Luca 4:22: La reazione scioccante Luca 4:22: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: ‘Non è costui il figlio di Giuseppe?’” Avete mai sperimentato quel momento in cui le parole di qualcuno vi hanno lasciato senza fiato, quando qualcosa di familiare si rivela improvvisamente straordinario? Oggi esploreremo insieme un episodio cruciale nella vita di Gesù, quando tornò nella sua città natale di Nazaret e parlò nella sinagoga. Un momento di rivelazione che ci mostra come la grazia divina possa manifestarsi nell’ordinario, sfidando le nostre aspettative e categorie. Le reazioni dell’uditorio nella sinagoga di Nazaret rispecchiano spesso il nostro stesso cammino spirituale: dall’iniziale meraviglia al possibile rifiuto. Ci troviamo anche noi, a volte, a limitare Dio con le nostre aspettative? A ridurre la potenza della Sua Parola perché proviene da fonti che riteniamo troppo familiar...
Matteo 1:11: La severità dei Dio.
“Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia”.
In Romani 11:22 leggiamo: “Considera dunque la bontà e la severità di Dio…..”
Come Dio è buono, è anche severo. Nella Scrittura troviamo che Dio è buono, lento all’ira, ma nello stesso tempo è severo: Dio è fermo nel Suo carattere Santo e Giusto, perciò non è indifferente al peccato! Nella genealogia di Matteo vediamo la severità di Dio con la deportazione del popolo giudaico a Babilonia per opera dei babilonesi.
Prima di tutto vediamo l’aspetto storico della deportazione.
La deportazione in Babilonia fu predetta più volte dai profeti (Isaia 6:11-12; Michea 4:10). Nel 605 a.C. Nabucodonosor s'impadronì di Gerusalemme e portò via i vasi del tempio e i giovani di sangue reale (2 Cronache 36:2-7; Daniele 1:1-3). Nel 598 a.C. Nabucodonosor deportò Ioiachin (Ieoconia) la madre, le mogli, i suoi eunuchi, i notabili del paese, tutti i capi, tutti gli uomini valorosi adatta alla guerra, in numero di diecimila, tutti i falegnami e i fabbri; non vi rimase che la parte più povera della popolazione (2 Re 24:14-16). Pensate al dolore della gente che veniva strappata dalle loro case (Salmi 137), ma anche il dolore dei più poveri che rimanevano; in Lamentazioni 1:11-12 è scritto che non c’era da mangiare, tanto che molti bambini morivano per la carestia (Lamentazioni 4:4-5; 2 Re 25:3).
Nel 587 a.C. i Babilonesi incendiarono il tempio, distrussero le case, portarono via altri del popolo (2 Re 25:2-21) e nel 582 a.C deportarono altri Giudei (Geremia 52:30). Finalmente per grazia di Dio ritornano nel 539 a.C. a Gerusalemme, perché l’amore di Dio è eterno (Isaia 54:10; Geremia 31:3), Dio usò il re Ciro per farli ritornare a Gerusalemme, per riportare gli utensili del tempio che i Babilonesi avevano rubato, e ordinò la ricostruzione del tempio (Levitico 26:44; Deuteronomio 30:3; Esdra 1:1-11; Isaia 44:28; Isaia 45:1).
In secondo luogo riflettiamo sull’aspetto teologico della deportazione.
Dio aveva promesso le benedizioni al popolo di Israele, ma secondo il patto mosaico in caso di disubbidienza Dio avrebbe applicato le sanzioni del patto, cioè le maledizioni e quindi il popolo sarebbe stato disperso fra le nazioni (Levitico 26:33; Deuteronomio 28:64; 30:3-4). Quindi i Babilonesi furono uno strumento del giudizio di Dio, giudizio a causa dei peccati d'Israele (Lamentazioni 1:5-8,12-18; 3:4-6,13, 40-42,49; 5:21; 2 Re 23:26-27; 24:3). È chiaro che Dio voleva risparmiare il Suo popolo e la casa del re, ma questi si beffarono, disprezzarono e schernirono i Suoi messaggeri, i profeti (2 Cronache 36:15-17). Non pensare che dove il peccato abbonda, la grazia di Dio sovrabbonda. Benché questa sia una verità biblica (Romani 5:20-21), lo è anche il fatto che Dio non tollera il peccato, Lui è santo (Genesi 6:5; 18:20; 19:23-25; Romani 1:18; Efesini 5:6; Colossesi 3:6; Apocalisse 14:10-19; 15:1-7;16; ecc.).