Isaia 26:20-21: Io resto a casa!
“Va', o mio popolo, entra nelle tue camere, chiudi le tue porte, dietro a te; nasconditi per un istante, finché sia passata l'indignazione. Poiché, ecco, il SIGNORE esce dal suo luogo per punire l'iniquità degli abitanti della terra; la terrà metterà allo scoperto il sangue che ha bevuto e non terrà più coperti gli uccisi”.
In questi giorni c’è il decreto del governo e quindi l’hashtag: “Io resto a casa”, o “io sto a casa”, questa può essere un'occasione per approfondire il nostro rapporto con Dio, o per riflettere sulla nostra vita spirituale. Come noi oggi, che dobbiamo rimanere a casa a causa del coronavirus, circa tremila anni fa, per bocca del profeta Isaia, per motivi diversi, Dio disse al Suo popolo di rimanere a casa. Questi versetti fanno parte di un canto di lode dove viene esaltata la salvezza del popolo di Dio e il giudizio sul mondo, sopra gli abitanti della terra, e quindi l’incoraggiamento a confidare nel Signore. Noi nei vv.20-21, vediamo che il popolo viene esortato ad affrontare una situazione difficile: il giudizio di Dio.
Vediamo che il Signore si riferisce al Suo popolo dicendo: “Va', o mio popolo”. “Mio popolo” indica speciale tenerezza, ed esprime il particolare amore elettivo di Dio per Israele (cfr. Osea 1:10-11), in particolare è rivolto agli ebrei prigionieri in Babilonia.
Il profeta con tre imperativi dice: “Entra nelle tue camere, chiudi le tue porte, dietro a te; nasconditi per un istante, finché sia passata l'indignazione”. L'immagine che vediamo qui è presa dalla ricerca di un riparo quando infuria una tempesta, fino a quando la sua furia si esaurisce. Come quando arriva una tempesta, la prudenza consiglia agli uomini di cercare riparo (Esodo 9:19), così ora il profeta consiglia al suo popolo di mettersi al riparo durante la tempesta del giudizio di Dio in arrivo su Babilonia. Mentre infuria la “tempesta”, gli ebrei in esilio in Babilonia, sono esortati a stare calmi e sereni (cfr. vv.3-4,8-9), a rimanere nelle loro case al sicuro fino a quando la tempesta d’indignazione contro i babilonesi sarà passata. Quindi il profeta esorta il popolo a entrare nelle proprie camere e a chiudersi le porte alle spalle. Questo ricorda le immagini di salvezza e sicurezza quando il Signore chiuse la porta dell’arca e salvò Noè con la sua famiglia dal giudizio del diluvio (Genesi 7:1,16). Ricorda anche il rimanere chiusi a casa quando è stata istituita la Pasqua in Egitto, quando il Signore, mentre era in corso il Suo giudizio, vedendo il sangue spruzzato dell’agnello davanti le porte, sarebbe passato oltre (Esodo 12:21-23). Isaia dice che il popolo doveva nascondersi per un istante, cioè per breve tempo (Salmo 30:5; Isaia 10:24-25; 54:7-8) fino a quando l’indignazione (zāʿam - Salmo 69:24; Isaia 10:5; Geremia 10:10, Naum 1:6; Abacuc 3:12; 3: 8), cioè l’ira di Dio sarebbe passata (Isaia 30:27; Sofonia 3:8). “Passare” (‛āḇar) è lo stesso verbo di Esodo 12:12,23, dove appunto si parla del giudizio di Dio che sarebbe passato per il paese d’Egitto per colpire i loro primogeniti. Ora Isaia dice il popolo di Dio sarebbe stato al sicuro dalla Sua ira nelle loro case, e da lì non deve uscire!
Isaia continua dicendo: “Poiché, ecco, il SIGNORE esce dal suo luogo per punire l'iniquità degli abitanti della terra”.
“Il SIGNORE esce dal suo luogo” indica che sta per farlo. Isaia chiama Dio: “Il Signore” (Yahweh), questo è interessante perché con questo nome si è rivelato a Mosè nella liberazione del Suo popolo dalla schiavitù d’Egitto (Esodo 3:13-14), quindi questo nome è associato alla salvezza (cfr. per esempio Levitico 26:45; Salmo 19:14, Isaia 48:17,20; 49:7), agisce per salvare il Suo popolo, ed è considerato il nome del Patto, perché è il nome con cui Dio si è rivelato agli Israeliti per mezzo di Mosè, quando entrò in alleanza con loro (Esodo 3:14-15; 6:2- 3; 15:1-13; 33:19; 34:6-7). “Signore” implica essere una realtà dinamica, attiva, presente ed efficace, che subentra in scena, infatti, si è presentato a Mosè per intervenire nella vita del Suo popolo per liberarli dalla schiavitù in Egitto.
“Il suo luogo” si riferisce che viene dal cielo, dal Suo trono celeste (Salmo 115:3; Ezechiele 3:12; Michea 1:3); mentre “esce” si riferisce alla Sua teofania (manifestazione visibile - cfr. Giudici 5:4; Salmo 68:8), alla Sua azione per realizzare i suoi scopi, in questo caso il giudizio su Babilonia (cfr. Isaia 13;21; Geremia 50-51).
Il Signore scende per punire! Ci sono persone che accusano Dio di essere indifferente alla violenza degli uomini. Ma non è così! Dio è giusto (Esdra 9:15; Salmo 11:7; Isaia 45:21) e giudicherà con giustizia gli uomini (Esodo 34:6-7; Deuteronomio 7:9; Salmo 119:137; 129:4; Romani 1:18; 2:6-8).
“Iniquità (‛āwôn) è la corruzione della propria natura, la realtà interiore del peccato della natura umana decaduta.
In questi versetti il profeta mette in evidenza il peccato di violenza, infatti dice: “il sangue” (cfr. Genesi 4:10) e “gli uccisi”.
I peccati di violenza sono in riferimento ai nemici (cfr. vv.9-11) all’esercito nemico babilonese che ha devastato Israele, e gli uccisi sono gli uccisi di guerra (cfr.vv.7-8).
“La terra metterà allo scoperto il sangue che ha bevuto e non terrà più coperti gli uccisi”.
Con queste parole il popolo aveva conforto e poteva affrontare la calamità con calma, serenità e speranza perché il Signore avrebbe lottato per loro (Esodo 14:13-14), non è così per chi non appartiene al popolo di Dio!
Possiamo fare diverse considerazioni da questi versetti.
1)Dio è un Dio che giudica.
Dal resto della Bibbia, vediamo che Dio non giudica solo per gli omicidi come in questo caso.
Certo, Dio giudica nel presente (per esempio Romani 1:18; 1 Corinzi 11:29-34), ma ci sarà un giudizio universale e definitivo dopo la morte (Ebrei 9:27); ognuno sarà giudicato o per andare a punizione eterna (inferno), o a vita eterna (Daniele 12:2; Matteo 25:31-46; Giovanni 5:29; Romani 2:7-8; Apocalisse 21:11-15).
I peccati verranno allo scoperto (Apocalisse 20:11-15; 22:12), e Dio giudicherà con giustizia (Romani 2:5).
Ma:
2)Chi ha creduto in Gesù Cristo (Giovanni 3:16,36; Efesini 2:8-9) e si ravvede dei propri peccati sarà salvato (Marco 1:15; Atti 2:38; 3:19-20).
Gesù, infatti, è il Salvatore del mondo (Giovanni 4:42; Atti 4:12), è il sacrificio mediante il quale Dio salva dai peccati (Matteo 1:21), è l’arca della salvezza, mediante il Suo sangue c’è la salvezza dal giudizio di Dio (Romani 3:23-26; 5:9-11; Efesini 1:7; Colossesi 1:14,20; Ebrei 9:12-13,22; 1 Pietro 1:18-19; 1 Giovanni 1:7; Apocalisse 1:5; 5:9). Gesù Cristo è l’unico mediatore mediante il quale possiamo essere riconciliati con Dio ((Giovanni 14:6; Romani 5:9-11; 2 Corinzi 5:18-19; 1 Timoteo 2:5).
Dio salva solo chi riconosce Gesù come Signore e Salvatore personale (Romani 10:9-10) confessando i propri peccati sinceramente (1 Giovanni 1:8-10; Matteo 5:8).
Quindi:
3)Esaminati e prendi una decisione.
Momenti difficili come questi di pandemia, ci aiutano a riflettere e anche a porci delle domande.
In questo momento di quarantena a casa, dove siamo appartati nella nostra intimità, come era per gli ebrei in un periodo di calamità, riflettiamo sulla nostra posizione davanti a Dio, sul nostro rapporto con Lui, come ci ricorda Lamentazioni 3:40: “Esaminiamo la nostra condotta, valutiamola, e torniamo al SIGNORE!”
Anche Paolo in 2 Corinzi 13:5 ci dice: “Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. O non riconoscete che Cristo abita in voi? A meno che siate dei riprovati!”
Facciamoci allora delle domande:
Faccio parte del popolo di Dio?
Sono salvato dai peccati?
Dove andrò dopo la morte?
Sto mettendo Dio al primo posto?
Inoltre, in questo momento difficile di quarantena nelle nostre case da coronavirus:
4)Il popolo di Dio deve continuare ad avere comunione con Lui attaverso la preghiera (Salmo 27:5; 31:21; Matteo 6:6); la meditazione e l’applicazione della Parola di Dio (per esempio Giosuè 1:7-8; Salmo 1; Giacomo 1:22-25), e continuare a fidarsi di Dio (Salmo 46:1-3; Isaia 26:4).