Luca 4:22: La reazione scioccante Luca 4:22: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?’” Avete mai sperimentato quel momento in cui le parole di qualcuno vi hanno lasciato senza fiato, quando qualcosa di familiare si rivela improvvisamente straordinario? Oggi esploreremo insieme un episodio cruciale nella vita di Gesù, quando tornò nella sua città natale di Nazaret e parlò nella sinagoga. Un momento di rivelazione che ci mostra come la grazia divina possa manifestarsi nell’ordinario, sfidando le nostre aspettative e categorie. Le reazioni dell’uditorio nella sinagoga di Nazaret rispecchiano spesso il nostro stesso cammino spirituale: dall’iniziale meraviglia al possibile rifiuto. Ci troviamo anche noi, a volte, a limitare Dio con le nostre aspettative? A ridurre la potenza della Sua Parola perché proviene da fonti che riteniamo troppo familiar...
Giobbe 19:26-27: La certezza di vedere Dio dopo la morte.
“E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno i miei occhi, non quelli d'un altro ”.
Giobbe era sicuro dell’esistenza di Dio e della vita dopo la morte! Nonostante la sofferenza, per fede ha una prospettiva certa per il futuro. Giobbe non ha sempre parlato in questo modo. La sofferenza l’ha quasi sopraffatto, vedeva solo morte e tenebre. Ma ora le nubi del dubbio e dello sconforto si sono dissolte e Giobbe ha una certezza: un giorno vedrà Dio. Nessuna circostanza, non importa quanto male provasse, non avrebbe intaccato questa certezza!
Giobbe dice dopo la mia pelle. Il senso è dopo che la sua pelle sarà scorticata, consumata dalla malattia, dalle piaghe (aveva un’ulcera maligna su tutto il corpo, Giobbe 2:7; 7:5; 30:30), o il senso può essere la pelle consumata dai vermi nella tomba (Giobbe 17:14; 24:20) e quindi senza il suo corpo, senza la carne vedrà Dio.
Quando il credente muore va alla presenza di Dio. Quando Gesù morì, c’erano due ladroni con lui: uno riconosceva che quella pena era giusta per loro, ma non per Gesù e disse a Gesù Luca 23:42-43: “… ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!’Gesù gli disse: ‘Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso’”. Il corpo quando muore rimane nella tomba, ma l’anima va in cielo in attesa della resurrezione (2 Corinzi 5:6-9; Filippesi 1:23-24).
Noi vediamo che Giobbe ha la certezza che contemplerà Dio.
La parola “contempleranno” (rā˒āh) nell’Antico Testamento è usata con vari significati: per vedere in modo che si può imparare a conoscere un'altra persona (Deuteronomio 33:9); per prestare attenzione (Geremia 2:31); trovare piacere in una situazione (Salmi 22:17; 59:10).
Sicuramente “contempleranno” è trovare piacere di stare alla presenza di Dio e imparare a conoscerlo! Nell’Antico Testamento vedere il volto, vale a dire: essere ammesso a vedere Dio, era un privilegio (Esodo 24:10; 33:20), ed era anche pericoloso per la vita (Genesi 16:11; 32:30; Giudici 13:22; Isaia 6:5).
Noi, i figli di Dio, lo vedremo senza pericolo di morire! Gesù in Matteo 5:8: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Così in 1 Giovanni 3:2 leggiamo: “Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è”. (Salmi 11:7; 17:15; Isaia 33:17; 1 Corinzi 13:12; Apocalisse 22:1-4).
Noi vediamo che la contemplazione di Giobbe è personale.
“Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno i miei occhi, non quelli d'un altro”.
Giobbe per fede è consapevole che lui personalmente e non con gli occhi di un altro contemplerà Dio.
Che meraviglia il vero credente, potrà contemplare Dio e avere così un’esperienza personale diretta e non per sentito dire da un altro! Questo è solo possibile per il sacrificio e la mediazione di Gesù (Romani 8:32-34; 1 Timoteo 2:5-6), solo possibile per chi ha fiducia in Lui (Giovanni 3:16), per chi si pente dei propri peccati (Atti 3:19).