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Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù

 Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga.  Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace. 
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Salvatore

1 Corinzi 13:4: Ciò che l’amore è.

1 Corinzi 13:4: Ciò che l’amore è.
 “L'amore è paziente, è benevolo”. 

Il contesto di questi versetti ci dice che senza amore i nostri doni spirituali e le nostre azioni non hanno valore!
Oggi l'amore è un termine vago e usato male. L'amore è una questione di comportamento, non solo sentimento, o sensazione.
Paolo descrive l’amore iniziando con una doppia descrizione dell’amore di Dio, che per mezzo di Cristo si è mostrato paziente e benevolo nei confronti di coloro che meritano, invece il giudizio divino. 
L'implicazione ovvia è: questo amore, l’amore di Dio deve caratterizzare il suo popolo, l’amore gli uni verso gli altri.

L’amore è paziente.
La pazienza è uno degli attributi di Dio (per esempio Esodo 34:6; Numeri 14:18; Neemia 9:17; Salmo 86:15; 103:8; 145:8; Gioele 2:13; Giona 4:2; Naum 1:3; Romani 2:4; 9:22). “Paziente” (makrotumei) indica un’infinita capacità di sopportazione, di autocontrollo, quindi chi ama non s’infastidisce facilmente e non cerca vendetta (cfr. Matteo 18:26-29), sopporta le provocazioni senza lamentarsi, quindi è tollerante. Nei nostri rapporti con gli altri, quando sono difficili, scortesi e ci danneggiano, noi dobbiamo esercitare la stessa pazienza che Dio esercita con noi. Questa pazienza non è segno di debolezza, ma segno di forza, non è disfattismo, è seguire il modello di amore divino. 
L’amore è benevolo.
Anche benevolo, o bontà, o buono è un attributo di Dio (Salmo 25:6-7; 31:21; 34:8; 86: 5; 100:5; Geremia 33:11; cfr. Romani 2:4; 11:22; Tito 3:4). 
“Benevolo” (chrēsteuetai) suggerisce la calda, generosa accoglienza che il cristiano dà sempre ai suoi fratelli, che fa del suo meglio per essere premuroso, gentile, disponibile e generoso. La benevolenza è la buona volontà attiva, non è solo il pensiero di essere generoso, significa essere generoso; non pensa solo al benessere degli altri, ma lavora concretamente per questo scopo. Quando Gesù comandò ai Suoi discepoli di amare i loro nemici, non ha semplicemente detto di avere un sentimento benevolo su di loro, ma di essere benevoli con loro. In Matteo 5:38-40 Gesù dice: “Voi avete udito che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello”.
La benevolenza riconosce che ognuno porta un carico pesante, quindi il benevolo è una persona che è felice di incontrare il suo prossimo e di offrirgli il suo aiuto, il dargli qualcosa che gli è utile, il benevolo si dona in servizio agli altri. Si riferisce a una reazione di bontà anche nei riguardi di coloro che lo trattano male. La benevolenza lavora per placare e spegnere gli “incendi” comunitari nati dalla rabbia degli altri non solo sopportando nobilmente, ma anche calmare e confortare.
L'amore risponde agli altri con lo stesso cuore tenero e perdono che Dio ha mostrato a noi in Cristo (Efesini 4:32).
Quindi l’amore è più di un semplice sentimento, chi ama è paziente e s’impegna ad agire benevolmente verso anche coloro che lo hanno ferito, o maltrattato.

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