Luca 4:22: La reazione scioccante Luca 4:22: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?’” Avete mai sperimentato quel momento in cui le parole di qualcuno vi hanno lasciato senza fiato, quando qualcosa di familiare si rivela improvvisamente straordinario? Oggi esploreremo insieme un episodio cruciale nella vita di Gesù, quando tornò nella sua città natale di Nazaret e parlò nella sinagoga. Un momento di rivelazione che ci mostra come la grazia divina possa manifestarsi nell’ordinario, sfidando le nostre aspettative e categorie. Le reazioni dell’uditorio nella sinagoga di Nazaret rispecchiano spesso il nostro stesso cammino spirituale: dall’iniziale meraviglia al possibile rifiuto. Ci troviamo anche noi, a volte, a limitare Dio con le nostre aspettative? A ridurre la potenza della Sua Parola perché proviene da fonti che riteniamo troppo familiar...
1 Corinzi 6:20: Dio ha redento i credenti.
“Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”.
Paolo precedentemente aveva parlato di astenersi dalla fornicazione; chi si unisce a una prostituta è un solo corpo con lei e un cristiano non può farlo perché è unito al Signore (v.15), ed è anche il tempio dello Spirito Santo (v.19), questo gli ricorda l'autorità di Dio sulla sua vita (cfr. 1 Tessalonicesi 4:8). Pertanto, il credente non deve considerarsi indipendente e appartenente a se stesso. Paolo, nel v.20 spiega la ragione fondamentale per cui un vero cristiano non è padrone di se stesso: è stato comprato a caro prezzo, e di conseguenza il Signore ha pieni diritti di proprietà. “Siete stati comprati” (ēgorasthēte) indica la redenzione, significa “acquistare al mercato “, “essere tirato fuori dal forum”, cioè dal mercato degli schiavi (agorázō; 1 Corinzi 7:23, Apocalisse 5:9, ecc.). L’immagine, dunque, deriva dalla vendita all'asta degli schiavi.
L'immagine dello schiavo acquistato, in primo luogo, sottolinea e rafforza il punto che i cristiani appartengono a un nuovo padrone al quale devono rendere conto di tutto. L'immagine non è solo di uno schiavo liberato da una schiavitù pagando un prezzo, un riscatto, ma di essere trasferito da un proprietario all'altro. In precedenza i Corinzi, (quindi tutti i credenti), erano schiavi del peccato; ora in Cristo sono schiavi di Dio per fare la sua volontà (Giovanni 8:34; Romani 6:16-23; 7:6,23). Così l’immagine della redenzione non è solo un movimento dalla schiavitù alla libertà, ma da un livello inferiore, o cattivo di schiavitù (schiavo del peccato) a un livello superiore, o buono di schiavitù (schiavo di Dio). Nell’Antico Testamento vediamo che Dio è Colui che libera dalla schiavitù come per esempio dal faraone, dall’Egitto (Esodo 6:6; Deuteronomio 7:8;2 Samuele 7:23; Isaia 43:1).
Dio ha acquistato la chiesa a caro prezzo! (cfr. Atti 20:28), quindi il cristiano è di Sua proprietà!
Benché l’enfasi è sulla liberazione e non sul mezzo, l'immagine sottolinea, in secondo luogo, un atto costoso da parte del nuovo proprietario che rende il credente legittimamente e contrattualmente interamente Suo. Paolo non menziona né l’occasione e nemmeno il prezzo, ma è chiaro che il riferimento è a Gesù che sulla croce ha offerto se stesso affinché i peccatori potessero essere redenti (1 Pietro 1:18-19; Apocalisse 5:9). Il cristiano comprato a caro prezzo è chiamato a glorificare Dio nel proprio corpo. “Glorificate” (doxate-aoristo attivo imperativo) è un comando! Paolo non vuole che questa esortazione sia presa alla leggera, o che sia in qualche modo ritardata, ma che venga messa in pratica subito, vi è un’urgenza! “Glorificate Dio” significa onorarlo e comportarsi in modo tale che gli altri lo onoreranno (cfr. Matteo 5:16; 1 Pietro 2:12). Il corpo è la sfera, o il mezzo all'interno del quale, il cristiano glorifica Dio. Le persone osservando come il cristiano usa il corpo, vedranno che è il tempio dello Spirito Santo e che quindi appartiene a Dio!Quindi, come cristiani cercheremo di usare il nostro corpo non per atti peccaminosi, ma per fare la volontà di Dio.