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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Salmo 27:4: Il desiderio più grande.

Salmo 27:4: Il desiderio più grande. 

Il genere umano ricerca la felicità, e molti pregano per questo. 
Ma che cosa porta alla felicità? 
Per molti è la comodità, i piaceri della vita, le ricchezze, le cose materiali, ma queste cose sono solo fugaci, o una volta raggiunte non danno la felicità tanto agognata perché manca ciò che è più importante per noi per cui siamo stati creati (Romani 11:36): il Dio della Bibbia da cui provengono tutte le cose, da cui dipendiamo per vivere (per esempio 1 Samuele 2:6-8). 

Una persona è felice perché ha una relazione con Dio, gode della pienezza di Dio e pertanto ha una ricompensa da parte di Dio: l’approvazione di Dio, o come ha detto qualcuno, il sorriso di Dio (per esempio Matteo 5:1-12). 

Così lo scopo primario della nostra vita sarà quello di contemplare la bellezza del Signore da cui provengono tutte le cose! 

Avere Dio e avere tutto! 

Dio è il bene supremo che dobbiamo ricercare! 

Quindi di disciplinarci per avere comunione con Lui!

Il v. 4 è una dichiarazione di fiducia esclusiva nel Signore, una fede così forte che vuole vivere continuamente la presenza del Signore, cercare il Suo volto (Salmo 24:4; 27:8), abitare nel suo tempio sempre (vedi anche Salmo 23:6; 26:8) per contemplarlo e meditare. 

La serie di parole, o frasi indica che il salmista cerca continuamente la presenza di Dio. 

Prima di tutto in questo passo vediamo:
I IL DESIDERIO. 
In una mostra di arti e mestieri, un vasaio che esercitava la sua arte in pubblico aveva attratto una piccola folla. 
Prese un grosso pezzo di argilla e lo lavorò finché venne fuori un vaso alto e affusolato. 
Quando ebbe finito una signora disse sospirando: “Se solo trovassero il modo di fare lo stesso con i miei fianchi!”

Tutti quanti noi abbiamo dei desideri, questa signora, per esempio, voleva  essere più snella.

Ci sono desideri buoni e desideri cattivi, necessari e non necessari.
Il filosofo Epicuro (341 a.C.-270 a.C.) disse: “Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali, ma non necessari, altri poi né naturali né necessari”.

La Bibbia ci esorta ad avere desideri santi, sani, buoni (per esempio Filippesi 4:8).

Ma quale deve essere il desiderio che dobbiamo avere più di tutti?
Davide c’è lo dice in questo versetto.

Davide ci fa capire quale deve essere la nostra priorità, cosa deve determinare sopra tutte le altre cose la nostra vita, ma anche la nostra preghiera. 

Noi prima di tutto vediamo:
A)La richiesta.
“Una cosa ho chiesto al Signore”.
Con un tono caldo e intimo di sentimenti e buoni disposizioni, Davide fa una richiesta al Signore (Yahweh).

Come vediamo nei vv.1-3, il salmista aveva comunione con Dio, il quale gli ha dato coraggio e vittoria, così ora esprime ardentemente il suo desiderio di continuare questa comunione come un unico grande obiettivo della sua vita.

Il salmista sa anche che questa comunione, può essere costante se viene continuamente alimentata dalla preghiera. 

Così questo ci fa capire che nella preghiera, trarremo beneficio dal ricordare a noi stessi le occasioni in cui abbiamo chiesto a Dio di proteggerci e lo ha effettivamente fatto, questo aumenta la nostra fiducia nel chiedere a Dio di farlo di nuovo con la convinzione che opererà ancora in nostro favore. 

Ci aspettiamo che Dio ci risponde perche la nostra fiducia in Lui nel passato non ci ha tradito!

Il verbo “ho chiesto” (šāʾaltî – perfetto attivo) è indicativo di un'azione completata, il senso è: “Ho chiesto, punto!  Non cambierò idea, era ed è ancora il mio desiderio”.

“Una cosa” (ʾeḥāḏ) indica unica, o la sola cosa (cfr. Giosuè 22:20; 1 Re 4:19; Cantico dei Cantici 6:9; Zaccaria 14:9), e qui si riferisce all’unico desiderio di Davide. 

William Plumer parafrasa le parole di Davide in questo modo: “Ho desiderato una cosa preminentemente. L'ho desiderata così tanto che in confronto non ho desiderato nient'altro”.
Davide dice che la sola e unica cosa che desidera è la presenza di Dio, la comunione con Dio.

Artur Weiser commentava: “È solo uno il desiderio e una l’aspirazione che anima il poeta, nei quali confluiscono e trovano la loro pienezza tutti gli altri desideri: la permanente comunione di vita con Dio. Se possiede questa, egli possiede tutto”.

Se abbiamo comunione con Dio, abbiamo tutto!

La comunione con Dio è l'obiettivo della vita cristiana (1 Corinzi 1:9; 2 Corinzi 13:14; 1 Giovanni 1:3), e grazie a Gesù Cristo la possiamo avere (Romani 5:1-11).

Noi dobbiamo preoccuparci di avere comunione con Dio, una relazione intima e armoniosa come l’aveva Enoc (Genesi 5:22,24); Noè (Genesi 6:9) che camminarono con Dio, o come Abraamo che è chiamato “L'amico di Dio” (Giacomo 2:23), o come l’aveva il fedele Mosè che parlava a tu per tu con Dio (Esodo 24; Numeri 12:7-8). 

Ma dobbiamo stare attenti al peccato, che ostacola la comunione con Dio (Isaia 59:1-2), e se pecchiamo lo dobbiamo confessare e in Cristo saremo perdonati (1 Giovanni 1:5-2:2).

Così “una cosa” indica:
(1) Il bene incomparabile.
Matthew Henry diceva: “I nostri desideri non devono solo essere offerti a Dio, ma devono terminare tutti in Lui, desiderando nient'altro che Dio, ma sempre più e solo lui”.

“Una cosa” ci parla di un bene unico.
Se c'è del bene al di sopra di Dio, non è il bene principale, e se ci sono dei beni pari a Lui, non è il solo bene!

Davide sta parlando di un bene ineguagliabile, incomparabile: Nessuno è come Dio! (cfr. Esodo 15:11), pertanto è il nostro bene incomparabile.

Ci sono tanti cambiamenti nella nostra vita: gli anni che passano, lutti, problemi di vario genere, ma possiamo essere certi che Dio non cambia mai (Malachia 3:6), ed è sempre presente nella nostra vita (Isaia 46:4); Dio ci ama di un amore eterno (Isaia 54:8,10); Dio è fedele (1 Corinzi 1:9).

Dio è il bene incomparabile che dobbiamo sempre ricercare!

“Una cosa” indica:
(2)Il bene più importante.
Se c’è un altro bene, dopo di questo, vuol dire che non è il più importante, se ce ne un altro, o altri oltre a Dio, vuol dire che non è importante!
Mentre qui, Dio, si riferisce alla cosa più importante in assoluto.

Chi mai può essere più importante del Dio Creatore?

Chi può essere più importante del Dio della provvidenza, e del Dio della salvezza?
La risposta è: nessuno!

“Una cosa” indica:
(3)Il bene indispensabile.
“Una cosa” ci parla della sorgente da cui provengono tutti gli altri benefici, ed è indispensabile per la nostra vita materiale e spirituale.

Quest’unica cosa che Davide desidera ci ricorda quell’unica cosa necessaria di cui parla anche Gesù nel Vangelo di Luca quando si riferisce a Maria che stava ai piedi di Gesù ad ascoltarlo, mentre Marta si affannava e si agitava per altre cose (Luca 10:38-42).

Siamo presi da tante cose come Marta, ma ciò che conta davvero, dal quale dipendono tutte le altre cose: è Dio!

Avere Dio è avere tutto!

Dio è la fonte dei nostri beni materiali e spirituali: Dio dona la vita materiale come quella spirituale (per esempio Salmo 104:24-30; Giacomo 1:18).

Dio è la nostra protezione e sicurezza! (vv.1-3,5,9-12).

Oltre al fatto che Dio ci ha creati per Lui (Romani 11:36; Colossesi 1:16),  questa è già una motivazione importante e principale, la nostra vita materiale e spirituale, dunque dipende da Lui, ecco perché dobbiamo cercare la comunione con Lui!

Troviamo in questo versetto anche:
B)La ricerca.
“E quella ricerco”.

Davide ricercava ciò che desiderava.

Nel bene e nel male ciò che una persona desidera veramente quello ricerca, farà di tutto per averla, s’impegnerà anima e corpo!

“Ricerco” (‘abaqqeš - imperfetto attivo) esprime ancora il desiderio, ciò che Davide desidera di più, e significa richiedere, cercare per ottenere.

Indica che la sua ricerca è stata e continuerà, in riferimento alla comunione con Dio, ad abitare nella casa del Signore.
Nel v. 8 questa parola è usata per cercare il volto di Dio come anche nel Salmo 24:6. (cfr. 2 Samuele 12:16; 21:1; Osea 5:15).

Secondo quello che leggiamo al v.8, cercare il volto di Dio, è un atto di obbedienza a Dio, perché Dio vuole che noi lo cerchiamo in preghiera.

Il verbo “ricerco” indica qualcosa di duraturo e intenso: continuare a cercare, con diligenza. 

Come per Davide è chiaro che chi ha conosciuto e conosce le gioie e le benedizioni che provengono dall’avere fiducia in Dio, ha il suo stesso desiderio consumante di vivere continuamente alla presenza di Dio, di abitare nella sua casa, di vedere la sua bellezza.

Abbiamo questo desiderio della comunione con Dio?
La desideriamo sopra ogni cosa? 

O c’è qualche altra cosa di più importante per noi?

Come facciamo a capire se per noi Dio è davvero importante?

Lo possiamo capire se lo abbiamo messo al primo posto!

Lo possiamo capire dal tempo che dedichiamo a ricercare il Suo volto con la preghiera, la meditazione e l’ascolto della Sua parola, e se lo stiamo servendo!

Consideriamo ora:
II LA SOSTANZA DEL DESIDERIO. 
La sostanza del desiderio è:
A)Dimorare nella casa del Signore.
Davide dice:“Abitare nella casa del Signore”.
Ciò che rendeva felice Davide sulla terra, era abitare nella casa del Signore. 

“Abitare” (yāšaḇ) indica vivere per un lungo periodo di tempo, rimanere, stabilirsi (cfr. Genesi 4:16).

Il desiderio di Davide non è il desiderio di vivere nella casa del Signore in modo discontinuo, o provvisorio, si riferisce a stabilirsi definitivamente nella casa del Signore! 
Avere una residenza fissa!

Per Davide essere alla presenza di Dio e quindi pregarlo e adorarlo, non era gravoso, né prevedeva che si sarebbe mai stancato di lodare il suo Creatore.

Com’è diverso oggi per milioni, forse miliardi di persone, non hanno alcun desiderio di Dio!

Per molte persone Dio è come una palla al piede, come un impedimento per il loro egoismo, per raggiungere il loro piacere e i loro scopi!

Per Davide, Dio non era qualcosa di pesante, era una gioia!

Per ogni vero cristiano Dio è una gioia!

Il primo aspetto che dobbiamo ricordare è:
(1)Davide non sta parlando di tempio.
Quando l'Antico Testamento parla della casa (bayiṯ) del Signore, si riferisce al tabernacolo, o una tenda, o al tempio (per esempio Esodo 23:19; 2 Samuele 6:17; Daniele 1:2).

Ma qui non si riferisce al tempio perché non era ancora stato costruito.

Il secondo aspetto che dobbiamo tener presente è:
(2) Davide sta parlando di comunione con Dio.
Davide non intendeva prendere il suo sacco a pelo portarlo nel tabernacolo, dove Dio s’incontrava con l’uomo (per esempio Esodo 29:42-46; 40:34) e restare lì, non è letterale! 

Si riferisce piuttosto a vivere permanentemente alla presenza di Dio! 

Il linguaggio è figurativo, la “casa” è una metafora per indicare che Davide desiderava stare alla presenza di Dio in comunione.

Ciò che contava, desiderava di più di tutto per Davide, sopra ogni altra cosa, era la presenza del Signore nella sua vita.

Questo è il bene unico incomparabile, importante e indispensabile per la nostra vita!

Il salmista ha solo un desiderio, abitare nella casa del Signore sempre, nel quale confluiscono e trovano la loro pienezza tutti gli altri desideri.

In secondo luogo vediamo:
B)La durata.
“Tutti i giorni della mia vita”.

Dal film “The Beach”, il personaggio Richard, cioè l’attore Leonardo Di Caprio, dice: “Il desiderio è desiderio. Ovunque. Il sole non lo scolorirà né la marea se lo porterà via”.

Qualsiasi cosa ci possa accadere, un vero credente avrà sempre di più il desiderio della presenza e della comunione con Dio!
Questo desiderio di Dio, nessuno lo toglierà a un vero credente, durerà sempre!

Questo passaggio è molto simile al Salmo 23:6 che dice: “E io abiterò nella casa del Signore per lunghi giorni”.

Ma questo versetto del Salmo 23 si riferisce al cielo, mentre qui, nel Salmo 27, il riferimento è al tabernacolo terreno. 

Proprio come ai solo sacerdoti era permesso di entrare nel santuario (cfr. 2 Cronache 23:6; Ebrei 9:1-7), Davide voleva vivere ininterrottamente il godimento della presenza del Signore per tutta la vita, avere un rapporto spirituale intimo con il Dio nella Sua casa.

Sono beati coloro che Dio sceglierà e accoglierà perché abiti nei Suoi cortili (Salmo 65:4).

Sono beati coloro che abitano nella casa del Signore e lo lodano sempre (Salmo 85:4)

Infine vediamo:
III GLI SCOPI DEL DESIDERIO.
Il primo scopo è:
A)Contemplare il Signore.
“Per contemplare la bellezza del Signore”.

Una delle cose che rende diverso un cristiano nominale da quello spirituale è che quest’ultimo ha una relazione intima e contemplativa con Dio. 

Un cristiano nominale guarda solo alle forme, la sua è una religione formale, esteriore, superficiale, mentre lo spirituale vive una relazione intima, profonda e contemplativa con Dio!

Lo spirituale ricerca Dio con tutto se stesso!   

Il cristiano nominale è interessato alla religione, lo spirituale è interessato a Dio!  È un ammiratore di Dio!

Ammirare Dio significa guardare avere di Lui una stima meravigliata accompagnata da un elevato sentimento di piacere e gioia.

Il cristiano spirituale ammira Dio più di tutto e tutti!

Quest’ammirazione per Dio cresce sempre di più fino a riempire il cuore di meraviglia e gioia.

Purtroppo oggi, raramente le persone sono prese da questa meraviglia e gioia, non ammirano Dio! 

Oggi Dio ha pochi ammiratori anche tra coloro che si dicono cristiani.

Tozer disse: “Molti sono coloro che sono grati per la sua bontà nel fornire la salvezza. Al tempo del ringraziamento le chiese suonano con canti di gratitudine in cui ‘tutto è raccolto in sicurezza’. Gli incontri di testimonianza sono principalmente dedicati alla recitazione di incidenti in cui qualcuno si è messo nei guai ed è uscito di nuovo in risposta alla preghiera. Negare questo sarebbe inesprimibile e non scritturale, poiché nel libro dei Salmi c'è molto di questo. È buono e giusto rendere a Dio il ringraziamento per tutte le sue misericordie nei nostri confronti. Ma gli ammiratori di Dio, dove sono?
La semplice verità è che il culto è elementare fino a quando non inizia ad assumere la qualità di ammirazione. Fintanto che l'adoratore è assorto con se stesso e la sua fortuna, è un bambino. Iniziamo a crescere quando la nostra adorazione passa dal ringraziamento all'ammirazione“.

Davide era un ammiratore di Dio, desiderava vivere alla presenza di Dio per contemplare la bellezza del Signore (v.4). 

Ciò che desiderava Davide non era il tempio, ma la bellezza del Signore.

È il Signore stesso che stava cercando. 

Tragicamente, molti credenti che frequentano le chiese, non riescono a vedere la bellezza di Dio!

“Contemplare” (lahzôt) è figurativo; significa focalizzare l'attenzione sulle meraviglie di Dio, ammirare (Cantico dei Cantici 7:1), o godere, o saziarsi (Michea 4:11), o scrutare (Isaia 47:13).

La “bellezza” (nōʿam –Salmo 90:17; Proverbi 3:17; 15:26; 16:14; Zaccaria 11:7,10.) indica un aspetto splendido, e quindi un aspetto piacevole, delizioso.

Si potrebbe riferire alla grazia, al favore, alla gentilezza, alla bontà, alla piacevolezza, come anche alla somma dei Suoi attribuiti, quindi alla Sua perfezione splendente e incomparabile.

Quando parliamo di perfezione, s’intende il grado qualitativo più elevato, il massimo grado possibile di eccellenza, tale da escludere qualsiasi difetto e spesso identificabile con l'assolutezza, o la massima compiutezza.

Qualcosa di perfetto non manca di nulla di ciò che dovrebbe avere e non ha nulla che non dovrebbe avere.

La perfezione è pienezza e completezza. 

Davide non si riferiva a vedere Dio con una visione, o come la cultura pagana in cui le persone guardavano le statue dei loro déi!

Piuttosto, si riferiva a vedere la bellezza del carattere del Signore con gli occhi della fede, oppure scoprire, o sperimentare di nuovo quanto sia potente, buono e misericordioso il Signore attraverso la Sua manifestazione, o entrambe le cose.

Quindi prendere coscienza degli attributi di Dio come l’amore, la grazia, comprendere sempre di più attraverso la realtà della manifestazione di Dio il Suo carattere e le Sue opere  attraverso la fede.

Così “contemplare” significa focalizzare l'attenzione sul carattere e le meraviglie di Dio, aspettandosi che Lui si manifesti nella vita di chi lo contempla.

Non c'è davvero nulla a cui possiamo confrontare la bellezza di Dio.

Ora la bellezza di Dio è travolgente nella Sua perfezione, e mi chiedo perché mai dovremmo guardare qualcos'altro! 

Come Davide Asaf desiderava Dio sopra ogni cosa.

Nel Salmo 73:25 Asaf dice a Dio: “Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te”.

Giovanni Calvino scrisse che il Salmista: “Dichiara di non desiderare nulla, né in cielo né in terra, tranne Dio solo, e che senza Dio, tutti gli altri oggetti che di solito attirano il cuore degli uomini verso di loro non erano attraenti per lui”.

Davide voleva vedere la bellezza di Dio in azione in suo favore liberandolo dai nemici (vv.5-6,11-12), come già aveva sperimentato in precedenza (vv.1-3), e spera che possa ancora accadere.

Ora dobbiamo ricordare che nella contemplazione della bellezza di Dio che la nostra fede sarà rafforzata!

La fede si nutre di Dio! 

Quindi se vogliamo che la nostra fede si rafforzi dobbiamo essere consapevoli di chi è Dio e contemplarlo!

L’altro scopo che vediamo è:
B)Meditare nel suo tempio.
“E meditare nel suo tempio”.

“Meditare” (ûlabaqqer) si riferisce a investigare, o a osservare con attenzione alla presenza di Dio, aspettare un messaggio, una rivelazione di Dio. 

Può avere il senso di cercare la guida di Dio, la Sua volontà, come anche la meditazione contemplativa che si perde in Dio che si manifesta nella Sua casa (hêkhāl), il tabernacolo(Esodo 29:42-46; 40:34), o la tenda (cfr. 1 Samuele 1: 7,9), così sarà poi nel tempio (2 Cronache 7:2).

Il versetto 5 offre una spiegazione per questo desiderio di essere alla presenza del Signore. 

Essere in comunione con Dio, significa trovare un luogo sicuro dai nemici, la protezione del Signore, e un'opportunità per adorarlo come vediamo dai vv.5-6.

Il v.5 dice: “Poich'egli mi nasconderà nella sua tenda in giorno di sventura, mi custodirà nel luogo più segreto della sua dimora, mi porterà in alto sopra una roccia”.

Davide vuole stare alla presenza di Dio, in comunione con Lui perché ha fiducia che in Dio c’è protezione e sicurezza, ma anche vittoria e così lo può celebrare come dice il v.6: “E ora la mia testa s'innalza sui miei nemici che mi circondano. Offrirò nella sua dimora sacrifici con gioia; canterò e salmeggerò al SIGNORE”.

Alla presenza di Dio possiamo trovare rifugio nei momenti difficili e trovare conforto e protezione!
Sarà occasione di lode e adorazione perché così sperimentiamo la vittoria!

CONCLUSIONE.
Alcune considerazioni finali.
1)Noi, oggi, abbiamo accesso a Dio.
Abbiamo pace (Romani 5:1-11), e accesso a Dio liberamente attraverso Gesù Cristo (Giovanni 14:6; Efesini 3:11-12; Ebrei 10:19), e di questo dobbiamo  rallegrarci. 

Gesù è l’unico ponte che passa sopra il baratro del peccato e ci conduce a Dio!
Non ci sono altri ponti!

Secondo:
2)Dobbiamo desiderare Dio più di ogni altro e altra cosa, dobbiamo avere sete di Dio.
Jerry Bridges scriveva: “La vera devozione coinvolge i nostri affetti e risveglia in noi il desiderio di godere della presenza e della comunione di Dio. Produce un desiderio per Dio stesso”.

La persona che ha sperimentato Dio ed è veramente consacrata a Lui lo desidera, lo cerca!

L’esiliato lontano da Gerusalemme e dal tempio, nel Salmo 42:1-2 scriveva: “Come la cerva desidera i corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente; quando verrò e comparirò in presenza di Dio?”

Il salmista non esita a usare questa immagine per illustrare l'intensità del proprio desiderio della presenza e comunione di Dio.

Dio è la vera fonte della vita come l’acqua per una cerva in un territorio arido, pertanto come la cerva assetata desidera i corsi di acqua, così il salmista desidera ardentemente Dio!

Dio è la nostra vita! 
Pertanto lo desidereremo più di tutto e di tutti!

Terzo:
3)Dobbiamo cercare Dio per contemplare la Sua bellezza.
La bellezza del Signore non inganna mai, non svanisce mai, non perde mai il Suo potere.

Dio è la nostra più grande gioia, il nostro più grande bene, ecco perché dobbiamo contemplare la Sua bellezza credendo che si manifesti in nostro favore. 

Non siamo sicuri quando Davide scrisse questo salmo. 

Alcuni pensano che si riferisca al suo esilio durante la ribellione di Absalom. 

Altri si riferiscono a quando fuggì a causa del re Saul che stava cercando di ucciderlo. 

Non lo sappiamo con certezza, ma secondo alcuni studiosi, lo scrisse, con molta probabilità, quando a un certo punto fu costretto a lasciare il santuario di Dio. 

Giovanni Calvino scriveva:"Sebbene Davide sia stato bandito dal suo paese, spogliato di sua moglie, privo dei suoi parenti; e, in fine, espropriato della sua sostanza, tuttavia non era così desideroso per il recupero di questi, poiché era addolorato e afflitto per il suo esilio dal santuario di Dio e la perdita dei suoi sacri privilegi”.

Come Davide dobbiamo desiderare Dio sopra ogni cosa privatamente e nella chiesa perché è lì che si rivela Dio!

La presenza di Dio è con il Suo popolo quando si radunano nel Suo nome, è lì per benedire, arricchire, mostrarsi. 

Così quando andremo in chiesa non lo faremo per vedere e per essere visti, o semplicemente per ascoltare il predicatore, o ascoltare le preghiere in modo superficiale e indifferente, ma andremo con lo scopo di cercare con interesse Dio e di sperimentarlo!

Davide c’insegna che uno dei modi migliori per affrontare le difficoltà di questa vita è concentrarsi sulla bellezza del Signore.

La migliore risposta alle nostre paure è guardare alla bellezza di Dio!

4) Noi dobbiamo desiderare solo Dio, anche quando preghiamo.
La preghiera è ricercare la comunione con Dio, una comunione intima e profonda.

La preghiera è incontrare Dio e parlare con Lui, da cui provengono tutti i beni. 

Quindi, benché non sia sbagliato pregare Dio per i nostri bisogni (Matteo 7:7-11; Filippesi 4:6; 1 Pietro 5:7), dal contesto vediamo che il salmista prega che il Signore lo protegga dai nemici (Salmo 27:11-12), la preghiera principalmente non deve essere un modo per ricevere le cose da Dio, ma deve mirare ad avere Dio stesso! 
Una vita di preghiera, secondo come vuole Dio, è l'unica cosa che rende possibile ricevere tutti gli altri tipi di beni secondo i nostri reali bisogni, in modo giusto, utile e vantaggioso, come è scritto: “Dio darà cose buone, a quelli che gliele domandano” (Matteo 7:11).

Inoltre, nella preghiera è importante contemplare Dio, alla luce della Sua rivelazione Biblica, perché così possiamo pregare come Lui desidera. 

La preghiera è profondamente influenzata dalla quantità e dalla precisione della conoscenza di Dio. 

Dio deve essere al centro delle nostre preghiere, pertanto non deve essere condizionata dai nostri sentimenti, o interessi, o da qualche altra visione, ma dalla sana dottrina come rivelata nella Bibbia.

La preghiera cristiana è la comunione con il Dio personale che si fa conoscere attraverso la Sua Parola: la Bibbia.

Concludo con le parole di questo canto che esprime il desiderio unico per Dio si chiama: “Più vicino a Te”

“Più vicino a Te
Attirami Signor
Non lasciarmi mai perché
Sei l’amico mio sincer (So che sei l’amico mio)
Desidero te sol
Nessun altro può
Riscaldare il mio cuor
Come l’abbraccio del Tuo amor
Aiutami Signor
A tornare a Te
Ti cercherò  (Voglio Te sol)
Sei ciò di cui ho bisogno
Ti amerò (Sei ciò che amo)
Perché sei qui con me”.

Se ti sei allontanato da Dio, o se sei lontano da Dio, vai, o ritorna da Dio!

Solo in Lui c’è la vera vita! 

Aggeo 2:6-9: L’antidoto allo scoraggiamento (2)

Aggeo 2:6-9: L’antidoto allo scoraggiamento (2)
Nei vv.1-3 abbiamo visto lo scoraggiamento del popolo ai tempi di Aggeo.

Nei vv.4-5 l’antidoto a superare lo scoraggiamento: la promessa contemporanea della presenza di Dio e del Suo Spirito.

Nei vv.6-9 vediamo che l’antidoto allo scoraggiamento riguarda le promesse sulle future condizioni del tempio, quindi vediamo le motivazioni per servire il Signore e superare lo scoraggiamento.

La certezza della presenza di Dio e del Suo Spirito, dovrebbero essere sufficienti a essere forti, a mettersi all’opera e a non temere nel ricostruire il tempio.

Ma il Signore aggiunge un ulteriore motivo e incoraggiamento che riguarda le promesse future.

Dio farà valere la Sua sovranità,  provvederà al completamento dei suoi propositi e che alla fine darà una gloria ancora maggiore al tempio in costruzione rispetto a quello di Salomone.

Non dobbiamo fare l’errore di confrontarci solo con il passato e basta, certo dobbiamo guardare al passato, ma senza scoraggiarci perché Dio è lo stesso e farà grandi cose oggi e in futuro.

Noi troviamo delle motivazioni riguardo le promesse di Dio per non scoraggiarci.

Aggeo 2:4-5: L’antidoto allo scoraggiamento (1)

Aggeo 2:4-5: L’antidoto allo scoraggiamento (1)
Quando si parla di “antidoto”, si parla di una sostanza che è capace di neutralizzare l'azione di un dato veleno sull'organismo, e in senso figurato significa rimedio in generale.

Il 13 Luglio del 2019 un antidoto partito da Pavia dal “Centro nazionale antiveleni Maugeri” ha salvato la vita a un 50enne di Barletta punto da una da un ragno della specie "vedova nera".  L'uomo è stato punto dal ragno alla gamba mentre stava lavorando in un giardino in campagna. 
La puntura gli ha provocato sudore, convulsioni, dolori articolari, muscolari e all'addome, aggravando ora dopo ora la situazione, fino a quando il 50enne è finito in una situazione definita “critica”.
Una volta accertati i sintomi, l'ospedale di Barletta si è rivolto al Centro nazionale antiveleni Maugeri di Pavia, che dopo una diagnosi per avvelenamento, ha inviato in tempi brevi l’antidoto specifico contro questo tipo di punture.
In poche ore l'antidoto è giunto da Milano a Barletta con un volo di linea e, dopo 40 minuti dall'assunzione, il paziente è stato stabilizzato e salvato.

Oggi vi voglio parlare dell’antidoto allo scoraggiamento.

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