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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La natura dell’amore (Galati 5:22).

La natura dell’amore (Galati 5:22).
Un uomo ha scelto un modo insolito per chiedere alla sua amata di sposarlo: ha passato 6 mesi in viaggio per il Giappone, e al termine del suo viaggio, il tracciato GPS del suo percorso scandiva la frase “Marry Me”, cioè “Sposami”, con tanto di cuore trafitto da una freccia.
Il tutto è iniziato nel 2008, quando l’uomo ha lasciato il lavoro e ha iniziato il suo viaggio per il Giappone sia per conoscere meglio il suo paese, e sia per mandare un messaggio personale alla sua fidanzata. 
L’uomo ha percorso oltre 7.000 km, in gran parte a piedi, e talvolta in auto, bicicletta, o traghetto. Tutto il percorso è stato accuratamente studiato per tracciare la scritta.
Cosa non si fa per amore!

Una delle caratteristiche della presenza dello Spirito Santo in una persona è l’amore.

Vediamo in primo luogo:
I IL PROTOTIPO DELL’AMORE.
Il prototipo dell’amore è Dio!
In greco, ci sono quattro parole per amore. 
(1) Erōs è l'amore fisico tra i due sessi; è l'amore passionale. 

(2) Phileō è l’affetto puro e semplice. 

(3) Stergō è il sentimento di tenerezza dei genitori verso i figli, o figli verso i loro fratelli e genitori, o per il legame che unisce marito e moglie, o per gli amici e i compatrioti. 

(4) Agapē, indica valore,  tenere in gran conto, o in alta considerazione; implica una dimostrazione pratica di amore. 
Si tratta di un amore disinteressato e generoso, pieno di riflessione e preoccupazione, che cerca il bene dell’amato secondo alcuni studiosi è una parola  cristiana, infatti descrive l’amore di Dio.

Riguardo la parola greca “amore” (agapē) Leon Morris scriveva: “ La parola agapē non era comunemente usata prima del Nuovo Testamento, ma i cristiani l’adottarono, facendola propria per indicare appunto l’amore. È comunque una parola nuova per una nuova idea. Mentre il miglior concetto dell’amore prima del Nuovo Testamento era quello di un amore per ciò che di meglio si conosca, i cristiani pensavano che l’amore fosse quella qualità di cui vediamo l’espressione sulla croce. È l’amore per coloro che ne sono del tutto indegni, un amore che procede da Dio che è Amore. È un amore prodigato agli altri senza pensare se essi ne siano degni o meno; un amore che scaturisce dalla natura di chi ama, piuttosto che da qualche merito della persona amata. Il cristiano che ha fatto l’esperienza dell’amore di Dio per lui mentre era ancora un peccatore, è stato trasformato da questa esperienza. Ora, almeno in parte, egli vede gli uomini come Dio li vede; li vede fatti oggetto dell’amore di Dio, li vede come coloro per cui Cristo è morto. Ne segue che il suo atteggiamento verso gli uomini è dettato dall’amore, dall’ agapē che porta al dono di sé agli altri. Egli si avvia a esercitare un amore che non chiede niente per se stesso, ma solo il bene dell’amato. È questo l’amore di cui parla Paolo”.

Noi in 1 Giovanni 4:7-11 leggiamo: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio.  Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo.  In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”.

Il verbo “amiamoci” (agapōmen), quindi la parola “amare” (agapaō) esprime l’amore di Dio, la cura di Dio per il Suo popolo e il mondo (Giovanni 3:16; 17:23,24; Romani 5:8; Efesini 5:2).  

Dio in Gesù Cristo ama, non perché l’umanità sia degna del Suo amore, ma perché è nella sua natura amare!

Giovanni stava parlando che i cristiani devono amarsi dell’amore autentico di Dio.

L’amore autentico di cui sta parlando Giovanni, non è una virtù innata in noi e non è un comportamento appreso, è quello di Dio che fluisce in ogni vero credente!! 

Quindi se Dio è presente in te, il Suo amore passerà attraverso di te per gli altri!
E se Dio ci ha tanto amati in Cristo, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Vediamo alcune caratteristiche dell’amore di Dio.
A) L’amore di Dio è generosamente altruista.
L'amore con cui siamo chiamati ad amarci, non è solo un sentimento di affetto, ma un desiderio costante che cerca il bene ultimo della persona amata per come ama Dio!

L’amore di Dio implica una responsabile e fedele dedizione verso il benessere delle Sue creature.  

Egli desidera il bene di tutti e dona gratuitamente senza lamenti, o rimpianti (Giacomo 1:5).

Dio è disposto anche a donare se stesso come ci dice Gesù in Giovanni 15:13: “Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici”.
Amare significa donare se stessi, e morire per un altro è la massima espressione dell’amore, Gesù l’ha fatto per i peccatori!

L’amore vero non cerca il proprio interesse, ma quello della persona che si ama, non è solo un semplice sentimento, ma un atto di volontà, un impegno verso l’altro, una fedele dedizione per il benessere dell’altro!

Non possiamo dire se faccio questo, o quello verso una persona quanto mi costerà (in termini di soldi, tempo, eccetera), lo farò punto e basta incondizionatamente!

B) L’amore di Dio è libero e spontaneo.       
Il genere umano ama coloro che gli sono simpatici, gradevoli, che gli fanno del bene e così via, e non certo le persone che non sono desiderabili! 
Non così l’amore di Dio.

L'amore di Dio è libero, spontaneo e non trova alcuna causa fuori da Lui stesso e libero da qualsiasi costrizione, Dio ha scelto di amarci nonostante la nostra ribellione e il nostro peccato. 

L’amore di Dio nasce dalla volontà di amare e non dal valore, o dall’amabilità di chi ne beneficia. 
L’amore va al di là dell’amabilità della persona che si ama!

Dio ama le Sue creature perché sono Sue e perché ha scelto di amarle, non perché esse attraggano il Suo amore, poiché non vi abita "alcun bene" dice Paolo in Romani 7:18; e: "Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c'è nessuno che pratichi la bontà, neppure uno" dice Romani 3:12. 

Dio ci ama, non perché siamo in grado di amare, o perché siamo amabili, ma perché è amore, perché si diletta ad amare. 

Infatti la parola “amore” (vv.7-9 agapē) indica il sentimento di chi vuole il bene dell’oggetto amato senza che questi sia desiderabile e quindi meritevole.
     
Se vogliamo seguire l’amore di Dio, siamo chiamati ad amare, anche se il nostro amore non è corrisposto! 
Anche se gli altri non sono meritevoli del nostro amore come noi non lo siamo con Dio!

C) L’amore di Dio è attivo e pratico.
L'amore è l'auto-rivelazione e comunicazione di Dio, il Dio che si rivela in modo pratico per il bene di coloro che ama.

Donald W. Burdick dice: “L’agapē non è un semplice sentimento, ne’ si limita a esprimersi in parole, per quanto eloquenti possano essere. Di certo coinvolge i sentimenti e si esprime in parole, ma essenzialmente è un atteggiamento dell’animo che spinge la persona che ama ad agire per soddisfare i bisogni della persona amata”.     

Infatti 1 Giovanni 3:16-18 dice:  “Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.  Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità”.

L’amore è più di un semplice sentimento, è l'impegno, un atto di volontà che cerca praticamente il benessere della persona che si ama. 

L’amore di Dio non è astratto, non è solo a parole!
Non possiamo dire che amiamo gli altri se non facciamo passi concreti, pratici di amore!

D) L’amore di Dio è sacrificio.
L'amore dà, anche se c’è da pagare un caro prezzo, come la propria vita.

1 Giovanni 3:16 rileggiamo ancora: “Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli”.  

Così anche 1 Giovanni 4:9-10 dice che l’amore di Dio si è manifestato con la morte del Figlio Gesù Cristo per i nostri peccati! 
Grazie al Suo sacrifico noi possiamo essere perdonati.
L’amore di Dio è un amore che perdona (1 Giovanni 1:8-10).

L’amore di Dio è  un amore che si sacrifica!      

Amare gli altri significa donare se stessi agli altri, non trattenere nulla per noi di quello che ci appartiene se è necessario: soldi, tempo, talenti e così via!
Quindi l’amore è avere il coraggio di esporsi, non avere paura di essere consumato, di essere rifiutato, o incompreso dagli altri!

Significa rinunciare alla propria sicurezza personale e accettare dei rischi!
Amare significa uscire dal proprio castello auto-prottettivo, è avvicinarsi e aprirsi agli altri.

L'amore non solo non cerca ciò che non è secondo la sua natura, qualcosa che è contrario a essa, ma è disposta a rinunciare per il bene degli altri anche a ciò che nostro diritto umanamente parlando, come il rispetto per esempio, o ciò che è giusto avere. 
       
Giovanni, dunque, ci esorta che come Dio ci ama così dobbiamo amare gli altri, quindi esprime lo stesso tipo di amore di Dio: altruista, spontaneo, attivo e che si sacrifica per i bisogni degli altri!

In secondo luogo vediamo:
II LA PARTICOLARITÀ DELL’AMORE.

Cominciamo a dire:
A) Ciò che è l’amore.

Paolo in 1 Corinzi 13:4-7 descrive che cos’è l’amore: “L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male,  non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa”.

Il contesto di questi versetti ci dice che senza amore i nostri doni spirituali e le nostre azioni non hanno valore!

(1) L’amore è paziente.
“Paziente” (makrotumei) indica un’infinità di capacità di sopportazione, di autocontrollo, quindi chi ama non s’infastidisce facilmente, e non cerca vendetta (cfr. Matteo 18:26-29).

Nei nostri rapporti con gli altri, quando sono difficili, scortesi e ci danneggiano, noi dobbiamo esercitare la stessa pazienza che Dio esercita con noi.
Questa pazienza non è segno di debolezza, ma segno di forza, non è disfattismo, ma  l'unica strada per la conquista. 

Il presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln era trattato con disprezzo dal suo segretario per la guerra, Edwin Stanton. Lo chiamò 'un meschino pagliaccio furbo', e soprannominato 'il gorilla originale' e ha detto che il viaggiatore ed esploratore Paul Du Chaillu è stato uno sciocco a vagare in Africa cercando di catturare un gorilla, quando avrebbe potuto trovare uno così facilmente a Springfield , Illinois. Lincoln non reagì, non disse nulla. Ha fatto Stanton ministro della guerra perché lui era l'uomo migliore per questo lavoro, e lo trattò con ogni cortesia. Gli anni passavano. Quando Lincoln fu assassinato, nella piccola stanza dove si trovava il suo corpo, vi era anche Stanton, e, abbassando lo sguardo sul volto silenzioso di Lincoln, disse tra le lacrime: ‘Ecco il più grande governante di uomini che il mondo abbia mai visto'. 

La pazienza dell'amore di Lincoln aveva conquistato Edwin Stanton.

(2) L’amore è benevolo.
“Benevolo” (chrēsteuetai) suggerisce la calda, generosa accoglienza che il cristiano dà sempre ai suoi fratelli, che fa’ del suo meglio per essere premuroso, gentile,  disponibile, e generoso.

Colui che è benevolo è una persona che è felice di incontrare il suo prossimo e di offrirgli il suo aiuto, il dargli qualcosa che gli è utile.

Si riferisce a una reazione di bontà nei riguardi di coloro che lo trattano male, si riferisce a donarsi in servizio agli altri.

L'amore risponde agli altri con lo stesso cuore tenero e perdono che Dio ha mostrato a noi in Cristo (Efesini 4:32). 

Meditiamo ora su:
B) Ciò che l’amore non fa’.
Un aspetto interessante è il tempo presente dei verbi, descrivono azioni abituali, azioni presenti.

(1) L’amore non invidia.
“Non invidia” (ou zēloi) include l'idea di bruciare o di bollire, quindi passione, zelo, il significato principale è di avere un forte desiderio: avere ciò che ha altro, e anche desiderare il male per qualcun altro.

È un sentimento negativo per il successo degli altri, all’amore non dispiace il successo che hanno gli altri.
Chi ama è contento se gli altri hanno di più!

Questo sembra essere stato un problema particolare a Corinto, quelli che pensavano che avessero doni "minori" invidiavano quelli che loro pensavano avessero doni  "maggiori".
Invidia o gelosia riflette lo zelo per la propria auto-promozione piuttosto che la crescita della comunità. 

L'invidia è dietro gran parte le contese di partito nella chiesa di Corinto ( 1 Corinzi 3:3).
Quando c’è l’invidia c’è la rivalità, la competizione.

(2) L’amore non si vanta.
La radice di questa parola (vanta-perpereuetai) richiama un otre di cornamusa.
Si riferisce al comportamento come un millantatore (uno che si vanta con esagerazione, che si loda con esagerazione), o essere un parolaio pomposo, uno spaccone.

Significa gonfiarsi con le parole senza misura per attirare l’attenzione su di sé, per avere riconoscimenti. 
Suggerisce azioni egocentrici in cui vi è un desiderio smodato di richiamare l'attenzione su se stessi. 

Alcuni nella chiesa di Corinto si vantavano dei famosi insegnanti che avevano avuto (1 Corinzi 1:10-12), della loro conoscenza (1 Corinzi 8:1-2), dei loro doni spirituali (1 Corinzi 12).

Non è possibile vantarsi e amare allo stesso tempo perché chi si vanta pensa solamente a se stesso, mentre chi ama si preoccupa degli altri, del bene della comunità.

(3) L’amore non si gonfia.
“Non si gonfia” (ou phusioutai) si riferisce alla superbia, all’arroganza, all’orgoglio, ad affermare se stessi, anche questo era un problema della chiesa di Corinto (1 Corinzi 4:6, 18, 19; 5:2; 8:1). 

Se vuoi compiacere il diavolo, comincia ad ammirare e ad affermare te stesso.

William Law disse: “ Il diavolo è contento che la gente si distingue in opere buone, a condizione che può renderli orgogliosi di loro”.

Molte persone, anche cristiani sono come il picchio che stava beccando sul tronco di un albero morto. Improvvisamente un fulmine colpì l'albero scheggiandolo. Il picchio volò via illeso. Guardando indietro dove sorgeva l'albero morto, l'uccello orgoglioso esclamò: "Guarda cosa ho fatto!"

Nessun peccato è così profondamente radicato nella nostra natura umana!
L’orgoglio è un peccato che chi più chi meno abbiamo tutti! 
Lo detestiamo quando lo vediamo negli altri, ma difficilmente ammettiamo che lo siamo noi! 
Ammettiamo di avere un brutto carattere, di essere egoisti, di pensare male, ma raramente qualcuno ammette, anche tra i cristiani che si è orgogliosi!

L’uomo naturale è sempre alla ricerca di se stesso e di ammirare se stesso.
L’amore si occupa di darsi agli altri invece che affermare se stessi!

Qualcuno ha detto che l'orgoglio è come una barba. Continua a crescere, qual è la soluzione? Radersi ogni giorno.

(4) L’amore non si comporta in modo sconveniente.
“Sconveniente” (aschēmonei), viene da una parola (aschḗmōn 1 Corinzi 12:23; Genesi 34:7) che indica inaccettabile, indecente.

“Sconveniente” indica ciò che non è fatto secondo la forma dovuta, indica un comportamento che non è in armonia con la norma stabilita di decenza, quindi ciò che è vergognoso, disonorevole, indecente, improprio.

Paolo può riferirsi a qualcosa d’indecente riguardo gli aspetti sessuali (aschēmonei -1 Corinzi 7:36; Cfr. 5:1-2; cfr. aschēmosúnē - Romani 1:27, Apocalisse 16:15, Levitico 18:6-7; aschḗmōn -1 Corinzi 12:23).

Oppure Paolo parla in senso generale. Di comportamenti sconvenienti di mancanza di amore la chiesa di Corinto ne aveva, per esempio riguardo la cena del Signore, i benestanti mangiavano senza condividere il loro cibo con i fratelli più poveri (1 Corinzi 12:17-22).

Una persona che ama è decorosa con gli altri, ha un comportamento decente in tutti i sensi! Non è maleducata, irrispettosa, scortese, offensiva!

(5) L’amore non cerca il proprio interesse.
Chi ama non è egoista.
Vance Havner disse: “Un egoista è un uomo che parla di se stesso a tal punto che non ha la possibilità di parlare di te”.

Elizabeth Chevalier, autore del romanzo best-seller, Driven Woman, ha scritto in una lettera a Macmillan: "Hai sentito la storia di quel romanziere che incontrò un vecchio amico? Dopo aver parlato per due ore, il romanziere disse: ‘Abbiamo parlato di me abbastanza a lungo, ora parliamo di te! Cosa ne pensi del mio ultimo romanzo?’"

"Non abbiamo amici; abbiamo interessi ", disse il generale francese Charles De Gaulle, mentre era il presidente della Francia. 
Che cosa voleva dire? Semplicemente che i rapporti della Francia con le altre nazioni erano decise solo intorno agli interessi commerciali della Francia. 

Un cristiano altruista utilizza i suoi doni spirituali, con il desiderio e un atteggiamento che serve per l’edificazione e il progresso del regno di Dio (1 Corinzi 10:24,33), e non per il proprio beneficio.

Nella chiesa di Corinto vi era molto egoismo e si esprimeva con la faziosità ( 1 Corinzi 1:10-12), con le cause legali ( 1 Corinzi 6:1-11), con lo slogan “tutto è lecito per me” (1 Corinzi 6:12; 10:23), con il consumo di cibo per gli idoli (1 Corinzi 8-10), con il mangiare la cena del Signore prima dell'arrivo degli altri (1 Corinzi 11: 17-34).
Il cristiano è chiamato a cercare il beneficio degli altri, e non il proprio vantaggio (Romani 15:3; Filippesi 2:4).

(6) L’amore non s’inasprisce.
Chi ama non è facilmente provocato all'ira (inasprisce-paroxunetai), non cede all’ira a quelli intorno a lui, o lei, e nemmeno provoca rabbia negli altri con la sua irritabilità.

L'amore non si arrabbia quando ci dicono, o fanno qualcosa che ci dispiace (cfr 1 Pietro 2:21-24). 

Chi ama non è permaloso, non è suscettibile, non si offende facilmente, non s’irrita.
Probabilmente, a Corinto coloro che avevano doni più spettacolari irritavano, con il loro senso di superiorità, chi non lo aveva, e chi non l’aveva si lasciava irritare.

(7) L’amore non addebita il male.
“Addebita” (logizetai) è la parola di un ragioniere, dà l’idea di tenere i conti, di annotare qualcosa per rendere conto a qualcuno, quindi ricordare i torti subiti. 

Chi ama non memorizza ogni torto che ha ricevuto. 
Chi ama non prende nota del male ricevuto e di chi lo ha fatto.

L’amore non attribuisce il male a nessuno, non tiene conto del male, non serba rancore.

Chi ama non continua a ricordare a qualcuno il male che gli ha fatto a lui, o a lei.
L'amore non pensa a come fare del male agli altri!
L’amore perdona sempre!
Se Dio ci perdona, anche noi dobbiamo perdonare gli altri (Matteo 6:14-15; 18:21-35; Colossesi 3:12-13).
L’amore assorbe il male senza calcolare come vendicarsi. 

(8) L’amore non gode dell’ingiustizia.
“Gode” (chairei) è la gioia maligna, la gioia quando vi è ingiustizia (adikia).
L’amore non è contento quando gli altri si comportano male.

Alcuni pensano che questo potrebbe essere un riferimento a 1 Corinzi 5:2, dove è scritto che i Corinzi erano orgogliosi di un incesto.

Oppure Paolo si riferisce ai processi legali tra cristiani (1 Corinzi 6:1-11).

Oppure in relazione alla competizione  (1 Corinzi 1:12-2:5), quando la persona con la quale si è in competizione perde la stima, e si gioisce.

Oppure può fare riferimento a gioire per i fallimenti in generale degli altri.

È proprio della natura umana peccaminosa trovare piacere a volte delle disgrazie, o dei fallimenti degli altri.

L'amore non gioisce (e quindi giustifica) per il nostro peccato, o per quello degli altri!

Peccare è già una cosa grave, gioire per il peccato lo rende ancora più grave! (Cfr. Isaia 5:20).
Il peccato è un affronto a Dio!

B) Ciò che l’amore fa’.
La presenza dell'amore afferma gli altri e supera gli aspetti distruttivi del nostro carattere.
L’amore è dinamico e attivo, non è statico! L’amore è dimostrato!
Amore è sempre attivo, non passiva, come vediamo dai verbi.

Innanzitutto:
(1) L’amore gioisce con la verità.
L’amore non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità.

L’amore partecipa alla gioia della verità che vince, o è applicata. 
L’amore non può gioire quando la verità è negata.
L'amore prende atto del male in questo mondo, ma non gioisce per esso. 
Invece si addolora per i peccati che gli esseri umani commettono uno contro l'altro. 

“Verità” (alētheia) non è la verità di fatto di una circostanza, ma è in relazione all’essenza del cristianesimo (Giovanni 14:6; Efesini 4:21), quindi di Dio e della Sua parola (Isaia 65:17; Giovanni 17:17).

L’amore gioisce nella verità del Vangelo, nella verità di Dio (cfr. Giovanni 8:56).

La persona piena di amore gioisce quando il comportamento riflette il Vangelo, e non il male, o l’ingiustizia.
L’amore non è indifferente al comportamento morale e all’insegnamento della Parola di Dio, l’amore non sopprime la verità, non compromette la verità (Romani 1:18,25; 2 Giovanni 6-10).

Ci sono momenti in cui si desidera che la verità non prevalga, o che non si vuole proprio sentire, ma la persona ripiena dello Spirito Santo non ha alcun desiderio di nascondere la verità; è contento quando la verità vince.

L’amore ricerca ed esalta la verità e gioisce quando la verità trionfa sopra l’ingiustizia. 

Paolo dice quattro volte “ogni cosa”.
Il senso di “ogni cosa” (panta) è sempre, ciò che l’amore fa continuamente e in tutte le circostanze, non c’è nulla che l’amore non possa affrontare, non ha limiti, quindi l’amore non si stanca di soffrire, non perde mai la fede, non esaurisce la speranza, non molla mai.

(2) L’amore soffre ogni cosa.
“Soffre” (stegei) significa coprire, o nascondere coprendo.

La natura umana decaduta ha l'inclinazione, e il perverso piacere nel mostrare difetti e i fallimenti di qualcuno. 

Amare significa sopportare i disagi, o le difficoltà di ogni genere, anche le ferite più dolorose inflitte dagli altri senza risentimenti e vendette, oppure coprire o nascondere i difetti, o ciò che è spiacevole degli altri senza rancori questo è il significato di “sopporta ogni cosa”. 

In Proverbi 10:12 è scritto: “L'odio provoca liti, ma l'amore copre ogni colpa”.

1 Pietro 4:8 dice: “Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l'amore copre una gran quantità di peccati”.
Wayne A. Grudem a riguardo scrive: “Dove in una comunità di cristiani abbonda l’amore, molte piccole o grandi offese vengono subito ignorate e dimenticate. Ma dove manca questo sentimento, ogni parola è fonte di sospetto, ogni azione e passibile di fraintendimento e i conflitti abbondano, per la gioia perversa di Satana”.

Possiamo misurare il nostro amore per una persona dal modo rapido con cui copriamo le sue colpe.

Chi ama non si vendica direttamente con la persona che gli ha fatto del male e nemmeno indirettamente esponendo gli altri al pettegolezzo, e nemmeno ascoltando i pettegolezzi. 

Chi ama non protegge il peccato, ma il peccatore.
L'amore non giustifica il peccato, e non si compromette con la falsità; l’amore avverte, corregge, esorta, rimprovera, quando è necessario (Galati 6:1-2), infatti, l’amore non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità!

“Soffre ogni cosa”, quindi è non avere risentimenti e vendetta verso il peccatore che gli ha fatto male. 

(3) L’amore crede ogni cosa.
“Crede” (pisteuei) è avere fiducia, essere convinti.

Amare non significa che una persona che ama crederà che il nero è bianco, o viceversa, ma significa piuttosto che nei casi dubbi, lui o lei non sospetterà male degli altri, l’amore non è sospettoso, è facile pensare al peggio, ma amare significa credere il meglio e non il peggio.

Questo non significa essere ingenui e creduloni, o lasciarsi ingannare dalle falsità di una persona, ma l’amore è sempre pronto a concedere il beneficio del dubbio, opterà a essere favorevoli senza sospettare il male, questo è il significato di “crede ogni cosa”. 

L'amore non perde mai la fiducia, crede sempre il meglio sulle altre persone. 
Cosa che gli amici di Giobbe non fecero verso di lui, non gli hanno concesso il beneficio del dubbio (Giobbe 21:27).

Così anche i farisei con Gesù, hanno visto il male e non il bene (Luca 5:21).

Amare significa credere Dio può operare in modo potente in quella persona, anche quando tutto sembra indicare il contrario.

(4) L’amore spera ogni cosa.
“Spera” (elpizei) indica mettere la propria aspettativa e fiducia in qualcuno o qualcosa,  aspettarsi che qualcosa avvenga, o aspettarsi che si possa essere in grado di fare qualcosa, è un verbo che indica qualcosa di positivo.

Amare significa avere fiducia negli altri perché si ha fiducia in Dio che può cambiare le persone e le circostanze, che dal peggio di una persona Dio può trarre il bene, dal male può trarre il bene. 

L'idea non è un ottimismo irrazionale, che non tiene conto della realtà, ma il rifiuto di rassegnarsi alla sconfitta, al fallimento, l’amore non perde mai la speranza, questo è il significato di “spera ogni cosa”. 

Anche quando tutto è in frantumi, senza via d’uscita, l’amore spera ancora! 
La corda della speranza è senza fine!

C’era un cane che è stato presso l'aeroporto di una grande città per più di cinque anni in attesa che ritornasse il suo padrone. I dipendenti e altre persone si presero cura, ma l’animale non avrebbe lasciato quel luogo fino a quando non avrebbe rivisto il suo padrone, aveva speranza che un giorno si sarebbero riuniti. 

Se l'amore di un cane per il suo padrone era in grado di produrre questo tipo di speranza, a maggior ragione noi non dobbiamo mai perdere la speranza!

La speranza è paziente, in attesa di risultati positivi che alla fine potrebbero essere realizzati. 
La speranza è il contrario del pessimismo, è l'essenza di un sano ottimismo, concentrata sempre su Dio in Cristo Gesù.

(5) L’amore sopporta ogni cosa.
“Sopportare” (hupomenō) era un termine militare utilizzato per un esercito che teneva una posizione vitale a tutti i costi. 
È la costanza di un soldato in una dura battaglia che combatte con accanimento senza perdersi d’animo.
Ogni difficoltà e ogni sofferenza doveva essere sopportata.

Sopportare indica sostenere coraggiosamente la sofferenza e la persecuzione, connota perseveranza e tenacia in tutte le circostanze. 

Non è un’accettazione rassegnata, ma una forza d’animo attiva e positiva. 
Significa resistere nei momenti di dolore, di sofferenza, di privazione, di odio, di perdita, e di solitudine. 
Come fece Stefano mentre lo lapidavano, infatti è scritto: “Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: ‘Signore, non imputar loro questo peccato’. E detto questo si addormentò” (Atti 7:60).

L'amore sopporta tutto con forza d'animo trionfante!
Amare significa avere pazienza, non scoraggiarsi, ma continuare ad amare nonostante le difficoltà o nonostante l'amore non sia corrisposto, se ci fanno del male!! 
L'amore deve amare anche quando non ottiene nulla in cambio!

CONCLUSIONE.
Come possiamo coltivare l’amore?
L’amore è il frutto dello Spirito Santo, ma è anche qualcosa che impariamo da Dio e siamo chiamati a crescere in questo (1 Tessalonicesi 4:9-10).
Quindi l’amore è l’opera di Dio in noi, ma è anche nostra responsabilità praticare e crescere nell’amore.

In che modo possiamo crescere?
1) Dobbiamo meditare la Parola di Dio.
Se vogliamo crescere nell'amore, dobbiamo saturare le nostre menti con la Bibbia, leggere e studiare quei passi che descrivono l'amore e mostrano la sua importanza per noi. 

2) Dobbiamo pregare.
Senza l’aiuto di Dio non saremo in grado di amare gli altri per come vuole Dio.
Per esempio paolo pregava per la chiesa di Tessalonica affinché potesse abbondare nell’amore (1 Tessalonicesi 3:12).

3) Dobbiamo obbedire.
Amare gli altri è un comandamento (Marco 12:30-31; Romani 13:10; Galati 5:14).
Dobbiamo impegnarci ad amare gli altri perché questo è il comandamento di Dio, e lo dobbiamo fare senza “ma” e ne “se”.

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