Luca 4:22: La reazione scioccante Luca 4:22: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?’” Avete mai sperimentato quel momento in cui le parole di qualcuno vi hanno lasciato senza fiato, quando qualcosa di familiare si rivela improvvisamente straordinario? Oggi esploreremo insieme un episodio cruciale nella vita di Gesù, quando tornò nella sua città natale di Nazaret e parlò nella sinagoga. Un momento di rivelazione che ci mostra come la grazia divina possa manifestarsi nell’ordinario, sfidando le nostre aspettative e categorie. Le reazioni dell’uditorio nella sinagoga di Nazaret rispecchiano spesso il nostro stesso cammino spirituale: dall’iniziale meraviglia al possibile rifiuto. Ci troviamo anche noi, a volte, a limitare Dio con le nostre aspettative? A ridurre la potenza della Sua Parola perché proviene da fonti che riteniamo troppo familiar...
Giosuè 1:7: La via della vittoria.
“Solo sii molto forte e coraggioso; abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data; non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai”.
Quando Israele invase Canaan intorno al 1400 a.C., la terra era popolata da diverse popolazioni organizzate in città-stato relativamente piccole, ma protette da mura massicce. Queste popolazioni erano abituate alla guerra, erano ben organizzate e alcune avevano anche i carri da guerra, i carri armati del mondo antico. Sebbene le città-stato fossero indipendenti, e spesso erano in guerra l'una contro l'altra, si unirono per resistere al loro comune nemico: gli israeliti. Ed è per questo che il Signore incoraggia Giosuè, il successore di Mosè. Giosuè aveva già guidato l’esercito d’Israele sotto Mosè (Esodo 17:9-13), era una delle spie inviate da Mosè, quarant’anni prima, a perlustrare Canaan (Numeri 13).
Il Signore incoraggiò Giosuè dicendogli che conquisteranno il terreno che i loro piedi calcheranno; nessuno potrà resistere a Giosuè, perché il Signore sarà con lui come lo era stato con Mosè (vv.1-6). Queste parole devono aver portato grande sicurezza e motivazioni: sapere che Dio era con loro, ha dato a Giosuè e agli israeliti il coraggio di cui avevano bisogno per andare avanti a conquistare la terra promessa. Ma la cosa che doveva fare Giosuè per prosperare (sākhal- cfr. per esempio Deuteronomio 29:8; 1 Samuele 18:5,14,15, 30), cioè per avere successo, era di essere molto forte e coraggioso, avere cura di mettere in pratica tutta la legge di Mosè, cioè l’insegnamento di Dio, senza sviarsene né a destra e né a sinistra. Questo ci dice che Giosuè, e quindi tutti i credenti, devono obbedire scrupolosamente alla parola Dio! Quindi colpisce il fatto che le istruzioni di Dio a Giosuè non riguardino questioni militari per conquistare Canaan, ma le chiavi del suo successo erano spirituali, legate al grado della sua obbedienza a Dio. “Sii molto forte e coraggioso”, è un'esortazione forte, si riferisce alla forza di carattere nell’obbedire fedelmente alla Parola di Dio piuttosto che per vincere battaglie militari. Non è facile rimanere fedeli quando siamo sotto pressione! Occorre forza e coraggio, soprattutto ai nostri giorni in un contesto filosofico relativista. Com’è stato con Giosuè, Dio è anche con noi oggi (Matteo 28:18-20; Giovanni 14:8; 2 Timoteo 4:16-17), questa è la chiave per le nostre vittorie spirituali, ma non c’è vittoria senza obbedienza alla parola di Dio. Ciò che Dio ha voluto farci sapere attraverso la Bibbia, non è solo per conoscere, ma anche per obbedire. La Bibbia deve essere al centro della nostra vita, deve essere il fattore dominante del nostro comportamento. Non deve essere la nostra esperienza, o cultura o tradizioni, opinioni, e così via, la regola del nostro comportamento, ma parola di Dio. La vita nel regno di Dio non è e non deve essere vissuta al di fuori dalla parola di Dio. Una vita gradita a Dio non nasce da esperienze mistiche, o dall’emotività, ma viene dall’insegnamento di Dio e dall'obbedienza ad esso. Se pensiamo di essere veri cristiani ma non mettiamo in pratica la parola di Dio, ci stiamo illudendo di esserlo! La nostra fede è falsa (Matteo 7:21-23; Giacomo 1:22-25).