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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Salmo 30:6-7: Sotto la disciplina di Dio.

Salmo 30:6-7: Sotto la disciplina di Dio.
Questo salmo è un inno di ringraziamento cantato nella festa della dedicazione del tempio.  

Dalla sua esperienza di guarigione e di liberazione dalla punizione per il suo peccato di orgoglio, il salmista e la comunità lodano il Signore perché il suo dolore è stato trasformato in gioia, perché, come è stato affermato, l’ira di Dio è solo per un momento, il suo favore dura per tutta la vita.

Dai vv.1-5 Davide esprime la gioia dopo la disciplina di Dio, il fatto che Dio lo ha portato in alto e non ha permesso che i suoi nemici si rallegrassero su di lui. 

Davide ha gridato e Dio lo ha guarito da una malattia, lo ha strappato dalla morte, e per questo motivo lo esalta. Così Davide, invita la comunità dei fedeli a salmeggiare al Signore, a celebrare la Sua santità perché l’ira Sua è per un momento, ma la Sua benevolenza è per tutta una vita. 

Dai vv.8-12 vediamo la dichiarazione di Davide che Dio ha rimosso la Sua disciplina. 

Dopo che ha invocato il Suo aiuto, Dio ha mutato il dolore di Davide in danza, Dio ha tolto il cilicio, cioè il dolore e lo ha rivestito di gioia così che può salmeggiare a Dio senza mai tacere.

Il salmo si conclude con la dichiarazione di Davide a celebrare sempre il Signore.

Quindi i vv.6-7 s’inseriscono tra la gioia dopo la disciplina del Signore e la rimozione della disciplina del Signore.


Nei vv. 6-7 leggiamo proprio della disciplina del Signore.

Nella Bibbia vediamo che Dio ammaestra il Suo popolo in modi diversi, tra le quali la disciplina, intesa come correzione attraverso punizione.

La disciplina di Dio fa parte della vita cristiana (per esempio Ebrei 12:4-10)

È un segno dell’amore e della fedeltà di Dio (per esempio Salmo 119:75; Proverbi 3:12; Apocalisse 3:19).

È un segno che apparteniamo a Dio, che siamo Suoi figli (per esempio Deuteronomio 8:5; 2 Samuele 7:14; Proverbi 3:12; Ebrei 12:6-10).

Noi, sbagliando, cerchiamo i segni dell'amore di Dio nella felicità. 
Dovremmo invece cercarli nel suo amore e opera fedele e persistente per conformarci a Gesù Cristo. 

Come ha osservato Philip Hughes: "La disciplina non è il marchio di un padre severo e senza cuore, ma di un padre che è profondamente e amorevolmente preoccupato per il benessere di suo figlio”.

A volte la disciplina di Dio è dolorosa (per esempio Proverbi 3:12; Levitico 26;18,21,23-24,27-28; 2 Samuele 7:14; Salmo 73:14; Geremia 32:19; Osea 5:2; 7:15-16; 1 Corinzi 11:32; 2 Corinzi 12:7-10; Ebrei 12:5-7,11; 1 Pietro 1:6-7), ma la dobbiamo accettare (Giobbe 5:17-18; Salmi 94,12; 119,67,71,75; Ebrei 12:5,7)perché è per il nostro bene, ci fa crescere spiritualmente (per esempio Romani 8:28-29; Ebrei 12:10-11), e ci prepara per il paradiso (Romani 8:18; 2 Corinzi 4:17-18). 

In questi versetti del Salmo 30 vediamo:
I LA RAGIONE DELLA DISCIPLINA
La ragione della disciplina è l’orgoglio.

Nel v. 6 leggiamo: ” Quanto a me, nella mia prosperità, dicevo: ‘Non sarò mai smosso’”.

Dio disciplina Davide per i suoi peccati di auto-sufficienza e d’indipendenza.

Non c'è spazio per Dio nella persona che è piena di se stessa!

La frase: “Non sarò mai smosso” non significa in sé peccato se è un’espressione di fiducia nella potenza, nella salvezza e dipendenza nel Signore; se è un‘espressione di lode nella provvidenza di Dio, quindi se si porta gloria a Dio (cfr. Salmo 16:8; 21:7; 55:22; 62:2; 96:10; 121:3).

È peccato come espressione inappropriata di orgoglio che esprime la fiducia nelle proprie risorse umane, nel proprio io, di esercitare il controllo del proprio mondo (cfr. Salmo 10:6).

Tre errori sono presenti che possiamo fare:
A) Pensare e credere che tutto ciò che abbiamo è merito nostro e non di Dio.
John Blanchard scrive: “L'orgoglio è una negazione della dipendenza da Dio”.

L’orgoglio ci dice che possiamo fare a meno di Dio!

È quell'atteggiamento d'indipendenza, di autonomia,  di autodeterminazione da Dio. 
Ma sappiamo che non è così!

In Atti 17:25 riferendosi a Dio, Paolo dice nella sua predicazione ad Atene afferma: “E non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa”.
(Deuteronomio 8:3; 1 Cronache 29:10-14; Matteo 4:4;2 Corinzi 3:5; Giovanni 15:4-5; cfr. 1 Samuele 2:6-8; Salmo 104:27-29).

Dio è il Creatore e il sostenitore della creazione, senza di Lui non è possibile la vita!

Dio non solo ha creato tutte le cose all'inizio, ma continua a dare (didous presente attivo participio) alle sue creature tutto ciò di cui hanno bisogno per la loro esistenza!! 
Come Creatore e sostenitore di tutta la vita, Dio non ha bisogno di essere sostenuto da noi. 

Dio non dipende da noi, ma siamo noi che dipendiamo da Dio!

Dio non ha bisogno dell’uomo, ma è l’uomo che ha bisogno di Dio!

Commentando questo passo Simon J. Kistemaker scrive: “Dio nel suo sostegno all'uomo non esclude assolutamente nulla dalla totalità della creazione. Dio dà all'uomo tutto ciò di cui ha bisogno e così lo sostiene con il suo potere”.

Ritornando al Salmo 30, il salmista aveva concepito erroneamente la sua prosperità (bĕšalwî), cioè benessere, sicurezza, tranquillità, successo,  come risultato del proprio merito, piuttosto che come conseguenza del favore immeritato di Dio.

Pensate che questo sia stato solo il  problema per Davide?
Questo è un problema di tutti noi!

C'è una tentazione comune che abbiamo ed è quello di interpretare le benedizioni di Dio come esclusivamente conseguenza dei nostri sforzi, e il risultato è l'ingratitudine.

Siamo ingrati con Dio perché pensiamo che abbiamo fatto tutto da noi stessi!

Nella sua prosperità, Davide ha confidato in se stesso, pensando che ciò che aveva avuto fosse una conseguenza della sua auto-realizzazione, mentre la salute, la sicurezza e la prosperità sono un dono del Signore (Deuteronomio 8:14-18; 1 Samuele 2:7-8; 1 Cronache 29:10-14; Proverbi 10:22).

La nostra vita dipende da Dio ed è in Lui che troviamo la nostra sicurezza!  

La forza, la sicurezza, la stabilità, la prosperità sono un dono della benevolenza di Dio, quindi non dobbiamo essere orgogliosi di noi stessi, ma dobbiamo essere umili e grati a Dio.

" Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento" (Giacomo 1:17).

Dio è glorificato quando noi lo ringraziamo! (Salmo 50:14,23; Efesini 5:20; Colossesi 3:17; 1 Tessalonicesi 5:18).

Il secondo errore è:
B) Quando siamo nella prosperità dimentichiamo che questo è grazie a Dio (Deuteronomio 8:11-20; 32:15; 2 Cronache 32:2-5; Daniele 4:28-37).
Gli israeliti furono avvertiti di non insuperbirsi nella loro prosperità e dimenticare che era il Signore ad averli benedetti (Deuteronomio 8:10-20). 

Nello suo stato di benessere il salmista perse di vista il Datore di ogni prosperità:il Signore.

Il punto di questi versetti è una religiosità falsamente curvata su se stessa per edificare sui suoi meriti e non sulla grazia di Dio. 

Davide non si rendeva conto che tutti i suoi pensieri religiosi su Dio, in definitiva, secondo questo passo, erano diretti all’io e alla sua sicurezza, oppure a un Dio a propria immagine e somiglianza, un Dio che si desidera e si assoggetta, ma non per quello che è in se stesso.

Quindi una religiosità centrata su se stesso e non in Dio.

Il terzo errore è:
C) Fidarsi della propria sicurezza e della propria condizione. 
Il salmista era presuntuoso e orgoglioso: pensava che, date le circostanze, era al sicuro!

Davide erroneamente credeva di stare al sicuro.

Ma la sua sicurezza era basata sull'autosufficienza, su se stesso. 

Pensava che mai sarebbe stato scosso!!

“Non sarò mai smosso” è quella fiducia di un uomo arrogante!

Il peccato di Davide era l'atteggiamento arrogante dell'auto-sufficienza, il peccato di indipendenza dal Signore, il confidare nelle proprie forze, valore e capacità.

Non solo dimentichiamo che quello che abbiamo proviene da Dio, ma poi confidiamo in quello che abbiamo e non in Dio che ce lo ha dato! (cfr. 1 Cronache 29:10-14; 1 Timoteo 6:17-19).

Pertanto non dobbiamo confidare per la nostra sicurezza nelle nostre risorse, ma solo in Dio che ci dona le risorse!

Il secondo aspetto che troviamo in questi versetti è:
II LA REALTÀ DELLA DISCIPLINA
Nel v.7 leggiamo: “O SIGNORE, per la tua benevolenza avevi reso forte il mio monte; tu nascondesti il tuo volto, e io rimasi smarrito”.

Prima di tutto vediamo:
A)Il riconoscimento.
Nel v.7 è scritto: “O SIGNORE, per la tua benevolenza avevi reso forte il mio monte”.

Anche se specificatamente non è detta la sofferenza, sembra, a causa di una di una malattia che lo ha portato vicino alla morte (vv.2-3), Davide ha cominciato a riflettere sulla sua condizione davanti a Dio e quindi anche sulla vita.

L’improvviso sconvolgimento di una vita tranquilla e il fatto che Dio nascose la Sua faccia, porta Davide a riconoscere che stava costruendo la sicurezza della propria vita su un fondamento sbagliato: su stesso e ciò che aveva!

Davide riconosce che è la benevolenza di Dio che ha reso forte il suo monte.

Questa immagine indica una solida, sicura e prosperosa condizione (Salmo 18:34; 27:5).

Dio ha messo Davide in altezze inattaccabili, lo stabilito in sicurezza come una forte montagna!

Davide si è reso conto che era la benevolenza di Dio che gli aveva dato questo, ma lo ha capito dopo che Dio ha nascosto a lui la Sua faccia.

Dio ci parla nella sofferenza, e molte volte è attraverso la sofferenza che capiamo e impariamo delle verità, o che ci fanno maturare!
La sofferenza spalanca la porta del nostro cuore affinché riceviamo con più disponibilità la parola di Dio e siamo così più disposti a cambiare!

Thomas Brooks disse: “I tempi di sofferenza sono i tempi di raccolta di un cristiano”.

Così troviamo:
B)Il nascondimento.
Sempre nel v.7   troviamo scritto: “Tu nascondesti il tuo volto”. 

La conseguenza, o la natura di nascondere la faccia è in riferimento alla malattia di Davide, o quando sono venute meno tutte le sue sicurezze umane.

La sua malattia è come conseguenza della disciplina e dell’ira di Dio che punisce a causa del peccato (cfr. Deuteronomio 32:20; Isaia 59:1-2; Ezechiele 39:23-24; Geremia 33:5).

Deuteronomio 31:16-18 dice: “Il SIGNORE disse a Mosè: ‘Ecco, tu stai per addormentarti con i tuoi padri; e questo popolo andrà a prostituirsi seguendo gli dèi stranieri del paese nel quale sta per entrare; mi abbandonerà e violerà il patto che io ho stabilito con lui.  In quel giorno la mia ira si infiammerà contro di lui; e io li abbandonerò, nasconderò loro il mio volto e saranno divorati. Molti mali e molte angosce piomberanno loro addosso; perciò in quel giorno diranno: -Questi mali non ci sono forse caduti addosso perché il nostro Dio non è in mezzo a noi?-.  In quel giorno io nasconderò del tutto il mio volto, a causa di tutto il male che avranno fatto rivolgendosi ad altri dèi’”.

Violare il patto con Dio significava attirarsi addosso le maledizioni del patto, quindi l’abbandono di Dio e nascondimento del Suo volto con tutte le angosce che piomberanno sul popolo ribelle.   

L’ira di Dio si è scagliata su Davide (cfr. Salmo 6:1), e la sua vita affondò nell'angoscia della malattia e nell’ombra della morte.

“Nascondere la faccia” è il ritiro della comunione divina, della Sua presenza, quindi l’ira e l’abbandono di Dio, il ritiro attivo del favore e della protezione di Dio a causa del peccato di Davide!

Il fatto che il Signore nasconde la Sua faccia è davvero una cosa spaventosa. 

Non stiamo parlando che Dio sia diventato inaccessibile, ma che Dio ritira le Sue benedizioni e la Sua protezione.

È un’esperienza terrificante!!

Dalla gioia della presenza di Dio da una situazione tranquilla, si passa a una situazione spaventosa.

In altre parole la malattia e la sofferenza di Davide provengono da Dio che giudica il suo peccato.

Prima di soffrire fisicamente, Davide era malato spiritualmente!

Infine vediamo:
C)Lo smarrimento.
Ancora nel v.7 è scritto: “E io rimasi smarrito”. 

Dio nasconde la Sua faccia a Davide a causa del peccato, e lui rimase “smarrito” (bāhal), cioè terrorizzato, spaventato, confuso.

Così diventiamo smarriti quando Dio ci nasconde la Sua faccia!! 

La consapevolezza del suo peccato come della grazia di Dio avviene nel periodo della punizione di Dio! 

In altre parole, la malattia non era solo il giudizio nel senso della retribuzione, ma un giudizio correttivo (cfr. Ebrei 12:4-11) che ha ripristinato la mente, le emozioni e la volontà di Davide e gli ha fatto capire la necessità della fiducia in Dio, non una arrogante fiducia in se stessi!

La disciplina di Dio ha portato Davide alla verità, alla retta via!

Da quello che poteva chiamare la sua prosperità, forza e stabilità, che erano motivo di orgoglio e di sicurezza fondato su se stesso, ora Davide impara e si pente, ora è umile e riconosce che dipende dalla benevolenza di Dio!

Guardando indietro la sua vita prima dell'insorgenza della malattia, il salmista si rende conto che nella sua prosperità era stato orgoglioso.

Ora se siamo orgogliosi dobbiamo considerare che, non solo da questi versetti, ma la Bibbia più volte afferma che Dio punisce gli orgogliosi, ed è doloroso! 

In Isaia 2:9-17 è scritto: “ Perciò l'uomo sarà umiliato; ognuno sarà abbassato. Tu non li perdonare.  Entra nella roccia, e nasconditi nella polvere per sottrarti al terrore del SIGNORE e allo splendore della sua maestà.  Lo sguardo altero dell'uomo sarà umiliato, e l'orgoglio di ognuno sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno.  Infatti il SIGNORE degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò che è orgoglioso e altero, e contro chiunque s'innalza, per abbassarlo;  contro tutti i cedri del Libano, alti, elevati, e contro tutte le querce di Basan;  contro tutti i monti alti, e contro tutti i colli elevati;  contro ogni torre eccelsa, e contro ogni muro fortificato; contro tutte le navi di Tarsis, e contro tutto ciò che piace allo sguardo. L'alterigia dell'uomo sarà umiliata, e l'orgoglio di ognuno sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno”.(cfr. Proverbi 3:34; Giacomo 4:6; 1 Pietro 5:5-6).

CONCLUSIONE 
All'inizio del 25 gennaio 1949, il cappellano del Senato degli Stati Uniti, Peter Marshall, si svegliò con forti dolori al petto. “Catherine”, disse, “mi fa molto male. Chiamerai il dottore per me?” Quando arrivò il dottore, Peter si sentì abbastanza bene da essere trasportato in ospedale. Alla sua insistenza, Catherine restò a malincuore a casa per portare il figlio Peter a scuola.
Alle 8:28 il telefono squillò. Il marito, era morto. Catherine rimase scioccata e le sue gambe vacillarono. Il figlio, in piedi vicino a lei, scoppiò a piangere quando Catherine si girò verso di lui e gli disse: “Peter, il dottore mi ha detto che papà è appena morto”.
Nel suo libro, “To Live Again”, Catherine Marshall descrive i giorni e le settimane angosciose che seguirono, durante i quali sperimentò la rabbia, la depressione, la paura e l’autocommiserazione. Si sentiva in colpa perché pensava  di non aver fatto abbastanza per salvare suo marito, e ha incolpato Dio del perché è finita così.
Poi un giorno, si rese conto che Dio spesso ci conforta, non coccolando la nostra auto-commiserazione, ma rimproverandoci. 
Aprì il Nuovo Testamento e trovò il conforto nelle parole di Ebrei 12:11-12: “È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recar gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa”. 
Catherine scriveva che Dio le stava chiedendo di crescere, di fare un nuovo passo verso la maturità.

La disciplina del Signore è importante perché ci fa maturare ci fa capire aspetti della nostra vita e della vita spirituale che altrimenti non possiamo conoscere (Deuteronomio 8:1-3; Salmo 119:71,75; Ebrei 12:4-11).

D. A. Carson afferma: “Esiste un certo tipo di maturità che può essere raggiunta solo attraverso la disciplina della sofferenza”.

L'autore di Ebrei ammette che la disciplina divina è dolorosa (Ebrei 12:5-11), ma Dio nella sua infinita saggezza, potenza e perfetto amore non ci darà mai un peso che non possiamo portare (1 Corinzi 10:13).

In Lamentazioni 3:31-33   è scritto: “Il Signore infatti non respinge per sempre;  ma, se affligge, ha pure compassione, secondo la sua immensa bontà;  poiché non è volentieri che egli umilia e affligge i figli dell'uomo”.

Dio ci disciplina con riluttanza, sebbene lo faccia secondo il Suo amore, saggezza e fedeltà. 

Dio non si diletta nelle nostre sofferenze, ma non ci risparmierà ciò di cui abbiamo bisogno per crescere sempre di più nella somiglianza di Suo Figlio (cfr. Romani 8:28-29; 2 Corinzi 3:18; Efesini 4:13). 

Jerry Bridges diceva: “È la nostra imperfetta condizione spirituale che rende necessaria la disciplina”.

Dio è all'opera attraverso le nostre sofferenze, o avversità, lavorando in noi ciò che gli è gradito (Ebrei 13:21).

Secondo Romani 8:28-29, Dio prende tutti gli eventi della nostra vita - sia quelli belli e sia quelli brutti - e li mescola insieme in modo che operino insieme alla fine per il nostro bene.
Ora il bene che intende è ciò che per noi è veramente utile.

La parola “bene” (agathos) che usa Paolo, indica beneficio, vantaggio, utilità ed è in riferimento al piano di Dio (Cfr. Salmo 119:71; Ebrei 12:10). 

Il “bene” non è che tutto sarà piacevole, senza sofferenza, ma indica essere  come Cristo, questo è il piano di Dio per la tua vita.

Il “bene” secondo il piano di Dio è che tu assomigli a  Gesù, sia riguardo il carattere oggi e riguardo la glorificazione in cielo con un corpo simile a Gesù.  

Perciò il bene a cui Dio lavora nella vita dei credenti, consiste nel trasformarli a immagine di Suo Figlio, non necessariamente, quindi di un’esistenza senza problemi o malattie, ma una conformità a Cristo che in questa vita sarà sempre maggiore e nell’eternità raggiungerà la sua pienezza! (2 Corinzi 3:18; Filippesi 3:20-21; 1 Giovanni 3:2).

Che cosa impariamo dal Salmo 30:6-7?
1)Non dobbiamo confidare in noi stessi!
Possiamo pensare di essere immuni dal peccato, che rimaniamo in piedi che non possiamo cadere in questo tipo, o quell’altro tipo di peccato, ma Paolo ci dice: "Perciò chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Corinzi 10:12).

Paolo avverte coloro che sono orgogliosi della propria sicurezza spirituale inattaccabile basata sulla propria conoscenza ed esperienza spirituale, e quindi di una certa fiducia in loro stessi.

Si riferisce a coloro che si considerano spiritualmente forti e sufficientemente qualificati tanto da non peccare!

Ma confidare in noi stessi è una falsa garanzia!

Quelli che cadono più facilmente sono coloro che credono che non lo faranno mai!

“Nessuno è così vicino a cadere come coloro che sono più sicuri nella propria posizione” (William Burkitt).

Possiamo avere un’eccessiva sicurezza e fiducia in noi stessi, ma possiamo sbagliare come Davide, o come Aman (Ester 3-5), o Pietro (Luca 22:33-34), eccetera. 

Noi troviamo un avvertimento qui che è quello di non confidare in noi stessi, ma in Dio! (Salmo 20:7).
2)Non dobbiamo essere orgogliosi.
L'orgoglio è un peccato pericoloso e mortale.

Agostino diceva: “Se costruisci su di te, il tuo edificio sarà una semplice rovina”.

Il veleno più efficace per condurre una persona alla rovina è quello di vantarsi in se stesso, è l’orgoglio!

Dobbiamo ricordare che a Dio non piace il nostro orgoglio, e lo giudica!

Non dobbiamo mai perdere di vista questo fatto: tutto ciò che abbiamo è dovuto al favore di Dio su di noi, non è opera nostra! (Deuteronomio 8:7-18; 1 Samuele 2:7). 

Dio non condividerà la Sua gloria con nessuno (Isaia 42:8).

Così come dice Paolo ai Corinzi: “Chi si vanti, si vanti nel Signore” (1 Corinzi 1:21).
Se siamo orgogliosi dovremmo vergognarci  visto che Dio si è umiliato per noi quando è venuto sulla terra in Cristo per essere un servo e per morire come un criminale! (Marco 10:44-45; Filippesi 2:5-8).

Infine:
3) Non dobbiamo confidare nelle nostre risorse, ma solo in Dio che ci dona le risorse!
Non dobbiamo contare sui nostri mezzi ma sulla potenza e le risorse di Dio.
Noi dipendiamo da Dio in tutti gli aspetti della nostra vita!

4)Dio ci disciplina per il nostro bene perché ci ama.
A un uomo è stato chiesto perché stava guardando da sopra un muro, lui ha risposto: “Perché non riesco a vedere attraverso il muro”. 

Quando noi cristiani non riusciamo a vedere attraverso il muro di dolore, di confusione, di difficoltà o di disperazione, abbiamo bisogno di guardare oltre il muro, dobbiamo guardare il Padre che ci ama e lo ha mostrato in un modo chiaro e inequivocabile attraverso la croce di Gesù Cristo (Giovanni 3:16; Romani 5:6-8).

Guarda alla croce, guarda all’amore di Dio manifestato sulla croce e al fatto che Dio ti ha perdonato da tutti i tuoi peccati, e sarai convinto sull’amore di Dio!

Ma questo non significa che non ci correggerà!

Charles Spurgeon disse: “Il Signore fa cadere i suoi santi proprio al centro del fuoco ardente e lo fa -tenetelo ben presente - perché sono i suoi figli teneramente amati”.  

La disciplina di Dio non è perché non ci ama, ma perché ci ama! 
È una prova del Suo amore! 

Dio ti ama e vuole che tu gli assomigli sempre di più nella santità e giustizia, questo è lo scopo della disciplina di Dio: la tua crescita morale e spirituale!
Dio ci disciplina perché siamo Suoi figli che ama e il suo scopo è che ci vuole più maturi!

Dio ci abbassa per rialzarci!
Dio mira a umiliarci affinché possiamo crescere come uomini e donne di Dio!
5) Sotto la disciplina di Dio dobbiamo ricordare che è giusta.
“La giustizia riempie tutto ciò che fa, perché è proprio quello che è” dice J. A. Motyer.

La disciplina del Signore non è mai inutile e non è mai ingiusta!

Essendo giusto, Dio non sbaglia mai! (Salmo 9:8; 50:4-6; 51:4; 96:10,13; 98:9; Romani 2:5-8).

Noi, su certi aspetti del nostro carattere, non possiamo crescere in un modo diverso dalla disciplina!

Pertanto non disprezzare, la disciplina di Dio; non ti scoraggiare quando sei sotto disciplina di Dio, non ti ribellare alla disciplina di Dio!
Sotto disciplina non dobbiamo lamentarci contro Dio, non dobbiamo ribellarci contro di Lui, ma ringraziarlo e accettare la Sua disciplina perché sta facendo la cosa giusta e utile per noi!
Ringrazialo sempre! Sii riconoscente!

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