Luca 4:22: La reazione scioccante Luca 4:22: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?’” Avete mai sperimentato quel momento in cui le parole di qualcuno vi hanno lasciato senza fiato, quando qualcosa di familiare si rivela improvvisamente straordinario? Oggi esploreremo insieme un episodio cruciale nella vita di Gesù, quando tornò nella sua città natale di Nazaret e parlò nella sinagoga. Un momento di rivelazione che ci mostra come la grazia divina possa manifestarsi nell’ordinario, sfidando le nostre aspettative e categorie. Le reazioni dell’uditorio nella sinagoga di Nazaret rispecchiano spesso il nostro stesso cammino spirituale: dall’iniziale meraviglia al possibile rifiuto. Ci troviamo anche noi, a volte, a limitare Dio con le nostre aspettative? A ridurre la potenza della Sua Parola perché proviene da fonti che riteniamo troppo familiar...
Isaia 64:6: La condizione dell’umanità.
“Tutti quanti siamo diventati come l'uomo impuro, tutta la nostra giustizia come un abito sporco; tutti quanti appassiamo come foglie e la nostra iniquità ci porta via come il vento”.
Il contesto di questo versetto parla di una preghiera rivolta al Signore che mostri la Sua potenza, come nel passato, contro i nemici, ma nel presente Dio ha nascosto la sua faccia al Suo popolo e lo ha abbandonato alle sue iniquità. In questa confessione, è messo in evidenza il peccato persistente del popolo e la sua incapacità di fare qualcosa a riguardo; noi vediamo l'onesta ammissione del peccato che ha contagiato tutta la comunità. In questo versetto vediamo due aspetti: la condizione di peccato del popolo e la conseguenza del suo peccato.
Nella condizione di peccato, le parole ci riportano al libro del Levitico nei capitoli 11-15, dove Mosè, dopo aver parlato del "Manuale del sacrificio" (capitoli 1-10), parla delle leggi di ciò che è puro e impuro. Il popolo che è diventato come l’uomo impuro, ricorda il grido del lebbroso (Levitico 13:44-46). “Impuro” parla di mancanza di idoneità per la comunione con Dio e di estraneità del popolo dal Signore; l’impuro è inadatto all'adorazione nel tempio (cfr. Isaia 6:5; 35:8; 52:1; 61:10). “L’abito sporco” si riferisce alle vesti sporche dal sangue delle mestruazioni, queste perdite erano considerate impure (Levitico 15:19-33).
La giustizia indica rettitudine, condotta irreprensibile e integrità, descrive le azioni giuste e i giusti atteggiamenti come previsti da Dio, secondo i Suoi standard. Il peccato aveva così pervaso le loro vite, che persino ciò che la maggior parte delle persone, considererebbero come azioni virtuose (cfr. Luca 16:14-15), erano in realtà più simili a sudici stracci sporchi di sangue! Troppo spesso il peccato è considerato una cosa da niente che trascuriamo, o giustifichiamo, ma per Dio è una faccenda seria (Proverbi 15:9; Abacuc 1:13; Romani 6:23); il peccato è sudicio e ripugnante come una stoffa mestruata! Il peccato è un atto oscuro e distruttivo che rende una persona nemica di Dio (cfr. Romani 5:1-11; 2 Corinzi 5:18-21), pertanto dovremmo confessarlo (1 Giovanni 1:8-10) come la persona in questo capitolo. Questa immagine, molto forte, è in netto contrasto con gli abiti di salvezza e giustizia che i credenti indosseranno nel futuro regno di Dio (Isaia 61:10); noi vediamo che il cristiano è giustificato in Cristo, pertanto è importante credere in Lui (Romani 3:23-26).
Nella conseguenza del peccato il profeta descrive la sua forza distruttiva. “ Tutti quanti appassiamo come foglie” si riferisce al fatto che il peccato produce decadimento e morte. “E la nostra iniquità ci porta via come il vento” si riferisce al fatto che tutta la vita svanisce impotente al peccato. Proprio come la foglia morta è impotente dinanzi al vento, così lo spirito umano è prigioniero dei suoi peccati e sballottato da essi, i peccati ci definiscono e determinano le direzioni che prendono le nostre vite. Ma il senso potrebbe anche essere del giudizio di Dio (Isaia 1:30; 28:1, 4; 40:7); Dio abbandona al suo destino, lascia che i peccatori impenitenti siano consumati dai loro peccati (Isaia 64:7; Romani 1:18-32). Noi dobbiamo pensare che tutta l’umanità è sottoposta al peccato, tutti siamo peccatori (Romani 3:9-12,23; 1 Giovanni 1:8-10), la conseguenza del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Gesù Cristo (Romani 6:23).