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2 Corinzi 1:3: Il carattere consolatore di Dio

 2 Corinzi 1:3: Il carattere consolatore di Dio In un mondo che offre mille forme di consolazione temporanea, dove possiamo trovare un conforto che dura davvero? Dove possiamo aggrapparci quando tutto sembra crollare? Una bambina cresciuta in una famiglia atea aveva imparato dal padre ateo che Dio non esisteva.  La bambina si ammalò di una grave malattia, e suo padre e sua madre cercavano di incoraggiare questa bambina malata. Cercavano di confortare la figlia morente, i genitori non credevano in Dio, e nemmeno la bambina credeva in Dio.  Il padre era al suo fianco, dicendole: “Tesoro, non ci vorrà molto. Tieni duro. Papà ti ama. Non ci vorrà molto. Tieni duro.”  Lei rispose: “Papà, mi dici di tenere duro, ma non c’è niente a cui aggrapparmi.” Questa storia racconta la tragedia di chi cerca consolazione senza avere una speranza eterna. Ma grazie a Dio, Paolo ci presenta una realtà completamente diversa in 2 Corinzi 1:3: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signor...
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Salvatore

2 Corinzi 1:3: Il carattere consolatore di Dio

 2 Corinzi 1:3: Il carattere consolatore di Dio
In un mondo che offre mille forme di consolazione temporanea, dove possiamo trovare un conforto che dura davvero? Dove possiamo aggrapparci quando tutto sembra crollare?
Una bambina cresciuta in una famiglia atea aveva imparato dal padre ateo che Dio non esisteva. 
La bambina si ammalò di una grave malattia, e suo padre e sua madre cercavano di incoraggiare questa bambina malata. Cercavano di confortare la figlia morente, i genitori non credevano in Dio, e nemmeno la bambina credeva in Dio. 
Il padre era al suo fianco, dicendole: “Tesoro, non ci vorrà molto. Tieni duro. Papà ti ama. Non ci vorrà molto. Tieni duro.” 
Lei rispose: “Papà, mi dici di tenere duro, ma non c’è niente a cui aggrapparmi.”
Questa storia racconta la tragedia di chi cerca consolazione senza avere una speranza eterna. Ma grazie a Dio, Paolo ci presenta una realtà completamente diversa in 2 Corinzi 1:3: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesú Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione.”
Paolo non scrive queste parole da un salotto comodo, ma dal cuore di una grande sofferenza. Eppure, invece di disperarsi, benedice Dio. 
Perché? Perché aveva scoperto la sorgente di ogni autentica consolazione.
In questo versetto troviamo tre verità fondamentali che possono cambiare il modo in cui affrontiamo ogni difficoltà della vita, cominciamo con:
I LA CELEBRAZIONE (v.3)
Vediamo la persona celebrata. 
“Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesú Cristo.”
Prima di tutto vediamo:
A) La celebrazione dopo l’afflizione
Queste parole furono scritte subito dopo la grande sofferenza personale dell’apostolo: aveva appena attraversato quello che lui stesso descrive come un’afflizione “oltre le nostre forze” (v.8). 
Questa introduzione epistolare è dominata dall’immenso sollievo di Paolo per essere stato recentemente liberato da Dio da un pericolo mortale, dalla morte certa (2 Corinzi 1:8-11). 
In questo caso è naturalmente la forma della benedizione, un’espressione di lode a Dio per un atto di liberazione dal pericolo.
Paolo era una persona che era consapevole che poteva morire il giorno dopo per la fede, sapeva di avere molti nemici crudeli e potenti; eppure, trascorreva gran parte del suo tempo a lodare e benedire Dio.
In secondo luogo, consideriamo:
B) La celebrazione consapevole
Riguardo questo testo, alcuni studiosi pensano sia una preghiera che dà l’impressione di chiedere ai lettori di unirsi a Paolo nella lode.
Oppure può essere definita una dossologia di Paolo, cioè un discorso di gloria rivolta a Dio.
Altri che sia semplicemente un’esclamazione, che esprime ciò che è già vero di Dio.
“Benedetto” (eulogētos) indica “degno di lode”, parlare bene, o in termini favorevoli di una persona, in questo caso di Dio (cfr. per esempio Luca 1:68; Romani 1:25; 9:5; 2 Corinzi 11:31; Efesini 1:3; 1 Pietro 1:3). 
Non si tratta di augurare una benedizione a Dio, ma è un riconoscimento della Sua natura divina e della Sua grandezza, proclamando che Egli merita ogni lode.
Purtroppo oggi questo non accade molto, come ci ricorda R.C.H. Lensky quando scrive: “Benediciamo, cioè, parliamo bene di Dio quando diciamo veramente ciò che Egli è e fa nei Suoi attributi e nelle Sue opere, e nessun compito dovrebbe essere più piacevole per noi. C’è troppo poca contemplazione di Dio e troppo poca lode di Lui.”
Infine, è:
C) La celebrazione Cristocentrica
“Il Dio e Padre del nostro Signore Gesú Cristo” non indica una superiorità di natura di Dio Padre su Gesù Cristo, sottolinea due aspetti. 
Prima di tutto sottolinea:
(1) La relazione di “Padre-Figlio” 
Questa relazione esiste all’interno della Trinità, che è fondamentale per la comprensione della salvezza.
Secondo la natura umana di Gesù, Dio è il Suo Dio, e per Gesù, nella Sua divinità, Dio è Suo Padre - è il Suo Dio dall’incarnazione, Suo Padre da tutta l’eternità.
Gesù è venuto sulla terra prendendo forma umana per morire sulla croce per la salvezza dei peccatori ed essere mediatore tra Dio e gli uomini (cfr. per esempio 1 Timoteo 1:15; 2:4-5).
Come mediatore Egli è il nostro Signore Gesù Cristo, il servo unto di Dio, il Figlio di Dio che soffre come uomo per l’uomo, colmando così l’abisso tra l’umanità e Dio. 
Prendendo parte alla nostra natura umana, il mediatore si è posto in una posizione di dipendenza da Dio (cfr. per esempio Giovanni 5:17,30; Giovanni 17:1,4-5,8,11,24).
Lo chiama Padre del nostro Signore Gesù Cristo, e non senza ragione, quando si parla di benedizioni; perché dove non c’è Cristo, non c’è la comunione e la benedizione di Dio (cfr. per esempio Giovanni 14:6; Atti 4:12; Efesini 1:30; 2 Corinzi 1:20).
Dio è il “Padre” di Gesù, e attraverso Gesù, noi possiamo diventare figli di Dio (Giovanni 1:12; Galati 4:4-5).
In secondo luogo “il Dio e Padre del nostro Signore Gesú Cristo” sottolinea:
(2) La sottomissione di Gesù
Nella Sua divinità Gesù è della sostanza del Padre, ma nella Sua umanità si è sottomesso a Lui. L’affermazione di Paolo riflette la sottomissione di Gesù al Padre durante l’incarnazione (cfr. per esempio Giovanni 14:28), quando rinunciò volontariamente all’uso indipendente dei Suoi attributi divini per compiere il piano di salvezza (Matteo 24:36; Marco 10:45; Filippesi 2:5-8).
Quindi questa sottomissione funzionale non è un segno di inferiorità di natura, ma un atto d’amore e di obbedienza per portare a compimento la salvezza dei peccatori.
Nel Suo ruolo di Salvatore, Gesù si è sottomesso volontariamente alla volontà del Padre - come si vede anche in preghiere come “non la mia, ma la tua volontà sia fatta” (Matteo 26:39,42). 
In sintesi, la frase di Paolo celebra la lode a Dio per averci donato la salvezza attraverso Suo Figlio, celebra l’atto d’amore supremo: il Padre che, nella sua gloria, invia il Figlio per redimere l’umanità, e il Figlio che, con umiltà e obbedienza, compie il piano divino.
La consolazione cristiana non proviene da una divinità generica, ma dal Padre che ha mandato Gesù per la nostra salvezza.
Quali applicazioni possiamo fare?
Prima di tutto:
Celebra Dio dopo la liberazione, ma anche prima della soluzione
Paolo benedice Dio dopo la liberazione avvenuta, come segno di riconoscenza, come anche con la consapevolezza che possiamo morire il giorno dopo.
Impara a benedire Dio non solo in segno di riconoscenza e riconoscimento di ciò che Lui fa ed è, ma anche come rituale quotidiano di fiducia.           
Inizia la giornata benedicendo Dio prima di pensare ai tuoi problemi
La lode non è evasione, è proclamazione della sovranità di Dio sulle tue circostanze.
Pratica la contemplazione, non solo la supplica
Come notava Lensky: “C’è troppo poca contemplazione di Dio e troppo poca lode di Lui.” Dedica tempo specifico ogni giorno a riflettere su chi è Dio e su cosa ha fatto, poi esprimi quella lode.
Riconosci Gesù come mediatore
Quando preghi o cerchi consolazione, ricorda che non stai andando da un Dio generico, ma dal Padre che ha mandato Gesù per la tua salvezza. 
Ogni preghiera, ogni richiesta di aiuto, dovrebbe passare attraverso Cristo.
Abbraccia l’umiltà di Cristo
 Se Gesù, pur essendo di natura divina, si è sottomesso al Padre durante l’incarnazione, quanto più dovremmo noi sottometterci alla volontà di Dio nelle nostre prove.
L’umiltà non è debolezza, ma forza che trova consolazione.
Trova sicurezza nella relazione
Ricorda che la consolazione cristiana non proviene da una divinità distante, ma dal Padre che conosce intimamente il dolore umano attraverso l'esperienza del Figlio. 
Non sei solo nelle tue sofferenze.
Due sono gli aspetti che Paolo menziona riguardo Dio, cominciamo con la prima:
II IL CUORE 
Cioè, il cuore del Padre.
Paolo dice: “Il Padre misericordioso.”
Vediamo allora:
A) La misericordia paterna
Nel Salmo 103:13 leggiamo qualcosa del genere: “Come un padre è pietoso verso i suoi figli, cosí è pietoso il Signore verso quelli che lo temono.”
Solamente Dio è il Padre (Malachia 2:10; Matteo 23:9; 1 Corinzi 8:6; Efesini 4:6), chiamato anche intimamente “Abbà” (Marco 14:36; Romani 8:15; Galati 4:6). 
Egli si diletta nel reclamare il Suo popolo come Suoi figli (cfr. per esempio 1 Giovanni 3:1) e, come un buon Padre, provvede alle necessità per i Suoi figli (cfr. per esempio Matteo 6:25–34), così come ai buoni doni (cfr. per esempio Luca 11:11–13) e alla disciplina per la loro crescita spirituale (cfr. per esempio Proverbi 3:12; Ebrei 12:5–11).
George Guthrie scrive: “Quando affrontiamo le circostanze difficili della vita, potremmo essere tentati di dubitare della Sua attenzione, sentendoci come se Dio ci avesse abbandonato alle nostre difficoltà. Eppure, qui, in 2 Corinzi 1:3, Paolo ci ricorda questo aspetto del carattere di nostro Padre: alle nostre grida risponde la sua compassione, la naturale preoccupazione di un padre per i suoi figli.”
“Padre” (patḗr) non è solo un titolo relazionale, ma anche un principio causativo, nel senso che Dio è:
Sorgente originaria - da cui tutto ha inizio 
Principio generativo - che dona l’essere e la natura 
Fonte inesauribile - che continua a generare
B) La misericordia è al plurale
Dio non è chiamato “Padre delle misericordie” perché è gentile come un papà premuroso, ma perché ogni atto di compassione nell’universo porta il Suo DNA divino. 
Come un padre trasmette la vita biologica, così il Padre celeste trasmette la “vita misericordevole, o compassionevole” - ogni volta che qualcuno si commuove per la sofferenza altrui, sta partecipando alla natura paterna di Dio.
“Il Padre misericordioso” in realtà nel greco è: “Il Padre delle misericordie” (ho patēr tōn oiktirmōn), Paolo usa un’espressione unica nel Nuovo Testamento. 
Dio non esaurisce mai le scorte di misericordia - il Suo magazzino è infinito!
Non dice semplicemente che Dio ha misericordia (cfr. per esempio Salmi 86:15; 103:8,13,17; Luca 1:78; Romani 12:1; Efesini 2:4), ma che è il Padre delle misericordie e questo indica: 
La sorgente generativa da cui sgorgano tutte le genuine compassioni
Molteplici atti di misericordia - non una qualità astratta ma azioni concrete 
Varietà e ricchezza - diverse manifestazioni della compassione divina 
Abbondanza - non una misericordia limitata, ma inesauribile
Dio non distribuisce consolazione con il contagocce - la riversa come un diluvio di grazia!
Eric Mason commenta così: “Dio è il Padre delle “misericordie” perché noi abbiamo diverse difficoltà e siamo consapevoli di esserlo, sappiamo che non possiamo avere una sola dose di misericordia.
Se sai davvero quanto sei inguaiato e spezzato, allora sai che ne hai bisogno. Una volta mia nonna mi mostrò un bancone con sopra probabilmente cinquanta medicinali. Ho detto: ‘Nonna, a cosa serve tutto questo?’
Ha risposto: ‘Tesoro, questa è la mia medicina per il cuore. Questa è la mia medicina per la pressione alta. Questa è la mia medicina per i piedi.’
E io dissi: ‘Perché hai tutto questo?’.
‘Ho tutte queste medicine perché ogni medicina è necessaria per me da prendere per poter affrontare quello che sto passando così da potermi sentire meglio.’”
La misericordia è una pillola multivitaminica di Dio per tutto ciò di cui abbiamo bisogno. 
Dio ha misericordia per il nostro dolore. 
Dio ha misericordia per la nostra frustrazione. 
Dio ha misericordia per la nostra perdita. 
Dio ha misericordia per il nostro dolore. 
Dio ha misericordia per la nostra depressione. 
Dio ha misericordia per ogni singola cosa nella nostra vita. 
La misericordia di Dio è come una farmacia cosmica - ha la cura giusta per ogni sintomo dell’anima!
Dovremmo essere così felici di avere un Dio che ha abbastanza per ognuno di noi perché è più che sufficiente per tutti e per tutto!
Inoltre, sappiamo che Dio non solo ci dà costantemente ciò di cui abbiamo bisogno, ma non ci dà nemmeno ciò che meritiamo, e altre volte è anche quando non ci dà qualcosa perché ci farebbe male: questa è la misericordia di Dio.
C) La misericordia è profonda
Il termine greco “misericordie” (oiktirmos -genitivo) deriva da una radice che descrive una profonda consapevolezza e simpatia per la sofferenza altrui – un movimento viscerale di compassione che spingeva all’azione concreta di soccorso.
La misericordia è celebrata e invocata nell’Antico Testamento (cfr. per esempio Neemia 9:19; Salmo 51:1; Isaia 63:7; Daniele 9:9).
Il plurale “misericordie” è stato interpretato come un plurale idiomatico semitico che indica “misericordiossimo” (genitivo ebraico o di qualità), quindi caratterizzato Dio è caratterizzato dalla misericordia - il cui atteggiamento costante è la misericordia.
Dio è misericordia e quindi agisce di conseguenza.
Oppure si riferisce a molteplici espressioni di misericordia di cui l’origine (genitivo di origine) è Dio. 
Il plurale “misericordie” non è casuale - si riferisce a molteplici espressioni di misericordia, non una qualità astratta, ma azioni concrete e varie. 
Dio non offre una misericordia generica, ma misericordie specifiche per ogni situazione di bisogno.
E allora la misericordia di Dio:
Non è un sentimento che rimane nel cuore - è la compassione che si fa azione
Non è un attributo freddo e distante, ma una realtà calda e coinvolgente
Questo significa che ogni volta che riceviamo o offriamo vera consolazione, stiamo toccando il cuore paterno di Dio. 
Le misericordie divine sono:
Come un cuore che batte - ogni pulsazione diventa respiro per chi soffoca, ogni battito si trasforma in mano che asciuga lacrime di chi soffre
Come un’onda che si infrange sul dolore umano per portare sollievo
Come un fuoco che brucia nel petto e si trasforma in mani tese
Come un germoglio che nasce nel terreno del dolore e fiorisce in aiuto
Che significa per noi tutto questo? Prima di tutto:
Riconosci la fonte
Quando ricevi consolazione da un amico, un familiare o anche uno sconosciuto, ricorda che stai sperimentando la misericordia di Dio che fluisce attraverso quella persona. 
Non è casualità, è paternità divina in azione. 
Prega specificatamente
Non pregare genericamente tipo: “Signore, aiutami”, ma chiedi le misericordie specifiche di cui hai bisogno - come la nonna di Eric Mason aveva medicine specifiche per problemi specifici. 
Prega per esempio: “Signore, ho bisogno della tua misericordia per questa ansia, per questo lutto, per questa delusione.”
Apprezza ciò che non ricevi
Ringrazia Dio non solo per quello che ti dà, ma per quello che non ti dà. 
La misericordia divina spesso si manifesta proteggendoci dalle conseguenze che meritiamo.
III LA CONSOLAZIONE
“E Dio di ogni consolazione.” 
A) La sorgente della consolazione (cfr. per esempio Salmo 94:19; Isaia 49:13; 66:13; 2 Corinzi 7:6).
“Dio di ogni consolazione” può essere letto come “il Dio consolatore”, cioè Colui che è pienamente identificato con la consolazione.
In conformità con la Sua compassione costante, o misericordia illimitata e di cui si compiace di usarla (cfr. per esempio Salmo 145:9; Lamentazioni 3:22-23; Michea 7:19; Efesini 2:4-5), Dio fornisce al Suo popolo una consolazione inesauribile di ogni varietà.
La misericordia di Dio non ha data di scadenza - si rinnova ogni mattina!
Il Signore non abbandona il Suo popolo (cfr. per esempio Deuteronomio 31:6, 8; Salmo 37:28; Isaia 41:10; Ebrei 13:5).
Mentre la consolazione superficiale è come un cerotto temporaneo, la consolazione di Dio è come una medicina che guarisce la radice del male.
Molti cercano consolazione nell’alcol, nelle droghe, o qualsiasi altra dipendenza, nell’intrattenimento, in qualsiasi altra cosa, tranne che in Dio. 
Ma queste consolazioni sono illusorie, superficiali e fugaci. Mentre la consolazione di Dio si attacca, persiste e guarisce.
Mentre i palliativi umani sono come bende temporanee, il conforto di Dio è come una guarigione che penetra fino all’osso.
Nella Galleria Nazionale d’Arte Ungherese di Budapest c’è un'immagine molto commovente. In primo piano ci sono due figure. Un giovane giace morto su un letto. Accanto al suo corpo siede la madre in lutto. Una rapida occhiata all’immagine non rivelerebbe nient’altro. 
Un esame più attento, tuttavia, rivela la presenza di un’altra figura in piedi, per la maggior parte invisibile, nell’oscurità dietro la donna. La sua presenza è mostrata semplicemente da un braccio che emerge dall’oscurità e che viene delicatamente posato intorno alla sua spalla. 
L’artista non dà alcuna indicazione sull’identità di questa persona, forse per permettere a ciascun osservatore di fare la propria identificazione. 
Un cristiano che vede questa immagine può ben ricordare che c’è un braccio, il braccio di Dio, posto comodamente intorno alla spalla di ogni credente cristiano sofferente. 
Smetti di cercare altrove
Se stai cercando consolazione duratura nell’alcol, nel cibo, nei social media o in qualsiasi  dipendenza, riconosci che sono solo “bende temporanee”. 
Solo Dio offre guarigione profonda. 
Ricorda la presenza invisibile
 Come il braccio nell’ombra del dipinto ungherese, ricorda che nelle tue notti più buie c’è un  
 braccio divino posato sulla tua spalla.
B) Il significato di consolazione
“La consolazione” (paraklēseōs) è una fonte di conforto che una persona prova quando viene consolata nei momenti di sconforto.
La parola “consolare” (paraklēsis) in questo contesto allora è sollevare su lo spirito di una persona, confortarla, incoraggiarla nella fede, o nelle afflizioni, o nella linea di condotta.
David Garland coglie il senso di questa parola quando dice: “Il conforto di Dio rafforza le ginocchia deboli e sostiene gli spiriti cadenti in modo che si affrontino i problemi della vita con inflessibile determinazione e sicurezza senza fine.”
La consolazione è il conforto che infonde coraggio e ci permette di affrontare tutto ciò che la vita può riservarci.
Guzik scrive: “L’idea che sta dietro a questa parola per conforto nel Nuovo Testamento è sempre più che una simpatia rassicurante. Ha l’idea di rafforzare, di aiutare, di rendere forte. L’idea alla base di questa parola è comunicata dalla parola latina per conforto (fortis), che significa anche ‘coraggioso’.”
Questa parola è usata nel senso di stare accanto a qualcuno allo scopo di aiutarlo a superare una dura prova, o a provvedere tutto ciò che è necessario per sopportare le difficoltà, o a rafforzare qualcuno di fronte alle avversità offrendo ristoro spirituale.
La consolazione è una condizione attuale di pace in mezzo alle avversità a causa della sua fiducia nella volontà e nella capacità di Dio di liberare il suo popolo.
Questa parola ci ricorda il “Consolatore” (Parákletos), lo Spirito Santo (Giovanni 14:16,26; 15:26; 16:7) infatti condividono la stessa radice (parakaléō).
Cerca coraggio, non solo comfort!
Quando preghi per consolazione, non chiedere solo di sentirti meglio, ma chiedi il coraggio di affrontare la situazione con inflessibile determinazione.
Infine, vediamo:
C) La sovranità della consolazione 
“Dio di ogni consolazione” (Theos pasēs paraklēseōs) indica la supremazia divina nell’opera dell’incoraggiamento.
“Dio” (Theos) ci parla che il Padre detiene la sovranità assoluta sulla consolazione.
Non stiamo parlando di una divinità minore o di un dio tra tanti. Stiamo parlando del Dio di Genesi 1:1, lo stesso Essere che con una sola parola ha formato l’universo.
Paolo sta invocando il Creatore onnipotente, l’Assoluto, Colui che governa sovranamente la storia umana (cfr. per esempio Daniele 4:34-35), che possiede potenza infinita per muovere montagne e fermare tempeste. 
Ed è proprio questo Dio – l’Onnipotente, il Sovrano assoluto - che sceglie di chinarsi verso le nostre lacrime.
Questo cambia tutto! La nostra consolazione non dipende da un conforto fragile, o da una speranza incerta, ma dal braccio stesso che ha separato le acque del mare (cfr. per esempio Esodo 14:21) e che ora sostiene il nostro cuore spezzato. 
Lo stesso Dio che comanda alle stelle (cfr. per esempio Isaia 40:26) si preoccupa delle nostre sofferenze.
Ecco perché Paolo può dire “ogni consolazione” senza eccezioni - perché dietro ogni vera consolazione sta la potenza infinita di Colui che ha creato e governa tutte le cose (cfr. per esempio Colossesi 1:16-17)), che al di sopra di Lui non c’è nessuno, l’Altissimo (cfr. per esempio Salmo 91:1).
Fermati un momento a contemplare questo: l’Essere supremo dell’universo è personalmente coinvolto nella tua consolazione.
Non esiste categoria di dolore o sofferenza che sfugga alla competenza consolatrice di Dio.
Infatti, “ogni consolazione” (pasēs paraklēseōs – genitivo di origine) è una dichiarazione totalizzante. 
Indica la completa adeguatezza di consolazione in ogni tipo di situazione, così come il fatto che ogni vera consolazione trova la sua origine ultima in Dio.
Ogni genuino conforto porta in sé l'impronta genetica di Dio, anche quando arriva attraverso mani umane. Come per le "misericordie", anche la "consolazione" non è semplicemente una qualità che Dio possiede, ma una realtà che Egli genera e produce attivamente.
Quando Paolo dice ogni consolazione, non lascia spazio a eccezioni - nemmeno una!
Questo significa che:
•Ogni genuino incoraggiamento ha origine divina, anche quando viene attraverso persone 
 Come una sorgente montana che alimenta tutti i ruscelli a valle, ogni consolazione autentica s sgorga  dalla fonte divina.
Nessuna consolazione autentica può esistere al di fuori di Dio
Nel mercato della consolazione, Dio detiene il monopolio assoluto - non esistono fornitori alternativi
Ogni volta che il tuo spirito si solleva, è Dio che tira le corde dall’alto!
Dio è competente per ogni tipo di afflizione umana
Non c’è dolore troppo piccolo per sfuggire alla Sua attenzione, né sofferenza troppo grande per superare la Sua competenza.
Paolo ha anche sperimentato il tipo di consolazione che gli ha dato il coraggio di affrontare le avversità e i pericoli inesorabili, come attestano così bene gli elenchi delle difficoltà di 2 Corinzi (cfr. per esempio 4:8-11; 6:4b-10; 11:23-33; 12:10).
Diventa un canale di consolazione
Poiché ogni vera consolazione viene da Dio, quando offri conforto a qualcuno, riconosci che stai permettendo a Dio di lavorare attraverso di te. 
Non confidare nella tua saggezza, ma lascia che la compassione divina fluisca attraverso le tue parole e azioni. 
Non disperare mai
 Qualunque sia il tuo dolore, ricorda che non esiste categoria di sofferenza al di fuori della competenza consolatrice di Dio. 
Il tuo problema non è troppo piccolo per la Sua attenzione né troppo grande per la Sua potenza.
CONCLUSIONE
“Il carattere consolatore di Dio” non è solo un titolo teologico - è una realtà che può trasformare il modo in cui affronti ogni giorno della tua vita.
Quando Paolo scrisse queste parole, stava guardando indietro a una sofferenza così intensa che aveva temuto per la sua vita. 
Ma:
Invece di ribellione, scopriamo riverenza
Invece di amarezza, troviamo benedizione. 
Invece di disperazione, scopriamo lode. 
Perché?
Perché Paolo aveva imparato che Dio non è solo presente nelle nostre gioie, ma regna sovrano nelle nostre sofferenze. 
Non ci offre consolazioni a buon mercato o incoraggiamenti superficiali, ma si identifica completamente come il Dio di ogni consolazione.
La bambina della storia iniziale aveva ragione: senza Dio, non c’è davvero niente a cui aggrapparsi. Ma con Dio, abbiamo qualcosa di infinitamente più solido delle nostre circostanze. 
Abbiamo il Padre delle misericordie che non esaurisce mai le Sue scorte di compassione. Abbiamo il Dio di ogni consolazione che detiene il monopolio assoluto del vero conforto.
La prossima volta che ti troverai nella tempesta - e ci sarai, perché Gesù ha promesso che in questo mondo avremo tribolazioni - ricorda che non stai affrontando la prova da solo. 
C’è un braccio nell’oscurità, il braccio di Dio, posto con tenerezza sulla tua spalla.
E quando riceverai questa consolazione, ricorda che non sei chiamato solo a riceverla, ma a diventare un canale attraverso cui quella stessa consolazione possa raggiungere altri cuori spezzati, questo lo vedremo la prossima volta quando studieremo il v.4.
Questo è il ciclo della grazia: riceviamo per dare, siamo consolati per consolare, siamo benedetti per benedire.
Oggi, qualunque sia la tua situazione, puoi dire con Paolo: “Benedetto sia il Dio di ogni consolazione” - non perché tutto va bene, ma perché Lui è più grande di tutto quello che non va nella tua vita!

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