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"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Osea 3:1: Un amore che persiste al tradimento

 Osea 3:1: Un amore che persiste al tradimento
L'amore di Dio per il Suo popolo è un amore che trascende ogni comprensione umana. 
Dio ci ama nonostante la nostra infedeltà!
La storia del profeta Osea, narrata nell'Antico Testamento, offre un'immagine potente e toccante dell'amore divino. 
Dio chiama Osea a sposare Gomer, una donna che si rivelerà infedele, adultera a lui. 
Attraverso questa esperienza dolorosa, Osea è chiamato a vivere e a testimoniare un amore che rispecchia quello di Dio verso il Suo popolo infedele, che lo tradisce con gli idoli di Baal.
In Osea 3:1 leggiamo l’importante azione che Osea doveva fare: “Il SIGNORE mi disse: ‘Va' ancora, ama una donna amata da un altro, e adultera; amala come il SIGNORE ama i figli d'Israele, i quali anche si volgono ad altri dèi e amano le schiacciate d'uva’”.
Questo versetto contiene verità profonde sull'amore incrollabile di Dio per noi, nonostante la nostra infedeltà e idolatria. 
Oggi esamineremo da vicino questo passo per comprendere meglio l'incomparabile amore del Signore e come dovremmo rispondere.
Cominciamo a vedere:
I IL COMANDO 
“Va ancora”.
Nel comando vediamo:
A) L’amore del Signore
Il Signore manda i Suoi profeti al Suo popolo perché lo ama.
“Va” (lēk – qal imperativo attivo) è appunto un ordine del Signore, e porta l’idea del movimento.
È la forma tipica dell’incarico profetico di predicare la parola di Dio; manifesta la competenza della missione e della legittimazione del profeta, e lo caratterizza come messaggero di un mandato divino (cfr. per esempio Esodo 3:16; 4:12; 7:15-18; 1 Cronache 17:4; 21:10; Isaia 6:9; Geremia 28:13; 34:2; 35:2,13; 39:16; Ezechiele 3:4).
Ma in questo caso “va” è per compiere una specifica azione simbolica in obbedienza alla missione del Signore che ha affidato al profeta Osea (cfr. per esempio Osea 1:2; 3:1; Isaia 20:2; Geremia 13:1; 19:1) per l’infedele Israele per riportarlo a Sè.
La parola "va" evidenzia l'urgenza e l'importanza del ministero e messaggio profetico, trasmettendo la responsabilità del profeta di consegnare la parola di Dio al popolo, o come in questo caso la responsabilità di essere un simbolo per il popolo infedele al Signore.
B) L’amore del Signore è persistente
“Ancora” (ʿôd - avverbio) indica “di nuovo”, “nuovamente”, cioè, un momento successivo che implica una ripetizione (cfr. per esempio Genesi 4:25).
Perché dice “ancora”?
Perché già precedentemente il Signore aveva comandato a Osea di andare a sposare una prostituta (Osea 1:2), ora il Signore gli parla una seconda volta, con un nuovo ordine, cioè quello di amare la stessa moglie che è stata adultera.
La parola “ancora” è significativa, perché la donna che Osea deve riconquistare, non è un’adultera qualsiasi, ma la moglie, per analogia rappresenta Israele che è stato infedele al Signore.
Quindi ci parla della persistenza dell'amore del Signore.
“Va ancora” è un comando che racchiude in sé un profondo messaggio dell’amore del Signore per il Suo popolo.
Non si tratta solo di un ordine impartito al profeta Osea, ma di un'immagine potente dell'amore persistente di Dio verso il Suo popolo infedele.
Un amore costante nonostante l’infedeltà idolatra del Suo popolo.
Dio, come un marito fedele verso una moglie infedele, continua ad amare il Suo popolo, nonostante i suoi peccati!
L’amore del Signore è un amore che non si arrende mai!
Non è un sentimento passeggero, ma una forza costante e immutabile!
Geremia 31:3 dice: “Da tempi lontani il SIGNORE mi è apparso. ‘Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò, ti prolungo la mia bontà’”.
Il Signore ama con amore eterno nonostante le nostre debolezze e fallimenti!
Il Suo amore non si basa sui nostri meriti o fedeltà, ma sulla Sua stessa natura immutabile!
Come diceva C.S. Lewis: “Dio ci ama; non perché siamo amabili, ma perché Lui è amore. Non perché abbia bisogno di ricevere, ma perché si dilette a dare”.
Il Signore è il Dio che non si arrende mai nell’amarci!
Dunque, "ancora" evidenzia la tenacia dell'amore divino. 
Dio non si arrende di fronte alle infedeltà del Suo popolo, ma continua a perseguirlo con amore, cercando di riportarlo a Lui.
John Mackay a riguardo commenta così: “Le qualità di questo attaccamento sono positive, affettuose e premurose. Anche se l'amore può rimanere non corrisposto, cerca sempre la reciprocità e non si consuma completamente senza di essa. L'amore ha una qualità duratura che non si lascia deviare dalle circostanze esterne e che persiste nonostante le ansie interiori e le emozioni dolorose”. 
Diciamo che può essere considerato “un amore punto e basta!”, un amore più forte di qualsiasi altra forza esterna!
Nel Cantico dei Cantici 8:7 troviamo scritto: “Le grandi acque non potrebbero spegnere l'amore, i fiumi non potrebbero sommergerlo. Se uno desse tutti i beni di casa sua in cambio dell'amore, sarebbe del tutto disprezzato”.
Dio è geloso (cfr. per esempio Esodo 20:5; Deuteronomio 5:9) e non condividerà l'oggetto del Suo amore con altri amanti.
Dall’altra parte Israele deve il Signore con tutto se stesso (cfr. per esempio Deuteronomio 6:5; 10:12–22; 11:1–25). 
C) L’amore del Signore crede in un nuovo inizio
Paolo in 1 Corinzi 13:7 parla di diversi aspetti dell’amore e a un certo punto scrive: “Soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa”.
L’amore che “soffre ogni cosa” indica la pazienza e la tolleranza dell'amore, l’amore che è disposto a sopportare ogni difficoltà, prova o tribolazione, che non si arrende facilmente.
L’amore che “crede ogni cosa” sottolinea la fiducia e la fede che l'amore ripone negli altri, l'amore che è disposto a credere il meglio delle persone, che vede il potenziale positivo anche quando è difficile.
L’amore che "spera ogni cosa" è l'amore che è caratterizzato dalla speranza costante, mantiene una visione positiva verso il futuro, e anche nelle situazioni più buie, l'amore non perde la speranza
L’amore che "sopporta ogni cosa" indica la perseveranza e la resistenza dell'amore, l'amore che è disposto ad affrontare e sopportare la qualsiasi cosa, che non si lascia scoraggiare da niente, ma persevera.
Questo versetto di Paolo è un ritratto potente dell'amore che trascende le circostanze e rimane saldo, sopportando e credendo nel meglio degli altri, sperando sempre nel futuro. 
Questo versetto sottolinea la forza e la resilienza dell'amore, che non si arrende mai, ma affronta e supera ogni ostacolo.
Questo è l’amore del Signore!
La pazienza e la tolleranza, la positività, la speranza, la sopportazione!
L’avverbio “ancora” sottolinea il desiderio del Signore di un nuovo inizio nella relazione tra Dio e Israele, il desiderio di riportare Israele a sé, allontanandolo dall'idolatria e invitandolo a un amore esclusivo e fedele.
Fleming James dice: "C'è sempre un 'di nuovo' con l'amore".
Dio, nella Sua infinita misericordia, offre al Suo popolo la possibilità di ricominciare. 
È un invito a voltare pagina, a lasciarsi alle spalle gli errori del passato e a costruire un nuovo rapporto basato sulla fedeltà e sull'amore reciproco.
Dio non solo offre il perdono, ma anche la possibilità e la forza per cambiare!
  
Il Signore è il Dio dei nuovi inizi nonostante i nostri peccati, o i fallimenti passati!
Il Suo è un amore che si rinnova affinché il peccatore possa ritornare a Lui con un nuovo inizio di pentimento, conversione e consacrazione, questo indica anche “ancora”.
“Va ancora" è un messaggio di speranza per Israele e per tutti noi. 
Dio non ci abbandona mai, neanche nei momenti più bui.
 
Il Suo amore ci offre sempre la possibilità di ricominciare e di vivere una vita nuova con lui.
Quindi, 'amore di Dio è un amore persistente, paziente e pronto a nuove opportunità.
Un amore che non si arrende mai, che crede sempre nel bene e offre infinite possibilità di rinascita.
II LA COMPARAZIONE
Nel v. 1 leggiamo ancora: “Ama una donna amata da un altro, e adultera; amala come il SIGNORE ama i figli d'Israele”.
Il capitolo 3 è la ripresa di una relazione che era stata interrotta per l’adulterio della moglie!
Noi troviamo ancora:
A) Un comando
Un altro comando del Signore per Osea.
“Ama una donna amata da un altro, e adultera” (v.1).
Osea 3:1–5 sono successivi agli eventi del capitolo 1.
In Osea 1:2 a Osea viene ordinato di prendere in moglie una prostituta, ora gli viene ordinato di amarla nonostante sia stata adultera.
Osea doveva amare una donna amata da un altro, cioè che ha avuto incontri sessuali con altri uomini.
È la stessa moglie, Gomer, di cui si parla nel capitolo 1 che dopo averla sposata lo ha tradito, lo lasciò per un amante, quindi è stata adultera.
Ma Osea la doveva amare come il Signore ama il popolo d’Israele nonostante sia un popolo idolatra.
Che cosa era successo a questo matrimonio nel corso degli anni? Gomer era tornata alla sua vita di prostituzione? 
Che dire dei loro figli? Il profeta dovette allevarli come un genitore single? Che tipo di dolore aveva provato Osea, Gomer e i figli?
Il testo non risponde a queste domande, ma dice solamente di amare una donna adultera.
Per alcuni è un’altra donna, ma è inconcepibile che Osea sia stato spinto dal Signore a entrare in una relazione con la moglie di un altro uomo; un tale comando si avvicina a chiedere a Osea di commettere adulterio egli stesso!
E poi per analogia, non poteva essere un’altra donna perché, dopo tutto, il Signore non ha preso un'altra sposa, ha ripreso Israele!
Ma perché il Signore descrive la moglie Gomer in termini anonimi?
La risposta sembra essere che ha perso la sua identità a causa del suo adulterio. Non può più rivendicare il titolo di "moglie di Osea", così come Israele non può più rivendicare il titolo di "popolo di Dio".
Israele nel suo adulterio spirituale non è l’Israele di Dio; allora per analogia, l'adulterio non migliora l'identità di una persona… la distrugge!!
La chiamata del Signore per Osea è: deve amare una donna adultera, questo è il comando del Signore per lui.
Osea è esortato a riaffermare il suo matrimonio, con parole e atti d'amore.
“Ama” (ʾĕhab – qal imperativo attivo) è un comando, e significa avere un grande affetto, cura o lealtà verso qualcuno, in questo caso una donna adultera, che non è altro che la moglie infedele di Osea.
M. Buber si chiedeva: "È possibile ordinare l'amore?" 
La risposta è “sì”, perché l’amore non è innamorarsi, ma è un impegno!  
Il peccato indicato con il verbo “adultera” (menā·ʾāʹ·p̄ěṯ - piel participio attivo), cioè una donna che ha commesso adulterio.
L’adulterio si riferisce specificamente ai legami infedeli di mariti, o mogli con qualcuno che non sia il proprio coniuge (cfr. per esempio Esodo 20:14; Levitico 20:10; Proverbi 6:32; Geremia 3:8-9; 23:14; Ezechiele 16:32; Osea 4:2); si riferisce al peccato di qualsiasi attività sessuale al di fuori del matrimonio. 
Una donna, o un uomo non sposati possono essere promiscui e fornicare, ma solo colori che sono sposati, e sono infedeli, sono adulteri.
Il senso del verbo “adultera” (piel participio attivo) è che le sue azioni di infedeltà l’hanno resa adultera.
La forma di questo verbo (participio attivo) qui indica una continuità dell'azione, suggerendo che la donna non ha solo commesso un singolo atto di adulterio, ma che si trova in una situazione di peccato di adulterio abituale.
Quindi, non descrive un momento di debolezza, ma una condotta abituale che viola deliberatamente e persistentemente il vincolo matrimoniale. 
La moglie di Osea, Gomer ha scelto deliberatamente di commettere adulterio. Non si trattava di un atto passivo, o involontario, ma di una scelta consapevole.
L'adulterio era punibile con la morte nell'antico Israele (cfr. per esempio, Deuteronomio 22:22), ma ciò che il Signore desidera per Israele non è la punizione, ma il ristabilimento della loro relazione matrimoniale.
Un’immagine della relazione tra il Signore e Israele è il matrimonio come vediamo in Osea 1-3 (cfr. per esempio Geremia 2:1-4:4; Isaia 54:5-6; Ezechiele 16:8-14; 2 Corinzi 11:2).
Gl’Israeliti avevano commesso adulterio rivolgendosi ad altri dèi (cfr. per esempio Deuteronomio 31:18, 20), ma l'amore del Signore per loro, e la sua volontà di ripristinare la loro relazione interrotta, continua.
L’adulterio costante e consapevole di Gomer corrisponde all’adulterio dei figli d’Israele con gli idoli, come anche l’amore di Gomer corrisponde all’amore del Signore mentre Israele lo sta tradendo.
Come l’adultera Gomer, Israele sta amando i suoi amanti, gli idoli pagani tradendo il Signore, ma Osea è chiamato ad amare la moglie anche se lei continua a correre tra le braccia di un altro, come il Signore sta amando Israele nonostante la sua infedeltà!
Questo testo ci fa capire che un coniuge che scopre che il proprio marito, o moglie ha fatto adulterio, non è obbligato a lasciarlo.
In secondo luogo, vediamo:
B) Il modo come doveva amare Osea 
“Come il SIGNORE ama i figli d'Israele”.
L'adulterio della donna simboleggia l'idolatria del popolo d'Israele, che si allontana da Dio per adorare altri dèi. 
Proprio come l'adulterio è un tradimento del patto matrimoniale, l'idolatria è un tradimento del patto il Signore e Israele, quindi un adulterio spirituale (cfr. per esempio Esodo 20:2-3; Geremia 3:1-10; Ezechiele 6:9; 16:15–35; 23:37).
Osea è chiamato ad amare sua moglie adultera come il Signore ama il Suo popolo, cioè l’amore nonostante la infedeltà dei figli d’Israele, nonostante la loro idolatria.
Il confronto in vista con la preposizione “come” evidenzia un vecchio problema, il contrasto tra tipi disuguali di “amore” che risale ai primi tempi della storia di Israele con il Signore. 
La storia dice che nonostante la persistente cura del Signore nei secoli successivi all'esodo e alla conquista, il popolo era quasi sempre ingrato, risalendo ai suoi brontolii nel deserto (Esodo 16-17) e all'idolatria con il vitello d'oro prima di lasciare il Monte Sinai (Esodo 32). 
Poi l’adulterio spirituale con "altri dèi" divenne un ritornello costante della vita di Israele nel paese (cfr. per esempio Giosuè 23:16; Giudici 2:11-13; 1 Samuele 8:8; 1 Re 9:6; 2 Re 17:1-11; 2 Re 28:2-4).
Ma il Signore perdonava! 
C'è una tale enfasi sul fatto che Dio amava il Suo popolo più e più volte perdonandoli che non possiamo che meravigliarci della grandezza della sua grazia eterna verso i peccatori ingrati e immeritevoli.
L’amore di Osea verso la moglie infedele deve rispecchiare l'amore del Signore.
Quindi:
(1) È un amore che perdona
Osea doveva riprendersi Gomer e continuare ad amarla nonostante l’avesse tradito!
Cerchiamo di metterci nei panni di Osea: una prima volta gli è stato ordinato dal Signore di sposare una prostituta, dopo averla sposata la donna lo tradisce, ma lui è chiamato ad amarla come il Signore ama gli infedeli figli d’Israele!
Non è stata una cosa facile da fare.
Pensate! 
Se il mondo di Osea fu sconvolto dall'iniziale richiesta di Dio di sposare una moglie prostituta, qui è ancora chiamato a un compito ancora più difficile, quello di mettere da parte il torto subito a causa dell'infedeltà della moglie con tutto ciò che comporta emotivamente e personalmente, per amarla come il Signore ama l’Israele idolatra!
Michael A. Eaton scrive: “Come avrebbe reagito la maggior parte dei mariti a tutto questo? Come reagirebbe la maggioranza dei mariti cristiani? Come farei? La maggior parte reagirebbe sicuramente con amarezza ('La odio per quello che ha fatto'), vendetta ('Ha ottenuto quello che si meritava'), ipocrisia ('Come ha potuto fare una cosa del genere?'). Forse avremmo perso molte notti di sonno e avremmo ripetuto più e più volte quello che aveva fatto lei. Penso che avrei rinunciato a lei e l'avrei liquidata come un caso senza speranza! Molti uomini si sarebbero crogiolati nei rimpianti del passato. ‘Perché l'ho sposata?’ avrebbe potuto dire chiunque di noi.
Ma poi, molti di noi alla fine si sarebbero ripresi. Molti mariti abbandonati andrebbero forse in vacanza, cambierebbero casa, cambierebbero lavoro, troverebbero nuovi amici, troverebbero un'altra donna e seppellirebbero la memoria di Gomer, considerandola come una parte della loro vita che è meglio dimenticare! Forse questo è ciò che Osea avrebbe fatto, se non fosse stato per il fatto che Dio gli parlò”.
Osea prese in mano la questione della moglie adultera con coraggio, fiducia e sottomissione a Dio: non si piangeva addosso.
Questo ciclo di reazioni negative, per quanto comprensibili umanamente, contraddirebbe però lo spirito di perdono, amore incondizionato e misericordia che dovrebbe caratterizzare un vero cristiano secondo come Dio ama l'umanità nonostante i suoi tradimenti.
L'esempio di Osea, che nonostante il tradimento della moglie, la riaccoglie per obbedienza a Dio, seguendo il Suo esempio, diventa allora un potente richiamo per ogni credente a perdonare i torti subiti (cfr. per esempio Salmo 103:12; Proverbi 24:29; Isaia 43:25; Michea 7:18-19; Matteo 6:14-15; 18:21-22; Marco 11:25-26; Luca 17:3-4; Efesini 4:32; Colossesi 3:13).
L’amore copre una moltitudine di peccati (1 Pietro 4:8).
(2) È un amore elettivo 
“Ama” (ʾahaḇāh) indica uno stato, o una condizione di forte affetto per un'altra persona basato su una relazione, come per esempio l’amore che Giacobbe ebbe per Rachele (Genesi 29:18), e nel caso della relazione del Signore con il Suo popolo, è associato al patto (cfr. per esempio Deuteronomio 7:8). 
L’amore del Signore è il Suo inspiegabile, libero e sovrano attaccamento a Israele, proveniente dall'interno dell'essere divino quando ha posto il Suo affetto su di loro secondo la promessa fatta ai padri (cfr. per esempio Deuteronomio 7:7-8; 10:15). 
L'amore del Signore per Israele è elettivo, incondizionato, un amore sovrano, un amore “nonostante tutto”, un amore immeritato (Esodo 19:5; Deuteronomio 4:37; 7:7-8, 12, 13; 10:14, 15; 14:2; 26:18; Salmo 115:3; 135:4; Amos 3:2; Malachia 3:17). 
Il Suo amore per Israele fu la base della Sua scelta elettiva come Suo popolo (cfr. per esempio Deuteronomio 4:37; 10:15), quello che avrebbe protetto, quello per il quale avrebbe provveduto, e quello da cui pretendeva in cambio una lealtà esclusiva secondo il patto mediato da Mosè sul Sinai (Levitico 26; Deuteronomio 28-29).
A questo patto, il Signore è rimasto fedele al Suo popolo nonostante l’infedeltà del Suo popolo cercando sempre di ricondurlo a sé. 
Pertanto, come scrive Raymand C. Ortlund: “Il matrimonio profetico di Osea e Gomer assicura a Israele che le sue stesse violazioni del patto non possono spezzare il patto, poiché Yahweh la ama di un amore che non la lascerà andare”.
(3) È un amore fedele e urgente
È un amore fedele quindi costante che non viene mai meno (cfr. per esempio Deuteronomio 7:7-9; Geremia 31:3; Romani 8:38-39).
Il verbo “ama” (ʾahaḇāh – infinito costrutto attivo) sottolinea l'urgenza e la continuità dell'azione: Osea deve amare questa donna in modo attivo e costante, nel senso di prendersi cura di lei e proteggerla, proprio come il Signore ama i figli d'Israele nonostante la loro infedeltà.
Infine:
(4) È un amore incomprensibile
Questa comparazione, o paragone divino identifica il tipo di amore che Osea doveva mostrare alla moglie adultera, un amore umanamente incomprensibile, perché comunque non è meritevole, sia la moglie di Osea che Israele non meritavano l’amore di Dio. 
Gary V. Smith scrive: “L'amore di Osea deve essere modellato sull'amore di Dio, perché Dio ne è il modello nel suo amore per il suo popolo adultero, che si è allontanato da lui per amare altri dèi. Questo paragone divino identifica il tipo di amore che Osea deve mostrare. Non si tratta di un amore egoistico, di un rimorso, o di un'esigenza negata, ma di una donazione entusiasta di sé a persone che non meritano di essere amate. Questo tipo di amore non è lussuria, o una breve infatuazione emotiva, ma esprime con coraggio il desiderio di una relazione personale che un tempo esisteva. Questo amore divino per persone non meritevoli è in qualche modo incomprensibile, dal momento che entrambe le amanti (Gomer e Israele) hanno volontariamente tradito i loro mariti e dato il loro amore a qualcun altro”.
La moglie di Osea non merita il suo amore, ma lo riceverà!
Israele non merita l'amore del Signore, ma Egli glielo ha mostrato per tutto il tempo, e continuerà a farlo.
Così anche per noi oggi visto che siamo peccatori! Ma Dio ci mostra la grandezza del Suo amore per noi in Cristo (cfr. per esempio Romani 5:8; Efesini 2:1-3,8-9).
Dunque, il comando del Signore è stato fatto esplicitamente al fine che l'azione di Osea riflettesse e simboleggiasse l’amore del Signore per il suo popolo, un popolo adultero che lo aveva tradito con gli idoli.
Infine, vediamo:
III LA CONSIDERAZIONE
Sempre nel v. 1 è scritto: “I quali anche si volgono ad altri dèi e amano le schiacciate d'uva”.
Si volge la faccia verso qualcuno come un atto deliberato che esprime fiducia e sicurezza quando si è nel bisogno (cfr. per esempio Salmo 40:4).
Allora “si volgono” (pōnîm - qal participio attivo) è rivolgersi, dirigere il proprio interesse, attenzione, o fiducia verso qualcosa, in questo caso ad altri dèi.
Il senso di questo verbo è: mentre essi sono nell'atto stesso di allontanarsi dietro ad altri dèi, il Signore continua ad amarli.
Questo verbo indica che la loro azione era continua nel volgersi verso la divinità pagana, trasgredendo così il primo comandamento di non avere altre divinità all’infuori del Signore (Esodo 20:3; cfr. per esempio Deuteronomio 5:7; 6:14; 7:4; 8:19; 11:16,28; 13:3,7,14; 17:3; 18:20; 28:14,36,64; 29:17,25; 30:17; 31:18,20).
Richard D. Phillips commenta: “È evidente da questo comando che Gomer non aveva ancora abbandonato i suoi amanti, ma stava ancora commettendo adulterio con almeno un altro uomo. Ma poiché Osea rappresenta il Dio della grazia, il peccato del suo popolo non è un ostacolo alla sua redenzione. Osea doveva continuare nel suo amore per Gomer e agire coraggiosamente per la sua salvezza dal peccato e dalle sue conseguenze.
Considerando Osea che si mette di nuovo in cammino, cercando di reclamare la moglie infedele, possiamo immaginare quanto gli costasse questo amore fedele. Sarebbe stato più facile chiudere le ferite, andarsene e andare avanti con la sua vita. Ma il Signore voleva che il profeta rischiasse di riaprire le sue ferite, mentre riscaldava il suo cuore con una donna che in realtà stava ancora commettendo adulterio. In questo modo, possiamo comprendere l’insondabile amore di Dio”.
Dio ci ama anche quando gli giriamo le spalle per commettere peccato! (cfr. per esempio Romani 5:5-8).
È evidente da questo comando che Gomer non aveva ancora abbandonato i suoi amanti, ma stava ancora commettendo adulterio con almeno un altro uomo. 
Osea doveva continuare ad amare Gomer e agire con coraggio per salvarla dal peccato e dalle sue conseguenze.
Ma poiché Osea rappresenta il Dio della grazia, il peccato del Suo popolo non è un ostacolo alla Sua redenzione. 
Il Signore vuole che il Suo popolo diriga la propria attenzione su di Lui per la salvezza (Isaia 45:22), e non vuol che ci si rivolga agli idoli (Levitico 19:4), ma come in questo caso il popolo molte volte si volgeva verso altre divinità, quelle pagane (cfr. per esempio Deuteronomio 31:18,20).
La fedeltà al Signore è un camminare nelle Sue vie (Deuteronomio 5:33; 8:6; 10:12), senza sviarsene né a destra, né a sinistra (Deuteronomio 5:32; 17:11), mentre l’adulterio, l'apostasia, è allontanarsi dal Signore nel seguire, servire e prostrarsi davanti a loro (Deuteronomio 8:19; 28:14).
“Amano le schiacciate d’uva” indica un attaccamento profondo, un affetto viscerale, trovare molto piacevole (amano -ōhĕbê – qal participio attivo).
Non si tratta di un semplice gradimento, ma di una vera e propria passione.
 
Il Signore afferma specificatamente che i figli d’Israele al tempo di Osea, sono idolatri, si volgono ad altri dèi e amano le schiacciate d’uva, erano dei dolci.
Ora la disapprovazione del Signore non è per questo tipo di dolci, non c’è qualcosa di sbagliato nell'uvetta, non c’era niente di male (cfr. per esempio 2 Samuele 6:19; 1 Cronache 16:3), lo era come in questo caso se venivano offerti agli idoli.
A quanto pare, facevano parte dei rituali di fertilità nell'adorazione di Baal (cfr. Geremia 7:18; 44:19), con celebrazioni estatiche, o promiscuità del culto della fertilità, come scopo l’aumento del benessere, la prosperità.
Israele pensava di essere ricompensato adorando, cosa che al tempo di Osea facevano gl’Israeliti (Osea 2:5-8,12,16-17).
Questi dolci venivano offerti a divinità pagane, e forse una parte veniva restituita all'adoratore che li avrebbe mangiati, forse nell'aspettativa che avrebbero aumentato la loro abilità sessuale (cfr. per esempio Cantico dei Cantici 2:5).
L'amore del popolo d'Israele per le "schiacciate d'uva" rappresenta la loro inclinazione verso i piaceri effimeri e idolatrici.
Invece di adorare il vero Dio, si rivolgono a divinità pagane, attratti da promesse di prosperità e soddisfazioni materiali.
“Amano le schiacciate d’uva” è un’affermazione sarcastica che esprime quanto poco ci volesse per distogliere Israele dal Signore, quello che John Mackay chiama: “Un banale contentino per soddisfare i loro appetiti era sufficiente a motivarli ad essere incostanti e infidi nel loro comportamento”.
La menzione improvvisa delle torte all'uvetta sembra strana, fuori luogo, ed è questo il punto, si vuole evidenziare i desideri terreni d’Israele!
Raymond Ortlund scrive: "Ciò che attrae Israele verso il suo falso amore è un piacere banale e terreno. La nazione è come una donna che lascia il marito reale nel suo palazzo per andare a bere con un buono a nulla nei bar".
Queste parole, naturalmente, si applicano a tutti i peccatori che scelgono i piaceri del mondo piuttosto che una relazione con Dio. 
Le "schiacciate d'uva", oggi nella nostra cultura occidentale, possono essere considerate i piaceri terreni ed effimeri che mettiamo prima di Dio e ci allontanano da Lui.
CONCLUSIONE
L'amore di Dio manifestato in Osea 3:1 è un amore che perdona, che è elettivo e sovrano, fedele, urgente e umanamente incomprensibile. 
È un amore che non si arrende mai, nonostante i nostri tradimenti e peccati. 
Questo passo ci ricorda che non importa quanto ci allontaniamo da Lui, il suo amore eterno e incondizionato, è sempre lì per accoglierci e riportarci a sé. 
Osea 3 è un messaggio di speranza per tutti coloro che si sentono perduti o lontani da Dio. 
Mostra che Dio è sempre pronto a perdonare e restaurare una relazione interrotta a causa del peccato.
Eppure, così spesso scegliamo di voltarci dall'eterna fonte dell'amore divino per inseguire gli effimeri "piaceri delle schiacciate d'uva" - i beni e le soddisfazioni materiali di questo mondo.
Oggi, accogliamo di nuovo l'amore persistente e redentore di Dio nelle nostre vite. 
Rispondiamo al Suo amore abbandonando ogni idolatria e volgendoci con tutto il cuore al Signore, l'unica fonte di amore vero e duraturo. 
Rinnoviamo il nostro impegno di amarLo e servirLo fedelmente, memori che il Suo amore per noi è infinito e immutabile. 
Che la grazia dell'amore divino ci trasformi e ci guarisca dalle nostre infedeltà, per vivere una vita nuova di devozione al nostro Dio amorevole.
In definitiva, Osea 3:1 è un messaggio di amore, speranza e redenzione!
Quindi, oltre a pentirci dei nostri peccati e ritornare a Dio con cuore contrito se ci siamo allontanati da Lui, non possiamo fare altro che ringraziare il Signore per il Suo amore persistente, persistente, paziente e pronto a nuove opportunità.
Un amore che non si arrende mai, che crede sempre nel bene e offre infinite possibilità di rinascita.
Un amore che ci ricorda quello manifestato in Gesù Cristo per i peccatori, tra i quali ci siamo anche noi (cfr. per esempio Giovanni 3:16; Romani 5:5-11; Efesini 5:22-23; 1 Giovanni 4:10).
Oltre alla dimensione verticale, vi è una dimensione orizzontale: questo passo offre anche spunti di riflessione per le relazioni umane.
L'amore vero è capace di perdonare e superare le offese che abbiamo ricevuto.
La speranza di riconciliazione è sempre presente, anche nelle situazioni più difficili.
La fedeltà e la pazienza sono essenziali per costruire relazioni durature.
Concludo con una preghiera del teologo Giovanni Calvino: “Concedi, Dio onnipotente, che mentre spesso ci nascondi giustamente il tuo volto, così che da ogni parte non vediamo altro che le prove del tuo terribile giudizio, concedi a noi, con la mente sollevata al di sopra della scena di questo mondo, di coltivare allo stesso tempo la speranza che tu costantemente ci poni davanti, in modo da sentirci pienamente convinti di essere amati da te, per quanto severamente tu possa castigarci, e che questa consolazione sostenga e appoggi le nostre anime in modo tale che, sopportando pazientemente qualsiasi castigo tu possa imporci, possiamo sempre conservare la riconciliazione che ci hai promesso in Cristo tuo Figlio. Amen”.



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