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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Gal.2:20 La nuova vita in Cristo.

Gal.2:20 La nuova vita in Cristo.
Il primo secolo è stato caratterizzato dalla nascita e dall’espansione della chiesa.
Il Signore usò Paolo per fondare nuove chiese, dopo che le formava, le visitava e dove non poteva andare scriveva delle lettere per esortare, incoraggiare e riprendere.
Una di queste lettere è quella ai Galati.
Perché Paolo scrisse questa lettera?
La scrisse perché i credenti erano con un piede dentro l’eresia e l’altro lo stava seguendo, Paolo scrisse questa lettera per riportare i Galati al vero Vangelo.
L’eresia era: per salvarsi bisogna osservare la legge mosaica. 
Paolo dice che la salvezza è per la sola grazia di Dio, per sola fede in Gesù.
I divulgatori di questa eresia erano Giudei, non riuscivano a capire che Gesù Cristo ha già fatto tutto il necessario per la nostra salvezza e noi uniti a Lui per fede siamo salvati per grazia senza le opere della legge.
Jerry Bridges scrive: “ Nella nostra società si è schiacciati dall’obbligo di essere performanti, produttivi e rampanti,ma vivere per grazia significa che Dio ti ha già dato il voto massimo, sebbene meritassi l’insufficienza; significa che ti ha già versato la paga del giorno intero, malgrado tu abbia lavorato soltanto un’ora. Di conseguenza non devi raggiungere certi livelli di disciplina spirituale per ottenere il favore di Dio. Gesù Cristo l’ha già ottenuto per te. Sei amato e accettato da Dio per i meriti di Gesù. Ciò che fai non può aumentare o diminuire il Suo amore. Egli ti ama esclusivamente per grazia in Cristo”.
Sebbene molti credono che la salvezza è per sola grazia e per sola fede però non la vivono,  è difficile per loro lasciare dietro il loro legalismo. 
Anche se inizialmente hanno ricevuto la grazia di Dio per la loro salvezza, continuano a cercare di mettere un supplemento a essa.
Essi credono che Dio li ama, ma dentro di loro sospettano che il Suo amore è condizionato, che dipende da quello che fanno nella vita cristiana, il loro cristianesimo è basato sulle loro opere, sulle loro prestazioni e non su Gesù Cristo. 
C'è ancora qualcosa del vecchio legalista in noi!! 
Anche se siamo stati salvati per grazia, non sempre sappiamo come vivere per grazia. Il Vangelo è qualcosa che abbiamo ricevuto in passato, ma non qualcosa che viviamo e respiriamo. 
Paolo parla in termini personali dell’esperienza con Cristo, ma è il paradigma, il modello valido per tutti i veri credenti.
Prima di tutto vediamo:

Cani e porci (Matteo 7:6).

Cani e porci (Matteo 7:6).
Qual è il motivo di questa parabola?
In precedenza nei vv.1-5, Gesù esorta i credenti a non giudicare gli altri, a non essere ipocriti guardando la pagliuzza dell’occhio degli altri mentre non ci si accorge della trave che è nel proprio occhio.
Gesù esorta a togliere prima la trave dal proprio occhio per essere in grado poi di togliere la pagliuzza dall’occhio degli altri.
Ora Gesù esorta a non dare ciò che è santo ai cani e le perle ai porci.
Alcuni studiosi pensano che tra questa parabola e il discorso precedente non ci sia nessun collegamento, si tratta di un nuovo tema.
Mentre altri pensano ci sia un collegamento di equilibrio: è vero che non dobbiamo giudicare nessuno, ma è anche vero che non dobbiamo essere permissivi nelle questioni sacre; il pensiero critico, nel senso di correzione deve comunque essere esercitato, per esempio riguardo i peccati, le eresie, ma va fatto con discernimento. Gesù con questa parabola dice i motivi.
Non dobbiamo andare in cerca dei difetti e giudicare gli altri, ma nemmeno dobbiamo ignorare i loro difetti, entrambi gli estremi sono da evitare. 
Ma è inutile cercare di correggere gli altri (Matteo 7:1-5) se non sono disposti ad ascoltare, in questo dobbiamo esercitare il discernimento. 
Quindi, se da una parte non dobbiamo giudicare, dall’altra Gesù ci dice di non mancare di discernimento nel riconoscere “pagliuzze e travi”, e anche di discernere il tipo di persone che è davanti a noi.
Dobbiamo saper riconoscere l’errore, ma senza condannare il prossimo, ma per aiutarlo a togliere la “pagliuzza” che ha nell’occhio, la persona deve essere pronta ad ascoltare, altrimenti è meglio non dire niente.
Noi vediamo:

Matt.7:6: Discernimento spirituale.

Matt.7:6: Discernimento spirituale.
Qual è il motivo di questa parabola?
In precedenza nei vv.1-5, Gesù esorta i credenti a non giudicare gli altri, a non essere ipocriti guardando la pagliuzza dell’occhio degli altri mentre non ci si accorge della trave che è nel proprio occhio.
Gesù esorta a togliere prima la trave dal proprio occhio per essere in grado poi di togliere la pagliuzza dall’occhio degli altri.
Ora Gesù esorta a non dare ciò che è santo ai cani e le perle ai porci.
Alcuni studiosi pensano che tra questa parabola e il discorso precedente non ci sia nessun collegamento, si tratta di un nuovo tema.
Mentre altri pensano ci sia un collegamento di equilibrio: è vero che non dobbiamo giudicare nessuno, ma è anche vero che non dobbiamo essere permissivi nelle questioni sacre; il pensiero critico, nel senso di correzione deve comunque essere esercitato, per esempio riguardo i peccati, le eresie, ma va fatto con discernimento. Gesù con questa parabola dice i motivi.
Non dobbiamo andare in cerca dei difetti e giudicare gli altri, ma nemmeno dobbiamo ignorare i loro difetti, entrambi gli estremi sono da evitare. 
Ma è inutile cercare di correggere gli altri (Matteo 7:1-5) se non sono disposti ad ascoltare, in questo dobbiamo esercitare il discernimento. 
Quindi, se da una parte non dobbiamo giudicare, dall’altra Gesù ci dice di non mancare di discernimento nel riconoscere “pagliuzze e travi”, e anche di discernere il tipo di persone che è davanti a noi.
Dobbiamo saper riconoscere l’errore, ma senza condannare il prossimo, ma per aiutarlo a togliere la “pagliuzza” che ha nell’occhio, la persona deve essere pronta ad ascoltare, altrimenti è meglio non dire niente.

La natura della Parola incarnata (Giovanni 1:14-18).

La natura della Parola incarnata (Giovanni 1:14-18).
Una notte d'inverno rigido un agricoltore sentì un suono martellante contro la porta della cucina. Andò alla finestra a guardare e vide dei passeri infreddoliti che cercavano di entrare in casa perché attratti dal calore interno.
L'agricoltore si è coperto uscì e cercò di togliere la neve fresca per aprire la stalla per fare entrare quegli uccelli in difficoltà. Accese le luci, gettò un po’ di fieno in un angolo, e disseminò una scia di cracker sbriciolati verso il fienile per farli entrare, ma i passeri nascosti nel buio avevano paura di lui. 
Ha tentato varie tattiche: spingerli da dietro verso la stalla, gettando le briciole in aria verso di loro, ritirandosi a casa sua per vedere se andavano nella stalla da soli. Niente ha funzionato, gli uccelli erano terrorizzati e non riuscivano a capire che l’agricoltore stava cercando di aiutarli. 
Si ritirò a casa sua a guardare i passeri attraverso una finestra e mentre guardava quei passeri, un pensiero l’ha colpito come un fulmine a ciel sereno azzurro: “Se solo avessi potuto diventare un uccello-uno di loro, solo per un attimo, non si sarebbero spaventati, e gli avrei indicato la strada per il calore e la sicurezza”. 
Nello stesso tempo ebbe un altro pensiero folgorante: aveva afferrato l'intero principio dell'incarnazione di Cristo: Dio fatto uomo per comunicare con noi!
Dopo aver parlato della preesistenza, coesistenza ed essenza della Parola, dopo aver parlato della testimonianza di Giovanni Battista riguardo la Parola e chi lo riceve, diventa figlio di Dio, ora l’evangelista Giovanni parla della sua incarnazione.

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