando che l’amore di Dio non dipende dalla nostra perfezione. 
Il valore di un oggetto si misura dal prezzo che qualcuno è disposto a pagare per esso - Dio ha pagato la vita del Suo Figlio per te.

Siamo figli di Dio a Lui preziosi (cfr. per esempio Isaia 43:1-4; Matteo 6:26; Luca 12:6-7; Giovanni 1:12; Galati 3:26).
Questa adozione divina non è un merito acquisito, ma un dono della grazia di Dio per la fede in Gesù Cristo (cfr. per esempio Giovanni 1:12; Romani 11:5-6; Galati 4:4-6; Efesini 1:3-6). 
Essere figli di Dio significa far parte della Sua famiglia, godere di una relazione intima con il Creatore e avere un’eredità eterna. Questa identità di figlio è inattaccabile dalle circostanze o dai fallimenti umani.

Siamo unici e irripetibili (cfr. per esempio Salmo 139:14; Proverbi 27:19). 
Non c’è bisogno di competere per il proprio posto: ognuno ha un valore intrinseco e un ruolo specifico nel piano di Dio.
Il mondo ci valuta per quello che facciamo. Dio ci valuta per quello che siamo - Suoi figli, creati a Sua immagine, ognuno in un modo unico, amati incondizionatamente.

Dunque, il mondo misura il tuo valore con la perfezione e distrugge chi non ce la fa. 
Dio non misura il tuo valore con i tuoi successi. Il tuo valore è eterno in Lui!

CONCLUSIONE
Abbiamo diagnosticato sette sintomi di una malattia mortale che affligge l’anima dell’umanità di oggi: l’indifferenza, l’individualismo, l’idolatria, l’ipersuperficialità, l’illusione informativa, l’iperconsumismo e l’ipercompetitività. Sette sintomi diversi della stessa malattia: il vuoto esistenziale totale.

Ma perché tutti sentiamo questo vuoto? 
La risposta è semplice: come il nostro corpo per natura ha bisogno di cibo e acqua, così la nostra anima per natura ha bisogno di Dio perché per questo siamo stati creati da Lui.

Nietzsche proclamò “Dio è morto”, ma il vuoto che ha lasciato la sua presunta “morte” dimostra che era l’unica cosa che dava significato a tutto il resto.

“Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” diceva Agostino.

Il fatto che niente in questo mondo soddisfa la nostra anima, conferma che siamo stati fatti per Dio.

Il vuoto esistenziale è come un buco nero nell’anima - inghiotte tutto, ma non si riempie mai. Solo qualcosa di infinito può riempire un buco infinito!

La nostra anima è profonda e a forma di Dio che solo Dio può riempire!

Ecco il paradosso che lacera l’anima umana: vuoto infinito e desideri insoddisfatti.  

Fernando Pessoa espresse il grido dell’uomo moderno: “Non sono niente, non sarò mai niente, non posso voler essere niente. A parte questo ho dentro di me tutti i sogni del mondo.”

Questo vuoto non è casuale. Nel film “Inception”, Dom Cobb è perso tra sogni e realtà, non sa più cosa è vero. Ma c’è un oggetto - la trottola - che gli dice sempre la verità. 

Così è il vuoto esistenziale: è la nostra “trottola” che ci dice che questa vita non può essere tutto ciò che esiste.

Il peccato ci ha separati dalla nostra fonte di vita. Non siamo cattivi perché facciamo cose sbagliate: facciamo cose sbagliate perché siamo separati dal nostro elemento vitale: Dio!

Per questo Dio ha mandato il Figlio, non per darci consigli per gestire meglio il vuoto, ma è venuto a ristabilire la connessione spezzata (cfr. per esempio Romani 5:1-2,6-11; 2 Corinzi 5:18-21).

La Bibbia dice che Gesù non è una delle tante opzioni religiose - è l’UNICA via per tornare alla sorgente di vita per cui siamo stati creati.

GESÙ CRISTO È LA PIENEZZA CHE NON DELUDE MAI!
Ora non è questione di convenienza, non dobbiamo scegliere Gesù Cristo perché ci darà più soldi, risolverà tutti i nostri problemi, o ci garantirà una vita facile.
È questione di verità oggettiva.
Stiamo scegliendo Cristo perché:
È la verità su chi siamo (creature di Dio);
È la verità su cosa siamo diventati (separati dal peccato);
È l’unica verità per riempire il vuoto che Dio stesso ha messo nel nostro cuore.

Senza Gesù Cristo, stanotte, quando appoggerai la testa sul cuscino, quel vuoto sarà ancora lì. 
Puoi continuare a ignorarlo, oppure puoi riconoscerlo per quello che è: la voce del tuo Creatore che ti chiama a casa.

Allora fa sì che questo vuoto che senti non sia il tuo nemico, ma il mezzo che ti porta al Tuo Salvatore Gesù Cristo!

Gesù dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).

La diagnosi è completa. La cura è disponibile. La decisione è tua per misericordia di Dio.

N.B. da questa predicazione è nato un libro tascabile che approfondisce queste tematiche, se è interessato a questo libro mi scriva a:predicheonline@gmail.com

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