Luca 13:1-5: Le notizie tragiche devono portarci al ravvedimento.
Qualcuno ha detto: “La vita ti porta brutte notizie? Allora cambia postino!”
Se siamo persone equilibrate, mature che amano la vita e gli altri, dobbiamo ammettere che ci piacciono di più le belle notizie, che quelle brutte.
Quando sentiamo una brutta notizia, o se stiamo vivendo una tragedia, sarà facile vederla come assurda, terrificante e possiamo anche arrivare a dubitare della bontà e della sovranità di Dio.
Ma le tragedie hanno la loro importanza e il loro scopo nel piano di Dio, a volte sono giudizi (per esempio Isaia 1:28; 9:13-19; Geremia 23:19; 48:11-12).
Altre volte le tragedie sono strumenti di Dio perché ha un bene superiore (per esempio Genesi 50:18-21; Atti 2:23; 4:27-28; Romani 8:28; Giacomo 1:3-4; 1 Pietro 1:7; Ebrei 12:7-11; Giovanni 9:3; 11:40,45).
Altre volte le tragedie sono strumenti di Dio per farci riflettere come indicato da questi versetti!
Prima di tutto vediamo:
I LE NOTIZIE TRAGICHE (vv.1,4)
Che ci piacciano o no, le tragedie fanno parte della nostra vita.
Quante tragedie ci sono state negli ultimi anni: l’undici settembre, uragani, tornado, tsunami, terremoti e guerre.
A tutte queste, si aggiunge anche quella del covid-19 con milioni di contagiati e migliaia di morti in tutto il mondo!
Ma consideriamo le due tragedie che riporta Luca.
Consideriamo la prima:
A) La tragedia dei Galilei (v.1)
Nel v.1 leggiamo: “In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici”.
Vediamo:
(1) I comunicatori della notizia
“In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli” (v.1).
Non ci viene detto chi sono queste persone.
“In quello stesso tempo” (en autō tō kairō) si riferisce a: “In quel preciso momento”, cioè mentre stava parlando alle folle, o mentre alcuni (tines) erano presenti alla predicazione di Gesù.
Il verbo “vennero” (parēsan -imperfetto attivo indicativo) può indicare sia “arrivare” in quel momento (Atti 10:21; 12:20; 17:6; 24:19), in questo senso vennero da Gerusalemme per riferire a Gesù della tragedia, oppure può indicare “essere presenti” (Atti 10:33).
Questo per noi non è importante saperlo; ciò che è importante ricordare è: mentre Gesù stava parlando alle folle, queste persone gli riferiscono la notizia di una tragedia.
Di cosa stava parlando Gesù quando queste persone gli riferirono della tragedia?
Gesù stava parlando di essere consacrati al Signore, di essere pronti al ritorno del Figlio dell’uomo che può arrivare in qualsiasi momento, di saper interpretare i segni dei tempi ed essere pronti per il giudizio di Dio; chi lo ascolta non può essere indifferente nel presumere che il giudizio di Dio non li toccherà (Luca 12:35-59).
Ora, visto che Gesù stava parlando di giudizio, queste persone pensavano che ci fosse una relazione tra la tragedia e il giudizio di Dio.
Consideriamo ora:
(2) Il contenuto della notizia
“Il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici” (v.1).
Ponzio Pilato era stato nominato da Tiberio nel 26 d.C. governatore Romano della Giudea e rimase in carica fino a quando non fu rimosso nel 36 d.C.
L'incidente menzionato in questa occasione era tipico del governo di Pilato come governatore, che era caratterizzato da insensibilità e brutalità.
“Il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici” può essere letterale, cioè mentre i Galilei uccidevano gli animali per il sacrificio, i Romani li uccidevano, e quindi il sangue dei Galilei con quello degli animali si mescolarono.
Oppure può essere figurativo, una metafora raccapricciante per indicare che l’uccisione dei Galilei avvenne poco prima, o mentre uccidevano gli animali per il sacrificio, senza che il sangue materialmente si sia mescolato.
Non ci viene detto perché Pilato uccise questi Galilei, chi erano nello specifico e quanti erano.
Molto probabilmente, questi “Galilei” avevano infranto alcune importanti leggi Romane, i Romani li avevano seguiti e li massacrarono a Gerusalemme.
Ma “Galilei” può essere anche una connotazione, il nome dato a un particolare gruppo rivoluzionario che era ribelle ai Romani e coinvolti in alcune attività contro l’esercito invasore.
La Galilea era un focolaio di rivoluzionari che cercavano di contrastare i Romani con la forza.
Gesù parla ora della:
B) Tragedia di Siloe (v.4)
Il v. 4 dice: “O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?”
Questa torre (purgos), era una torre fortificata, molto probabilmente, una torre di controllo di vedetta usata per scopi militari.
Si trovava tra le mura attorno a Gerusalemme vicino la vasca di Siloe, o nel quartiere di Siloe, dove il muro girava verso est, verso il bacino idrico di Salomone (cfr. Isaia 8:6, Giovanni 9:7,11).
Questa torre, forse in costruzione, o in ristrutturazione, è crollata uccidendo diciotto persone.
Forse il materiale di costruzione era scadente, o non era costruita in modo sicuro, sta di fatto che queste persone, oggi si direbbe: si sono trovate nel momento sbagliato nel posto sbagliato.
Perché Gesù ricorda loro questa notizia che molto probabilmente sapevano?
Prima di tutto perché vuole sottolineare che:
(1) Tutti siamo peccatori e colpevoli davanti a Dio.
I peccatori non si limitano solo ai Galilei, Gesù ora riporta la tragica morte di diciotto persone a Gerusalemme, in Giudea, per il crollo della torre di Siloe.
Il popolo Giudaico non stimava, quello Galileo (cfr. Giovanni 7:52), allora la tragedia che coinvolge anche Gerusalemme, fornisce un contrappeso importante e un’indicazione che tutti siamo peccatori e colpevoli davanti a Dio!
In secondo luogo vuole sottolineare che:
(2) Tutte le tragedie devono portarci alla riflessione e al ravvedimento
Gesù, intenzionalmente, rincara la dose, raccontando un’altra tragedia, con lo scopo di attirare la loro attenzione sull’argomento più importante, per rafforzarne la verità e la necessità di ravvedersi.
Con un’altra notizia tragica, Gesù crea, stuzzica l'aspettativa e li prepara per ricevere il tema del ravvedimento.
Le diciotto vittime del crollo della torre di Siloe sono citate con lo stesso effetto della tragedia dell’uccisione dei Galilei.
La differenza è che non si è trattato di un omicidio, ma di un incidente.
Gesù vuole indicare che tutti i tipi di tragedie devono portare a una riflessione profonda e al ravvedimento!
Quindi vediamo:
II LA NECESSITÀ DEL RAVVEDIMENTO (vv.2,3,5)
Non so a cosa si riferisse Robert Harold Schuller quando disse: “La buona notizia è che le cattive notizie possono venire trasformate in buone notizie quando cambi il tuo atteggiamento”.
Le cattive notizie possono essere trasformate in buone notizie, quando abbiamo l’atteggiamento d’imparare, di crescere, di cambiare, anche nelle questioni morali e spirituali.
Le tragedie riportate in questi versetti, dovevano e devono portarci a riflettere, a cambiare il nostro atteggiamento verso Dio e noi stessi, devono portarci al ravvedimento!
Gesù qui parla del ravvedimento come una necessità se vogliamo sfuggire al giudizio di Dio!
Dio manda le tragedie (per esempio Isaia 43:7; Lamentazioni 3:37-38, Amos 3:6), come anche questa pandemia di covid-19, con migliaia di morti nel mondo, con tutte le altre conseguenze negative, come promemoria e richiamo per il ravvedimento se non vogliamo perire!
Nelle tragedie, come in ogni morte, c'è il promemoria che “la campana funebre suonerà” anche per noi!
Dio usa le tragedie per ricordarci che la morte a volte arriva senza preavviso, e allora dobbiamo essere preparati ad affrontarla!
Possiamo morire tutti inaspettatamente e improvvisamente, in qualsiasi momento, o posto, proprio come quei Galilei, o quelle persone morte sotto la torre di Siloe!
Ecco perché dobbiamo essere sempre pronti!
L'unico modo per prepararsi alla morte è ravvedersi!!
Gesù, riprende tutti coloro che hanno un falso senso di sicurezza, la morte può venire da un momento all’altro!
Allora dobbiamo essere pronti ravvedendoci!
L'esortazione di Jim Elliot (1927-1956), missionario e martire in Ecuador, a riguardo è appropriata: “Quando arriva il momento di morire, assicurati che tutto ciò che devi fare è morire”.
Il senso di questa frase di Elliot penso che sia: la morte può arrivare in qualsiasi momento, e quando arriva non dobbiamo essere impreparati!
Nella necessità di ravvedimento vediamo:
A) La situazione dell’umanità
La Bibbia ci dice che siamo tutti peccatori e colpevoli davanti a Dio (per esempio Romani 3:9-23).
Nelle due domande che fa Gesù vediamo la natura dei peccatori e della colpevolezza.
La prima domanda riguarda:
(1) La natura dei peccatori
Nei vv.2-3 leggiamo: “Gesù rispose loro: ‘Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo’”.
Gesù fa una domanda con un paragone riguardo quei Galilei uccisi barbaramente da Pilato se fossero più peccatori degli altri Galilei (è in enfasi) rimasti in vita?
La risposta di Gesù è: “No”.
“No” (ouchi), come nel v.5, è in enfasi all'inizio della frase.
“Peccatori” (hamartōloi) si riferisce a coloro che sono devoti al peccato, che deviano dalla legge di Dio.
Ha il senso di mancare il segno, quello della legge di Dio, come una persona che lancia una freccia su un bersaglio, ma non prende il centro del cerchio.
Il peccatore è la persona che vive in cosciente, o in opposizione alla volontà divina, che vive secondo la propria volontà (cfr. Matteo 9:10-13; Luca 7.37-39).
La seconda domanda riguarda:
(2) La natura della colpevolezza
Nei vv.4-5 è scritto: “O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro’”.
Il paragone ora è tra i diciotto che morirono sotto la torre di Siloe e gli altri abitanti di Gerusalemme.
Questi che morirono sono più colpevoli degli altri che non morirono?
La risposta di Gesù, ancora una volta è: “No”.
“Colpevoli” (opheiletai), è in enfasi, e indica “debitore”, “il dover dare qualcosa a qualcuno” “colui che è obbligato verso qualcuno” (cfr. Matteo 6:12; 18:24; Luca 7:41).
“Colpevoli” ha l'idea del vincolo morale di vivere come Dio vuole, ma si è mancanti, in debito verso di Lui, perché abbiamo violato la Sua legge, e Dio ci punisce secondo com’è dovuto perché il colpevole non è in grado di risarcire, di pagare il debito.
Gesù sposta allora l'attenzione dal giudizio sugli altri alla necessità di mettere in ordine la propria vita davanti a Dio: Gesù esorta al ravvedimento, questa è la cosa più importante di tutto il discorso.
Ma prima di parlare del ravvedimento consideriamo:
B) La sostanza della riflessione (vv.2-5).
Gesù ha fatto queste due domande e due affermazioni simili, per arrivare alla questione del problema che c’è dietro il ragionamento delle notizie tragiche.
Vediamo:
(1) Il ragionamento di chi ha riferito la notizia tragica a Gesù
Nel ragionamento vediamo:
(a)Il collegamento tra peccato degli uomini e giudizio di Dio
Il ragionamento è: “Le vittime di Pilato dovevano essere state molto malvagie, altrimenti Dio non avrebbe permesso che fossero morte in questo modo”.
Quindi queste persone presumevano che la tragedia riflettesse generalmente il giudizio di Dio sul peccato commesso.
Secondo questo ragionamento, chi vive una tragedia è perché il suo peccato ha attirato il giudizio di Dio!
Nell'Antico Testamento gli amici di Giobbe riflettevano questa mentalità; anche se in questa circostanza si erano sbagliati, lo accusavano continuamente di aver peccato e lo esortavano a confessarlo. (Giobbe 4:7; cfr. 8:20; 22:5-10).
Anche i discepoli di Gesù la pensavano in questo modo quando gli chiesero, riguardo a un uomo nato cieco, chi avesse peccato, il cieco, o i suoi genitori? (Giovanni 9:2-3).
In diversi passi della Bibbia, vediamo che c’è una relazione tra peccato e giudizio di Dio (Esodo 20:5; Deuteronomio 28-30; 2 Cronache 21:18-19; Salmo 1:4-6; 37:20; Proverbi 10:24–25; Ezechiele 18:26; 1 Corinzi 11:30-31; Apocalisse 2:22).
Dio a volte giudica immediatamente per un peccato specifico, come fece con Anania e Saffira (Atti 5:1-11), o con Erode (Atti 12: 21-23).
Gesù, dunque, non contesta il rapporto tra peccato e punizione, non dice che non c’è una relazione tra peccato e giudizio di Dio!
Vediamo allora:
(b) L’ammonimento di Gesù
Gesù vuole riprendere questo ragionamento:
• “Non pensate di essere più santi di altri se non subisci la stessa tragedia!”
Queste persone che gli hanno riportato la tragedia di Pilato pensavano: “Visto che noi stiamo bene, che il giudizio di Dio non ci ha toccato, vuol dire che Dio ci sta approvando e benedicendo”.
Gesù è come se stesse dicendo: “Non pensate che coloro che soffrono siano più meritevoli di giudizio rispetto a voi che non state soffrendo!”
Coloro che muoiono con questo tipo di tragedie, non sono peggiori di quelli che sopravvivono!
Quelli che sopravvivono non sono più santi di quelli che muoiono!
L'assenza di giudizio non può essere interpretata come un segno della propria giustizia e santità!!
Gesù quello che vuole riprendere è:
• “Non determinate il grado di peccaminosità da una tragedia”.
Gesù vuole affermare e ricordare che non c’è bisogno di una tragedia per individuare le persone particolarmente malvagie che Dio punisce.
Piuttosto, se il giudizio, oggi non ci colpisce, lo potremmo considerare come un segno della misericordia e della pazienza di Dio, non della Sua approvazione!! (cfr. Atti 14: 15–17; 17:30; Romani 2:4–5; 2 Pietro 3:9–10).
Non dobbiamo confondere la pazienza e la misericordia di Dio che trattiene il Suo giudizio per un po’, anche nei confronti dei pagani (cfr. Esodo 34:6; Numeri 14:18; Salmo 86:15; 103:8; Giona 3-4).
La pazienza di Dio è per la salvezza dando alle persone il tempo di pentirsi (1 Timoteo 1:16; 2 Pietro 3:9), e questa non va disprezzata! (Romani 2:4).
L'assenza di qualsiasi segno concreto di giudizio può essere solo un'indicazione che Dio ci sta dando ancora un’altra possibilità per ravvederci.
Ma c’è un anche un avvertimento implicito: la misericordia di Dio è grande, ma c'è anche un limite alla Sua pazienza!
Coloro che vivono, sebbene meritino di morire, vivono perché Dio li mantiene ancora in vita, ma un giorno questo finirà (cfr. Genesi 6:3; Osea 4:17; 5:6; 9:12).
Ora mettiamo il caso che il covid-19, sia un giudizio di Dio, coloro che non lo hanno preso, e sono ancora vivi, devono pensare che siano più santi di coloro che hanno preso il virus e sono morti di questo?
Secondo Gesù, la risposta è: “No!” Siamo tutti peccatori e dobbiamo ravvederci altrimenti periremo!
Quindi, attenzione a pensare che siamo meglio di chi è morto per questa pandemia, o per qualsiasi altro tipo di morte!
Meditiamo ora sul:
C) Significato di “ravvedimento”
Gesù per due volte dice ai Suoi uditori che se non si ravvedono periranno (vv.3,5).
Sia in Marco (1:15) che in Matteo (4:17), Gesù iniziò il Suo annuncio pubblico con la chiamata al ravvedimento.
Marco lo collega con il credere al vangelo.
Matteo, con la vicinanza del regno dei cieli che è in relazione a Gesù Cristo.
Quindi il ravvedimento è collegato a riconoscere Gesù Cristo.
Chi si ravvede riceve il perdono dei peccati per avere la salvezza (Luca 3: 3; 24: 47; Atti 2:38; 3:19; 5:31; 8:22; 11:18; 26:18, 20).
Il ravvedimento non era solo un aspetto della predicazione di Giovanni Battista (Matteo 3:1-9) e di Gesù (Matteo 4:17), lo era anche degli apostoli (Atti 2:38; 3:19).
Che cosa significa ravvedimento?
In un recente sondaggio fatto a persone che frequentano regolarmente la chiesa è stato chiesto di rispondere alla domanda che cosa significasse per loro la parola “ravvedimento”.
Le risposte sono state diverse:
• Essere dispiaciuto per qualcosa che uno ha fatto, o che non è riuscito a fare.
• Avere il rimorso di qualche atto e chiedere perdono per questo.
• Andare davanti al pulpito in chiesa, dopo un appello alla salvezza per chiedere formalmente a Gesù di entrare nel proprio cuore.
…Ora, la domanda è: queste risposte rispecchiano precisamente il ravvedimento biblico?
La parola greca per “ravvedimento” (metanoeō) significa “cambiare idea”, “cambiare mentalità”.
Il ravvedimento è pensare in un modo nuovo!
Il ravvedimento è un cambiamento di mentalità riguardo al peccato e a Dio, è una svolta interiore dal peccato a Dio, che si vede con il comportamento in obbedienza a Dio (Matteo 3:8; Atti 26:20; Luca 13:5-9).
È un cambio di direzione di vita, una conversione radicale che comincia dal profondo del nostro cuore e si manifesta esteriormente (Luca 3:8).
Il vero ravvedimento è una scelta di lasciare una vita di peccato (cfr. Marco 1:15), e di rivolgersi a Dio con tutto noi stessi per seguire Gesù considerando il giudizio di Dio (Matteo 3:8-10).
Il ravvedimento è una svolta nella vita di una persona, è più di una preghierina, più di un rimorso per un’azione brutta che abbiamo commesso, è più del dispiacere!
Il ravvedimento implica dolore per il peccato, ma dolore che porta a un cambiamento completo, radicale e totale che influenza interamente ogni parte della vita di una persona, l’abbandono del male, un volgersi risolutamente a Dio in totale obbedienza mettendo Gesù Cristo al primo posto, sopra anche se stessi (cfr. per esempio Matteo 22:37; 10:37).
Il ravvedimento è essere d'accordo con Dio riguardo la nostra natura peccaminosa, confessare questo e fare una scelta consapevole per abbandonare il peccato e perseguire la santità (Isaia 55:7).
Il ravvedimento è un cambiamento morale!
John Blanchard dice: “Il ravvedimento senza cambiamento morale è una contraddizione in termini”.
Quando una persona si ravvede, odia ciò che una volta amava e ama ciò che una volta odiava riguardo la relazione con Dio!
Il ravvedimento è una ferma e profonda decisione di cambiare completamente il modo in cui si pensa, si crede, o si vive.
“Ravvedimento” indica allinearsi alla volontà di Dio!
“Se non vi ravvedete” (ean mē metanoēte – presente attivo congiuntivo) indica pentirsi e continuare a pentirsi, quindi ogni giorno dobbiamo avere questo atteggiamento di dire “no” al peccato, alla filosofia di questo mondo contraria a Dio per seguire la Sua volontà (cfr. per esempio Romani 6:1-14; 12:1-2; 2 Corinzi 5:17, 1 Giovanni 2:15-17).
Così qualsiasi tragedia che sentiamo, o viviamo, come il coronavirus, è l'appello di Dio affinché possiamo allinearci, o conformarci alla volontà di Dio!
Anche se oggi non si predica tanto, o in certi ambienti cristiani, non si predica più, dobbiamo ricordare che il ravvedimento, faceva parte della predicazione di Giovanni Battista, di Gesù e degli apostoli!
Insieme alla fede, il ravvedimento è una necessità assoluta per la nostra salvezza! (per esempio Atti 2:38; 3:19; 20:21).
Invece, oggi, predichiamo un vangelo facile, comodo, predichiamo un Gesù Salvatore con la sola fede, senza predicare un Gesù come Signore senza ravvedimento!
Nessun ravvedimento è un vero ravvedimento se non si riconosce Gesù Cristo come Signore in ogni area della nostra vita!!
Nessuno può ricevere Gesù ed essere salvato, se lo riceve solo come Salvatore rifiutandolo come Signore! (Romani 10:9-10).
Chi afferma che per la salvezza è necessario solo credere che Gesù è il Salvatore, dimentica che Gesù è anche il Signore (per esempio Atti 11:20-21; 20:21; Romani 1:4,7; Filippesi 3:20).
Non sono due persone diverse: Gesù Cristo è Salvatore e Signore!
Non possiamo essere salvati solo accettando Gesù come il Salvatore; se non lo riconosciamo anche come Signore!
Vance Havner diceva: “La salvezza non è una mensa dove prendi ciò che vuoi e lasci il resto. Non puoi prendere Cristo come Salvatore e rifiutarlo come Signore ed essere salvato”.
Gesù non sarà mai un Salvatore per nessun uomo che rifiuta di sottomettersi a Lui come Signore!
John Bunyan scriveva: “Cristo Salvatore non è diviso. Chi non lo accoglie tutto, non avrà alcuno dei suoi benefici relativi alla salvezza”.
La signoria di Gesù non è facoltativa e nemmeno negoziabile!
Tra Signore e Salvatore, sapete cosa viene messo più in evidenza nel Nuovo Testamento?
Michael L. Brown scrive: ”Se prendessi una concordanza biblica e ti mettessi a contare faresti una bella scoperta. Gesù viene chiamato Signore più di 400 volte soltanto nel libro degli Atti e nelle epistole; viene chiamato Salvatore 15 volte nell’intero Nuovo Testamento”.
Con una predicazione sbagliata della preghierina di accettare Gesù solo come Salvatore senza ravvedimento e riconoscendo che è il Signore, ci ritroviamo con chiese pieni di cristiani nominali!
Era profetico William Booth (1829-1919) fondatore dell’esercito della salvezza quando disse: “Il più grande pericolo per il ventesimo secolo sarà:
una religione senza Spirito Santo,
un cristianesimo senza Cristo,
un perdono senza ravvedimento,
una salvezza senza rigenerazione,
un cielo senza inferno.
Che tipo di cristianesimo stai vivendo?
Infine c’è:
D) Lo stimolo al ravvedimento (vv.3,5).
Nei v.3 e v.5 è scritto: “No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo”, o “perirete tutti come loro”.
Gesù sta indirizzando, coloro che gli hanno riportato la brutta notizia del massacro di Pilato, e quindi, anche con la notizia della tragedia della torre di Silo da Lui riportata, a considerare che chi non si ravvede perirà.
Allora possiamo dedurre questo messaggio di avvertimento di Dio nelle tragedie, come quello che stiamo vivendo del covid-19 che se non ci ravvediamo, incontreremo il giudizio di Dio!
E in questo senso la tragedia, o la pandemia, è un messaggio anche di misericordia, di richiamo, di sveglia, di chiamata al ravvedimento verso coloro che vivono nel peccato!
Il filosofo cristiano C. S. Lewis (1898-1963) diceva: “Dio ci sussurra nei nostri piaceri, parla nelle nostre coscienze, ma grida nei nostri dolori; è il suo megafono a risvegliare un mondo sordo”.
Siamo tutti peccatori (per esempio Romani 3:23), destinati al giudizio di Dio (per esempio Ebrei 9:27), e le tragedie sono un invito della grazia di Dio a ravvederci dei nostri peccati e a essere salvati mentre c'è ancora tempo.
(per esempio 2 Corinzi 6:1-2; Ebrei 6:7-9).
Nella Bibbia noi vediamo la bontà e la severità di Dio (Romani 11:22).
Quindi anche per chi è salvato, alla luce della severità di Dio deve camminare nel ravvedimento!
Nello stimolo al ravvedimento consideriamo ora:
(1) L’entità del “perire”
“Ma se non vi ravvedete, perirete” (vv.3,5).
Coloro che non si pentono sono malvagi e periranno.
La parola “perirete” (apoleisthe - futuro medio indicativo) nel Nuovo Testamento è usato per indicare la morte fisica (per esempio Matteo 8:25; 26:52; Marco 4:38; Luca 8:24; 11:51; 13:33; 15:17; Giovanni 18:14; Atti 5:37; 1 Corinzi 10: 9, 10; 2 Corinzi 4:9; 2 Pietro 3:6; Giuda 1:11)
Ma questa parola è usata anche nel Nuovo Testamento in relazione alla morte eterna, a perire eternamente, cioè essere privato della vita eterna (Giovanni 3:15,16; 10:28; 17:12; Romani 2:12; 1 Corinzi 15:18; 2 Pietro 3:9), si riferisce all’eterna separazione da Dio, alla morte eterna (1 Corinzi 1:18; 2 Corinzi 2:15; 4:3; 2 Tessalonicesi 2:10).
In secondo luogo vediamo:
(2) L’universalità del perire
“Perirete tutti” (vv.3,5).
Gesù non solo ha confutato, ma ha anche sottolineato che senza un vero ravvedimento nessuno sarà salvato!
Gesù sposta l’attenzione da coloro che sono morti, al Suo uditorio che è vivo come se avesse detto: “Non parliamo dei morti; parliamo di te. Questo è più urgente. Quello che è successo a loro, che sono morti, riguarda te. Il tuo problema più grande non è il loro peccato, o che sono morti, ma il tuo peccato, e se non ti ravvedi perirai".
Così questa pandemia di coronavirus, o tutte le altre tragedie che sentiamo, ci devono far riflettere che dobbiamo ravvederci, che dobbiamo vivere una vita santa e giusta davanti a Dio!
Infine troviamo:
(3) La conformità del perire.
“Perirete tutti allo stesso modo” (v.3).
Nel greco è in enfasi: “Tutti allo stesso modo perirete” (pantes homoiōs apoleisthe).
Così anche nel v.5 leggiamo: “Perirete tutti come loro”, nel greco è sempre in enfasi: “Tutti come loro perirete” (pantes hōsautōs apoleisthe).
Anche “allo stesso modo” (homoiōs), che come loro (hōsautōs) sono in enfasi.
La ripetizione del terribile avvertimento ben evidenziato aumenta il senso di urgenza.
Allora, a quale morte si riferisce Gesù? A che cosa si riferisce “allo stesso modo?”, o “come loro?”
Ci sono quelli che hanno interpretato che la loro morte sarà violenta e improvvisa.
Secondo questa interpretazione, Gesù stava parlando profeticamente della distruzione di Gerusalemme qualche anno dopo nel 70 d.C. per mano dei Romani (cfr. Luca 19:41–44).
Di sicuro il paragone è di morire improvvisamente e senza ravvedersi.
Sappiamo che moriremo a causa del peccato (Romani 6:23).
Allora, il punto non è preoccuparsi quando moriremo, ma come moriremo, nel senso che possiamo morire in qualsiasi momento senza che ci siamo ravveduti!
Di certo ci sarà anche una morte eterna!!
Come si muore in questa vita fisicamente, moriranno spiritualmente, dopo il giudizio di Dio di una morte eterna, tutti coloro che non si son ravveduti!
In questo senso, i peccatori devono risolvere la loro situazione prima di affrontare il giudice divino, o sarà troppo tardi.
Gesù, in questo passaggio, sta parlando anche di salvezza, di vita eterna (cfr. Luca 9:24-26; 17:33; Giovanni 3:16).
Le persone che non si ravvedono, nel giudizio finale, Dio scatenerà la Sua ira su di loro (per esempio Luca 3:7-9; Romani 5:9-11), e li manderà all’inferno, questa è la morte seconda, l’eterna separazione da Dio (per esempio Apocalisse 20:11-15); questa è la morte davvero tragica.
Solo Gesù ci può salvare, solo Gesù ci libera dall’ira presente (Giovanni 3:36), e finale (Romani 5:1,9-11).
Senza un cambiamento di opinione su noi stessi sui nostri peccati e Gesù, “la nuvola nera” dell’ira di Dio, aleggia sulla persona impenitente.
Possiamo morire improvvisamente e senza ravvederci, allora sarà troppo tardi davanti a Dio.
Gesù lancia un appello al ravvedimento, perché il disastro finale incombe su chi non risponde alla Sua chiamata, coloro i quali hanno amato questo mondo e il peccato (Romani 1:22-23; 1 Giovanni 2:15-17), quindi cose minori di questa terra e non le cose eterne (Giovanni 14:1-3; 2 Corinzi 4:17-5:4; Colossesi 4:1-4).
Con il ravvedimento diamo più importanza ai valori di Dio e quindi alle cose eterne, queste ricchezze si trovano in Gesù Cristo!
Con il ravvedimento ci svegliamo dalle preferenze suicide, cioè del desiderare le cose di questa terra che sono solo per tempo, per desiderare le cose eterne di Dio in Gesù Cristo!
Stiamo parlando di fare l’esperienza di vedere e gustare la bellezza e la grandezza di Dio in Gesù Cristo!
Quindi di una beatitudine eterna!
(per esempio Giovanni 3:16).
CONCLUSIONE
Gesù voleva risvegliare coloro che pensavano di non essere in pericolo, che pensavano che non avevano nulla da temere perché si sentivano a posto con Dio!
In questi versetti viene sottolineato il bisogno universale di ravvedimento, perché tutti siamo peccatori che meritiamo il giudizio di Dio!
Il mondo a causa del peccato, dalla caduta di Adamo ed Eva è sotto la maledizione di Dio (Genesi 3:1-19; Romani 1:18-32; 5:12-21; 6:23).
La sofferenza che vediamo nel mondo è per ricordarci quando per Dio sia grave il peccato!
John Piper scrive: “Dio mise il mondo fisico sotto una maledizione in modo che gli orrori fisici che vediamo intorno a noi nelle malattie e nelle calamità diventassero un'immagine vivida di quanto sia orribile il peccato. In altre parole, il male fisico è una parabola, un dramma, un cartello che indica l'indignazione morale della ribellione contro Dio”.
La sofferenza è “il megafono” di Dio per dirci che c’è qualcosa di terribilmente sbagliato nel mondo: il peccato!
La sofferenza, le tragedie, sono avvertimenti di Dio, forti richiami per scuotere un mondo sordo alla Sua voce!
Un mondo che vive nell'orrore morale e nella bruttezza spirituale del peccato contro Dio; un mondo che disprezza Dio e l’ha messo fuori la sua vita!
Il covid-19 è un richiamo di Dio a svegliarci dal torpore morale e spirituale!
Dio ci sta gridando misericordiosamente in questi giorni dicendoci: svegliatevi!
Il peccato per Dio è una cosa seria, tanto seria, che ha mandato Suo Figlio e lo ha abbandonato sulla croce per salvare i peccatori (per esempio Matteo 27:45-46; Giovanni 3:16; 1 Timoteo 1:15), per rimuovere la colpa di quelli che si ravvedono e credono in Lui (per esempio Romani 3:23-26; 8:1,34)
Il peccato contro Dio è orribile e brutto tanto da giudicarci con la morte e l’inferno!
Il peccato è molto più pericoloso del coronavirus!
Questo passo è un richiamo anche per coloro hanno accettato Gesù solo come Salvatore e non come Signore, o che non stanno vivendo come vuole il Signore, anche a questi Gesù chiama al ravvedimento.
Se sei come la chiesa di Efeso che ha abbandonato il primo amore, questo richiamo al ravvedimento è anche per te! (Apocalisse 2:4-5).
Se sei come la chiesa di Pergamo e Tiatiri che tolleravano la falsa dottrina e il peccato, questo richiamo al ravvedimento è anche per te! (Apocalisse 2:13-15,19-21).
Se sei come la chiesa di Sardi che viveva una condotta compromessa con il peccato, molto probabilmente con l’idolatria e la fornicazione, questo richiamo al ravvedimento è anche per te! (Apocalisse 3:1-4).
Se sei come la chiesa di Laodicea che era arrogante pensando di essere a posto con Dio, mentre in realtà era una chiesa senza zelo, tiepida, questo richiamo al ravvedimento è anche per te! (Apocalisse 3:19).
Quindi non sono solo i non cristiani chiamati a ravvedersi, ma anche quelle persone che dicono di essere cristiane, ma non sono consacrate veramente a Dio!
E anche quei cristiani che sono consacrati, devono riflettere su questo avvertimento di Gesù così da stare attenti senza inciampare nel peccato!
Ricordiamoci: Dio è misericordioso, paziente, ma è anche severo!
Non scherziamo con il peccato! Questo ci ricordano le tragedie!