Luca 4:22: La reazione scioccante Luca 4:22: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?’” Avete mai sperimentato quel momento in cui le parole di qualcuno vi hanno lasciato senza fiato, quando qualcosa di familiare si rivela improvvisamente straordinario? Oggi esploreremo insieme un episodio cruciale nella vita di Gesù, quando tornò nella sua città natale di Nazaret e parlò nella sinagoga. Un momento di rivelazione che ci mostra come la grazia divina possa manifestarsi nell’ordinario, sfidando le nostre aspettative e categorie. Le reazioni dell’uditorio nella sinagoga di Nazaret rispecchiano spesso il nostro stesso cammino spirituale: dall’iniziale meraviglia al possibile rifiuto. Ci troviamo anche noi, a volte, a limitare Dio con le nostre aspettative? A ridurre la potenza della Sua Parola perché proviene da fonti che riteniamo troppo familiar...
Salmo 42:1: La sete di Dio.
“Come la cerva desidera i corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio”.
Molti cristiani soffrono di depressione spirituale, come lo sono stati anche molti fedeli nella storia. Il salmista, descrive la situazione, probabilmente la sua, con una similitudine tratta dalla natura, per trasmettere con forza la sua sete di Dio. Il salmista si paragona a un cervo assetato in un posto arido che desidera i corsi d’acqua. Come un animale assetato in un luogo arido, il salmista, il desiderio di stare alla presenza di Dio nel tempio, da cui è lontano (vv.3-4,6). È il lamento di un fedele che si trova nel nord d’Israele, che desidera tornare alla casa di Dio, manifestando il suo desiderio con una fede risoluta e speranza in Dio stesso.
Così la motivazione e il significato della sete di Dio è da ricercare nel v.3 (anche v.10), dove leggiamo di gente che lo schernisce dicendogli: “Dov’è il tuo Dio?”, nel senso che lo ha dimenticato, e nel v.9, dove troviamo scritto che l’autore dice che Dio lo ha dimenticato e questo nella sostanza indica che è oppresso dal nemico, probabilmente è in esilio, comunque lontano forzatamente da Gerusalemme e dal culto nel tempio (vv.9-10). Il disprezzo e l’oppressione dei suoi nemici non fanno altro che mettere alla luce la sua situazione difficile. Non è difficile, anche per noi oggi, essere depressi come questo fedele e questo per varie ragioni: la perdita di una lavoro, una malattia, quindi l’assenza di significato nella vita, e così via. Ora una delle cause, se non la causa di una depressione, è non avere risposte alle preghiere, che non interviene per cambiare le circostanze, sentiamo che Dio ci ha dimenticati perché le cose non cambiano; a questo si aggiunge anche l’indifferenza, o il disprezzo, o il giudizio delle persone che ci sono vicine. È una condizione che è stata chiamata "la notte oscura dell'anima". Una condizione di scoraggiamento e di tristezza, senza forze e motivazioni! Esiste un rimedio? Nel Salmo 42 leggiamo che comunque il salmista si concentra su Dio e incoraggia la propria anima a sperare in Dio il Salvatore e Dio personale con la fiducia che lo celebrerà ancora (Salmo 42:5,11). “Il segreto della vita spirituale consiste nel saper prendere in mano la propria situazione, nel saper parlare a se stessi, nel sapere interrogarsi. Dovete imparare a dire alla vostra anima: ‘ Perché sei abbattuta? Da dove vengono tutti questi lamenti? Invece di lasciarvi affondare nella depressione, affrontate il vostro ‘io’, sgridatelo, giudicatelo, esortatelo, e ditegli: ‘Spera in Dio!’ E quindi andate avanti ricordando a voi stessi chi è Dio, che cosa ha fatto per voi, quail sono le Sue promesse, quali le sue opera presenti e passate! E infine, sull’onda di questa visione, concludete accettando la sfida di fronte a voi stessi, di fronte a Satana e al mondo intero. Dichiarate insieme con il salmista: ‘ Io lo celebrerò ancora: Egli è il mio Salvatore e il mio Dio ” (Martyn Lloyd Jones).