Giovanni 6:51: Gesù è il pane vivente.
Durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi costrinsero molti ragazzini di dodici e tredici anni nella Junior Gestapo. Questi ragazzi sono stati trattati molto duramente e hanno svolto lavori disumani. Quando la guerra finì, la maggior parte aveva perso le tracce delle loro famiglie e vagava senza cibo o riparo. Come parte di un programma di aiuti alla Germania del dopoguerra, molti di questi giovani sono stati collocati in tendopoli. Qui medici e psicologi hanno lavorato con i ragazzi nel tentativo di ripristinare la loro salute mentale e fisica. Hanno scoperto che molti dei ragazzi si svegliavano nel mezzo della notte, urlando di terrore. Un medico ha avuto un'idea per gestire quella paura. Dopo aver dato un pasto abbondante ai ragazzi, li mise a letto con un pezzo di pane tra le mani, che fu loro detto di conservare fino al mattino. I ragazzi hanno poi dormito profondamente perché, dopo tanti anni di fame, hanno finalmente avuto la certezza del cibo per il giorno successivo.
C’è molta paura anche riguardo la morte e l’aldilà, ma c’è Gesù, “il Pane della vita” che è venuto dal cielo per dare la vita eterna a chi lo riceve con fede!
Avere Gesù significa avere la certezza della vita eterna, quindi affrontare la morte senza ansia e paura!
Gesù usa un linguaggio figurato.
Non sta dicendo che Lui è veramente pane da mangiare, metaforicamente sta parlando che ha dato la Sua vita in sacrificio per i peccatori, e tutti lo siamo, ma chi crede in Lui ha vita eterna.
Come il pane soddisfa la fame, così Gesù soddisfa i bisogni interiori e spirituali della nostra anima.
L’uomo all’idea di Dio si sente represso e soffocato, così pensando di vivere meglio, si sbarazza di Dio!
Ma senza Dio, invece, ha un vuoto esistenziale che cerca di riempire con le cose di questo mondo, ma il vuoto interiore rimane sempre vuoto, perché solo Dio in Gesù Cristo lo può riempire!
Agostino pregò il Signore dicendo: “Tu ci hai fatti per te e il nostro cuore non trova pace finché non riposa in te”.
In questo mondo peccaminoso, pieno di delusione, sconforto e disperazione Dio mandò Gesù Cristo: “il Pane della Vita” l'unico che può soddisfare i desideri più profondi della nostra anima.
Solo attraverso Gesù (Atti 4:12) i peccatori possono avere il perdono dei peccati (Matteo 26:28; Atti 5:30-31, 10:43; Efesini 4:32), possono avere la riconciliazione con Dio (Giovanni 14:6; Romani 5:1-11; 1 Pietro 3:18), e ricevere la vita eterna (Giovanni 3:15-16, 36; 5:24; 17:2; 1 Giovanni 5:11-12).
Cominciamo a considerare:
I IL PANE DELLA VITA.
“Io sono il pane vivente…e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo”
Gesù affermò ancora di essere il pane, questa volta vivente disceso dal cielo.
Gesù precedentemente, in questo capitolo, aveva affermato di essere “il Pane della vita” (cfr. vv. 35, 48), o che discende dal cielo (vv.33,38,41,50,58).
Noi vediamo due aspetti.
Il primo aspetto è:
A)Gesù dona la vita agli altri.
“Io sono il pane vivente”.
C’è un:
(1)Enfasi sovrannaturale.
“Io sono” (egō eimi – presente attivo indicativo) è enfatico.
Con “Io sono” Gesù rivela se stesso, la Sua natura, ed è tipico nel Vangelo di Giovanni (Giovanni 6:35, 41, 48, 51; 8:12; 10:7, 9, 11, 14; 11;25; 14:6; 15:1, 5).
“Io sono” ricorda una serie di affermazioni nell’Antico Testamento (per esempio Deuteronomio 32:39; Isaia 43:10-11; 45:3) che riguardano l’auto-identificazione di Dio, e ricorda, in modo particolare la dichiarazione del Signore di Esodo 3:13-14, dove viene sottolineato l’esistenza, la natura, l’essenza di Dio; quindi, questi detti rivelano la natura divina di Gesù.
Gesù non insegnò come insegnarono i profeti che si riferivano alla fonte della loro rivelazione, cioè Dio, piuttosto insegnava e parlava in prima persona, come Yahweh aveva parlato nella forma di “Io sono” nell’Antico Testamento.
Gesù non insegnò come insegnarono i profeti che si riferivano alla fonte della loro rivelazione, cioè Dio, piuttosto insegnava e parlava in prima persona, come Yahweh aveva parlato nella forma di “Io sono” nell’Antico Testamento.
Boice, J. M. scriveva: “I detti di Gesù che iniziano con ‘Io sono’ indicano che Gesù affermava di essere tutto ciò di cui gli esseri umani hanno bisogno per una vita spirituale completa. Solo Dio può giustamente fare affermazioni del genere”.
Quindi se non fossero vere, le dichiarazioni di Gesù che iniziano con “Io sono”, mostrerebbero la Sua presunzione e arroganza, o addirittura follia, perché sarebbero davvero esagerate per una persona normale.
Ma così non è! Perché Gesù è di natura divina!
(2)Enfasi vitale.
“Il pane vivente” (ho artos zōn) è considerato da alcuni studiosi come sinonimo di pane della vita (vv.35,48-ho artos tēs zōēs).
Significa che il pane è vivo e che è in grado di dare la vita a una persona.
Si riferisce alla vita eterna che Gesù possiede (cfr. Isaia 9:5; Michea 5:1; Giovanni 8:58) e dà a coloro che ne mangiano.
“Pane” (artos) è il nutrimento, il sostegno per il nostro corpo (Cfr. Matteo 6:11).
In Oriente, il pane era l'alimento base della vita, o il cibo principale della gente e quindi era molto importante.
“Vivente” (zōn - presente attivo participio) riflette il senso di vita trascendente.
È la presenza e la permanenza della vita che Gesù dona ora ed eternamente, quindi avere la vita eterna.
Gesù dona la vita, la impartisce e la sostiene perché è il pane vivente (cfr. Giovanni 4:10), perché ha in sé la fonte della vita (Giovanni 5:26).
Il secondo aspetto è:
B)Gesù dona la Sua vita per gli altri.
“E il pane che io darò è la mia carne”
“E” nella frase in greco (kai de) ha il senso di “e inoltre”, o “e, infine, per dirla tutta”, indicando così un nuovo aspetto di ciò che aveva già detto, un'aggiunta importante e nuova dalla precedente affermazione.
La frase nel greco può indicare anche un contrasto con la frase precedente, come dire: “Ma il pane che io darò è la mia carne”.
“Carne” (sarx) qui si riferisce al corpo fisico vivente, umano e fragile di Gesù tipico e normale di un uomo in relazione alla Sua missione di redenzione.
“Carne” pone una forte enfasi sul lato fisico della vita.
È una parola forte data per attirare l'attenzione sul fatto che Gesù è veramente esistito, è storico e ha donato a se stesso, il Suo corpo per gli altri.
Troviamo questa parola per indicare l’incarnazione di Gesù.
In Giovanni 1:14 parlando di Gesù, la Parola che era con Dio, ed era Dio dice:
“E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre”. (cfr. Romani 8:1-4; Efesini 2:14-16; Colossesi 1:22).
Nessun'altra affermazione può essere così profonda, potente, maestosa, importante e vitale come: “La Parola è diventata carne”.
Ed è proprio perché Gesù è la Parola incarnata che è in grado di dare la Sua carne, il Suo corpo per la vita del mondo.
La vera umanità di Gesù e la genuinità del Suo corpo fisico, come rivelato nella Bibbia, non hanno eguali.
La vera natura corporea di Gesù come Dio il Figlio incarnato è indispensabile e non negoziabile per la nostra salvezza.
“Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” si riferisce profeticamente alla Sua morte sacrificale sulla croce. (cfr. 2 Corinzi 5:21; Galati 3:13; 1 Pietro 2:24), ed è una delle molte predizioni simili registrate nei vangeli (Giovanni 2:19-22; 12:24; Matteo 12:40; 16:21; 17:22; 20:18; Marco 8:31; 9:31; 10: 33-34; Luca 9:22, 44; 18: 31-33; 24: 6-7).
Si riferisce al Suo corpo che darà sulla croce per i peccati dell'umanità.
Il pane che Gesù ha dato per dare la vita al mondo è il Suo corpo appeso alla croce!
Infatti il verbo “darò” (dōsō - futuro attivo indicativo) indica il momento della morte sacrificale di Gesù, al fatto che ha dato la Sua vita volontariamente (Giovanni 10:18).
Così anche la preposizione “per” (hyper) indica “per conto di”, suggerisce fortemente una morte sacrificale “per il bene, o a vantaggio di…”, in questo caso del mondo.
Gesù il Buon Pastore che dà la Sua vita per le pecore (Giovanni 10:11,15).
Gesù muore a nome del popolo ebraico (Giovanni 11:50-51).
Gesù muore a nome delle nazioni (Giovanni 11:52).
Gesù dà la Sua vita per i discepoli (Giovanni 15:13; cfr. 17:19).
“Per” evoca che Gesù si è dato per i nostri peccati (Galati 1:4; 1 Timoteo 2:6; Tito 2:14; Galati 2:20; Efesini 5:2,25), che ha dato il suo corpo per i peccatori(Luca 22:19; 1 Corinzi 11:24).
Grazie al Suo sacrificio, Gesù dona la vita, il perdono dei peccati, ovviamente ai peccatori che credono in Lui (Atti 10:43; 13:38-39; Efesini 1:7; Colossesi 1:14; 2:13-14; 1 Giovanni 1:9; 2:12).
Se Gesù avesse solo semplicemente insegnato, avrebbe lasciato la razza umana in una situazione senza speranza, perché saremmo rimasti sotto l’ira di Dio (Giovanni 3:16,36) schiavi del nostro peccato (Giovanni 8:34) e del diavolo (Atti 26:18).
Ma per salvarci era necessario che Gesù morisse sulla croce! (Isaia 53: 4-6; Giovanni 1:29,36; Romani 3:21-26; 6:23; 2 Corinzi 5:21; Ebrei 2:17; 9:22; 1 Pietro 2:24;3:18).
Il grande paradosso del cristianesimo è che la vita passa attraverso la morte, la morte di Gesù.
In questo versetto troviamo anche:
II LA PROVENIENZA.
“Che è disceso dal cielo”.
In primo luogo “disceso dal cielo” indica:
A)L’anteriorità.
“Disceso dal cielo” implica che Gesù esisteva prima che Lui venisse, a differenza del resto dell'umanità.
Si riferisce alla preesistenza di Gesù.
Gesù esisteva prima di venire sulla terra, prima della Sua nascita, prima della Sua incarnazione.
(1)La preesistenza di Gesù è importante.
La preesistenza di Gesù è importante perché ci fa capire che se 1)Cristo non esisteva prima della sua nascita, allora nessun Dio-Trino eterno esiste.
Dunque, 2)Gesù non potrebbe essere Dio, perché, tra gli altri attributi, Dio è eterno (Salmo 90:2; 93:2).
Infine, se Cristo non fosse preesistente, allora mentì, perché sosteneva di esserlo.
(2)La preesistenza di Gesù è confermata.
La preesistenza di Gesù è confermata da citazioni simili che troviamo in Giovanni (per esempio Giovanni 3:13,31; 6:38,41-42).
È confermata dal fatto che Gesù era coinvolto nel creare, allora, naturalmente, doveva esistere prima della Creazione (Giovanni 1:3; Colossesi 1:16; Ebrei 1:2).
La preesistenza di Gesù è confermata dall'uguaglianza della natura con Dio (Giovanni 10:30).
È confermata dal fatto che ha rivendicato la stessa gloria con il Padre prima che il mondo iniziasse (Giovanni 17: 5).
Poi ci sono altri passi del Nuovo Testamento che ci parlano della divinità di Gesù, e questo ci fa capire che esisteva prima della creazione del mondo (Romani 9:5; Filippesi 2:6; Colossesi 2:9; 1 Giovanni 5:20).
“Disceso dal cielo” indica:
B)La particolarità.
“Disceso” (katabas – aoristo attivo participio) indica un particolare evento storico, indica il singolo atto dell'incarnazione.
Si guarda indietro al momento in cui la Parola si è fatta carne come abbiamo già letto in Giovanni 1:14.
“Disceso dal cielo” indica:
C) La diversità.
Nel greco è: ”Dal cielo disceso”, dove “cielo” è messo in evidenza.
“Cielo”(ouranou- genitivo origine) descrive l’origine di natura celeste di Gesù.
Questo è il sesto di sette volte in questo capitolo che Gesù viene descritto come disceso dal cielo (Giovanni 6:33, 38, 41, 42, 50, 51, 58), sottolineando ulteriormente l'importante tema che la Sua vera origine è il cielo.
“Cielo” indica un posto trascendente, santo (Deuteronomio 26:15; Salmo 20:6).
È dove Dio dimora (Matteo 5:34, 45, 48; 5:16, 6:9), da dove Dio regna in modo assoluto su tutto (Salmo 2:4; 11:4; Isaia 66:1; Matteo 23:22).
Nel v.58 leggiamo: ”Questo è il pane che è disceso dal cielo; non come quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno”.
Gesù è il vero Pane che disceso dal cielo in contrasto con la manna discesa dal cielo ai tempi di Mosè che serviva per il loro sostentamento materiale, ma che comunque non avrebbe evitato la loro morte, anche se avessero vissuto per tanti anni, infatti, tutti sono morti.
La manna nel deserto, mandata dal cielo era utile per sostenere la vita naturale nel deserto e non poteva concedere la vita eterna (vv.27-33,48-50,58).
Così quest’affermazione contrastante di Gesù avverte gli ascoltatori, e quindi anche i lettori, affinché considerino seriamente Gesù come il pane vivente che dona la vita eterna!
La salvezza dai peccati viene dall’alto, da Dio (Giona 2:9; Giovanni 3:3,16; Apocalisse 7:10), non dalla terra, non proviene dall’uomo.
Dio pianificata la salvezza prima della creazione e quindi della caduta di Adamo ed Eva (Atti 2:23; 4:27-28; 1 Pietro 1:18-20).
Infine in questi versetti c’è:
III LA PROMESSA.
“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo”.
Dunque vediamo:
A) La condizione.
“Se uno mangia di questo pane”
Così anche il v.54 dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno”.
Leggiamo ancora nel v.57: “Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre, così chi mi mangia vivrà anch'egli a motivo di me”.
La promessa è per quelli mangiano il Pane della vita!
Qui, come nei versetti 35,40,47, è in vista la responsabilità umana di credere in Cristo, mentre la sovranità di Dio nella salvezza è insegnata nei vv. 37, 39, 44, 65).
“Mangia” (phagē - aoristo attivo congiuntivo) metaforicamente indica appropriarsi, assimilare, renderlo parte di sé, credere (vv.35,47).
Gesù c’invita a credere nel Suo sacrificio affinché possiamo ricevere la vita eterna (cfr. Giovanni 3:14-16).
La vita eterna ha le sue basi nel sacrificio espiatorio di Gesù, e noi ce ne appropriamo per fede, cioè mangiando il pane, confidando nel suo sacrificio.
Possiamo fare dei paralleli riguardo l’immagine del mangiare.
1) Mangiare è provocato dalla fame, quelli che sono pieni non sono interessati al cibo.
Allo stesso modo, una persona deve avere fame di Cristo per riceverlo.
Se non sente questo bisogno, non “lo mangerà”.
Una persona può essere sazia di tante cose di questo mondo, che in definitiva è peccato d’idolatria e fino a quando non avrà fame di Gesù Cristo non lo riceverà!
2) Mangiare implica fiducia.
Nessuno mangia consapevolmente cibo contaminato, o avvelenato.
L'atto stesso del mangiare implica la fede che il cibo è commestibile.
Quindi, la metafora di mangiare “il Pane della vita” implica che crediamo, abbiamo fiducia in Gesù.
3)Proprio come il cibo è inutile finché non è mangiato, così anche Gesù Cristo, la verità spirituale non serve se non è interiorizzata.
Non serve a niente conoscere i principi attivi di un cibo, quali vitamine contiene, proteine, ecc. se non mangiamo, così non serve a niente conoscere intellettualmente la verità, senza assimilarla, interiorizzarla.
Possiamo conoscere chi è Gesù, ma se non è dentro di noi, se non lo assimiliamo tanto che cambi la nostra vita, non serve a niente!
Gesù deve diventare, come il cibo digerito, deve essere parte di noi!
Si può essere affascinati e impressionati da Gesù, ma se Lui non vive dentro di noi per fede, non ci salva!
Dobbiamo essere uniti a Gesù, un tutt’uno affinché possiamo averne dei benefici morali e spirituali (Giovanni 17:21; 1 Corinzi 6:17; 2 Corinzi 4:10; Gal 2:20; Efesini 3:17).
4)Infine, mangiare è personale. Come nessuno può mangiare un pasto per un altro, non esiste cibo per procura, così non c’è la salvezza per procura (cfr. Salmo 49:7).
La salvezza è una questione personale!
Gesù dice: “Se uno mangia”.
Così è quello che vediamo nella Bibbia!
La salvezza è personale per fede! (per esempio Giovanni 3:16; Romani 10:9-13).
Nella promessa vediamo:
B)La consistenza.
Gesù dice:“Vivrà in eterno”, e “per la vita del mondo”.
I concetti “vita” e “mondo” sono qui usati come in Giovanni 3:16.
Noi vediamo qui la promessa della vita eterna (vivrà in eterno) per coloro che ricevono per fede Gesù.
Gesù ha dato il Suo corpo per dare la vita (zōēs) al mondo.
“Mondo” (kosmou) si riferisce al genere umano decaduto nel peccato e dominato da Satana (Giovanni 7:7; 14:30; 1 Giovanni 5:19; 1 Corinzi 2:12; Galati 4:3; 6:14 ; 1 Giovanni 2:15-17).
Si riferisce al genere umano malvagio, all’ordine morale che giace in una ribellione ostinata e colpevole a Dio, che è estraniato da Dio.
Il credente vivrà a motivo di Gesù, ma a differenza di Lui (Giovanni 5:26), non ha la vita in se stesso.
La vita eterna è sempre mediata per mezzo di Gesù.
C)La certezza.
Come vediamo da Giovanni 6:1-13, Gesù come si è preso cura di quei circa cinquemila persone dando loro da mangiare moltiplicando quei cinque pani di orzo e i due pesci, è preoccupato per le persone ancor di più per il loro destino eterno.
Al v.27 Gesù esortò la folla a non adoperarsi per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo, cioè Lui darà.
Nel v. 35 l'affermazione di Gesù di essere il pane della vita porta a un'ulteriore promessa: tutti quelli che vengono a lui non avranno più fame, e tutti quelli che credono in lui non avranno mai più sete.
Harrington Daniel J. scrive: “L'impressione crescente è che ci sarà un nutrimento definitivo che soddisferà per sempre i bisogni di tutti quelli che credono in Gesù”.
La vita eterna, sarà il risultato assicurato definitivo, per coloro che ricevono Gesù Cristo!
Questi versetti parlano che il vero credente può avere la certezza della salvezza.
Il vero cristiano, può essere sicuro che Gesù lo risusciterà per la vita eterna.
Questa vita eterna è certa perché non dipende dall’uomo, ma dipende da Dio interamente! (Giovanni 6:37-44; Romani 8:28-28-30; 1 Corinzi 1:8-9;Filippesi 1:6).
Se un credente si perdesse per strada, Gesù fallirebbe come Salvatore e questo non può essere possibile!
Il grande predicatore scozzese Ebenezer Erskine (1680-1754) una volta visitò una donna che era sul letto che stava per morire. Il predicatore verificò se fosse pronta per il cielo. Quando la donna gli assicurò che era pronta ad andarsene per stare con Cristo in quanto era tenuta da una mano da cui nessuno avrebbe potuta strapparla, Ersikine le domandò: “Ma non avete paura di scivolarle dalle dita, alla fine?” “Questo è impossibile, per quello che ci avete sempre detto”, replicò lei. “Cosa vi ho detto?” , chiese. “Che siamo uniti a lui, e così siamo parte del suo corpo. Io non posso sfuggire dalle dita perché sono una di quelle dita. Inoltre, Cristo ha pagato un prezzo molto alto per la mia redenzione per abbandonarmi nelle mani di Satana. Se io dovessi essere perduta, egli perderebbe la sua gloria, perché una delle sue pecore è andata perduta”.
Se i credenti si perdessero, Gesù verrebbe meno alla missione che il Padre gli ha affidato.
Così leggiamo in Giovanni 6:37-44: “’Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno’. Perciò i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: ‘Io sono il pane che è disceso dal cielo’. Dicevano: ‘Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Come mai ora dice: -Io sono disceso dal cielo?-’ Gesù rispose loro: ‘Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno’”.
A riguardo Christopher Love dice: “Se gli eletti perissero, allora Gesù Cristo sarebbe molto infedele verso suo Padre, dal momento che Dio Padre gli ha affidato il compito di tenere al sicuro e di condurre in cielo tutti coloro che egli ha eletti”.
La resurrezione alla vita eterna, (Giovanni 6:39, 40,44) è la grande speranza del credente (Atti 23:6; 24:15; 1 Corinzi 15:12-58; 1 Tessalonicesi 4:13-18).
Noi possiamo essere certi che Dio, quando promette una cosa la realizzerà perché non è un uomo, non mente!
Tito 1:1-2 dice: “Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per promuovere la fede degli eletti di Dio e la conoscenza della verità che è conforme alla pietà, nella speranza della vita eterna promessa prima di tutti i secoli da Dio, che non può mentire”.
In Numeri 23:19 è scritto: “Dio non è un uomo, da dover mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?”
Molte volte gli uomini si rimangiano le parole, oppure fanno delle promesse che non sono in grado di realizzare!
Ma Dio no! Ciò che ha promesso realizzerà!
John Blanchard afferma: “La provvidenza di Dio adempirà tutte le sue promesse”.
Anche il più piccolo dei credenti può godere di questa grande promessa: della vita eterna!
Le promesse di Dio non sono per chi ha una grande, o forte fede, ma per chi ha una vera fede!
Dio non mai detto che la nostra vita sarebbe stata priva di problemi o di prove, ma ha promesso ai veri credenti un arrivo sicuro e che arrivo!
Un arrivo in cielo dove godremo la vita eterna!
D. L. Moody diceva: “Dio non ha mai fatto una promessa che era troppo bella per essere vero”.
CONCLUSIONE.
La salvezza è opera di Dio, e Gesù Cristo ha preso forma umana per realizzarla!
Gesù Cristo ha offerto il Suo corpo come sacrificio non solo per Israele, ma per il mondo (cfr. Giovanni 1:29, 4:42, 1 Giovanni 4:14).
Morì per persone di tutte le razze, culture, gruppi etnici e strati sociali (cfr. Galalati 3:28; Colossesi 3:11).
Leggendo le parole di Isaia 45:22: “Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra! Poiché io sono Dio, e non ce n'è alcun altro”, mi rivolgo a te dicendoti di ravvederti dai tuoi peccati e ti rivolgerti a Dio per la tua salvezza, credendo in Gesù Cristo che è venuto su questa terra per salvare i peccatori come te! (Atti 20:21).
Se sei stato salvato allora ringrazia di Dio, sii riconoscente per la salvezza che hai! (cfr. Luca 17:11-19; Efesini 1:3-14).