Luca 4:22: La reazione scioccante Luca 4:22: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?’” Avete mai sperimentato quel momento in cui le parole di qualcuno vi hanno lasciato senza fiato, quando qualcosa di familiare si rivela improvvisamente straordinario? Oggi esploreremo insieme un episodio cruciale nella vita di Gesù, quando tornò nella sua città natale di Nazaret e parlò nella sinagoga. Un momento di rivelazione che ci mostra come la grazia divina possa manifestarsi nell’ordinario, sfidando le nostre aspettative e categorie. Le reazioni dell’uditorio nella sinagoga di Nazaret rispecchiano spesso il nostro stesso cammino spirituale: dall’iniziale meraviglia al possibile rifiuto. Ci troviamo anche noi, a volte, a limitare Dio con le nostre aspettative? A ridurre la potenza della Sua Parola perché proviene da fonti che riteniamo troppo familiar...
1 Corinzi 13:4: Ciò che l’amore è.
“L'amore è paziente, è benevolo”.
Il contesto di questi versetti ci dice che senza amore i nostri doni spirituali e le nostre azioni non hanno valore!
Oggi l'amore è un termine vago e usato male. L'amore è una questione di comportamento, non solo sentimento, o sensazione.
Paolo descrive l’amore iniziando con una doppia descrizione dell’amore di Dio, che per mezzo di Cristo si è mostrato paziente e benevolo nei confronti di coloro che meritano, invece il giudizio divino.
L'implicazione ovvia è: questo amore, l’amore di Dio deve caratterizzare il suo popolo, l’amore gli uni verso gli altri.
L’amore è paziente.
La pazienza è uno degli attributi di Dio (per esempio Esodo 34:6; Numeri 14:18; Neemia 9:17; Salmo 86:15; 103:8; 145:8; Gioele 2:13; Giona 4:2; Naum 1:3; Romani 2:4; 9:22). “Paziente” (makrotumei) indica un’infinita capacità di sopportazione, di autocontrollo, quindi chi ama non s’infastidisce facilmente e non cerca vendetta (cfr. Matteo 18:26-29), sopporta le provocazioni senza lamentarsi, quindi è tollerante. Nei nostri rapporti con gli altri, quando sono difficili, scortesi e ci danneggiano, noi dobbiamo esercitare la stessa pazienza che Dio esercita con noi. Questa pazienza non è segno di debolezza, ma segno di forza, non è disfattismo, è seguire il modello di amore divino.
L’amore è benevolo.
Anche benevolo, o bontà, o buono è un attributo di Dio (Salmo 25:6-7; 31:21; 34:8; 86: 5; 100:5; Geremia 33:11; cfr. Romani 2:4; 11:22; Tito 3:4).
“Benevolo” (chrēsteuetai) suggerisce la calda, generosa accoglienza che il cristiano dà sempre ai suoi fratelli, che fa del suo meglio per essere premuroso, gentile, disponibile e generoso. La benevolenza è la buona volontà attiva, non è solo il pensiero di essere generoso, significa essere generoso; non pensa solo al benessere degli altri, ma lavora concretamente per questo scopo. Quando Gesù comandò ai Suoi discepoli di amare i loro nemici, non ha semplicemente detto di avere un sentimento benevolo su di loro, ma di essere benevoli con loro. In Matteo 5:38-40 Gesù dice: “Voi avete udito che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello”.
La benevolenza riconosce che ognuno porta un carico pesante, quindi il benevolo è una persona che è felice di incontrare il suo prossimo e di offrirgli il suo aiuto, il dargli qualcosa che gli è utile, il benevolo si dona in servizio agli altri. Si riferisce a una reazione di bontà anche nei riguardi di coloro che lo trattano male. La benevolenza lavora per placare e spegnere gli “incendi” comunitari nati dalla rabbia degli altri non solo sopportando nobilmente, ma anche calmare e confortare.
L'amore risponde agli altri con lo stesso cuore tenero e perdono che Dio ha mostrato a noi in Cristo (Efesini 4:32).
Quindi l’amore è più di un semplice sentimento, chi ama è paziente e s’impegna ad agire benevolmente verso anche coloro che lo hanno ferito, o maltrattato.