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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La parabola del tesoro nascosto (Matteo 13:44).

La parabola del tesoro nascosto (Matteo 13:44).
Ci sono due parabole del regno, che parlano del regno dei cieli come qualcosa di grande valore: questa parabola del tesoro nascosto e la parabola successiva della perla di gran valore, o del mercante.

Queste due parabole sono molto simili in quanto entrambi coinvolgono un oggetto di grande valore e una persona, ma sono significativamente differenti in altri dettagli. 
Per esempio nella parabola del tesoro nascosto viene messa in enfasi il tesoro, mentre nella cosiddetta parabola della perla di gran valore viene messo in evidenza il mercante.
La persona della prima parabola non cerca il tesoro, ci s’imbatte, mentre nella seconda parabola della perla, o del mercante, è il mercante che cerca le perle.

In questa parabola vediamo in primo luogo:

I Il RITROVAMENTO DEL TESORO DA PARTE DI UNA PERSONA.
Così leggiamo al v.44: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde…".  

Riguardo il tesoro vediamo che è:
A) Un tesoro prezioso.
La parola “tesoro” (thēsaurō) indica “qualcosa di prezioso”, “ricchezza” (cfr. Matteo 6:19, 21; 13:44; Luca 12:34; Ebrei 11:26; Genesi 43:23; 1 Re 14:26; Proverbi 2:4; 15:16, o “scrigni”, cioè delle scatole, o casse piene di oggetti di valore, o che costano un sacco di soldi (cfr. Matteo 2:11).

Quindi il tesoro a cui si riferisce Gesù, il regno dei cieli è un tesoro, un qualcosa di grande valore. 

La maggior parte degli uomini non sono inclini a valutare le cose celesti, le cose di Dio, il regno dei cieli come qualcosa di grande valore.
Le cose di grande valore per la stragrande maggioranza delle persone sono le cose terrene e temporali come per esempio un bel conto in banca, una bella casa, una buona salute, ciò che si possiede come per esempio il bestiame.
Un contadino del Maine un giorno fu avvicinato da uno sconosciuto e gli chiese quando valesse una sua mucca. Il contadino pensò per un momento, guardò lo straniero e gli chiese: “Sei un perito fiscale, o lei ha appena ucciso con la sua auto una mia mucca?"

Tutta la ricchezza di questo mondo non è altro che un mucchio di argilla in confronto con la ricchezza del regno dei Cieli!!!

La Bibbia e quindi Gesù ci esorta a mettere prima di ogni cosa il regno dei Dio (Matteo 6:33).

Paolo in Colossesi 3:1-4 scrive: “ Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio.  Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria”.

Una persona che ha sperimentato l’unione spirituale con la morte e la resurrezione di Gesù Cristo è una nuova persona si muove in una nuova sfera con nuovi scopi, pensieri e aspirazioni, quelli del cielo, eterne e non quelli terreni che sono temporanei!
Il cristiano vedrà tutto nella luce e con lo sfondo dell'eternità, cercherà di condursi secondo le realtà celesti, divine. 

Il cristiano non vive come se le cose di questo mondo fossero più importati perché per lui le cose del cielo sono le più importanti!!

Paolo dice che se noi siamo risuscitati con Cristo, abbiamo sperimentato un cambiamento radicale che dovrebbe ripercuotersi su tutto il nostro modo di vivere. 
Se siamo morti e risorti con Cristo ci muoviamo in una sfera nuova, con nuovi scopi.  

“Cercare” (zētéō) significa cercare qualcosa con il desiderio di possederla, mentre “aspirare” (phronéō) indica tenere la mente fissa, fissare i nostri pensieri, possiamo dire avere un chiodo fisso. 
Significa pensare sempre alle cose del cielo e aspirare a queste. 

Significa concentrare i nostri desideri, pensieri, la nostra attenzione sul regno celeste in modo da tale da perseguire gli obiettivi celesti, le mete spirituali. 

Quindi questi due verbi (cercare e aspirare) si riferiscono all'orientamento della volontà di uomo e non solo a una semplice attività intellettuale, si riferiscono a un cambiamento di prospettiva dal terreno al celeste. 

È il genere di cambio che avviene dall'identificazione completa con un'altra persona o causa, quando il servizio di quella persona o causa diviene tutto per noi fino a consumarci, diventa la priorità che determina la nostra vita. 
Perciò “cercare” e “aspirare” alle cose di lassù significa identificarsi con Cristo con la Sua persona e causa, significa avere la mente di Cristo, impegnarsi attivamente e avere interessi, prospettive, motivazioni, atteggiamenti che sono di Cristo. 

Significa essere legati a Cristo e vivere come Cristo e non pensare alle cose terrene. 

“Cercare” e “aspirare” alle cose di lassù significa crescere in santità, dedicarsi alla preghiera e progredire nella crescita spirituale. 

“Cercare” e “aspirare” nel greco sono verbi imperativi presente che indica una azione continua: cioè è un comando che dobbiamo praticare ogni giorno con impegno e diligenza. 

È interessante che Paolo dice che Cristo è alla destra di Dio, cioè sul trono. 
Gesù è il Signore allora dovremmo fare quello che Lui ci dice di fare!
Non vi può essere un riconoscimento della Signoria di Gesù senza obbedienza! (Malachia 1:6; Luca 6:46). 

“La signoria di Cristo non è facoltativa né negoziabile”. (John Blanchard).

Un vero credente, quindi, non è interessato a diventare ricco su questa terra, perché quello che ha in Gesù Cristo va ben oltre quello che la terra può offrire e aspira a queste!!

La seconda caratteristica che vediamo è:
B) Un tesoro nascosto.
Leggiamo ancora nel v.44: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde…".  

In una società dove non vi erano banche o cassette di sicurezza, era normale che oggetti di valore come gioielli, monete, oro e argento venivano spesso nascosti in vasi di terracotta e messi sottoterra (Matteo 25:25) al sicuro in tempi incerti e di guerra. 

Lo storico ebreo Giuseppe, racconta, che dopo la conquista di Gerusalemme (70 d.C.), i romani trovarono oro, argento e altri oggetti preziosi sottoterra. 
A volte accadeva che il proprietario moriva prima di poter recuperare il suo tesoro o lo dimenticava. 

Ai tempi di Gesù le scoperte di questi tesori nascosti, erano uno degli argomenti favoriti dei racconti popolari. 
Gli archeologi hanno trovato spesso vasi di monete d'oro o di gemme preziose e di perle anche sepolto in un campo. 

Thomson nel suo libro “The Land and the Book”, che è stato pubblicato la prima volta nel 1876, narra di un caso di una scoperta di un tesoro a Sidone. C'era in quella città un viale famoso di alberi di acacia. Alcuni operai, scavando in un giardino su quel viale, scoprirono diverse pentole di rame piene di monete d'oro. Le monete erano tutte le monete di Alessandro Magno e di suo padre Filippo. Thomson dice che, quando Alessandro morì improvvisamente a Babilonia, giunse la notizia a Sidone, e qualche ufficiale o funzionario del governo macedone ha sepolto queste monete con l'intenzione di appropriarsene dopo, nel caos che era destinato a seguire dopo la morte di Alessandro. Thomson continua a raccontare come vi erano anche le persone che come lavoro, andavano alla ricerca di tesori nascosti, e che entravano in uno stato di eccitazione e svenivano quando scoprivano una singola moneta. 

Il regno dei cieli è nascosto, quindi non è conosciuto da tutti (cfr. Matteo 13:11,35).

Quindi il regno dei cieli è un regno nascosto, velato, pertanto, non è facilmente osservabile dall'uomo. 

Le verità regno, e, in generale, le verità spirituali non sono immediatamente comprensibili per l'uomo naturale ed è necessaria la rivelazione, l’insegnamento e l’illuminazione dello Spirito di Dio. (Giovanni 14:26; 16:13; 1 Giovanni 2:20,27).

Paolo in 1 Corinzi 2:6-12 scrive: “Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati; ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.  Ma com'è scritto: ‘Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano’. A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio.  Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio.  Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate”.
Il fatto che l’uomo nasconde il tesoro è per dimostrare che l'uomo aveva trovato qualcosa di grande valore, e non voleva perderlo. 

Quindi un’applicazione che possiamo fare è di stare attenti nel proteggere i nostri privilegi spirituali e benedizioni, quindi stare attenti che niente come il peccato, il mondo e il diavolo possano toglierci la gioia di ciò che abbiamo in Cristo!

Ma vediamo un’altra caratteristica e cioè:
II IL RALLEGRAMENTO DELLA PERSONA CHE HA TROVATO IL TESORO.
Leggiamo ancora il v.44: " …Che un uomo dopo averlo trovato nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo". 

A) Il tesoro è stato trovato in modo provvidenziale.
“Averla trovato” (ehurōn - aoristo attivo participio) indica una scoperta inaspettata, come quando per esempio i due discepoli di Giovanni Battista erano con lui e videro Gesù che passava da quelle parti e sentirono le parole di Giovanni a Suo riguardo che era l’Agnello di Dio (Giovanni 1:41-45; cfr. Giovanni 2:14; Atti 9:33; 28:14; Genesi 4:14; 1 Samuele 10:2,3).

L’uomo non ha trovato il tesoro perché lo ha cercato, ma lo ha trovato in un modo provvidenziale, è stata una scoperta provvidenziale. 

Ora un uomo che non è credente direbbe: “È stata una fortuna”, o è stata una casualità”, ma una persona spirituale direbbe: “ È stata la grazia di Dio”. 

B) Chi trova un tesoro si rallegra.
La parola tradotta con "averlo trovato" è della stessa famiglia di "Eureka", che è un'esclamazione attribuita ad Archimede che sembra l'abbia proferita quando, entrando in una vasca da bagno e notando che il livello dell'acqua era salito, capì che il volume di acqua spostata doveva essere uguale al volume della parte del suo corpo immerso.
Si racconta inoltre che il desiderio di condividere questa scoperta fu talmente grande che egli si mise a correre nudo per le vie di Siracusa.

"Eureka" è un’esclamazione utilizzata semplicemente per esprimere la gioia, la soddisfazione, il trionfo e l’eccitazione per qualche scoperta fatta. 
L'espressione venne scelta come motto nazionale dalla California per riferirsi alla scoperta di un giacimento d'oro vicino a Sutter's Mill nel 1848. 

Ci si rallegra della scoperta del regno di Dio come chi ha trovato un tesoro che era nascosto, e può dire liberamente: “Eureka!”

Chi ha un rapporto con Gesù Cristo (1 Pietro 1:8-9; Giovanni 15:7-11; Ebrei 12:22-24; Apocalisse 19:7), chi ha sperimentato la conversione, gioisce (Atti 16:33-34; 8:38-39; Romani 5:11).

Abbiamo molti motivi per gioire!
Possiamo fare alcuni esempi, il regno dei Cieli è un tesoro perché il credente rigenerato dallo Spirito Santo (Tito 3:5-6) è riconciliato, in pace con Dio (Romani 5:1-2, 9-11), ha la vita eterna (Giovanni 3:16,36) e il Re è presente nel proprio cuore (1 Corinzi 3:16).

“La gioia è la bandiera che sventola dalla cittadella del cuore, quando il Re è in residenza” (Anonimo). 

Il mondo non ha niente di paragonabile da offrire, la gioia che dà è effimera, di breve durata e non dà la gioia che Dio! 
Anzi i piaceri del peccato di questo mondo portano più dolore che piacere, sono solo l'esca del diavolo per il dolore eterno (per esempio Luca 16:19-31).

Il Salmista dice di Dio: " Ci sono gioie a sazietà in tua presenza, alla tua destra vi son delizie in eterno” (Salmo 16:11). 

In Romani 14:17 è scritto: "Perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo". (Luca 2:10-11; Galati 5:22;1 Pietro 1:8). 

La gioia nel Signore deve essere piena e non a metà!
Non molto tempo fa apparve sui giornali la storia di un ragazzino che venne a contatto con un filo elettrico aperto e incustodito, quel filo gli ha toccato un lato del viso, che è stato bruciato e paralizzato.
In tribunale l'avvocato del ragazzo ha chiesto al ragazzino di girarsi verso la giuria e di sorridere. Ha provato, ma un lato del suo viso sorrise, e l’altro lato paralizzato no. 
La giuria ha assegnato al ragazzo ventimila dollari. Questo è stato certificato come il valore legale di un sorriso.

Pensando alla grazia di Dio e a tutte le benedizioni che abbiamo in Cristo Gesù, non possiamo gioire a metà! (Giovanni 15:11; 16:24)

Ma attenzione questa gioia non deve essere confusa con la frivolezza, la gioia va con il tremore (Salmo 2:11). 
Vance Havner dice: “La gioia del Signore non deve essere confusa con la leggerezza religiosa che non ha radici o profondità”. 

C’è da dire anche un’altra verità: purtroppo, a volte non viviamo questa gioia, o per il peccato, o forse perché siamo un po’ egoisti e vorremmo avere tutto a modo nostro, o forse perché ci siamo abituati alla meravigliosa posizione in cui ci troviamo in Cristo! 

L’uomo, per la gioia che ha di quel tesoro, va e vende ciò che ha e compra quel campo, in questo vediamo:
III LA RISOLUZIONE DELLA PERSONA CHE HA TROVATO IL TESORO.
Dopo la scoperta del tesoro e dopo averlo nascosto, l'uomo va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo.

In primo luogo vediamo:
A) Il prezzo che l’uomo ha pagato per quel tesoro.
"Va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo". 
L’uomo è disposto a tutto per avere quel campo dove ha nascosto il tesoro.
Molto probabilmente il campo era molto costoso. 

Il mondo non stima il regno di Dio come qualcosa di valore, così pensano che quegli uomini che rinunciano ai piaceri di questo mondo e del peccato, per amore del Regno di Dio sono stupidi e ridicoli. 

Mentre la Bibbia dice che non è così, anzi ci fa capire il contrario: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui.  Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.  E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:15-17).

Per che cosa stai sacrificando la tua vita? Per che cosa stai spendendo i tuoi soldi, il tuo tempo e le tue energie?
Se è per le cose terrene sappi che queste passeranno via! 
E non solo non ti danno la vita eterna che si trova solo in Gesù Cristo (Giovanni 3:16).

B) Il punto della parabola.
Come il tesoro, il regno ha grande valore e colui che lo trova lo mette al primo posto, gli dà la priorità come la parabola del mercante delle perle (Matteo 13:46). 

Gesù mette l'enfasi che l’uomo vende tutto quello che ha e compra quel campo indicando così il valore di quel tesoro sopra ogni cosa, sopra tutto quello che ha. 

Il punto della parabola è la disponibilità a sacrificare tutto quello che si ha per avere il tesoro. 
L'enorme ricchezza del Regno di Dio, per il quale si sacrifica tutto quello che si ha per averlo, non è un sacrificio troppo grande, un prezzo alto da pagare.

Il punto quindi è che il regno di Dio ha un valore assoluto, incalcolabile che supera tutto, che oltrepassa ogni altro bene al punto di cedere tutto per averlo! 
Ma molti non vogliono rinunciare a ciò che hanno per il regno dei Cieli!

Non c’è niente di più importante del regno dei Cieli. 
Questo è un invito al discepolato radicale alla luce del valore schiacciante del regno. 
Il regno dei cieli è un valore infinitamente superiore al costo del discepolato e coloro che ne sono consapevoli abbandonano con gioia tutto il resto per averlo! (Matteo 8:18-22; 10:39; Marco 8:34-38; Luca 14:25-33; Filippesi 3:7-11). 
Il contrasto sarà tristemente visualizzato nel giovane ricco, che non abbandonerà tutto ciò che aveva per seguire Gesù (Matteo 19:16-22). 

Come il mercante delle perle, l’uomo che trova il tesoro, è convinto di aver trovato una cosa di gran valore per cui vale la pena rinunciare a tutto. 
Questa è la vera fede, la vera consacrazione. 
Questa è l'impronta di un'autentica opera dello Spirito Santo. 

Ma attenzione! Gesù non vuole dire che il regno di Dio si acquista, noi siamo salvati per il Suo sacrificio (1 Pietro 1:18-19) e non per le nostre opere, il regno di Dio è a nostra disposizione solo per grazia mediante la fede (Efesini 2:8-10).
Piuttosto il significato è che le questioni che riguardano il regno sono estremamente preziose e dovremmo essere disposti a sacrificare tutto pur di averlo. 

Chi ha una vera fede metterà Gesù sopra ogni cosa sottomettendosi con gioia. 
Il regno di Dio va prima di ogni cosa (Matteo 6:33), perciò il discepolo di Gesù risponde al regno con una dedizione totale senza riserve! 

“La consacrazione è la risoluzione che non ha paura del sacrificio” (Anonimo). 
Quando si predica che basta semplicemente una preghiera per essere automaticamente salvati dall'inferno a prescindere dal fatto che si possa continuare a vivere veramente consacrati a Gesù, noi predichiamo un messaggio diverso da ciò che insegna la Bibbia!!!

CONCLUSIONE.
Noi impariamo tanto da questa parabola.

Prima di tutto:
1. Il Regno di Dio è nascosto, ma è di grande valore.
Il regno è nascosto in questo mondo, noto solo a coloro che ne fanno parte. Eppure è il bene più prezioso.  

Cristo ha manifestato il regno di Dio, ma la stragrande maggioranza delle persone non lo riconosce e non lo accetta. 
Chi riconosce il valore del regno di Dio, lo mette al primo posto, è disposto a rinunciare a tutto pur di averlo.

2. Il regno di Dio è qualcosa in cui ci si può imbattere.
Questa è l'esperienza di molti che hanno conosciuto Gesù Cristo.
In Romani 9:30 riguardo i credenti di origine Gentile dice che non ricercavano la giustizia, hanno conseguito la giustizia che deriva dalla fede.

Citando Isaia 65:1 in Romani 10:20 afferma: “Isaia poi osa affermare: ‘Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano; mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me’”.

Alcune persone non erano particolarmente ansiose di trovare Cristo, non erano nemmeno molto interessate alla religione. Stavano andando per la loro strada quando improvvisamente s’imbattono in una cosa inaspettata: il Vangelo, o il regno di Dio. 
Non avevano mai veramente sentito prima il vero Vangelo, era qualcosa che non avevano mai cercato prima.
Dio li ha preparati e si manifesta a loro con un opuscolo trovato per terra che parla del Vangelo, o una predicazione sentita in radio, o una persona incontrata in treno che gli parla di Gesù Cristo!
Per grazia di Dio hanno capito che il regno di Dio è un tesoro prezioso, molto più grande di qualsiasi altra cosa.
Così queste persone, per grazia di Dio, si considerano peccatori bisognosi di un Salvatore: Gesù Cristo!

3.C’è gioia quando si scopre il regno di Dio.
Arland J.Hultgren scrive: “ La gioia è un’emozione che non si può ottenere con programmi, metodi o impegno; è indotta da fattori esterni. A differenza della felicità, di cui ognuno è alla ricerca, la gioia può essere presente nella vita di un individuo anche in momenti di sconforto (Ebrei 12:2) e in periodi in cui la fede è seriamente messa alla prova (Giacomo 1:2). Ci si rallegra della scoperta del regno al pari di un ritrovamento di un tesoro nascosto; ciò è da attribuire alla grazia divina che brilla nella persona e nel messaggio di Gesù”.

Infine, il cuore della parabola è:
4.Il discepolo di Gesù risponde al regno con dedizione che lo porta a rinunciare senza riserve a tutto per il regno di Dio.
vale rinunciare a tutto ciò che una persona ha per esserne partecipi (v. 44).

Il punto della parabola è la disponibilità a sacrificare tutto quello che si ha per avere il tesoro: il regno dei Cieli.

Il senso è che il regno di Dio è così prezioso che vale la pena sacrificare ogni cosa pur di averlo.

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