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"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giacomo 4:13-17. Le ragioni per non essere arroganti

Giacomo 4:13-17. Le ragioni per non essere arroganti
Giacomo ammonisce gli arroganti commercianti che pensavano di essere autosufficienti, autonomi, indipendenti da Dio, che avevano fiducia in loro stessi, che facevano progetti senza Dio, senza considerare la Sua volontà.
Giacomo cerca di portare questi commercianti sicuri di sé a un giusto senso del loro posto nel mondo. Giacomo fa loro ricordare il genere di persone che realmente sono, cioè persone che non conoscono cosa accadrà domani e li mette davanti la realtà che la loro vita è fragile e che tutto dipende da Dio, quindi siamo chiamati a non essere arroganti, ma a sottometterci a Lui, sapendo che questa è la cosa giusta da fare, non farlo significa commettere peccato.
Noi vediamo le ragioni per non essere arroganti.

La prima ragione è:
I L’OSCURITÀ DELLA NOSTRA CONOSCENZA (V.14).
v.14: “mentre non sapete quel che succederà domani!”
Il verbo “sapete” (epistasthe- presente indicativo) indica conoscere, essere a   conoscenza, avere un’idea, essere sicuri o sapere con certezza, implica una conoscenza precisa. Questi commercianti come del resto tutti noi, non sappiamo cosa accadrà domani!! Infatti, dice “quel che succederà domani ”, il senso è che non sappiamo che ci accadrà domani, non sappiamo quale sarà la situazione reale.
Come semplici esseri umani mortali, non abbiamo idea di cosa porterà il futuro. Non sappiamo cosa accadrà oggi, più tardi, nemmeno fra un’ora tanto meno ciò che può essere il prossimo anno o due! Un evento imprevisto può mettere fine a tutti i nostri progetti!
“Non sapete quel che succederà domani ” denota incertezza, il fatto che non abbiamo la situazione sottocontrollo, perché non sappiamo che cosa ci accadrà domani e allora come dice  Salomone dice in Proverbi 27:1: “Non ti vantare del domani, poiché non sai quel che un giorno possa produrre”.
John MacArthur ricorda: “La vita è tutt'altro che semplice. Si tratta di una complessa matrice di forze, persone, contingenze e circostanze sulle quali non abbiamo alcun controllo .... Nonostante ciò, alcune persone scioccamente pensano che sono loro i responsabili della loro vita”.
Così anche Seneca diceva: “Come è stolto per un uomo fare piani per la sua vita, quando addirittura il domani non è in suo controllo”.
Quindi, le nostre menti e la natura sono limitate. Non possiamo conoscere il futuro. Non importa ciò che possiamo pianificare o pensare, non sappiamo cosa accadrà domani, siamo completamente al buio. Pensate per un attimo a cosa potrebbe accadere domani: un incidente, una malattia, un rapporto rotto, potresti morire con un incidente, sotto le macerie di un terremoto, con un grave incendio, potresti perdere i tutti i tuoi soldi!!
Non possiamo pianificare e quindi vivere contando sulle nostre forze pensando di essere autonomi, padroni del nostro destino e di fare progetti senza Dio! Questa è pura follia!  È una follia lasciare Dio fuori dalla nostra vita perché non sappiamo cosa accadrà domani!! Siamo limitati non conosciamo il futuro e controllarlo! Come possiamo pretendere di pianificare tutto come se fossimo padroni del domani?  
Giacomo non sta suggerendo che i cristiani devono avere paura su cosa accadrà domani, ma quello che vuole dire è di tener presente che il futuro è incerto, noi non lo conosciamo, e tutto dipende da Dio.
L'atteggiamento più sensato, è quello di tener presente sempre Dio, Lui ha tutto sottocontrollo, qualsiasi cosa accade è sotto la Sua provvidenza! I cristiani hanno il conforto di sapere che il sovrano, onnisciente, onnipotente Dio dell'universo controlla ogni evento e le circostanze della loro vita e intreccia tutti nel Suo piano perfetto per loro (Romani 8:28).
L'ignoranza del futuro e la certezza che tutto dipende da Dio è una scuola meravigliosa   per l’ umiltà, la fede e un incoraggiamento a dipendere dalla divina provvidenza.(Proverbi 3:5-6). Quello che Giacomo sta richiedendo ai suoi lettori, e quindi anche a noi, è di avere fiducia in Dio e non in noi nei nostri progetti futuri ben preparati. Noi dobbiamo vivere nella certezza che Dio e non l'essere umano ha il controllo di tutto!

Vediamo la seconda ragione per non essere arroganti:
II LA FRAGILITÀ DELLA NOSTRA VITA (V.14)
v.14: “Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce”. 
Il secondo motivo, per cui è una follia vivere la nostra vita e quindi pianificare senza Dio è perché la nostra vita è fragile, quindi breve e non ne siamo padroni! Giacomo ci aiuta a riflettere sulla vera natura della nostra vita. Di che natura è la vostra vita? La nostra vita è come il vapore, inconsistente e transitorio, fugace.
Il “vapore” è utilizzato come una metafora che indica l'incertezza, la rapidità e la brevità della vita. La vita umana è inconsistente e transitoria, malattia, morte accidentale, o il ritorno di Cristo potrebbe tagliare a breve le nostre vite altrettanto velocemente come il sole del mattino dissipa la nebbia o come un cambiamento di direzione del vento soffia via sul fumo o vapore.
La natura transitoria della vita che Giacomo ci ricorda qui è un tema biblico ricorrente, vediamo per esempio Giobbe 7:6-9,16: “ I miei giorni se ne vanno più veloci della spola, si consumano senza speranza. Ricòrdati che la mia vita è un soffio! L'occhio mio non vedrà più il bene. Lo sguardo di chi ora mi vede non mi potrà più scorgere; gli occhi tuoi mi cercheranno, ma io non sarò più. La nuvola svanisce e si dilegua; così chi scende nel soggiorno dei morti non ne risalirà; Io mi sto consumando; non vivrò sempre; ti prego, lasciami stare; i giorni miei non sono che un soffio”. (cfr. Salmo 39:5-6).
Un altro esempio per la brevità della vita lo troviamo nel Salmo 90:5-6: “Tu li porti via come in una piena; sono come un sogno. Son come l'erba che verdeggia la mattina; la mattina essa fiorisce e verdeggia, la sera è falciata e inaridisce”.
Così anche nel Salmo 103:14-16 leggiamo: “ Poiché egli conosce la nostra natura; egli si ricorda che siamo polvere. I giorni dell'uomo son come l'erba; egli fiorisce come il fiore dei campi; se lo raggiunge un colpo di vento esso non esiste più e non si riconosce più il luogo dov'era”.(cfr. 1 Pietro 1:24;ecc.)
Giacomo ricorda loro il genere di persone che realmente sono, cioè persone che non conoscono cosa accadrà domani e sono fragili dalla vita breve. Loro dimenticano di essere creature umane e nulla di più.
Giacomo richiama questi mercanti che pensano di essere autosufficienti e sicuri a considerare l’insicurezza dell’esistenza umana sia per il fatto, che non sappiamo cosa accadrà domani e sia per il fatto, che la vita è fragile e breve.
Su un volo di una compagnia area del Kenia una donna ha dovuto fare il viaggio accanto al suo vicino deceduto perché non c'erano altri posti sull'aereo, infatti, nessuno è stato in grado di rianimare un trentenne che era deceduto mentre era proprio in volo (06/2012).
Un candidato sindaco muore durante il comizio in Calabria a sessantadue anni, colpito da infarto (05/2012).
Sappiamo che l'uomo è un essere fragile soggetto a malattie, incidenti, alla forza della natura, quindi la sua vita è incerta. Eppure, nonostante la sua fragilità e l'incertezza della sua vita, l'uomo ignora ancora Dio e cammina sulla terra, come se il suo futuro è totalmente nelle proprie mani.
Una volta che siamo nati in questo mondo, l'unica cosa che possiamo sapere con certezza è che noi moriremo, prima, o poi moriremo!  La fine della vita verrà per ognuno di noi e nulla può fermarla! Essa può venire oggi o domani, ma sta arrivando!
Ogni giorno che passa è un giorno che ci avvicina alla morte! Sappiamo come si nasce, come siamo nati, ma non sappiamo come moriremo! 
R.V.G. Tasker: “ Il solo fattore certo riguardo alla vita è che presto o tardi finirà con la morte; e il rifiuto dell’inevitabilità della morte e il voler ricordare che essa può sopraggiungere in un momento inaspettato e in maniera imprevista, è un segno dimostrativo dell’arroganza umana”.    

Possiamo fare due applicazioni:
1) La prima applicazione è non rimandare a domani!
Agisci oggi!! Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi, perché il domani non ti appartiene. Per coloro che ancora non sono salvati perché ancora non si sono pentiti dei loro peccati e non si sono affidati a Cristo per essere salvati, è buono ricordare che oggi è il giorno della salvezza (1 Corinzi 6:1-3; Ebrei 3:7-15; 4:7).

2) La seconda applicazione è quella di vivere per il Signore,di non sprecare la      tua vita.
Si dice che molto tempo fa, quando un imperatore orientale, fu incoronato a Costantinopoli, il muratore reale preparò prima per il re un certo numero di lastre di marmo (lapidi), si doveva scegliere lì per lì per la sua tomba. Gli antichi pensavano che fosse saggio per lui ricordare il suo funerale, al momento della sua intronizzazione, perché la sua vita non sarebbe durata per sempre.
Noi dovremmo ricordare che moriremo! Non muoiono solo gli altri, ma anche tu un giorno morirai! Dal momento, che la vita è così breve, non possiamo permetterci di sprecarla e un vero credente certamente non vuole sprecarla. Dobbiamo investire la nostra vita in ciò che è eterno.
L’unico modo per non sprecare la vita è di viverla per Cristo per la gloria di Dio (Filippesi 1:21; 1 Corinzi 10:31).  Visto che non sappiamo se domani è l’ultimo giorno, allora io nel presente non sprecherò il tempo che Dio mi dà, ma do tutto me stesso a Dio temendolo,camminando nelle Sue vie, amandolo e servendolo con tutto il cuore e l’anima (Deuteronomio 10:12).
Quindi il futuro incerto, non solo ci insegna a confidare in Dio, ma ci aiuta a valorizzare correttamente il presente usandolo per Dio. Jonathan Edwards, un predicatore del XVIII secolo scrisse delle risoluzioni, in una di queste risoluzioni, la numero cinque scrisse: “Risoluto a non perdere mai un istante di tempo, ma di utilizzarlo nel modo più fruttuoso possibile”. 
John Piper fa questa testimonianza, che ha influenzato la sua vita spirituale, riferendosi a un’esperienza del ministero di evangelizzazione del padre: “Una delle storie che più mi affascinava era quella di un uomo convertito in età avanzata. La chiesa aveva pregato per lui per decine di anni, ma egli restava ostile e reticente. In occasione della predicazione di mio padre, per qualche motivo, venne però in chiesa. Al termine della funzione, mentre si stava cantando un inno, con stupore di tutti l'uomo si fece avanti e prese mio padre per mano; si sedettero sul primo banco, mentre la congregazione defluiva dal locale, e Dio aprì il suo cuore al Vangelo di Cristo, lo salvò dai suoi peccati e gli diede vita eterna. Tuttavia, ciò non lo trattenne dal bisbigliare, tra le lacrime: ‘ L'ho sprecata, l'ho sprecata!’. Che impressione ne ricevetti quando udii mio padre, in lacrime, ripetere quelle stesse parole! Più di tutti gli episodi di giovani deceduti in incidenti stradali prima di convertirsi, quella vicenda di un anziano affranto per aver sprecato la propria vita ebbe su di me un impatto indelebile. Proprio in quegli anni, Dio suscitò in me un timore e una passione tesi a non sprecare la mia vita. Il pensiero di arrivare alla vecchiaia e ammettere in lacrime:  ‘ L'ho sprecata, l’ho sprecata’, era terrificante e orribile”. 
Abbiamo una sola vita da vivere ed è prossima a concludersi! Non pensi che sia terrificante e orribile arrivare alla vecchiaia (se ci arrivi!) e poi renderti conto che hai sprecato la tua vita perché non hai servito il Signore o perché lo hai servito in modo indegno?
Il tempo passa via inesorabilmente, sta scivolando via come la sabbia in una clessidra, dobbiamo perciò usare il nostro tempo in modo saggio, anche se il miglior uso del tempo, cioè quello per il progresso del regno e la gloria di Dio, passerà ugualmente, ma almeno non sarà sprecato!  Ciò che è fatto per il regno e la gloria di Dio non sarà inutile!    

Vediamo la terza ragione per non essere arroganti:
III LA VOLONTÀ DI DIO (V.15)
v.15: “Dovreste dire invece: ‘ Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro’.       
     
Noi in questo versetto vediamo:
A) L’Azione costante.
v.15: “ Dovreste dire invece…”
Il v.15 si collega con il v.13 e il v.16 evidenziandone il contrasto. Giacomo afferma ora l'azione positiva che questi commercianti dovrebbero intraprendere e cioè devono dire: ‘ Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro’. 
“Dire” (legein presente attivo infinito) rivela un’azione che deve essere abituale e continua. In ogni aspetto della nostra vita e in ogni decisione che dobbiamo affrontare dovremmo sempre dire: "Se Dio vuole”.In parole povere, la volontà di Dio deve essere centrale in tutti i nostri piani!

Noi ancora vediamo:
B) L’Atteggiamento costante.
v.15: “Dovreste dire invece: ‘ Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro’”.      

Nell’atteggiamento costante dobbiamo:
(1) Riconoscere la Signoria di Dio.
v.15: “ Dovreste dire invece: ‘Se Dio vuole…’.
La parola “Dio” in realtà è Signore (Kyrios). “Signore” indica che Dio ha tutti i diritti su di noi, sia come Creatore (Apocalisse 4:11) e sia come nostro Salvatore (1 Corinzi 6:19-20). “Signore” è un termine che descrive il controllo assoluto di Dio, l'autorità e la sovranità su tutto e implica la nostra obbedienza e sottomissione!
Giacomo incoraggia a sviluppare una consapevolezza della sovranità di Dio, insegna che Dio è sovrano nelle nostre vite e quindi sta esortando a riconoscere la realtà che Dio è in controllo sulla nostra vita e quindi anche come Signore a essergli sottomessi. In tutti nostri progetti, azioni e realizzazioni dobbiamo riconoscere la Signoria di Dio sottomettendoci a Lui! 
Giacomo mostra che le loro vite sono nelle mani di un Dio sovrano e che lo dovrebbero riconoscere in tutti i loro piani. Giacomo ci ricorda a riconoscere la Signoria di Dio e questo indica non fare di Dio un semplice spettatore, ma il fattore dominante di tutta la nostra esistenza, l’ubbidienza sia in senso etico e sia per le scelte importanti della vita:la carriera, dove vivere, chi sposare, come educare i figli, ecc. e sia per i vari progetti.

Nell’atteggiamento costante dobbiamo:
(2) Ricercare la volontà di Dio.
“Se Dio vuole”  esprime l'atteggiamento del credente che riconosce Dio come Colui che ha l'autorità assoluta e controlla in modo efficace tutta la vita e le sue azioni. Come indicato dalle Scritture, ci sono molti segni di un vero cristiano, come l'amore per Dio, il pentimento dal peccato, l'umiltà, la devozione alla gloria di Dio, la preghiera, l'amore per gli altri, la separazione dal mondo, la crescita, ecc., ma nulla più chiaramente sintetizza il carattere di un vero credente del desiderio di fare la volontà di Dio.
Nel Salmo 40:8 Davide scrisse: “Dio mio, desidero fare la tua volontà, la tua legge è  dentro il mio cuore”. (cfr. Salmo 143:10).
In Matteo 6:10 Gesù insegna a pregare così: “venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo”. 
Lo stesso Gesù venne sulla terra per fare la volontà di Dio in Giovanni 4:34 leggiamo: “Gesù disse loro: Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua ( cfr. Giovanni 5:30; 6:38).
In agonia nel Getsemani, di fronte alla realtà terribile della croce, il Signore pregò: “ …Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi”.  (Matteo 26:39;cfr. 26:42; Marco 14:36; Luca 22:42; cfr. 1 Pietro 3:17).
Il Signore Gesù Cristo ha perfettamente modellato l'elemento più essenziale di un rapporto con Dio: la sottomissione alla Sua volontà”.
Giacomo c’incoraggia a dire: “Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro”. Questo esprime il desiderio proprio del cristiano di fare la volontà di Dio, implica la responsabilità del credente di pianificare, ma di farlo in sottomissione a Dio.

Nell’atteggiamento costante dobbiamo:
(3) Ritenere che dipendiamo da Dio.
Anche nell’ambiente pagano si credeva in qualche modo che si dipendeva dalla volontà degli dèi o di Dio. Senofonte, lo storico greco, scriveva: “ Possano tutte queste cose, se gli dèi così vorranno. Se qualcuno si chiede che troviamo spesso la frase scritta: ‘se gli dèi vorranno’, avrei dovuto fargli sapere che, una volta che ha sperimentato i rischi della vita, egli non chiede poi così tanto”.
Platone riferisce una conversazione tra Socrate e Alcibiade. Alcibiade dice: “Lo farò se lo si desideri, Socrate”. Socrate risponde: “Alcibiade, questo non è il modo di parlare”. “E come si dovrebbe parlare?” Chiese ancora Alcibiade.“Dovresti dire: ‘se Dio vuole’, rispose Socrate.
Questi commercianti, a cui si riferiva Giacomo, avevano bisogno di capire che la loro vita era nelle mani di Dio!! Giacomo esorta questi commercianti fiduciosi in loro stessi e presuntuosi a tener presente che ciò che loro possono fare è se Dio lo vuole. “Se Dio vuole” indica la dipendenza dal Signore ed è venuta a essere conosciuta come una condizione Giacobina, di Giacomo.
Giacomo alla luce del v. 13, ci ricorda che i nostri piani devono essere soggetti alla volontà di Dio perché tutto dipende da Dio! Paolo, ha espresso più volte la sua sottomissione alla volontà del Signore nei suoi piani per il lavoro missionario. Paolo era consapevole che tutto è sottocontrollo di Dio e si sottomette a Dio, infatti leggiamo in 1 Corinzi 4:18-19: “Or alcuni si sono gonfiati d'orgoglio, come se io non dovessi più venire da voi; ma, se il Signore vorrà, mi recherò presto da voi, e conoscerò non il parlare ma la potenza di coloro che si sono gonfiati”.
Così anche in 1 Corinzi 16:7:“Perché, questa volta, non voglio vedervi di passaggio; anzi spero di fermarmi qualche tempo da voi, se il Signore lo permette”.(cfr. Atti 18:21; 21:14; Romani 1:10; 15:32; Ebrei 6:3).
Dunque possiamo affermare che “Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro”, non è semplicemente una formula casuale, ma la convinzione e il riconoscimento che Dio ha l'ultima parola su tutto e che il futuro è nelle Sue mani.
Ciò che è importante non è la verbalizzazione nel dire semplicemente: “se Dio vuole”,  ma avere come principio fissato nella nostra mente, che non possiamo fare nulla senza il permesso di Dio!!    
Le parole di Giacomo non si riferiscono a una formula magica o una formula senza alcun significato reale; Giacomo ci ricorda che la pronuncia di queste parole devono avere dentro di noi lo stesso significato, un atteggiamento, un punto di vista sulla quale visualizzare o costruire tutta la nostra vita in ogni area, il programmare tutta la nostra vita in base alla volontà di Dio.
Quindi l‘espressione: “Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro”, non deve essere interpretata come un modo di dire semplicemente pio da ripetere senza pensare e nemmeno come espressione di fatalismo che ci da giustificarsi per non assumersi le responsabilità delle nostre azioni.
C’è il pericolo di usare queste parole come una formalità svuotata di contenuto religioso, usata con troppo leggerezza, piuttosto, dovrebbe convincere i nostri cuori riguardo la  sovranità di Dio in ogni ambito della nostra vita anche quando cerchiamo di fargli piacere, seguendo la sua volontà, come meglio possiamo discernere.
“Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro”, riflette un atteggiamento e un orientamento verso la vita. Significa essere consapevoli della Sovranità assoluta di Dio ed esprime il senso di completa dipendenza dalla volontà di Dio, quindi il sottomettersi umilmente davanti al Dio unico e vero che ha il diritto di essere il Signore di tutte le cose nella nostra vita.
Quindi, più importante della semplice verbalizzazione di queste parole, è l’atteggiamento di umiltà davanti a Dio, un atteggiamento costante del nostro cuore in tutta la nostra vita, in tutti i nostri progetti. Questo versetto rivela ancora una volta la posizione di Giacomo che la nostra parola rivela gli atteggiamenti dei nostri cuori.
“Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro”, afferma, dunque, che la nostra vita come i nostri progetti dipendono da Dio, infatti, Dio è il Signore della vita come della morte (1 Samuele 2:6; Deuteronomio 32:39; Salmo 30:9) e i progetti dipendono da Dio, i nostri progetti, “questo o quest'altro” possono o non possono riflettere gli scopi del Signore (Proverbi 16:1,9; 19:21).
Giacomo non esclude la pianificazione, bensì esige che si sottoponesse ogni cosa alla volontà di Dio, prima, durante e dopo ogni pianificazione, riconoscendo sia la nostra fragilità e brevità umana e sia la sovranità divina.  Ora è davvero incoraggiante il fatto che Dio è sovrano su tutto, questo c’insegna che il vero cristiano non deve essere terrorizzato dall'incertezza del futuro, ma ad affidare il futuro e tutti i suoi progetti nelle mani di Dio, ricordando sempre che tali piani non si realizzeranno se non rientrano nei piani di Dio come ci ricorda Proverbi 16:1,9: “All'uomo spettano i disegni del cuore; ma la risposta della lingua viene dal SIGNORE. Il cuore dell'uomo medita la sua via, ma il SIGNORE dirige i suoi passi”. Così ancora in Proverbi 19:21 leggiamo: ” Ci sono molti disegni nel cuore dell'uomo, ma il piano del SIGNORE è quello che sussiste”.
Questo mondo non è un sistema chiuso, è un sistema governato da Dio. Questa vita non si può propriamente essere compresa senza considerare il regno spirituale, senza considerare Dio che incide nella nostra vita e determina l'ambito materiale in cui viviamo giorno per giorno. Dio non è semplicemente una parte della vita quotidiana, è Colui da cui tutto dipende, Lui è il Sovrano in senso assoluto.
Ma molti sono arroganti! Non solo i non credenti, anche i credenti. Anche i cristiani sono spesso colpevoli di mettere da parte la volontà di Dio in favore dei loro piani. Moltissimi cristiani frequentano la chiesa, si sposano, fanno le loro scelte sul lavoro,famiglia, vendere o comprare casa, investimenti economici, ma senza fare alcun riferimento sostanziale alla volontà di Dio.
La spiritualità che Giacomo vuole per noi è un’umile fiducia in Dio che scaturisce dalla consapevolezza che in realtà ognuno dipende da Dio per ogni momento. Sono pochi i cristiani che ricercano la volontà di Dio in ogni area della loro vita. Non possiamo scegliere di fare la volontà di Dio a nostro piacimento!
Un studioso americano del Nuovo Testamento alcuni anni fa era un appassionato collezionista di francobolli. Riceveva francobolli da varie aziende in approvazione, cioè la procedura era che poteva guardare i francobolli, selezionare quello che voleva e poi pagarglieli o restituirli quelli che non gli piacevano.
Voi avete mai chiesto a Dio di mostrare la sua volontà "in approvazione"? Se si utilizza questo metodo di ricercare la volontà di Dio, ci fa i sovrani assoluti sulle nostre vite.Ignorare la volontà di Dio o accettare o fare quello che ci pare equivale a dire: "Io sono il sovrano della mia vita". 
Dio desidera, invece che noi obbediamo alla Sua volontà incondizionatamente, perché Lui è il Signore!!             

IV LA PECCAMINOSITÀ (V.17)
v.17: “Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato”.

Nella peccaminosità vediamo:
A) Il Rilievo.
“Bene” (kalon) si riferisce alla buona condotta secondo la volontà di Dio, descrive ciò che è qualitativamente buono, moralmente eccellente, degno di lode e retto. Mentre“non lo fa” (mē poiounti) significa omettere di fare qualcosa che si deve fare secondo la volontà di Dio e quindi implica fare il male.
L’enfasi, il rilievo è sugli atti che si sanno che si devono fare secondo la volontà di Dio e vanno fatti. A quale bene si riferisce Giacomo? Questo versetto è collegato con i versetti precedenti, come vediamo dalla congiunzione “dunque” (oun). Fornisce la conclusione delle osservazioni dette in precedenza, in modo particolare riguardo i vv.15-16, quindi a non essere arroganti e vantarsi di questo secondo il v.13 e cioè che praticamente siamo chiamati a considerare che Dio è sovrano e quindi confidare in Lui, sottometterci a Lui umilmente, tenerlo sempre presente in tutti i campi della nostra vita ricercando la Sua volontà.
Sappiamo cosa fare e quindi siamo chiamati a farlo, se non lo facciamo commettiamo peccato. Quando sappiamo cosa è giusto fare, abbiamo l’obbligo morale di farlo!! Per Giacomo, i commercianti  ora non hanno scusa perché sono stati informati riguardo il fare bene secondo la volontà di Dio contro la loro arroganza.        

Nella peccaminosità vediamo:
B) Il Richiamo.
Chi conosce la volontà di Dio è responsabile di obbedire, e se non lo fa, commette peccato. Chiunque sa che una cosa è sbagliata e continua a farlo commette peccato.Giacomo è come se dicesse effettivamente: “Siete stati avvisati, la verità è stata posta davanti ai tuoi occhi, ora mettetela in pratica”.    
Luca 12:47 riportando le parole di Gesù ci ricorda: “Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà, riceverà molte percosse”.
Ci sarà un giudizio per coloro i quali non compiono il loro dovere! Si è puniti non soltanto per aver agito male,ma anche per non aver fatto il bene! I peccati di omissione sono reali e gravi come i peccati di commissione!!
Il servo della parabola di Gesù che non ha fruttato il denaro che il padrone gli aveva affidato, ma lo ha nascosto nel fazzoletto (Luca 19:11-27) e le persone che non riescono a prendersi cura dei reietti della società (Matt. 25:31-46) sono condannati per quello che potevano fare e non hanno fatto, il bene che era nelle loro possibilità fare e che non hanno fatto.
R.V.G. Tasker afferma:”Tutti quelli che professano di essere cristiani e si chiamano tali dovrebbero continuamente esaminare se stessi, non esclusivamente pensando alle azioni errate che effettivamente possano aver commesso, ma anche alle occasioni in cui hanno omesso di esprimere il loro discepolato nei termini di servizio per gli uomini loro prossimo, perché molto probabilmente la verità è che, si, abbiamo fatto cose che non avremmo dovuto,ma assai più spesso abbiamo omesso di fare cose che avremmo dovuto. E colui che sa fare il bene,  e non lo fa, commette peccato”.
Il richiamo di Giacomo qui è importante per coloro che hanno la tendenza a pensare al peccato al male che hanno fatto e che non dovevano fare, cioè un peccato di commissione; ma dobbiamo considerare anche  come peccato quello che dovevamo fare e non abbiamo fatto, peccato di omissione!!
Anche questi sono peccati per i quali dobbiamo chiedere il perdono di Dio. Per esempio è peccato vedere qualcuno che posso aiutare, ma non lo aiuto come il levita e il sacerdote con il Samaritano (Luca 10:25-37). Oppure è un peccato mentire, ma può anche essere un peccato conoscere la verità e non dirla. Oppure è un peccato parlare male di qualcuno, ma è anche un peccato evitare quella persona quando sai che ha bisogno della tua amicizia o del tuo aiuto. È peccato sapere che cosa è giusto fare e non farlo!!
I peccati di omissione sono rifiutare di fare ciò che è giusto secondo la volontà di Dio. Un peccato di omissione spiace a Dio proprio come un peccato di commissione, cioè, un atto contro la palese volontà di Dio. Sappiamo, in questo contesto che dobbiamo mettere i nostri piani in sottomissione alla volontà di Dio, se non lo facciamo commettiamo un peccato di omissione.
Dio ci ritiene responsabili riguardo la conoscenza di ciò che è giusto fare secondo la Sua volontà, ma ancora più responsabili di fare ciò che è giusto fare!! In questo breve versetto Giacomo ci dà due semplici considerazioni da tener presente.
In primo luogo, è necessario conoscere la cosa giusta da fare secondo la Parola di Dio e non in base alle nostre abitudini o tradizioni.
In secondo luogo, è necessario iniziare a fare la cosa giusta, se non lo fai, è peccato.
Quando non facciamo ciò che dobbiamo fare, non dobbiamo giustificarci dicendo che non abbiamo fatto nulla di sbagliato, la Scrittura chiaramente ci dice che i peccati di omissione sono reali e gravi quanto i peccati di commissione.
La conoscenza di ciò che è giusto e la capacità di fare crea l'obbligo di farlo, se non facciamo stiamo commettendo peccato.

CONCLUSIONE.
Giacomo in questi versetti contrasta efficacemente l’arroganza con delle ragioni: ricordandoci la nostra ignoranza del futuro, la nostra fragilità di esseri umani, la nostra dipendenza totale dalla volontà divina e la nostra peccaminosità e cioè se sappiamo fare il bene e non lo facciamo commettiamo peccato.
In questo modo Giacomo ci sta ricordando il genere di persone che realmente siamo e questo ci aiuta a non essere arroganti, a pensare di farcela da soli senza Dio!
L’arrogante pensa molto a se stesso e come dice Amy Carmichael: “Chi pensa troppo a sé stesso non crede abbastanza”.
Tu credi abbastanza in Dio? Allora non essere arrogante!

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