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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giovanni 10:11-18: Gesù è il buon Pastore (2) Il Buon Pastore ha un cuore per le Sue pecore.

Giovanni 10:11-18: Gesù è il buon Pastore (2) Il Buon Pastore ha  un cuore per le Sue pecore.
Nella predicazione precedente (Giovanni 10:1-6), abbiamo visto che il Buon Pastore ha una relazione intima con le Sue pecore. 

L’immagine che troviamo in questi versetti (vv.11-18), è ancora la pastorizia nell’aperta campagna, dove il pastore deve essere pronto a dare la propria vita per proteggere le sue pecore dagli animali predatori. 

In primo luogo questi versetti ci parlano del:
I SACRIFICIO DEL BUON PASTORE
Nei vv.11-12 leggiamo: “Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga, e il lupo le rapisce e disperde”.  

Per due volte nei versetti 11 e 14 leggiamo che Gesù dice di se stesso di essere il Buon Pastore. 

“Buon” (kalós) si riferisce alla qualità del Suo carattere che è nobile, ineccepibile, irreprensibile, eccellente, che è assolutamente degno di fiducia. 

Descrive una qualità morale positiva, con l'implicazione di essere valutato favorevolmente.

Gesù non è un buon pastore, come se fosse uno dei tanti del suo genere. 

Egli esclusivamente è il Buon Pastore!!! Unico nel Suo Genere!

Perché “il Buon Pastore?”
Perché non semplicemente “il pastore delle pecore” come nel v.2? 


Ciò che rende “buono” il pastore è che dà la Sua vita per le pecore, per proteggere “il suo gregge”.

Dona la Sua vita alla morte per dare la vita “alle Sue pecore” (cfr. vv. 15, 17-18; 15:13 ).

Il contrasto è tra il buon pastore e il pastore senza valore, che abbandona il gregge (Zaccaria 11:17).

Il mercenario si dà alla fuga perché è mercenario e non si cura delle pecore, perché ha come scopo il proprio interesse.

Vi erano molte differenze tra un pastore che era parte della famiglia e chi fosse pagato per fare quel lavoro. 
Al contrario dei mercenari (Gesù si riferisce ai capi religiosi che trascuravano le loro responsabilità riguardo al bene del popolo), cioè di coloro che sono pagati per la cura del gregge, i quali non sono i proprietari e che quindi non sono disposti a morire in caso di pericolo, ma scappano, Gesù invece ha dato la Sua vita per le pecore, non si è tirato indietro! 

Gesù presentò se stesso come un buon pastore che era disposto a morire per le proprie pecore. 

La morte è prevista per conto di qualcun altro. 

Infatti, “per” (hupér) suggerisce “sacrificio”, ed esprime sia il beneficio: “per il bene di”, e anche la sostituzione: ”al posto di”.

In Giovanni, oltre in questo versetto e al v.15, “per”, avviene sempre in un contesto sacrificale riferendosi alla morte di Gesù (Giovanni 6:51; 11:50-51; 17:19; 18:14). 

La morte di Gesù è stato un sacrificio unico a Dio e di Dio per i peccati (Efesini 5:2; Ebrei 7:27; 9:26; 10:12).

A) Il sacrificio di Gesù non è stato opzionale.
Il sacrificio di Gesù era l’unico modo per l’espiazione dei peccati.

In Ebrei  2:14-17 leggiamo: “Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo,  e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita.  Infatti, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla discendenza di Abraamo.  Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l'espiazione dei peccati del popolo”. (cfr. Romani 3:23-26)

Per espiare i peccati (hilaskesthai) del popolo, era necessario che Gesù venisse sulla terra e prendesse forma umana per essere sacerdote. 

“Per compiere l’espiazione” (hilaskesthai), indica coprire, o togliere i peccati, quindi perdonare i peccati e rimuovere l’ira di Dio sul popolo a causa dei suoi peccati.

Il sacrificio di Cristo non solo mette da parte il peccato (Ebrei 9:26) e purifica le persone (Ebrei 1:3; 9:13–14); libera anche uomini e donne dal giudizio di Dio (Ebrei 10:26–31; 12:29).

L’unico modo per riscattare i peccatori, era di venire sulla terra e di dare la Sua vita come prezzo di riscatto per molti (Matteo 20:28; Romani 5:19). 

“Come prezzo di riscatto” (lytron) è il mezzo, o lo strumento di pagamento, il prezzo di acquisto per rilasciare, o liberare uno schiavo, o acquistare la libertà di un prigioniero. 

Nel primo secolo si riferiva semplicemente al prezzo pagato per il rilascio degli schiavi.

Usiamo ancora oggi la parola “riscatto”, di solito parlando di liberare un ostaggio. 
I sequestratori chiedono un riscatto, di solito in soldi, per il rilascio della persona sequestrata.
“Per” (anti) è il riscatto offerto come sostituto per la liberazione.

Suggerisce l'idea di sostituzione un intervento “al posto di”; o “a nome di”, o “per il bene di”.

Questa preposizione indica una persona che riceve un beneficio da un evento, in questo caso della morte di Gesù, di solito con l'implicazione di uno scambio, o sostituzione.

Gesù ha dato la Sua vita al posto di coloro che ha salvato che erano sotto il peso del loro peccato e dell'ira di Dio!

Il giudizio di Dio che dovevano prendere “i molti”, lo ha preso Gesù al posto loro.

Gesù, ha saldato, con il Suo sacrificio, il conto di molti che erano destinati all’inferno a motivo dei loro peccati.
Ciò che i peccatori non potevano fare da se stessi, Gesù lo ha fatto per loro! 

I “molti” non sono in grado di salvarsi da soli dai loro peccati (cfr. Salmo 49:7-9,15; Romani 3:19-20).

Un riscatto è qualcosa pagato, o dato per liberare le persone da una situazione dalla quale è impossibile per loro liberarsi. 

Tutte le persone sono schiave del peccato (Giovanni 8:34; Romani 3:23; 1 Giovanni 1:8-10).

Ma Gesù è venuto nel mondo e si è sacrificato per liberarci dal potere e dalla colpa del peccato (Romani 6:3-11,17-18; 8:1-3) per condurci a Dio (Giovanni 14:6; 1 Timoteo 2:5; Efesini 3:12; Ebrei 10:19-22). 

Senza Gesù Cristo, non avremmo mai potuto trovare la via per Dio e della riconciliazione (Romani 5:1-11).

Donald Gray Barnhouse diceva: “La croce di Gesù Cristo è una strada a doppio senso; siamo stati portati a Dio e Dio è stato portato a noi”.

Il sacrificio di Gesù è stato necessario (Marco 8:31, Giovanni 3:14), necessario per soddisfare la santità e la giustizia di Dio e quindi per salvare i peccati del Suo popolo (Matteo 1:21); della Sua chiesa (Efesini 5:25-27). 

Senza il sacrificio di sangue non c’è remissione, o perdono dei peccati (Ebrei 9:22).

Thomas Brooks diceva: “Cristo ha cancellato le linee nere del nostro peccato con le linee rosse del suo stesso sangue”.

B) Il sacrificio di Gesù non è stato accidentale
James Montgomery Boice, giustamente diceva: “L'espiazione è la vera ragione dell'incarnazione”.

In 1 Timoteo 1:15 è scritto: “Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”.

Gesù è venuto sulla terra per morire, per espiare i peccati! 
Per salvare i peccatori!

La morte di Gesù non è stato un incidente e nemmeno una tragedia come quando può morire un giovane di 33 anni. 

Il sacrificio di Gesù è stato predestinato, secondo un piano prestabilito da Dio, prima della creazione, non è stato un incidente di percorso, una soluzione del momento per tamponare un problema inaspettato.

In 1 Pietro 1:18-20 leggiamo: “Sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri,  ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.  Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi”. (cfr. Atti 4:27-28).

Dio ha mandato il Figlio perché ama il mondo (Giovanni 3:16; Romani 5:8). 

(3) Il sacrificio di Gesù non è stato inutile.
Il piano di Dio è stato un completo successo! (Romani 8:28-39; Ebrei 7:25; Ebrei 10:10-18).

Poco prima di morire sulla croce Gesù disse: “Tutto è compiuto” (Giovanni 19:30).

John Blanchard afferma: “La morte di Gesù non fu una proposta per i peccatori, ma l'acquisto della salvezza”.

Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori!

Non è venuto per aiutarli a salvarsi, né per spingerli, o motivarli a salvarsi, né per metterli nelle condizioni di  salvarsi, ma è venuto per salvarli!

L’opera della Sua salvezza è sicura e  completa!

L’opera di salvezza del Figlio è stata completata e accettata da Dio stesso, e molti, secondo il Suo piano, sono stati salvati, gente di ogni tribù, lingua popolo e nazione (Isaia 53:10-12; Apocalisse 5:9-10). 

Il sacrificio di Gesù ha soddisfatto interamente e definitivamente tutto ciò che la perfetta giustizia di Dio richiedeva!

Grazie al sacrificio di Gesù, l’ira di Dio non è più sui credenti (Giovanni 3:16,36; Romani 5:1-11; 1 Giovanni 2:2; Ebrei 10:14). 

Come possiamo rispondere noi a questo?

Il giorno di Natale alcuni anni fa, un bambino è stato visto entrare e uscire dalla sua chiesa diverse volte. Quando gli è stato chiesto: “Che dono hai chiesto a Gesù bambino?”. Il bambino rispose:”Non ho chiesto nulla. Sono stato lì per amarlo per un po'”.

Ecco come possiamo rispondere al sacrificio di Gesù Cristo, con il nostro amore!

In secondo luogo vediamo:
II LO SVELAMENTO DEL BUON PASTORE
Gesù rivela il Suo disegno, il Suo scopo.

Gesù rivela qualcosa di importante come leggiamo al v.16: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore”.  

A)Gesù ha altre pecore
“Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile” (v.16).

“Le pecore di questo ovile” si riferisce solo a quei Giudei che credevano in Gesù come Messia, infatti non tutti i Giudei era parte del gregge, parte  d’Israele nel senso spirituale. 

Romani 9:6-8 dice: “Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: ‘È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza’.  Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza”. 

Anche se Gesù Cristo è stato respinto dalla maggior parte degli Israeliti, una piccola parte ha creduto, questi sono figli di Dio, i figli della promessa fatta ad Abraamo.

Le promesse di Dio non sono legate alla discendenza fisica, ma alla discendenza spirituale in Cristo (cfr. Galati 3:15-29).

Quindi il senso di questi versetti è: non tutti coloro che sono d’Israele in senso fisico ed etnico sono Israele in senso spirituale (Cfr. Galati 6:16), ma solo una parte che accetta Gesù Cristo come Signore e Salvatore!

Non tutti coloro che sono Israeliti fanno parte del popolo di Dio in senso spirituale, solo alcuni Giudei appartengono al gregge spirituale di Gesù Cristo, solo quelli che lo riconoscono.

Ora, “le altre pecore” si riferisce al popolo dei Gentili, cioè i non Giudei.
Per esempio in Romani 1:16 è scritto: ”Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco”. (cfr. Matteo 15:24; 28:19–20; Romani 15:8–9). 

Il vangelo è la potenza di Dio che salva tutti coloro che credono, sia di origine Giudaica, o di origine Greca, cioè pagana. 

Il vangelo è rivolto a tutta l'umanità! 
È universale, in quanto è per tutti, ed è gratuito, offerto a coloro che credono!

Paolo dice:”Del Giudeo prima” per due motivi: uno perché evidentemente Dio si è rivelato a loro, era il popolo eletto, e ne ha fatto un suo popolo speciale, quindi il vangelo aveva un’importanza speciale per i Giudei.

Ricordiamo che il Salvatore Gesù Cristo, proveniva dai Giudei (Romani 9:1-5).

L’altro motivo è perché, il vangelo è stato annunziato prima ai Giudei e poi ai pagani, lo ha fatto Gesù e lo ha fatto Paolo.

Quindi troviamo un significato teologico in quanto Dio ha prima scelto gli ebrei, ma anche storico in quanto il vangelo è stato predicato a loro prima di tutto.

Secondo le profezie dell’Antico Testamento Gesù deve raccogliere anche queste pecore che vengono dalle nazioni.

Per esempio in Isaia 49:6 leggiamo: “Egli dice: ‘È troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d'Israele; voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra’”. (Isaia 42:6; 56:8). 

La luce di Gesù si espande, abbraccia e penetra in tutte le nazioni, salvando gente di ogni nazione, tribù, popoli e lingue (Apocalisse 7:9-10)

Einstein disse che la ragione per cui poteva realizzare la teoria della relatività era perché c'è una cosa al mondo che è immutabile. Quell'unica cosa - la velocità della luce - è l'unica costante in questo universo fisico e materiale.

Anche oggi Gesù è la stessa luce del passato e salva anche oggi i peccatori dai loro peccati!

B)Gesù ha un solo gregge.
“Ascolteranno la mia voce” indica che avrebbero creduto in Lui, e “vi sarà un solo gregge e un solo pastore” si riferisce che Giudei e Gentili in Gesù, saranno un unico gregge; credenti di diverse nazioni faranno parte di un unico popolo, ebrei e gentili in una comunità messianica, un solo gregge, un solo uomo nuovo, un unico corpo, un'unica famiglia, un unico tempio del Signore! (Efesini 2:11-22; 4:3-6;  cfr. Ezechiele 34:23; 37:24).

Ora, il concetto di un solo gregge guidato da un solo pastore come una metafora per la cura provvidenziale di Dio per il suo popolo, è radicato saldamente nella letteratura profetica (Geremia 3:15; 23:4–6; Ezechiele 34:23–24; 37:15–28; Michea 2:12; 5:3–5). 

Questo passaggio indica chiaramente che Gesù pensava a una missione vera e propria tra i Gentili, successiva alla Sua morte in croce. 

Questa missione sarà effettuata attraverso i Suoi discepoli, e quindi anche per noi oggi, ma è chiaro che in virtù della Sua resurrezione e autorità Gesù sarebbe stato con loro e con noi (Matteo 28:18-20). 

In terzo luogo vediamo:
III LA SOVRANITÀ DEL BUON PASTORE (vv.17-18)
Nei vv.17-18 è scritto: “Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi.  Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio”. 

Prima di parlare della sovranità di Gesù e importante vedere:
A)La comunione unica che ha con il Padre

(1)Il Padre e il Figlio hanno una comunione perfetta nell’amore 
Dio il Padre ama il Figlio (Giovanni 3:35), ma anche il Figlio ama il Padre (Giovanni 14:30-31).

(2)Il Padre e il Figlio hanno una comunione perfetta negli scopi 
Dio opera ogni cosa secondo il consiglio della Sua volontà, e i Suoi progetti sono anche quelli del Figlio. 

Per esempio riguardo la creazione erano entrambi coinvolti (Isaia 43:1; Giovanni 1:3; Colossesi 1:16), oppure riguardo il piano di salvezza (Giovanni 6:37-40, Efesini 1:3-14).

(3) Il Padre e il Figlio hanno una comunione perfetta nell’azione 
Gesù opera perfettamente come il Padre (Giovanni 5:19) e secondo la volontà del Padre (Giovanni 8:28-29). 
        
Quindi, l'elemento fondamentale in questo rapporto è la dipendenza e l'obbedienza di Gesù alla volontà di Dio. 

Ciò è espresso totalmente nella Sua volontà di morire sulla croce.

Ma dobbiamo evitare l'idea che nel dare la Sua vita, il Figlio vince l'amore del Padre, perchè il Padre amava il Figlio prima della creazione del mondo.

In Giovanni 17:24 Gesù dice: “Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo”.

L'amore del Padre per Gesù è eternamente legata con l'obbedienza senza riserve di Gesù al Padre, con la Sua dipendenza totale da Lui che si conclude con questo grande atto di obbedienza di morire in croce, con la volontà di sopportare la vergogna e l’ignominia del Golgota, con l'isolamento e il rifiuto della morte, il peccato e la maledizione riservata, appunto all’Agnello di Dio. 

L'amore del Padre per il Figlio, collegata con la morte volontaria del Figlio per il mondo, è un segno distintivo della Sua unione con la volontà del Padre e l'espressione della comunione perfetta nell'amore, negli scopi e nell’azione che condividono insieme. 

In altre parole, questo evento non è la causa di questo amore, perché già dall’eternità il Padre amava il Figlio, ma va visto come una manifestazione, o conferma da parte di Dio. 

Il Padre ha voluto che il Figlio desse la vita per l'umanità e il Figlio ha obbedito nella libertà e con autorità sovrana sulla morte e sugli uomini.

Gesù è il Signore al di sopra di tutti e di tutto, perfino della morte!

B) La circostanza unica di Gesù
Un francese andò da Talleyrand vescovo cattolico, politico e diplomatico francese (1754-1838) e gli chiese: “Perché tutti ridono della mia religione?” Dopo aver spiegato il suo sistema di religione a Talleyrand, affermò: “La mia religione è migliore del cristianesimo, cosa posso fare per diffonderla nel mondo?” Talleyrand rispose: “Puoi vivere e morire servendo il popolo, poi il terzo giorno risorgere dai morti per confermare la speranza dell'umanità, quindi il popolo ti ascolterà”. 

Questo è ciò che rende Gesù diverso da tutti gli altri: la Sua resurrezione!!

Al centro del cristianesimo c’è appunto la resurrezione: quella di Gesù Cristo e di conseguenza anche la nostra in virtù di quella di Cristo! (Giovanni 5:28-29; 1 Corinzi 15).

Allora possiamo affermare che la resurrezione di Gesù è la migliore e l’unica notizia che il mondo abbia mai ricevuto da un cimitero!!

Gesù mostra la Sua Sovranità, l’autorità, il potere (exousian) nel controllare l'ora della morte (Giovanni 2:4; 7:6,8; 8:20), nell’offrire la Sua vita, ma anche nel riprenderla secondo il comando di Dio. 

La morte di Gesù, da parte di quegli uomini malvagi, non avvenne al di fuori del Suo controllo! 
Gesù non fu vittima delle circostanze degli uomini, perché Gesù aveva il controllo del Suo destino, Gesù si è dato volontariamente e poi è risuscitato in obbedienza al Padre.  

CONCLUSIONE
Gesù è il Buon Pastore! 

Come Buon Pastore:
1) Gesù è la nostra Salvezza e il nostro Salvatore.
Gesù, il Buon Pastore, ha dato la sua vita per salvarci: dal peccato, dal diavolo e dal giudizio di Dio. 

Gesù è morto al posto nostro, e attraverso la Sua morte siamo salvati (Isaia 53:6).

Sei salvato? Conosci Gesù? 
Sei stato chiamato fuori da Gesù? 
Hai risposto alla Sua chiamata? 
Fai parte del gregge di Gesù? 
Lo stai seguendo? 

Gesù invita ad andare a Lui (Matteo 11:28-30).

Ma Gesù è anche risorto e la storia non finisce con un pastore sbranato dai lupi che giace a terra morto e le pecore disperse assetate e affamate nel deserto!

Gesù è risorto vittoriosamente e pasce il Suo gregge, la chiesa!

2) Le pecore non seguono i ladri e i briganti!
Non seguono chi non è loro pastore!

Se Gesù è il tuo Buon Pastore, allora quello che devi fare è semplice: lo devi seguire. 

Non guardare altrove!! 
Non allontanarti da Lu!! 
In Gesù Cristo hai tutto quello di cui hai di bisogno!

Quando sarai stanco, ti porterà a riposare in verdeggianti pascoli. 

Quando avrai sete, ti porterà alla sorgente rinfrescante. 

Quando non saprai la strada, ti guiderà.

Quando avrai paura, ti conforterà con la Sua presenza. 

Quindi:
3) Gesù è nostro il conforto.
Riguardo il fatto che Gesù conosce le Sue pecore e si prende cura di loro, e le pecore lo conoscono, è confortante. 

Se appartieni a Gesù, se fai parte del Suo gregge, non sarai mai dimenticato da Lui.
I capi religiosi possono dimenticarsi di te, ma il Buon Pastore mai!

Gesù il Buon Pastore:
a) È confortante perché indica che le Sue pecore gli appartengono, fanno parte del Suo popolo.

Gesù il Buon Pastore:
b) È confortante perché conosce ogni cosa dei credenti, e in questo modo si sentono capiti, compresi, amati da Lui in modo unico e personale!

Gesù il Buon Pastore:
c) È confortante perché sono consapevoli che sono curati, guidati, sostenuti.
Se ha dato la Sua vita per loro sicuramente darà loro ciò di cui hanno di bisogno. 

Inoltre, Gesù essendo sovrano, non siamo nelle mani degli uomini, o delle circostanze, ma siamo nelle Sue mani! (Giovanni 10:28-30).

Il credente non deve temere!

Noi impariamo che:
4) Gesù è il nostro modello.
a) Gesù è il modello di fedeltà.
Come Buon Pastore Gesù è stato ed è fedele alle Sue responsabilità. 

Gesù non si è tirato indietro alla minaccia dei lupi; è stato fedele fino alla morte, quindi sia quando le cose vanno bene che quando vanno male, e non come il mercenario che si dà alla fuga. 

Noi siamo fedeli alle nostre responsabilità di servizio cristiano?

Siamo fedeli quando non vediamo risultati, o quando siamo sotto pressione? 

La fedeltà è di primaria importanza nella Scrittura, noi siamo chiamati a essere fedeli a Gesù come lo è stato Lui (Matteo 25:14-30; 1 Corinzi 4:2; Colossesi 4:9; 2 Timoteo 2:2; 1 Pietro 5:12; Apocalisse 2:13). 

b) Gesù è un modello di laboriosità.
Il pastore a cui fa rifermento Gesù, non era un mestiere senza fatica, richiedeva impegno e sacrifici. 

Pur di garantire la buona salute delle proprie pecore a volte stava sotto il sole, altre volte sotto la pioggia, altre volte seduto, ma altre volte camminava, comunque sempre attento ai pericoli, certamente era un lavoro, impegnativo e faticoso, in pericolo di vita. 
Gesù come il Buon Pastore c’insegna a servire con impegno dando il meglio di noi stessi, anche a sacrificarci. (Romani 12:11; 2 Timoteo 4:2, Apocalisse 3:15-16). 

c) Gesù è il modello di generosità.
Anche se non saremo mai chiamati a dare la nostra vita come Gesù ha dato la Sua vita per i peccati, tuttavia, ci sono altri modi in cui possiamo dare la nostra vita per gli altri. 

Possiamo dare il nostro tempo per aiutarli, possiamo sacrificare le cose che avremmo preferito fare, o possiamo dare agli altri delle cose che sono di aiuto per loro. 

Siamo chiamati a mettere gli altri davanti a noi stessi! 

Il nostro primario desiderio deve essere il benessere spirituale e l’edificazione del nostro prossimo (2 Corinzi 12:15; 1 Tessalonicesi 2:8). 

Inoltre:
5) Gesù ha creato un'unica chiesa.
Il gregge, l’unica chiesa è composta di gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione (Apocalisse 7:9; 1 Corinzi 12:12-13). 

a) Tutti coloro che riconoscono che Gesù è il Signore e il Salvatore che fanno la volontà di Dio sono cristiani (Matteo 7:21-23).

Secondo il Signore Gesù Cristo, vi è una chiesa a cui tutti coloro che lo confessano come Signore e Salvatore, gli appartengono. 

Pertanto, tutti coloro che sono cristiani sottomessi a Cristo, sono “uno” con tutti gli altri veri cristiani sottomessi a Cristo (1 Corinzi 12:12-13). 
b) Siamo chiamati ad amarci gli uni e gli altri. 
In Giovanni 13:35 è scritto: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”.

c) Siamo chiamati a conservare l’unità della chiesa che non è semplicemente strutturale, ma di comunione (Giovanni 17; Efesini 4:3-6; Filippesi 2:1-5).

Gesù è il Buon Pastore che verità meravigliosa!

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