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Luca 4:18-19: La missione di Gesù

 Luca 4:18-19: La missione di Gesù Immagina di entrare in un luogo avvolto dall’oscurità, pieno di disperazione, dolore e sconforto.  Un mondo dove gli emarginati vengono dimenticati, dove la speranza sembra un lusso irraggiungibile.  È in questo contesto che Gesù proclama la sua missione rivoluzionaria, un messaggio che non è semplicemente un annuncio, ma una trasformazione radicale della realtà umana. In Luca 4:18-19, Gesù proclama di essere venuto per portare la buona novella ai poveri, il recupero della vista ai ciechi e per liberare gli oppressi.  Questo brano non è solo un testo storico, ma un manifesto vivente della grazia di Dio.  Rivela un Dio che non rimane distante dalla sofferenza umana, ma si immerge nelle nostre fragilità, spezzando le catene che ci tengono prigionieri e ridonando dignità a ogni persona. Non si è limitato a trasmettere un messaggio: era l’incarnazione della speranza stessa.  Il contesto di questi versetti è che Gesù si trova n...
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Salvatore

Santificati per mezzo di Cristo Gesù

 Santificati per mezzo di Cristo Gesù

“Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro” (1 Corinzi 1:2). 

Questi versetti fanno parte dell’indirizzo dei saluti della lettera scritta dall’apostolo Paolo (v.1) alla chiesa locale di Corinto; questo versetto descrive la caratteristica di questa chiesa e di tutti i veri cristiani, di tutti quelli che invocano il nome del Signore Gesù Cristo. La chiesa è stata chiamata da Dio (cfr. Romani 8:30; 9:11-12) e appartiene a Dio (cfr. Deuteronomio 7:6; Atti 20:28). La chiesa non è un’organizzazione creata dall'uomo, creata per preservare e diffondere particolari tradizioni religiose, o una società di persone che la pensano allo stesso modo governata da aspirazioni e valori umani; la chiesa (ekklēsía) è una comunità di persone che Dio ha chiamato e salvato da Gesù Cristo, non è pertanto di proprietà di qualche pastore, o persona, gruppo, denominazione, o partito locale, ma è di Dio! Ciò che noi vediamo in questo versetto è la caratteristica di tutti i veri cristiani, cioè sono santificati, il mezzo come lo sono e sono chiamati santi.

L’apostolo Paolo specifica che i membri della chiesa di Corinto sono stati santificati (hēgiasmenois - perfetto passivo participio), cioè c’è stato un momento della loro storia passata che sono stati santificati e lo erano ancora nel momento in cui Paolo scrisse questa lettera, indica un'opera completata che continua in uno stato di santificazione presente. La voce passiva del verbo indica che non sono stati i membri della chiesa a santificarsi, ma è stato un altro agente, vale a dire Dio, come vedremo più avanti; quindi la santità come posizione, o status davanti a Dio, si riceve per grazia, non si ottiene come merito, è secondo elezione di Dio (cfr. Deuteronomio 7:6; 1 Corinzi 1:26-31; 6:9-11; Efesini 1:4, Colossesi 3:12; Romani 9:11-13; 11:5-6). “Santificati” (hēgiasmenois) indica appartenere a Dio portando il Suo carattere; indica separare da un uso comune, dal secolare per un uso, o scopo sacro secondo la volontà di Dio. “Santificati” indica essere messo a parte per dedicarsi al servizio di Dio fedelmente, è essere consacrato a Dio. Così lo scopo dei santificati è donarsi completamente a Dio e servirlo con tutto se stessi. Nella traduzione greca dell’Antico Testamento la “Settanta”, questa parola la troviamo nella vocazione di Geremia per indicare la consacrazione del profeta: “Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni” (Geremia 1:5). La parola ebraica “consacrare” (qāḏaš) significa essere separati, essere santi. Il verbo dichiara l'atto di mettere da parte, essere santo, cioè ritirare qualcuno, o qualcosa dall'uso profano, o ordinario. Per esempio come Geremia, il Signore aveva messo da parte Aaronne e i suoi figli per il sacerdozio (Esodo 29:21). Tutti i cristiani sono santi in Cristo Gesù (Filippesi 1:1; 2 Corinzi 1:1), infatti i “santificati” non sono solo quelli di Corinto, Paolo ci dice “con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro”. Paolo si riferisce anche a quelli che invocano (epikaloumenois – presente medio participio) Gesù Cristo in altre parti del mondo, e sono quelli che lo invocano per essere salvati (Atti 2:21; 9:14,21, Romani 10:12-14); o per assistenza (Atti 7:59); o la preghiera in genere (2 Timoteo 2:22, 1 Pietro 1:17). “Invocare il nome del nostro Signore Gesù Cristo” è anche, un modo di dire tecnico usato per designare coloro che credono in Cristo e lo pregano, e designa le persone che sono cristiane. Inoltre dimostra che Gesù è di natura divina perché può essere pregato e adorato (cfr. Matteo 14:33; 28:9; Luca 5:8), e sappiamo che solo Dio lo può essere (cfr. Esodo 34:14; Matteo 4:10), infatti sia gli uomini, come Pietro, Paolo e Barnaba e gli angeli hanno rifiutato il culto che è stato offerto loro (Atti 10:25-26; 14:11-18; Apocalisse  19:10; 22:8-9). Invocare il nome del Signore, cioè la Sua persona, carattere, posizione (cfr. per esempio Malachia 1:6; Isaia 29:23; Ezechiele 36:23; Giovanni 12:28; 17:6). Paolo con: “Invocano il nome del nostro Signore Gesù Cristo”, sta dando a Gesù la più alta designazione possibile, come nell'Antico Testamento quando le persone invocavano il nome di Yahweh (per esempio Genesi 4:26; 12:8; 13:4-7 Gioele 2:32; Sofonia 3:9). Quindi, “invocare” associato a “Signore nostro” indica il riconoscimento della divinità di Gesù come avviene per Dio Padre (per esempio 1 Pietro 1:17). Non significa invocare qualche divinità oscura e sconosciuta, ma affidarsi a colui la cui natura e carattere sono stati rivelati come degni di questa fiducia (cfr. Salmo 9:9-10; 20:1,5,7). Chiamando Gesù come avviene per Dio Padre indica che c’è pieno accordo. Thiselton A. C. a riguardo scrive: “Il nome del Signore rappresenta la garanzia che gli atti di Dio in e attraverso Cristo si accorderanno con la rivelazione del suo carattere come finora rivelato”. Confessare Gesù come Signore era il segno più evidente di un cristiano ed era ed è impossibile senza l’azione dello Spirito Santo nel confessante (Romani 10:9; 1 Corinzi 8;5-6; 12:3, Filippesi 2:5-11; cfr. Atti 9:14, 21; 22:16; 2 Timoteo 2:22). “Signore” esprime un atteggiamento di sottomissione, consacrazione e un senso di appartenenza a Gesù. Confessare Gesù come Signore indica entrare in un nuovo rapporto in cui si riconosce la sovranità assoluta e la padronanza del Gesù esaltato sulla vita di chi lo riconsosce tale. Così anche invocare Gesù come Signore (Kuriou) significa riconoscere che Egli è padrone e noi siamo suoi servi (1 Corinzi 6:19–20) a cui dobbiamo essere fedeli. Vang P. scrive: “Chiamare Gesù Signore non è una semplice confessione teologica, ma una dichiarazione di fedeltà alla vita”, ed è uno stile di vita costante, infatti il verbo presente “invocano” enfatizza un’azione, o stato mentale abituale che caratterizza la vita di chi invoca Gesù Cristo e non tanto a un atto specifico. 

Anche se non c’è scritto, come abbiamo visto con l’esempio di Geremia, o come vediamo da altre parti della Bibbia, Dio è l’agente della santificazione. Per esempio in Giovanni 10:36 riguardo alla missione di Gesù è scritto che il Padre ha santificato Gesù, cioè lo ha messo da parte e lo ha mandato nel mondo per compiere la missione di salvare i peccatori (cfr. Giovanni 3:16; 1 Timoteo 1:15). 

Nella preghiera sacerdotale Gesù prega il Padre di santificare i discepoli (Giovanni 17:17). In 1 Corinzi 1:30 Paolo afferma che grazie a Dio i cristiani sono in Cristo Gesù (cfr.1 Tessalonicesi 5:23). Al v.1 leggiamo che Paolo fu chiamato per essere un apostolo per volontà di Dio, quindi secondo anche il v.30, anche la chiamata dei credenti è stata voluta da Dio, com’è confermato dal v.9. e dai vv.26-28, e sono stati santificati da Dio stesso per mezzo di Gesù Cristo.

Il mezzo della santificazione è in Cristo Gesù. “In” (en - preposizione) specifica e definisce il mezzo come si è santificati, cioè per mezzo di Gesù Cristo. “In” indica unione spirituale con Gesù Cristo. Quindi lo strumento per cui possiamo essere santi è Cristo Gesù. Paolo si riferisce a un’opera che è stata fatta da Gesù Cristo per la chiesa, per i cristiani. In Efesini 5:25-26 è scritto che Gesù ha dato se stesso per la chiesa per santificarla dopo averla purificata con l’acqua della parola (cfr. Giovanni 15:3). Con la morte di Cristo i credenti sono stati separati dal mondo e trasferiti nella sfera della santità di Dio. Per la volontà di Dio, Gesù è venuto sulla terra a morire in croce una volta e per sempre, per santificare per sempre la Sua chiesa (Ebrei 10:10-14), attenzione a non calpestare e a considerare profano il Suo sacrificio, s’incorre nel peggiore dei castighi di Dio (Ebrei 10:29). La Bibbia non parla di altri sacrifici (Romani 3:23-25; Ebrei 2:14-18; 10:14; 1 Giovanni 2:2) e quindi di altri salvatori per la salvezza dei peccatori (Giovanna 4:42; Atti 4:12), o intercessori (Giovanni 14:6; 1 Timoteo 2:4; Ebrei 7:25) per cui oggi una persona possa essere santificata e salvata al di fuori di Gesù Cristo! 

L’apostolo continua dicendo che i cristiani sono chiamati santi. Sia “santificati” che “santi” indica il popolo che Dio ha scelto per essere il Suo popolo per il Suo scopo speciale, queste due parole correlate insieme hanno la funzione di enfatizzare l'idea. I cristiani sono chiamati (klētois-aggettivo - dativo di modo) “santi” (hagios), cioè sono diversi dagli altri perché sono stati separati dal mondo per appartenere in un modo speciale a Dio, e si contraddistinguono da chi non fa parte del popolo di Dio, questa differenza non deve essere contrassegnata dal ritiro dalla vita ordinaria, non significa che dobbiamo essere eremiti, ma mostrare un carattere santo e di servizio a Dio in mezzo alla società dove viviamo. I  “santi” (hagiois), cioè i consacrati a Dio, i messi a parte da Dio per se stesso, il popolo di Dio, la chiesa (Romani 8:27; 1 Corinzi 6:2; Efesini 1:1,18; Filippesi 1:1; Colossesi 1:2; Apocalisse 11:18; 16:6), sono  responsabili di condurre una vita di santità a cui sono chiamati, essere santi nella vita di tutti i giorni interiormente come esteriormente, con il comportamento (2 Corinzi 6:14-7:1, 1 Tessalonicesi 4:3; 1 Pietro 1:15-16; cfr. Levitico 19:1–2). Così i santi come posizione davanti a Dio per il sacrificio perfetto di Gesù Cristo, dimostreranno di esserlo come popolo di Dio facendo la volontà di Dio, incarnando i valori morali e spirituali che sono radicalmente diversi da quelli della cultura circostante di questo mondo e serviranno Dio in obbedienza (cfr. Esodo 19:5-6; 1 Pietro 2:8-10). Chi appartiene al popolo di Dio è santo e ha uno stile di vita secondo il carattere di Dio e lo servirà fedelmente (cfr. Matteo 24:36-51; 1 Corinzi 4:1-2; 1 Pietro 4:10-11). Il popolo di Dio, non lascia il mondo (cfr. 1 Corinzi 5:10), ma dimostra al mondo che è stato reso santo in Cristo Gesù da Dio e lo sta servendo fedelmente! Il concetto di santità implica regolarmente un comportamento osservabile. Quindi la santificazione posizionale davanti a Dio (per esempio Ebrei 10:10,14, 1 Pietro 2:9), si manifesterà in una santificazione progressiva in questa vita (per esempio Romani 6:19; Colossesi 3:9-10; Ebrei 12:10,14; 1 Pietro 1:15-16).

In conclusione, questo versetto ci ricorda che apparteniamo al Signore che ci ha comprati a caro prezzo (1 Corinzi 6:20) attraverso il sacrificio di Gesù, quindi siamo Suoi, chiamati a servirlo con tutto noi stessi fedelmente e radicalmente, e siamo chiamati a essere santi come lo è Lui ogni giorno (1 Pietro 1:15-16). I credenti sono chiamati a uno stile di vita che rifletta il loro status già dato da Dio per mezzo di Gesù Cristo! Coloro che sono stati resi santi in Cristo sono ora chiamati praticamente a camminare sulla via della santità. I cristiani sono stati salvati per essere santi e per vivere vite sante in mezzo a una società corrotta e peccaminosa.

Concludo con le parole di John Brown riguardo la santità progressiva: “La santità non consiste in speculazioni mistiche, fervori entusiastici o austerità non raccomandate; consiste nel pensare come Dio pensa e nel volere come Dio vuole. La mente e la volontà di Dio devono essere conosciute dalla sua parola; e, per quanto io capisca e creda veramente la parola di Dio, la mente di Dio diventa la mia mente, la volontà di Dio diventa la mia volontà e, secondo la misura della mia fede, divento Santo”.


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