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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Luca 1:39-45. La visita di Maria a Elisabetta.

Luca 1:39-45. La visita di Maria a Elisabetta. 
Le donne nel piano di Dio hanno avuto sempre un ruolo di rilievo, lo avrà in modo ancora più importante Maria, e cioè il ruolo di portare in grembo il Figlio dell’Altissimo, Gesù.
Dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria riguardo il fatto che avrebbe avuto un figlio per opera miracolosa dello Spirito Santo, cioè Gesù Cristo, la giovane ragazza va a trovare la cugina Elisabetta.
In questi versetti vediamo il movimento di Maria, il momento in cui arriva a casa di Elisabetta, e il messaggio di Elisabetta.
Cominciamo con:

I IL MOVIMENTO DI MARIA (v.39).
Nel movimento di Maria vediamo:
A) La prontezza (v.39).
Noi leggiamo al v.39: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta”.
“Si alzò” (anastasa-aoristo attivo participio) indica l’inizio di un’azione, particolarmente comune per la preparazione di un viaggio (Luca 15:18, 20; 17:19). 
“Andò di fretta” (spoudēs) significa velocemente, o ansiosamente, o ferventemente, o con impegno. 
Maria non vedeva l’ora di andare a trovare la parente!
Maria non perse di tempo per andare a trovare Elisabetta, si alzò e andò di fretta subito dopo la visita dell’angelo e prima del suo matrimonio con Giuseppe.
In secondo luogo è scritto:
B) Il posto (v.39).
Il posto dove andò Maria.
Nel v.39 leggiamo: “Nella regione montuosa, in una città di Giuda”.
Specificatamente Luca non ci dice il luogo preciso, dove abitassero Zaccaria ed Elisabetta, ci dice solo nella regione montuosa in una città di Giuda.
Giuda qui significa la tribù, o il territorio di Giuda (2 Samuele 2:1; 2 Cronache 23:2) e si riferisce alla Giudea (Luca 1:65; Matteo 2:6).
Dicendo Giuda e non Giudea si vuole sottolineare il collegamento con il patriarca, figlio di Giacobbe (Genesi 35:21-26). 
Siamo intorno dagli 80 ai 140 chilometri da Nazaret, dai tre ai cinque giorni di viaggio.
In terzo luogo vediamo:
C) Il proposito.
Per quali motivi Maria andò da Elisabetta?
Luca non lo dice, ma sono state date diverse motivazioni:
(1) Alcuni suggeriscono che Maria ha lasciato Nazaret per evitare che la popolazione di Nazaret scoprisse la sua gravidanza. 
Se questo fosse il caso, perché Maria non rimase di più di tre mesi (Luca 1:56) quando sarebbe stata più evidente la sua gravidanza? 
(2) Altri pensano che Maria obbedì al messaggio dell’angelo.
Secondo alcuni il fatto che “si alzò e andò di fretta” riflette l’obbedienza al messaggio dell’angelo.
Ma non troviamo scritto che l’angelo abbia detto a Maria di andare a trovare la parente Elisabetta, semplicemente la informata del concepimento di Elisabetta (era anziana e sterile), per indicare la potenza di Dio in modo da incoraggiarla.
(3) Altri pensano che la partenza di Maria riflette una risposta immediata alla guida di Dio. 
Maria credeva e aveva una grande notizia da trasmettere, cioè il suo concepimento, e una grande notizia da confermare,cioè la gravidanza della parente Elisabetta. 
L’adolescente Maria sentiva forse il bisogno di comunicare il concepimento di Gesù a qualcuno e lo fa con colei che l’angelo le ha menzionato (Luca 1:36).  
Le due donne avevano un destino comune: una gravidanza miracolosa, Maria era vergine e ha concepito senza seme umano, Elisabetta era vecchia e sterile quando ha concepito.
Maria era determinata a vedere Elisabetta, anche se non gli è stato comandato di vederla. 
Voleva parlare con lei di ciò che Dio le aveva mostrato e aveva fatto per lei, e voleva vedere con i propri occhi il miracolo della gravidanza di Elisabetta.
Maria era entusiasta, era eccitata per l’opera di Dio nella sua vita! 
…Sei eccitato e deciso a condividere con altre persone quello che il Signore ha fatto per te, o quello che hai imparato dalla Sua Parola? 
Quando si tratta di servire Dio, hai un senso di fretta, o urgenza? 
Sei disposto ad affrontare disagi, o difficoltà per servire Dio? 
Inoltre Maria c’insegna la comunione che ci deve essere tra i credenti.
Noi troviamo numerosi passi nel Nuovo Testamento dove si parla della comunione fraterna.
Lungo il nostro pellegrinaggio cristiano è importante la comunione tra membri di chiesa per scambiare esperienze positive e negative, quindi per incoraggiarsi ed esortarsi gli uni con gli altri.
L'uomo è fatto per la società e i cristiani per la comunione con gli altri gli altri cristiani!
II IL MOMENTO DELL’ARRIVO DI MARIA (vv.40-41)
Appena Maria arriva, entra nella casa di Zaccaria ed Elisabetta, immagino stanca, ma con entusiasmo e saluta (v. 40).
Luca non fornisce i dettagli del saluto, ma leggiamo della:
A) Reazione del figlio di Elisabetta (v.41) 
La reazione al saluto di Maria la leggiamo nel v.41: “Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel grembo”. 
È normale che i bambini si muovano nel grembo della madre, ma qui potrebbe essere stato un movimento forte.
“Balzò” (eskirtēsen) indica saltare di gioia, esultanza, un movimento esuberante (Luca 6:23; cfr. 2 Samuele 6:16; Malachia 4:2). 
Quando i pastori portano i loro greggi a nuovi pascoli verdeggianti, entrando nel pascolo, gli agnelli sono noti perché saltano su e giù per la gioia.
Giovanni dentro il grembo della madre saltava come un agnello!
Alcuni pensano che l’emozione di Elisabetta abbia causato il movimento del feto. 
Uno studio in Irlanda, con l'osservazione di ultrasuoni e d’impulsi misurati del suono ha rivelato che i bambini con udito normale iniziano a muoversi in reazione al suono dalla sedicesima settimana.
Ma è più probabile che il movimento di Giovanni sia stato una reazione sovrannaturale! Il movimento di Giovanni nel grembo di Elisabetta è da attribuire a un’influenza spirituale potente dello Spirito Santo.
La ragione del movimento è scritto nel v.44: “Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto mi è giunta agli orecchi, per la gioia il bambino mi è balzato nel grembo”.
Il movimento in questo momento era un segno che il bambino di Elisabetta non ancora nato ha riconosciuto la madre del Signore (v.43).
Il bambino di Elisabetta ha esultato di gioia perché era pieno di Spirito Santo in quel momento ha riconosciuto la presenza del suo Signore in grembo della madre.
Maria aveva già concepito da qualche giorno per la potenza miracolosa dello Spirito Santo (v.42). 
Giovanni Battista, poteva essere lungo dai ventidue ai trenta centimetri per un peso dai seicento grammi a un chilo (media di una donna in gravidanza al sesto mese), ma già era profeta e ripieno di Spirito Santo già nel grembo della madre (Luca 1:15). 
Luca vuole sottolineare al lettore che il movimento di Giovanni è speciale e significativo.
Il salto di Giovanni suggerisce che egli ha iniziato il suo ministero come il precursore del Messia proprio nel grembo della madre (Luca 1:15). 
Lo Spirito Santo è presente nell'azione del bambino e si è mosso perché era contento riguardo la presenza di Maria e quindi di Gesù nel grembo della madre!
Questa gioia, Giovanni, l’avrà anche trent’anni dopo come leggiamo in Giovanni 3:29.
“Gioia” (agalliasei) ricorda Luca 1:14 e anticipa Luca 1:47, dove Maria esulta in Dio, suo Salvatore. 
Esprime la gioia legata alla salvezza, alla salvezza che recherà Gesù (cfr. Luca 2:10-11; 15:7,10).
Come il bambino è balzato nel grembo di Elisabetta, così dovrebbero balzare i nostri cuori quando consideriamo le molte benedizioni di Dio che sperimentiamo, soprattutto riguardo la nostra salvezza, se siamo cristiani. 
"Hai la gioia della salvezza di Gesù Cristo nella tua vita? Ti piace essere cristiano?” Se è no, allora c’è un problema nella tua vita?
Oltre il fatto che il bambino è saltato di gioia vediamo:
B) Il riempimento dello Spirito Santo a Elisabetta (v.41)
Nel v.41 leggiamo: “Ed Elisabetta fu piena di Spirito Santo”.
Lo Spirito Santo rivela, parla, potenzia e guida, questo evidenzia Luca in Zaccaria (Luca 1:67); in Simeone (Luca 2:27); in Gesù (Luca 4:1, 14- 15); nei centoventi (Atti 2:4); in Pietro (Atti 2:15); in Pietro, Giovanni, e i loro amici (Atti 4:31); in Stefano (Atti 6: 8-10; 7:55, 56); negli apostoli e negli anziani a Gerusalemme (Atti 15:28). 
“Fu piena” (eplēsthē- aoristo passivo indicativo) secondo alcuni studiosi, indica che Elisabetta ha avuto un’esperienza improvvisa e momentanea. 
La pienezza dello Spirito Santo ha consentito a Elisabetta di comprendere il significato del movimento del bambino e ha ispirato le parole rivolte a Maria, quindi che Gesù era il Signore (vv.42-45).
Elisabetta non dà solo un benvenuto entusiasta a Maria, ma agisce come una profetessa (cfr. Numeri 11:16-25; 24:2-3; Atti 1:16; 4:25; 28:25), le sue parole esprimono la prospettiva e la visione divina, le sue osservazioni e le emozioni sono dirette da Dio perché piena di Spirito Santo.
Ai cristiani è richiesto ogni giorno di essere ripieni di Spirito Santo come leggiamo in Efesini 5:18: “Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito”.
La pienezza dello Spirito Santo è indispensabile per la vita cristiana di ogni credente!
Noi siamo come il guanto che senza la mano è inerte, così senza lo Spirito Santo non possiamo fare nulla!
Infatti, la pienezza dello Spirito Santo influenza il nostro carattere secondo il carattere di Gesù Cristo (2 Corinzi 3:18; Galati 5:16-22); influenza la testimonianza (Atti 1:8; 2:41; 4:8-10,33), il nostro parlare e la lode (Efesini 5:19-21), ci dà conoscenza e discernimento spirituale ( 1 Corinzi 2:10-15).
Infine senza l’influenza dello Spirito Santo non possiamo riconoscere che Gesù è il Signore (1 Corinzi 12:3).
III IL MESSAGGIO DI ELISABETTA (vv.42-45). 
Sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, Elisabetta ha affermato il meraviglioso segreto di Maria riguardo il suo concepimento. 
Lo Spirito Santo ha mostrato a Elisabetta l'identità del figlio di Maria, era il Messia promesso, con un’identità unica e ruolo da svolgere: Maria sarebbe stata la mamma del Messia!!
Il cuore della vergine sicuramente è stato incoraggiato dalle parole di Elisabetta.
Nel messaggio di Elisabetta vediamo:
A) L’esclamazione (v.42)
Nel v.42 è scritto:  “E ad alta voce esclamò” 
Anche se lei era anziana e incinta di sei mesi ha esclamato a gran voce. 
L’esclamazione di Elisabetta mostra una forte emozione.
“Alta voce” (kraugē - aoristo attivo indicativo) è gridare (Ebrei 5:7), può essere una proclamazione pubblica (Matteo 25:6; Apocalisse 14:18).
“Esclamò” (anephōnēsen-aoristo attivo indicativo) è gridare con gioia, un festeggiamento gioioso ( 1 Cronache 15:28; 16:4-5,42; 2 Cronache 5:13; Salmo 66:1; Isaia 40:9) indica entusiasmo, gioia, sorpresa nel vedere Maria.
Suggerisce che quando una persona è guidata da Dio a parlare profeticamente, lo Spirito Santo l’autorizza a parlare con l'audacia e la chiarezza necessarie.
Il messaggio di Dio non deve essere borbottato nella sua proclamazione, ma deve essere innalzato con parole chiare, semplici e udibili.
Non dobbiamo essere timidi nel dire la verità su Cristo. 
Non possiamo accendere una lampada per poi coprirla! (Matteo 5:15). 
Il messaggio di Cristo deve essere reso noto  tutti in modo chiaro.
Nel messaggio di Elisabetta troviamo:
B) L’enfasi (v.42).
Elisabetta ha avuto una rivelazione, o ispirazione del Signore riguardo a Maria e Gesù. 
Riguardo la benedizione di Elisabetta Luke Timothy Johnson scrive: “ La penetrazione profetica di Elisabetta è sorprendente. Essa sa che Maria è stata scelta in modo speciale da Dio e che il suo bambino sarà speciale; e lo sa senza aver avuto notizia della gravidanza di Maria, e sa anche che Gesù sarà perfino più importante del suo Giovanni”. 
Nell’enfasi c’è:
(1) La benedizione di Maria (vv.42-43,45). 
v.42:“Benedetta sei tu fra le donne”.
“Benedetta è” (eulogēmenē – perfetto passivo participio) significa ricevere il favore speciale di Dio e rinforza quanto aveva detto al v.28 l’angelo. 
Si riferisce alla persona sulla quale Dio ha agito, o che ha sperimentato la Sua benedizione (Matteo 25:34; Atti 3:25-26; Galati 3:9; Efesini 1:3; Ebrei 6:14).
"Benedetta sei tu fra le donne" è un modo Ebraico per esprimere il superlativo; il significato, quindi, è "Maria, tra tutte le donne del mondo dei vivi è la più benedetta!"
Elisabetta riconosce la beatitudine unica di Maria a causa del bambino che porta in grembo.
Dal momento che, secondo le idee degli Ebrei contemporanei la grandezza di una donna si misurava dalla grandezza dei figli che lei portava, la madre di Gesù Cristo, il Signore (v.43) superava tutte le altre.
Maria non è stata benedetta perché in lei c’era qualcosa di speciale, piuttosto la sua beatitudine dipendeva interamente da suo figlio e dalla sua grandezza. 
Quindi la valutazione di Maria dipende interamente da suo Figlio!
Lei è benedetta perché Dio l'ha scelta in modo speciale per la Sua grazia per essere la madre del Figlio dell’Altissimo. 
Quindi Elisabetta non stava benedicendo Maria, ma stava riconoscendo che Maria era già benedetta da Dio!
Questa benedizione non deve essere interpretata come un invito a lodare, o a benedire Maria, a offrirgli un culto, una venerazione, ma come affermazione che Maria era stata benedetta da Dio!
Si tratta di una dichiarazione, di un riconoscimento e significa che Dio l'ha benedetta. 
Nell’enfasi c’è:
(2) La benedizione del Figlio di Maria (v.42). 
v.42: “E benedetto è il frutto del tuo seno!” 
È benedetto anche il bambino, cioè Gesù che Maria porta in grembo (seno- koilia- è grembo, utero).
Questo ci fa capire che Gesù era stato già concepito.
Gesù Cristo è benedetto almeno per due motivi.
Il primo motivo è perché il Padre aveva un piacere speciale per Gesù (Matteo 3:17; 17: 5; 12:18; Giovanni 12:28; 17:24).
Il secondo motivo è perché sarà lo strumento di Dio per la salvezza dei peccatori e il loro mediatore con Dio (Matteo 1:21; Giovanni 14:6; 1 Timoteo 2:5).
Nel messaggio di Elisabetta c’è:
C) L’espressione (vv.43,45).
Nell’espressione ecco:
(1) Il comportamento di Elisabetta.
Nel v.43 è scritto: “Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me?”. 
Questa frase esprime la sua gioiosa sorpresa e la sua indegnità, umiltà. 
Il senso è: “Non merito che questa visita accada proprio a me!” 
L'umiltà è reazione davanti chi è Dio, davanti il Creatore, la consapevolezza della Sua grandezza e santità. 
Elisabetta è consapevole di ospitare la madre e il Signore nel grembo della madre, per questo motivo non si sente degna ha un profondo senso di rispetto.
Nel mondo antico, il rapporto con Dio non era un affare casuale, come se Dio fosse un vicino amichevole. Piuttosto, è stato visto come un onore, e ha sollecitato un profondo senso di rispetto, molto simile a una persona che ospita un celebre dignitario (Darrell L. Bock). 
Dicendo: “Madre del mio Signore”, quindi di Gesù, è il riconoscimento di Gesù come Messia (Salmo 110:1-Luca 20:41-44; Atti 2:34-36).
Ma “Signore” può indicare la natura divina di Gesù.
“Signore” è un titolo riservato a Dio (per esempio Luca 1:6,9,11,15-17,25).
In questo caso Elisabetta riconosce Gesù di natura divina (Luca 2:11; 7:13; Giovanni 20:28; Romani 10:9; 1 Corinzi 8:6; 12:3), infatti “Signore” (kuriou) indica la natura divina di Gesù.
Elisabetta dicendo mio “Signore”  afferma la sua sottomissione al bambino non ancora nato, vede il bambino come suo superiore, come suo padrone. 
Questo può essere spiegato solo con una rivelazione e ispirazione profetica. 
Dunque da Elisabetta impariamo la sottomissione al Signore, infatti dice: “mio Signore”.
Se riconosciamo Gesù come Signore siamo chiamati a essergli obbedienti!
Luca riporta le parole di Gesù dicendo: “Perché mi chiamate: ‘Signore, Signore!’ e non fate quello che dico?” (Luca 6:36).   
Riconoscere Gesù come proprio Signore significa ascoltare  e mettere la Sua parola!
Inoltre da Elisabetta impariamo a non essere gelosi e invidiosi!
Elisabetta non lo era di Maria perché in lei si stava formando il Messia! Quindi un bambino più grande del suo.
Invece lei era piena di gioia che la madre del suo Signore l'ha visitata.
A proposito Leon Morris scrive: “ Non ci dovrebbe sfuggire l’assenza di qualsiasi traccia di gelosia nell’atteggiamento di Elisabetta verso Maria. La donna più anziana, che aveva ricevuto un così grande segno di benedizione da parte del Signore, avrebbe certamente potuto cercare di conservare gelosamente la propria posizione. Ma con vera umiltà riconobbe la benedizione più grande elargita da Dio  Maria”.
Tu sei geloso o invidioso se altri hanno più di te? Sei contento con loro se hanno successo? 
Dobbiamo renderci conto che l'invidia e la gelosia sono enormi mostri che ci consumeranno! 
Dio vuole che noi gioiamo con gli altri quando sono benedetti (Romani 12:15). 
Nell’espressione c’è:
(2) La convinzione di Elisabetta. 
v.45: “Beata è colei che ha creduto che quanto le è stato detto da parte del Signore avrà compimento”.
“Che quanto le è stato detto da parte del Signore avrà compimento” può essere interpretato in due modi, “che” (hoti) può indicare: 
(1) Il contenuto di ciò che Maria ha creduto, cioè che le cose dette si sarebbero  adempiute, Dio manterrà la promessa.
La seconda interpretazione è:
(2) La ragione per chiamare Maria beata è perché Dio adempirà ciò che le ha promesso in risposta alla sua fede. 
Elisabetta, dunque è convinta che Dio mantiene le promesse e così anche noi dobbiamo essere fiduciosi e gioiosi che Dio farà quello che promette di fare (Numeri 23:19).
Elisabetta chiama Maria “beata”.
“Beata” (makarios) indica benedetta, felice, fortunata, si riferisce all’appagamento di circostanze favorevoli. 
È la condizione di felicità di qualcuno che Dio ha favorito.
Maria ha creduto (pisteusasa – aoristo attivo participio), cioè ha avuto fede, era convinta alle parole dell’angelo che avrebbe avuto un Figlio in modo insolito, cioè concepito miracolosamente per la potenza dello Spirito Santo senza seme di uomo e che il Signore sarebbe stata con lei (Luca 1:28, 34). 
Questa espressione fa di Maria un esempio di fede. 
Lei è in contrasto con Zaccaria, che è stato rimproverato per la mancanza di fiducia (Luca 1:20).
Non dobbiamo minimizzare il ruolo che Dio ha affidato a Maria quello di portare in grembo il Figlio di Dio, ma nemmeno dobbiamo esaltarla tanto da offrirle il culto.
Luca e gli altri autori della Bibbia, non riportano che Maria è regina del cielo, una corredentrice con Cristo, una mediatrice di salvezza, e quindi una persona da venerare, quello che ci fa capire Luca è di vedere Maria come un modello di fede per come si fida e risponde alla chiamata di Dio. 
Noi dobbiamo seguire l’esempio di fede di Maria, credere che Dio può fare cose impossibili come ha fatto con lei e di agire in sottomissione anche se non sappiamo tutto quello che vorremmo sapere!
La fede va sempre con l'obbedienza, chi si fida di Dio gli obbedisce! (Ebrei 11:7-8).
La fede è fidarsi di Dio quando la ragione dice il contrario, è credere ciò che non vediamo, vede le cose invisibili.
"La fede è l'audacia dell'anima per andare più lontano di quanto si può vedere" (William N. Clarke).
Maria ha avuto il coraggio di andare oltre ciò che lei potesse vedere: avere un figlio senza seme di uomo per miracolo dello Spirito Santo! 
La fede non funziona nell'umanamente possibile, la fede comincia dove finisce il potere dell'uomo.
CONCLUSIONE 
Da questi versetti abbiamo imparato molto per la nostra vita cristiana:
(1) L'entusiasmo di comunicare le cose grandi che Dio ci ha fatto. 
(2) Il desiderio della comunione fraterna.
(3) La gioia che ha il cristiano per la salvezza.
(4) Tutti i cristiani sono chiamati a essere ripieni di Spirito Santo.
(5) L'umiltà e la sottomissione a Gesù Cristo.
(6) Non dobbiamo essere gelosi e invidiosi degli altri.
(7) Dobbiamo essere fiduciosi che Dio manterrà le promesse.
(8) Benché Maria sia un modello di fede e di obbedienza, non siamo chiamati a venerarla, a offrirgli un culto, ma a seguire il suo modello di comportamento.

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