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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

1 Cronache 16:35: Il culto che merita Dio

 1 Cronache 16:35: Il culto che merita Dio 
Continuiamo il nostro studio sulla gloria di Dio.
Come già vi siete sicuramente accorti, la gloria di Dio è collegata con noi, infatti comporta una nostra reazione come la lode e l’adorazione.
Tozer disse: “Esiste una chiesa locale per fare collettivamente ciò che ogni credente cristiano dovrebbe fare individualmente, e cioè adorare Dio”.
Adorare Dio è lo scopo della nostra esistenza!
Siamo stati salvati per adorare Dio!
Nel v.35 leggiamo: “E dite: ‘Salvaci, o Dio della nostra salvezza! Raccoglici fra le nazioni e liberaci, affinché celebriamo il tuo santo nome e mettiamo la nostra gloria nel lodarti’”. (cfr. Salmo 106:47).
Prima di tutto troviamo:
I L’INGIUNZIONE
“E dite”.
L’imperativo “dite” (ʾimrû – qal imperativo attivo) è “esprimere a parole”, ed è in relazione alla nostra salvezza.
Sembra strano questo ordine, ma non lo è perché Dio si diletta nel farci del bene! 
In questa ingiunzione, vediamo tre appelli:
A) Il primo appello
“Salvaci, o Dio della nostra salvezza!”

Il verbo “salvaci” (hôšîʿēnû - hifil imperativo attivo) indica l’urgenza dell’azione e un desiderio forte che viene da Dio!
Dio stesso vuole che gli chiediamo di salvarci, è il solo che salva, l’unico Salvatore! (Isaia 43:3,11; 45:21-22; cfr. per esempio Giona 2:10; Apocalisse 7:10).
Per esempio in Isaia 43:11 è scritto: “Io, io sono il SIGNORE, e fuori di me non c'è salvatore”.
E Giona 2:10 afferma: “La salvezza viene dal Signore”.
Ecco perché dice anche “Dio della nostra salvezza”, perché Dio è l’unico che può salvare ed è una Sua caratteristica salvare il Suo popolo!
Il popolo che conosce veramente Dio non si affida a nessun altro se non a Dio!
Dio è compassionevole (Osea 1:7), è in mezzo al Suo popolo ed è un potente che salva, che si rallegra con grande gioia per il Suo popolo (Sofonia 3:17), salva da coloro che opprimono la “pecora” che zoppica, raccoglie la “pecora” che è stata cacciata via, e li renderà gloriose e famose dice Sofonia 3:19
La parola “salvare” (yā·šǎʿ) è salvare dalla rovina, dalla distruzione, o dal danno, e quindi essere portato in una situazione sicura, fuori pericolo (cfr. Numeri 10:9; Deuteronomio 33:29; 2 Samuele 22:4; Salmo 18:4; 33:16).
L’esempio forse per eccellenza è la salvezza d’Israele dall’Egitto.
In Esodo 14:30 è scritto: “Così, in quel giorno, il SIGNORE salvò Israele dalle mani degli Egiziani, Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare”.
Il Signore ha combattuto per Israele e ha vinto (Esodo 14:14-31; 15:1-10).
Il Dictionary of Biblical Imagery riguardo la parola “salvezza” dice: “Il linguaggio biblico per la salvezza descrive il passaggio dal bisogno alla realizzazione, dal problema alla soluzione: immagini di movimento. Deuteronomio 26:5-9 racconta brevemente entrambi gli aspetti: la salvezza dall'Egitto che conduce alla vita nella Terra Promessa”.
In Cristo, la salvezza di Dio ha fatto questo movimento: dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a Dio, dalla colpa al perdono dei peccati!  (Atti 26:18)
Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del Suo amato Figlio, Gesù Cristo (Colossesi 1:13), da questa terra saremo portati in gloria in cielo (cfr. per esempio Giovanni 14:1-3; 2 Corinzi 4:16-5:8; 1 Pietro 1:3-4).
Dovremmo adorare e lodare ogni giorno Dio per questo! Avere un cuore pieno di lode e riconoscenza, gratitudine a Dio!
Neil Wilson scrive: “La gratitudine dovrebbe essere la caratteristica principale nella vita di un cristiano…Dovremmo sempre esprimere gratitudine. Alcuni leviti erano incaricati di rendere continue lodi e ringraziamenti a Dio. La lode e il ringraziamento dovrebbero essere una parte regolare della nostra routine, non riservata solo alle celebrazioni. Loda Dio continuamente e scoprirai che non darai per scontate le sue benedizioni”.
Consideriamo ora:
B) Il secondo appello
“Raccoglici fra le nazioni”.
“Raccoglici” (qabbĕṣēnû – piel imperativo attivo) è “riunire in un luogo”.
Come per “salvaci”, “raccoglici” indica l’urgenza dell’azione e un desiderio forte che viene da Dio!
Il riferimento è al popolo in esilio che se si pente sarà raccolto, radunato, dal Signore dalle nazioni da dove li aveva sospinti e saranno portati nella loro terra (cfr. per esempio Deuteronomio 30:3-4; Neemia 1:8-9; Salmo 106:47; Geremia 29:14; 31:10; Zaccaria 10:10).
Dio nella Sua sovranità e fedeltà, s’impegna a radunare il Suo popolo dai luoghi in cui lo aveva disperso a causa del Suo giudizio a causa dei peccati d’Israele.
Le azioni del Signore in questo contesto sono spesso paragonate a quelle del pastore che raduna il suo gregge disperso (cfr. per esempio Isaia 13:14; 40:11; Geremia 23:3; 31:10; Ezechiele 34:13; Michea 2:12; Sofonia 3:19). 
Nel Nuovo Testamento Gesù dice: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore” (Giovanni 10:16).
Se sei un vero credente in Gesù sei una Sua pecora raccolta dai Lui per far parte del Suo gregge, e sicuramente hai sperimentato il Suo conforto!
Greg Asimakoupoulos racconta: “Durante un recente conflitto in Medio Oriente, Ron e Joke Jones, che servono con l'Alleanza Cristiana e Missionaria in Israele, hanno scritto nella loro lettera di preghiera: ‘Il risultato dei combattimenti e delle uccisioni ha lasciato un profondo senso di sconforto che aleggia nel paese. Diverse volte siamo entrati in contatto più stretto con questo conflitto di quanto consentito dalla nostra zona di comfort. Ieri un'amica ha detto che stava osservando un pastore che si prendeva cura del suo gregge vicino alla zona dove i fucili sparavano. Ogni volta che risuonavano gli spari, le pecore si disperdevano spaventate. Il pastore li toccò ciascuno con il suo bastone e parlò loro con calma, e le pecore si calmarono perché avevano fiducia nel pastore. Poi risuonò un altro sparo e accadde la stessa cosa. Ogni volta le pecore avevano bisogno che il pastore le orientasse di nuovo e le rassicurasse che erano al sicuro’. Siamo come quelle pecore. Quando siamo spaventati, il nostro Pastore si allunga e ci tocca con il suo bastone, pronunciando parole di calma e conforto”.
Che il Signore in questo momento tocchi ciascuno di noi!
O che possiamo ricercarlo quando la battaglia infuria e noi ci siamo in mezzo!
Infine:
C) Il terzo appello
“E liberaci”.
Ancora questo verbo come per “salvaci” e “raccoglici” indica l’urgenza dell’azione e un desiderio forte che viene da Dio!
“Liberaci” (haṣṣîlēnû - hifil imperativo attivo) ha il senso di “portare via” (Genesi 31:9); di “tirare fuori”, “estrarre” (Esodo 5:23); di “togliere”, “strappare via” (Giudici 11:26). 
Questo verbo si riferisce spesso a strappare via, o liberare qualcosa, o qualcuno da qualche situazione di disagio.
Da qui indica il salvare, il liberare dal male, o dal pericolo, risparmiare.
La liberazione indicava spesso il potere di un'entità che vinceva il potere di un'altra. 
Era spesso espressa come liberazione dalla mano, cioè dal potere di un altro (cfr. per esempio Gen. 32:11; Osea 2:10).
“Liberare” (nā-ṣǎl) indica “essere salvato”, “essere messo al sicuro dal pericolo” e quindi essere messo in una circostanza più favorevole (cfr. per esempio Genesi 32:30; Esodo 18:10; Deuteronomio 23:15; 2 Re 19:11; Salmo 33:16; 69:14; Isaia 20:6; 37:11).
Evidentemente si riferisce dai nemici d’Israele, e potrebbe indicare i nemici di 1 Cronache 1–20, cioè i nemici di periodo storico: i Filistei, i Moabiti, gli Edomiti, Ammoniti e Amalechiti, come può riferirsi anche al futuro esilio Assiro, Babilonese e Persiano, per poi fare ritorno di nuovo in Giudea (cfr. per esempio 2 Cronache 36:11-23; Esdra 1:1-3).
Il Signore è il liberatore per eccellenza! (cfr. per esempio Salmo 18:2; 40:17; 70:5; 144:2).
In Deuteronomio 32:39 è scritto che non c’è liberatore abbastanza forte da liberare qualcosa dalla potente mano di Dio!
Anni prima, terrorizzato dall'ira di Esaù, Giacobbe prega che Dio lo liberi dal potere di suo fratello (Genesi 32:11). 
La liberazione di Israele dal potere Egiziano motivò l'apparizione del Signore a Mosè (Esodo 3:8; cfr. Esodo 6:6).
Quando Mosè racconta al suocero tutto quello che il Signore aveva fatto al faraone a gli Egiziani per amore d’Israele, tutte le sofferenza patite durante il viaggio e e come il signore li aveva liberati, Ietro (il suocero) si rallegrò per il bene che il Signore aveva fatto a Israele liberandolo dalla mano degli Egiziani, in Esodo 18:10 è scritto: “Ietro disse: ‘Benedetto sia il SIGNORE, che vi ha liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano del faraone; egli ha liberato il popolo dal giogo degli Egiziani!’” (cfr. per esempio Giudici 3:9,15).
Il Signore ha liberato Davide da tutti i suoi nemici (2 Samuele 22:1).
Ecco Davide perché lo chiamava: “Il mio potente salvatore” (Salmo 18:2).
Così l'emissario Assiro, Rabsachè, avvertì Ezechia che non sarebbe mai stato salvato dall'ira di Sennacherib (2 Re 19:11; Isaia 37:11), ma Michea predice che Giuda sarà liberata da Babilonia (Michea 4:10).
Gli inni di lode e i canti di ringraziamento nei Salmi affermano la passata liberazione degli uomini da parte del Signore dalla paura e dalle afflizioni (cfr. per esempio Salmo 34:4; 107:6), ed esaltano la Sua vigilanza per salvare il Suo popolo dal pericolo (cfr. per esempio Salmo 34:17,19), dalla morte (Salmo 33:19), o dai peccati (Salmo 39:8).
E ancora il Signore incoraggia Geremia quando lo chiamò a essere profeta dicendogli di non temere perché sarebbe stato con lui per liberarlo (Geremia 1:8).
Nel Nuovo Testamento, la parola equivale alla liberazione dal maligno nella preghiera del Padre nostro (Matteo 6:13).
…Non perdere mai la speranza perché abbiamo un grande liberatore: il Signore!
Porta tutte le tue tentazioni, preoccupazioni, pericoli al Signore e chiedigli di liberarti!
Anche oggi come ieri, il Signore è un Dio vivo e dinamico! 
Fidati di Lui! Sii sottomesso e fedele a Lui! 
Parlando delle liberazioni di Dio, E. A. Seibert scrive: “I ripetuti atti di liberazione di Dio per conto di Israele avrebbero dovuto ispirare la fedeltà, la fiducia e l'obbedienza del popolo, incoraggiandolo a fidarsi di Dio piuttosto che di qualsiasi altra persona, o potere. Invece, Israele spesso adorava falsi dèi, dimenticando ciò che Dio aveva fatto per loro (Giudici 6:7–10; 8:33–34). Il fallimento d’Israele a questo riguardo è illustrato in modo più sorprendente dalla richiesta del popolo di un re (1 Samuele 10:18-19)”.
E questo purtroppo avviene ancora oggi: molti credenti sono più sottomessi agli idoli che al Signore! E questo si vede dalle loro priorità! 
Da ciò che mettono al primo posto!
Nel lodare il Signore vediamo:
II L’INTENZIONE 
“Affinché celebriamo il tuo santo nome e mettiamo la nostra gloria nel lodarti”.
Sono ancora le parole, o la preghiera che deve dire chi fa parte del popolo di Dio.
La lode è la risposta agli atti salvifici e al carattere lodevole di Dio, è la risposta reverenziale alla magnificenza di Dio (cfr. per esempio Esodo 15:11; Salmo 148:1–14; Isaia 6:1–6).
La lode come l'adorazione è la somma totale di quello cha abbiamo nel cuore per Dio!
Non c’è lode e adorazione senza ammirazione!
Se il nostro cuore è pieno di ammirazione per Dio, questa si esternerà, zampillerà con passione verso Dio!
Inoltre l'adorazione è l’aspetto più alto della preghiera, che comporta la contemplazione riverente e rapita delle perfezioni e prerogative divine, il loro riconoscimento in parole di lode, insieme ai simboli visibili e alle posture, come per esempio le mani alzate, o piegarsi in ginocchio (per esempio 1 Re 8:54; Salmo 95:6; Daniele 6:10) che esprimono l'atteggiamento riverente adorante della creatura in presenza del suo Creatore.
L’adorazione è l’atto di onorare e rendere omaggio a Dio perché ne è degno!
“La vera adorazione esalta Dio al posto che gli spetta nella nostra vita” (Anonimo).
L’adorazione è nutrimento, risveglio, purificazione e la risposta della nostra vita a Dio!
William Temple una volta disse: “L'adorazione è il nutrimento della mente sulla verità di Dio. L'adorazione è il risveglio della coscienza mediante la santità di Dio. L'adorazione è la purificazione dell'immaginazione con la bellezza di Dio. L'adorazione è la risposta della mia vita al piano di Dio per la mia vita”.
Il Signore è l'unico vero essere che merita il culto, perché è l'unico Dio che ha creato e redento l'umanità! (cfr. per esempio Deuteronomio 5:6-7; 6:4; Neemia 9:6; 1 Corinzi 8:5-6; Isaia 40:18-23; Colossesi 1:15-20; Apocalisse 4:8-11).
Tozer scrisse: “Sono stato creato per adorare e lodare Dio. Sono stato redento per adorarlo e goderlo per sempre. Questa è la cosa principale, fratello o sorella mia”.
Quindi lo scopo della nostra esistenza è adorare e lodare Dio!
Dio ci ha creato e salvato dai nostri peccati e dalla Sua ira, per la sola Sua grazia attraverso Gesù Cristo (cfr. per esempio Matteo 1:21; Marco 10:45; Romani 3:24; 5:5-11; 8:1; 1 Corinzi 1:30; Efesini 1:3-14; 2:8-9; 1 Pietro 1:18-19) per adorarlo e lodarlo!
Il Dio di grazia, il nostro Salvatore (1 Timoteo 1:1; 2:3; 2 Timoteo 1:9; Tito 1:3; 2:10; 3:4), prende peccatori come noi e ne fa Suoi adoratori per adorarlo in spirito e verità (Giovanni 4:23-24).
Se hai sperimentato la salvezza di Dio, non puoi rimanere in silenzio davanti a Lui, qualcosa sgorgherà dal tuo cuore verso di Lui, qualcosa che la Sua grazia ha già messo lì.
Quindi lo scopo del perché ti ha salvato e raccolto in una chiesa è per adorarlo e lodarlo!
In questo versetto vediamo due aspetti dell’intenzione riguardo l’adorazione e la lode.
Troviamo due verbi, il primo verbo è:
A) Celebriamo
“Affinché celebriamo il tuo santo nome”.
Del “santo nome” ne abbiamo già parlato nella predicazione di 1 Cronache 16:10, dove abbiamo visto che la santità di Dio è centrale nella Bibbia.
“Nome” (šēm) si può riferire al nome di Dio come si è presentato a Mosè, quindi “Yahweh” (Esodo 3:14-15; 15:3; 33:19, 34:5), che designa oggettivamente chi è Dio, pone l’attenzione sulla natura di Dio.
Oppure “nome” si riferisce alla Sua persona, a ciò che lo identifica, o descrive il Suo carattere, o lo rappresenta, quindi Dio stesso!
Il nome santo di Dio va celebrato!
“Celebriamo” (hōdôt – hifil infinitivo attivo) si riferisce a ringraziare, esprimere gratitudine, rendere grazie, o mostrare apprezzamento a Dio, quindi lodare con particolare attenzione.
“Celebrare” è riconoscere, o confessare i benefici ricevuti (cfr. per esempio Genesi 29:35; Esdra 3:11; Salmo 7:8; 30:12).
1 Cronache 29:12-13 dice:”Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu signoreggi su tutto; in tua mano sono la forza e la potenza, e sta in tuo potere il far grande e il rendere forte ogni cosa. Perciò, o Dio nostro, noi ti ringraziamo, e celebriamo il tuo nome glorioso”.
Quante volte celebriamo Dio specificatamente per ciò che abbiamo?
“Celebrare” è anche riconoscere e confessare la natura di Dio, quindi adorare.
“Celebrare” a volte è usata nella Bibbia per fare una confessione pubblica degli attributi e degli atti di potere di una persona (cfr. per esempio 2 Samuele 22:50; Salmo 71:22).
Per esempio nel Salmo 118:1-2,29 è scritto: “Celebrate il SIGNORE, perché egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno. Sì, dica Israele:’La sua bontà dura in eterno’. Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; tu sei il mio Dio, io ti esalterò”.
O anche perché il Signore è “il mio Dio” come ci ricorda ancora il Salmo 118:28: “Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; tu sei il mio Dio, io ti esalterò”. (Vedi anche Salmo 34.3; 69:30; 86:12).
Questo è una formula del patto con cui Israele era legato a Dio (cfr. per esempio Levitico 26:11-12), Colui che lo ha liberato dalla schiavitù in Egitto (Levitico 26:13).
Il Signore mostra di essere il Dio del salmista rispondendo alla sua preghiera salvandolo (Salmo 118:21).
Così il salmista confessa la realtà di questa relazione con Dio!
Questa duplice confessione ci parla del rapporto personale del salmista con il Signore, è una confessione monoteistica, cioè si riconosce il Signore come unico Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 4:35,39; 7:9) ed è anche una lode, un ringraziamento per la salvezza perché il Signore è buono e la Sua bontà dura in eterno (Salmo 118:1,20-21,29; cfr. per esempio Esodo 15:2; Isaia 25:1; 61:10-10). 
Daniel Estes a riguardo scrive: “Con le sue parole il salmista esalta il Signore come ‘mio Dio’, sottolineando il suo rapporto personale con il Signore. Con le sue parole di esaltazione, il salmista afferma la grandezza che il Signore ha già dimostrato (vv. 15-16). La sua lode non aggiunge nulla al Signore; si limita a dichiarare pubblicamente ciò che il Signore ha mostrato di essere”.
Se il Signore è il tuo Dio, se sei legato a Lui (cfr. per esempio Levitico 26:11-12; Geremia 31:31-33; Matteo 26:26-28), se lo riconosci come tuo Dio, allora lo celebrerai!
Nel nostro contesto di 1 Cronache 16 la celebrazione è per la liberazione (cfr. per esempio Salmo 145:7).
Il secondo verbo della nostra intenzione, o scopo è:
B) Mettiamo la gloria
“Mettiamo la nostra gloria nel lodarti”.
Questo è ciò che dobbiamo fare!
Nel Salmo 106:47, un passo parallelo, dice: “Salvaci, o SIGNORE, Dio nostro, e raccoglici di tra le nazioni, perché celebriamo il tuo santo nome e troviamo la nostra gloria nel lodarti”.
“Mettiamo la gloria” (hištabbēaḥ - hitpael infinitivo medio) è stato interpretato con rallegrarsi con orgoglio nel lodare Dio!
La parola Ebraica qui per “gloria” (šāḇaḥ) è “esaltare”, “lodare”, cioè “fare dichiarazioni esaltanti sull'eccellenza di qualcuno”, anche “vantare”, “essere orgogliosi”, non in noi stessi, ma di Dio, per i Suoi atti e le Sue azioni potenti (cfr. per esempio Salmo 63:3; 106:57; 117:1; 145:4; 147:12), infatti dice “nel lodarti” (bithillātekā).
Il senso di questa frase è: “Saremo orgogliosi di lodarti”.
Questa è la naturale reazione di coloro che appartengono a Dio!
La parola “lode” (tehillāh) qui è “offrire parole di omaggio come atto di adorazione”; è “pronunciare parole positive sull'eccellenza di un altro” (cfr. per esempio 2 Cronache 20:22; Salmo 22:26; Salmo 34:1), in questo caso di Dio!
Indica un genuino apprezzamento per le grandi azioni, o per il carattere di Dio.
Senofonte disse: “Il più dolce di tutti i suoni è la lode”.
Dio ci tiene ad avere la lode che gli spetta! (Isaia 42:8). 
La lode si addice a Dio! (cfr. per esempio Salmo 65:1).
Facciamo bene a ricordare come ha detto qualcuno che: “Non c'è niente che piaccia al Signore quanto la lode”.
La lode e il ringraziamento sono graditi a Dio (cfr. per esempio Salmo 50:14,23; 69:30-31; Isaia 43:20-21; 61:10-11).
Il Signore è degno di lode eccelsa!  (hālal mĕʾōd- cfr. per esempio Salmo 145:3; 147:1)
Siamo esortati allora, a far risonare a piena voce la Sua lode (Salmo 66:8).
Il fedele dichiara l'intenzione di lodare Dio sempre di più in crescendo.
Il salmista dopo aver chiesto il soccorso di Dio dai nemici nel Salmo 71:14, gli dice: “Ma io spererò sempre, e a tutte le tue lodi ne aggiungerò altre”.
Il salmista aveva sperimentato nel passato abbondanti motivi per lodare Dio; ora aveva una tale fiducia in Lui e aveva la certezza che sarebbe intervenuto in suo favore nel presente come anche in futuro, non dubitava che avrebbe ancora sperimentato la grazia di Dio e avrebbe avuto ancora altri motivi per aggiungere altre lodi!
Dobbiamo essere fiduciosi nel Signore anche per il futuro, e quindi con il Salmista possiamo dire: “Alle lodi che ti ho fatto fino ad adesso ne aggiungerò altri, perché sperimenterò ancora la tua presenza salvifica nella mia vita!”
Noi vediamo la fede costante del salmista e anche l’impegno per continuare a lodare il Signore proclamando un'intensificazione della lode oltre a quella del v. 8 dove è scritto: “Sia la mia bocca piena della tua lode; ed esalti ogni giorno la tua gloria”.
Hai il desiderio di avere la tua bocca piena di lode per il Signore?
CONCLUSIONE
Abbiamo visto altre reazioni dei credenti alla gloria di Dio: l’adorazione e la lode!
Dobbiamo dire che per alcuni, anche coloro che si dicono cristiani, questo non sarà facile a causa del condizionamento di questa società sempre più edonista, utilitarista e narcisista ripiegata su se stessa, dove vediamo che il proprio io è idolatrato!
Anche certe chiese hanno ceduto all'idolatria dell'io, dove un vangelo dell'autostima ha sostituito un vangelo della colpa e del perdono, e dove Dio stesso esiste per promuovere gli interessi del proprio io.
Ma colui, o colei che conosce veramente Dio, rinuncia a se stesso e adorerà con gioia, con entusiasmo, costantemente, assolutamente, radicalmente, perché Dio è la ragione della sua vita!
Siamo stati creati per glorificare Dio! 
Questa deve essere la nostra priorità! 
Invece molti passano la loro vita a glorificare se stessi!
Preghiamo che Dio tocchi le persone, anche i credenti, o noi stessi, affinché ci faccia capire questa priorità, che prenda i nostri cuori dalla visione orizzontale e lo trasformi in una visione verticale!
Dobbiamo misurare le nostre priorità con quelle che Dio ha per noi, è il glorificarlo lo è!
Per questo c’è bisogno di riscoprire la grandezza di Dio, la Sua santità e la Sua grazia per noi immeritata!
L’aspetto centrale nella vera adorazione è la centralità di Dio. 
Nell'adorazione pratichiamo più pienamente la centralità di Dio, perché ci concentriamo su di Lui. 
Così non saranno i nostri bisogni, i nostri problemi e le nostre preoccupazioni la priorità, ma la gloria di Dio, questa avrà la precedenza e l'attenzione. 
C’è anche da dire un’altra cosa: siamo molto superficiali nel modo come adoriamo Dio!
La Bibbia riporta che quando le persone, anche sacerdoti non adoravano Dio secondo la Sua volontà, questi morivano! (Cfr. per esempio Levitico 10:1-2; 1 Samuele 2:15-17,25; 4:11).
Jamie Wallace ha osservato: "Se un antico ebreo guidasse la macchina del tempo fino alla porta d'ingresso di una chiesa una domenica mattina e capisse cosa stiamo facendo, non si aspetterebbe che ne uscissimo vivi!" 
Dobbiamo offrire a Dio un culto con timore reverenziale, questo è quello che ci dice anche l’autore dell’epistola agli Ebrei: “Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore! Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante” (Ebrei 12:28-29).
Isaia davanti la presenza del Dio santo e maestoso, davanti al fuoco consumante disse: “Guai a me, sono perduto!” (Isaia 6:5), purtroppo questo timore e stupore, oggi non lo abbiamo!
Abbiamo trasformato il fuoco consumante di Dio in una fiammella di candela!
Che Dio ci aiuti ad adorarlo ma anche ad adorarlo con riverenza e timore!



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