Fai una donazione per il sito

Cerca nel blog

Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Santificati per mezzo di Cristo Gesù

 Santificati per mezzo di Cristo Gesù

“Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro” (1 Corinzi 1:2). 

Questi versetti fanno parte dell’indirizzo dei saluti della lettera scritta dall’apostolo Paolo (v.1) alla chiesa locale di Corinto; questo versetto descrive la caratteristica di questa chiesa e di tutti i veri cristiani, di tutti quelli che invocano il nome del Signore Gesù Cristo. La chiesa è stata chiamata da Dio (cfr. Romani 8:30; 9:11-12) e appartiene a Dio (cfr. Deuteronomio 7:6; Atti 20:28). La chiesa non è un’organizzazione creata dall'uomo, creata per preservare e diffondere particolari tradizioni religiose, o una società di persone che la pensano allo stesso modo governata da aspirazioni e valori umani; la chiesa (ekklēsía) è una comunità di persone che Dio ha chiamato e salvato da Gesù Cristo, non è pertanto di proprietà di qualche pastore, o persona, gruppo, denominazione, o partito locale, ma è di Dio! Ciò che noi vediamo in questo versetto è la caratteristica di tutti i veri cristiani, cioè sono santificati, il mezzo come lo sono e sono chiamati santi.

La vita eterna è in Cristo Gesù

 La vita eterna è in Cristo Gesù

“Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23).

L’apostolo Paolo, nel capitolo 6 di Romani, sta spiegando che il cristiano in virtù della sua unione spirituale con Gesù Cristo è libero dal peccato e fatto servo di Dio, ha la santificazione e la vita eterna. Al v. 23 l’apostolo aggiunge un chiarimento, spiega la ragione di quanto detto nei vv.21-22 e al tempo stesso fa una conclusione solenne e impressionante di tutto il capitolo. Al v.23 vediamo che “salario” è in contrasto con “dono”, “peccato” con “Dio”, “morte” con “vita eterna”. In questo versetto vediamo tre aspetti che riguardano la morte e la vita eterna. Il primo aspetto è: la conseguenza del peccato è la morte, poi il dono di Dio è la vita eterna, e infine il luogo, o lo strumento mediante il quale abbiamo la vita eterna.

Salmo 14:1-4: L’azione dello stolto

 Salmo 14:1-4: L’azione dello stolto

James Johnston commentando su questi versetti dice: “Nel dicembre 1989 la copertina ‘The Atlantic’ poneva la domanda ‘Possiamo essere buoni senza Dio?’ Il punto di questo articolo è che mentre i cristiani non sono perfetti, l'etica e la moralità che apprezziamo nella civiltà occidentale provengono dalla Bibbia. Man mano che la nostra società diventa secolare, perderemo le basi per etica e moralità. ‘Se il cristianesimo declina e muore nei prossimi decenni, il nostro universo morale e anche l'universo politico relativamente umano che sostiene sarà in pericolo’. Il principio alla base è che il modo in cui ci comportiamo è in definitiva radicato in ciò in cui crediamo su Dio. Senza Dio non c'è nulla che ci possa trattenere dall'immergerci in tutti i tipi di orrori”. 

Nella precedente predicazione abbiamo visto il credo dello stolto, abbiamo visto che lo stolto è senza senno, senza saggezza, è ateo.

Continuiamo la meditazione di questo salmo e quindi dello stolto, che non solo non crede in Dio, ma agisce anche sulla base di questa sua convinzione.

Cominciamo con il vedere:

Salmo 14:1-4: Il credo dello stolto

Salmo 14:1-4: Il credo dello stolto 
Questo salmo è di Davide indirizzato al direttore del coro (v.1).

Dal v. 7, può essere considerato un salmo profetico che si riferisce al ritorno del popolo dall’esilio (cfr. Salmo 126:7); oppure parla in generale dei prigionieri ebrei che ritornano liberi nella loro terra (v.7); oppure l’esilio del v. 7 è figurativo (Giobbe 42:10; Ezechiele 16:53), non si riferisce all’esilio. 

Può anche essere che il salmo sia stato scritto avendo in mente un approccio etico per indicare la malvagità che deriva da una negazione di Dio, e quindi il salmo è una polemica contro l'ateismo. 

L’autore Davide, parla dello stolto, in ebraico (nābāl) che nega l'esistenza di Dio e agisce in modo malvagio. 
Davide aveva affrontato una persona, un certo Nabal che si era comportato irrispettosamente verso di lui e ne subì le conseguenze (1 Samuele 25).

Questo salmo è un lamento sentito per la corruzione morale, o depravazione universale, di coloro che dicono che Dio non esiste, quindi degli atei che divorano il popolo di Dio (vv.1-4). 

Dopo la denuncia profetica dei primi quattro versetti, dai vv.5-6 c’è la certezza che Dio è in mezzo al Suo popolo e questi malvagi sono presi da grande spavento. 

Questi uomini cercano di confondere le speranze del misero perché il Signore è il suo rifugio. 

Il salmo si conclude con la certezza della salvezza di Israele da parte del Signore (v.7).
Dio vincerà completamente i malvagi, una prospettiva che dovrebbe stimolare il desiderio di vedere il regno di Dio stabilito.

Il salmo non si rivolge apertamente a Dio e non contiene alcun appello, sebbene si chiuda con un desiderio.

Questo salmo di lamento e di invettiva profetica, diventa un canto di preghiera e fiducia da cantare in un culto, ma è anche istruttivo, istruisce la comunità di fede sullo stolto e il destino che attende coloro che rifiutano la volontà del Signore. 

È una parola di speranza per i fedeli e insegna che coloro che respingono le vie di Dio alla fine non trionferanno. 

Allora, questo salmo è come una specie di dichiarazione di fede che incoraggia i fedeli a credere che alla fine il Signore salverà il Suo popolo dai malvagi, li libererà dalla malvagità prevalente e dominante.

Oggi mediteremo sul credo dello stolto.

Prima di tutto vediamo:
I LO STOLTO È SENZA SENNO (vv.1-2)
Nel v.1: “Lo stolto ha detto in cuor suo: ‘Non c'è Dio’”. 

Molti pensano che sia irrazionale credere in Dio, invece è da stolti non credergli!

“Stolto” si riferisce a un individuo in generale, o a quelle persone che fanno parte della categoria degli stolti e quindi degli atei.

A) Lo stolto non è una persona saggia
La parola “stolto” (nāḇāl- aggettivo singolare assoluto) indica una persona sciocca, che non ha “sale in zucca”, o una persona a cui manca il buon senso (Giobbe 2:10; Proverbi 17:7,21; 30:22; Isaia 32:5–6; Geremia 17:11).

Non si sta parlando di una persona con una mente limitata, che non è brillante, o che non è ingegnosa, o che non è intelligente, ma di una persona che rifiuta ostinatamente il timore di Dio che è l’inizio della saggezza (Giobbe 28:28; Salmo 111:10; Proverbi 1:7; 9:10).

Essere stolto, allora non significa essere ignoranti, ma indica il non riconoscere Dio nell'obbedienza fiduciosa!

Lo stolto è colui che crede, decide e agisce sulla base di un’ipotesi o ragionamento sbagliato: in questo caso che Dio non esiste e si comporta di conseguenza.
Lo stolto è uno la cui vita è vissuta senza la direzione, o il riconoscimento di Dio.

B) Lo stolto non è sottomesso a Dio
La parola “stolto”, implica una volontaria arroganza morale, sfrontatezza, una perversità aggressiva come il Nabal di 1 Samuele 25:25, e disobbedienza alla legge di Dio (Deuteronomio 32:6,21; Salmo 74:18,22; Ezechiele 13:3). 

Indica una persona che è moralmente e spiritualmente carente come vediamo dal contesto (vv.2-4).

Nel v.2 leggiamo: “Il SIGNORE ha guardato dal cielo i figli degli uomini, per vedere se vi è una persona intelligente, che ricerchi Dio”.

Dio si aspetta dagli uomini che siano saggi nel cercarlo.

Infatti, “persona intelligente”, descrive una persona prudente, una persona che ha saggezza (maśkîl – hiphil participio attivo), una persona che comprende e si comporta di conseguenza, che fa scelte sagge grazie alla corretta comprensione e conoscenza, qualcuno che riconosce la sovranità di Dio e cerca di vivere secondo ciò che vuole Dio, in sottomissione a Dio.

Nel Salmo 2:10-12 leggiamo: “ Ora, o re, siate saggi; lasciatevi correggere, o giudici della terra. Servite il SIGNORE con timore, e gioite con tremore.  Rendete omaggio al figlio, affinché il SIGNORE non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare. Beati tutti quelli che confidano in lui!”  
 
Il saggio serve, adora e confida in Dio; lo stolto ignora completamente Dio.

“Persona intelligente” si riferisce a un processo di pensiero che si traduce in una saggia analisi e nell'uso del buon senso.

Quindi “una persona intelligente” è l'opposto dell'essere uno stolto, suggerisce buon senso morale e spirituale che non è soggettivo, ma in relazione al timore di Dio, sottomesso fiduciosamente alla volontà e verità di Dio.

“Una persona intelligente” è una persona che agisce saggiamente, o si comporta in un modo che dimostri saggezza, o discernimento, o prudenza (Salmo 2:10; 53:3; Amos 5:13; Proverbi 14:35; 15:24; 17:2; 19:14).

II LO STOLTO È SENZA DIO (vv.1,2,4)

Per lo stolto:
A) Dio non esiste (v.1)
Al v.1 leggiamo: “Lo stolto ha detto in cuor suo: ‘Non c'è Dio’”. 

Per lo stolto Dio non c’è! 
Afferma che Dio non esiste! 
Infatti ha detto: “Non c’è” (ʾên -particella di negazione- avverbio), che indica la negazione assoluta di Dio.

Ci troviamo di fronte a un ateo, cioè a una persona senza Dio (dal gr. Átheos), che nega l’esistenza di Dio.

Un ateo prima di essere ateo, è stolto!
Chi dice che Dio non esiste è stolto!

Anche se può essere una persona colta, preparata, di grande conoscenza, esperta di scienza, di economia, di politica e così via, lo stolto non ha un’intelligenza spirituale e alcun desiderio di avere una relazione personale con Dio e di trovare piacere in Lui (cfr. Salmo 63:1).

Lo stolto, nega non solo l’esistenza di Dio, ma anche la Sua immanenza, la Sua attività concreta, la Sua presenza, o potere attivo nel mondo, e di conseguenza non lo teme.

Dio e la Sua volontà sono irrilevanti quando riflettono sul proprio comportamento, sui loro desideri, motivazioni, intenzioni e quindi della direzione della loro vita. 

Lo stolto è la persona che ignora Dio, che si convince che Dio non ha importanza e se dovesse esistere, non è interessato a ciò che avviene in questo mondo (Salmo 10:4, 6, 11, 13; Geremia 5:12; Sofonia 1:12).

Secondo, questo ragionamento, il Signore è come se fosse un idolo che non vede, non sente e non parla (Salmo 115:4-7), mentre il fedele sa che non è così, crede che il Signore è un Dio immanente (Salmo 115:3,9-14).

Ed è lo stesso atteggiamento descritto per gli empi.

Per esempio nel Salmo 10:2-4 leggiamo: “ L'empio nella sua superbia perseguita con furore i miseri; essi rimangono presi nelle insidie tese dai malvagi: poiché l'empio si gloria delle brame dell'anima sua, benedice il rapace e disprezza il SIGNORE.  L'empio, con viso altero, dice: ‘Il SIGNORE non farà inchieste’. Tutti i suoi pensieri sono: ‘Non c'è Dio!’”

L’empio pensa che Dio non lo chiamerà a rispondere dei suoi crimini (vv. 11,13), è un ateo, per lui Dio non esiste, e si comporta come gli pare, secondo lui, Dio non gli chiederà conto del suo comportamento, non farà inchieste!

L’empio, nella sua illusione, pensa che Dio non vede e non se ne preoccupa del loro comportamento (cfr. Salmo 36:1-4; 94:7), e quindi che non saranno giudicati (cfr. Geremia 5:12; Sofonia 1:12).

Alcuni commentatori, sono convinti che Davide nel Salmo 14, stia parlando di un ateismo non filosofico, o teorico, ma pratico.

Per esempio Artur Weiser scrive: “Significativo per la concezione biblica di Dio è che qui non s’intende fare una riflessione sull’esistenza di Dio, e quindi non si tratta di una specie di negazione teoretica di Dio, ma di un ‘ateismo pratico’, che cerca di eludere nella vita le istanze della realtà di Dio”. 

Secondo questa tesi, Davide non sta parlando del tipo di atei che conosciamo oggi, ma di quelli che non riconoscevano il Dio che si è rivelato al popolo d’Israele e gestivano la loro vita a modo loro, non secondo la volontà di Dio, in questo senso erano atei.

Giobbe descrive perfettamente questo tipo di ateismo pratico. 
Mentre soffriva e interrogava Dio, si chiedeva perché i malvagi sembrassero avere una vita così felice mentre negavano Dio.

In Giobbe 21:13-16 è scritto: “Passano felici i loro giorni poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti.  Eppure, dicevano a Dio: ‘Ritìrati da noi! Noi non ci curiamo di conoscere le tue vie!  Che cos'è l'Onnipotente perché lo serviamo? Che guadagneremo a pregarlo?’  Ecco, non hanno essi in mano la loro felicità? (Lungi da me il consiglio degli empi!)”

La natura umana anche oggi non è cambiata. 

Molti pensano: “Io non ho bisogno di Dio! Gestisco i miei affari senza di lui! Ho un lavoro senza di lui! Ho una casa senza di lui! Ho una famiglia senza di lui! Mi diverto senza di lui!  Pago il mio mutuo senza di lui! Posso vivere come mi pare senza di lui!”

Dio, dunque, non è rilevante nella vita degli atei! 
Sono atei nella pratica, negano Dio dalla loro vita, dai loro piani e decisioni!

Per loro Dio non esiste!

(1) L’esistenza di Dio è negata prima nel cuore e poi con il comportamento
Anche se Davide pensa a un ateismo pratico e non teorico, o intellettuale, comunque sia, vediamo che c’è un ragionamento che fa lo stolto, e quindi l’ateo sul fatto che Dio non esiste, e quindi si comporterà di conseguenza.
 
Il verbo “ha detto” (ʾāmar – qal - perfetto attivo), trasmette la totalità di un'azione senza dividere i suoi processi cronologici, indica un’azione completa.

Lo stolto non è una vittima indifesa: s’impegna intenzionalmente e consapevolmente in una vita che nega Dio.

Ciò che Davide ci vuole dire, ciò che vuole che sappiamo è: l’ateo lo è già dentro di sé e di conseguenza lo saranno anche le sue azioni.

Il senso di “ha detto” (ʾāmar) è ciò che pensa (Genesi 17:17; Ester 6:6; Salmo 10:6; Isaia 47:18); ciò che crede (Giudici 15:2; 2 Samuele 12:22, 27; Giobbe 31:24; 32:7; Salmo 4:5; 10:6,11, 13; 14:1; 35:25; 53: 2; 74: 8; Ezechiele 11:5; Osea 7:2), infatti dice “in cuor suo” (in-b- preposizione- indica il luogo, lo spazio limitato dove lo dice). 

Il “cuore” (lēḇ) è la parte interiore di una persona la sede dei pensieri, delle emozioni e della volontà, inclinazioni, intenzioni, anche se alcuni pensano che in questo caso, che si riferisca volontà.

Lo stolto crede che Dio non esiste e di conseguenza si comporta come se Dio non esiste.

L’ateo non lo è solo nella testa, lo è anche nella pratica, come vediamo dal contesto di questo Salmo 14 (vv.1-4), infatti l’ateismo pratico, quindi il comportamento parte dal cuore (cfr. Proverbi 4:23; Marco 7:14-23).

Questa, allora, non è semplicemente solo una dichiarazione di una convinzione intellettuale atea, ma una dichiarazione secondo cui Dio può essere ignorato nella vita di tutti i giorni. 

Molti affermano di non credere in Dio, e aggiungono, che ci sia, o non ci sia, non fa alcuna differenza nella loro vita.

È la decisione che viene dal cuore, il centro del processo decisionale morale ed etico, di vivere una vita senza Dio, come se non ci fosse Dio.

Lo stolto è colui che vive, o non pensa mai a un Dio coinvolto nelle sue faccende quotidiane.

Ma noi dobbiamo ricordare che:
(2) L’esistenza di Dio è data per certa nella Bibbia
La Bibbia non cerca di provare l’esistenza di Dio, nessuno degli scrittori dell'Antico, o del Nuovo Testamento ha pensato formalmente di provare, discutere, o argomentare in dettaglio l'esistenza di Dio. 

La Bibbia dà come certa ampiamente l’esistenza di Dio, solo uno sciocco, uno stolto non ci crede nella Sua esistenza!! 

Hans Joachim Kraus scriveva: “L'ipotesi che Dio esiste è il più grande dono dell’Antico Testamento all'umanità. Nell'Antico Testamento l'esistenza di Dio è una conclusione totalmente scontata, sempre presupposta; si fa continuamente riferimento a essa; non viene mai negata, o messa in discussione”.

Per esempio la Bibbia inizia così: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1:1).

Anche se ci sono delle tracce di Dio, come la creazione, lo stolto, l’ateo non crede!

In Romani 1:18-23: “L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia;  poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro;  infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili,  perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.  Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen”.

(a) Lo stolto soffoca la verità di Dio
L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia.

Dio si adira verso coloro che soffocano la verità con l’ingiustizia con il loro credo e comportamento ribelle verso Dio.

Ovviamente la “verità” (alētheian) si riferisce alla verità che riguarda la conoscenza di Dio (v.19) con tutto ciò che implica la Sua persona e quindi la relazione degli uomini con Lui.

(b) Lo stolto si dà a vani ragionamenti
L'ira di Dio si rivela dal cielo perché nonostante Dio si è rivelato negli esseri umani, attraverso la creazione così da essere chiaramente vista e compresa da tutti senza eccezione, gli uomini non credono, perciò sono inescusabili. 

Paolo non suggerisce che la conoscenza dell'esistenza e del potere di Dio è il risultato di un'attenta deduzione e ragionamento, non vuole incoraggiare una sofisticata argomentazione razionale, la conoscenza di Dio è una realtà per tutti gli uomini, non semplicemente solo per coloro che hanno menti più logiche e brillanti!

Tutte le persone ovunque hanno un profondo senso interiore che Dio esiste, che sono le sue creature e che lui è il loro Creatore.

Dio ha messo nella mente umana la Sua esistenza in modo che una persona istintivamente lo possa riconoscere quando vede il mondo creato. 

Quindi, tutti gli uomini possiedono la conoscenza di Dio, anche se è stata repressa, soffocata! 

Gli stolti vedono la maestà di Dio nel mondo che ha creato, ma sopprimono le prove. 

Sono sciocchi perché si rifiutano di onorare Dio anche se lo conoscono.

James Montgomery Boice scriveva: “La rivelazione di Dio in natura non è nascosta in modo che solo uno scienziato altamente qualificato possa trovarla. È aperta e manifesta a tutti. Un bambino può vederla. Ci sono prove sufficienti di Dio in un fiocco di neve, in un'impronta digitale, in un fiore, in una goccia d'acqua per condurre qualsiasi membro onesto della razza umana a credere in Dio e adorarlo. Ogni singolo oggetto nel mondo grida ‘Dio’ all'umanità”.

Nonostante lo hanno conosciuto, non lo hanno glorificato come Dio, né ringraziato, anzi si sono dati a vani ragionamenti, cioè a inutili e vane speculazioni, ignorando la rivelazione di Dio e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato, cioè è diventato incapace di percepire e quindi incapace di capire. 

Paolo critica gli atei perché conoscono Dio, ma fingono di non conoscerlo, non sono onesti con loro stessi!  
Sono a conoscenza di Dio, ma dicono che non esiste!

Alla luce di questo, c’è un altro motivo per cui una persona che nega l'esistenza di Dio è uno sciocco: è uno sciocco perché sa che esiste un Dio e tuttavia sceglie di negarlo. 

James Montgomery Boice scriveva: “Se una persona è convinta che non esiste Dio quando in realtà ce n'è uno, si sbaglia semplicemente. Ma non è questo il caso, secondo l'attenta esposizione di Paolo. La ragione per cui la persona è sciocca e non si sbaglia semplicemente è che sa che esiste un Dio e tuttavia sceglie di credere e agire come se non esistesse”.

Lo stolto vive senza Dio perché non gli piace!

Lo stolto nega Dio perché non vuole avere un Dio che governi e influenzi la sua vita, vuole vivere come gli pare!

(c) Lo stolto muta la gloria di Dio
Si pensano saggi, ma sono diventati stolti, hanno mutato la gloria di Dio in immagini di animali.

L’umanità si crea i suoi idoli!

(d) Lo stolto muta la verità di Dio
Lo stolto muta la verità di Dio in menzogna adorando e servendo la creatura invece del Creatore. 

G. K. Chesterton diceva: “Le persone pensano che quando non credono in Dio non credono in niente, ma il fatto è che crederanno in qualsiasi cosa”.

Alla prova del creato, si può aggiungere anche la Sua Parola, la Bibbia (2 Timoteo 3:16-17; 2 Pietro 1:20-21), e quindi Gesù Cristo (Giovanni 1:12-18;29; Romani 8:34; Ebrei 7:25; 9:24; Isaia 53:12).

Quindi lo stolto (nābāl; cfr. 1 Samuele 25:25; Romani 1:22) è la persona che chiude deliberatamente e volutamente la mente a Dio e alle Sue istruzioni.

L’esistenza di Dio è manifestata in tutti gli uomini attraverso una rivelazione generale e universale, ma gli uomini ne negano l’esistenza dimostrando così di essere stolti!

B) Dio non è cercato con cura (v.2)
Nel v.2 leggiamo: “Il Signore ha guardato dal cielo i figli degli uomini, per vedere se vi è una persona intelligente che ricerchi Dio”.

Agostino diceva: “Tu ci hai fatti per Te stesso, e il cuore dell'uomo è inquieto finché non trova riposo in Te”.
Non c’è pace senza Dio! (cfr. Giovanni 14:27; Filippesi 4:6-7).

Una persona intelligente, una persona saggia cerca Dio!

“Ricerchi” (dōrēš – qal participio attivo) “è cercare con cura”, “indagare”, “investigare”; è cercare con lo scopo di raggiungere qualcosa che si desidera, in questo caso Dio.

Quindi il salmista, non sta parlando di una ricerca superficiale, ma di una ricerca diligente (2 Cronache 26:5) e approfondita!

Non è una ricerca di una religiosità esteriore, dell’andare a messa, o a un culto la domenica, o da una semplice lettura della Bibbia, o di qualche preghiera fatta ogni tanto di un certo tipo di cristianesimo nominale!
È più di tutto questo!
Molte persone si definiscono cristiane perché sono nate in un paese cristiano, ma molti cristiani sono nominali, cioè lo sono solo di nome!

Questi cristiani nominali, seguono la loro tradizione di chiesa, le forme esteriori del cristianesimo (cfr. Matteo 5:20; 2 Timoteo 3:5; Giacomo 1:22), ma non hanno mai dato tutto il loro cuore a Dio, come il re Amasia (2 Cronache 25:2).

“Cercare Dio” significa metterlo al primo posto nella propria vita, confidare e fare affidamento su di Lui al di sopra di tutte le altre cose (cfr. Salmo 9:10; Salmo 27:4).

Cercare Dio e il Suo regno deve essere la nostra priorità (Matteo 6:33; 10:37; Luca 14:26).

Coloro che cercano Dio con tutto il cuore e l’anima lo troveranno (Deuteronomio 4:29; cfr. 1 Cronache 22:19; 2 Cronache 15:2; Geremia 29:13).

Isaia 55:6 fa l’invito di cercare il Signore mentre lo si può trovare, quindi significa che non sarà sempre così!

L'opportunità di cercarlo è ora ed è limitata a questa vita (cfr. Luca 16:19-31; 2 Corinzi 6:2).

Dio dà la vita a chi lo cerca (Amos 5:4-6).

Kenneth Pillar dice: “Se trovi Dio, trovi la vita: se ti manca Dio, ti manca tutto il senso della vita”.

Dio non abbandona quelli che lo cercano (Salmo 9:10); saranno benedetti (Salmo 24:5-6); liberati da ciò che incute terrore (Salmo 34:4); niente manca loro (Salmo 34:10), hanno pace (2 Cronache 14:6); mentre fanno il male chi non applica il suo cuore alla ricerca del Signore (2 Cronache 12:14).

Siamo incoraggiati a cercare sempre il Signore e la Sua forza, sempre il Suo volto (Salmo 105:4), sono beati quelli che lo cercano con tutto il loro cuore (Salmo 119:2; cfr. 2 Cronache 19:3; 22:9).

Evidentemente dal contesto il cercare Dio, implica vivere vite moralmente sane secondo la Sua volontà! (vv.1-3; cfr. Sofonia 2:3).

La ricerca di Dio non è separata dal nostro comportamento! 

C) Dio non è conosciuto (v.4) 
Nel v.4 è scritto: “Son dunque senza conoscenza”. 

“Senza conoscenza” è “non” (lōʾ) “conoscono” (yǒḏ·ʿûʹ - qal perfetto attivo), è indica un’azione compiuta attiva. 

“Conoscere” può avere il significato possedere una specifica informazione e conoscenze (per esempio Genesi 4:9; 29:5; Salmo 31:7); o una conoscenza di esperienza (per esempio Salmo 9:10; 35:15; Isaia 40:21; 47:8), o consapevolezza (per esempio Levitico 4:14), o di preoccuparsi (per esempio Genesi 39:6; Salmo 144:3), o di riconoscere (Genesi 42:33; Deuteronomio 33:9; Salmo 51:3; 100:3; 142:4); distinguere il bene e il male (Genesi 3:5,22; Deuteronomio 1:39; 2 Samuele 19:36; Isaia 7:15), quindi discernimento, sapere cosa fare, o pensare in generale, specialmente rispetto a Dio (Isaia 1:3; 56:10).

Ancora la parola “conoscere” la troviamo in relazione alla conoscenza della forza dell’ira di Dio e il suo sdegno con il timore che gli è dovuto, e quindi a contare bene i nostri giorni per avere un cuore saggio (Salmo 90:11-12); Dio (Salmo 76:1); quindi una conoscenza personale di Dio (Esodo 6:3; Salmo 9:17; 48:3; Salmo 79:6).

Conoscere il nome di Dio (Salmo 91:14) non conoscere le vie di Dio (Salmo 67:1;  95:10); la preghiera affinché i nemici riconoscano il Signore, l’unico Altissimo (Salmo 83:18); le azioni di Dio (Salmo 78:3,5,6); la forza di Dio (Salmo 77:14), il desiderio che il dominio di Dio sia conosciuto attraverso la Sua ira in azione (Salmo 59:13); l’esortazione a fermarsi e a riconoscere che il Signore è Dio (Salmo 46:10).

Dal contesto la conoscenza è in relazione al Signore, sia intellettualmente e sia come esperienza, e questo significa esserne influenzati!

Jacobson, R. A., & Tanner, B. scrivono: “Conoscere (in ebraico yāḏaʿ) non significa semplicemente dare il consenso intellettuale a un'idea, ma incarnare quell'idea nel proprio essere. Conoscere la volontà di Dio, per esempio, è fare la volontà di Dio (cfr. Osea 4:1-2,6). Il fatto stesso che i malvagi compiono azioni malvagie dimostra che non ne sanno di più. Dimostra che non conoscono il Signore”.

Dunque, ci sono delle conseguenze del comportamento del non conoscere il Signore come il Faraone che ha maltrattato Israele (Esodo 5:2), i figli di Eli ed erano scellerati (1 Samuele 2:12) le nazioni (Salmo 79:6), o i sacerdoti d’Israele (Geremia 2:8), il popolo d’Israele che fanno il male ai tempi di Geremia (Geremia 4:22).
Chi conosce Dio ha timore di Lui; il timore di Dio e la conoscenza di Dio sono due facce della stessa realtà (Proverbi 1:29; 9:10).

Ora chi conosce veramente Dio lo teme e di conseguenza si comporterà come vuole Dio (cfr. Isaia 1:3-15; Osea 4:1; 6:6-7), non saranno ingiusti, malvagi (Giobbe 18:21; Geremia 9:2-6).

Il giudizio divino ricadrà su coloro che non conoscono il Signore (Salmo 79:6; Geremia 10:25; cfr.  Esodo 5:2). 

Ma “conoscere” può avere il significato, o implica "riconoscere" con la volontà e non semplicemente con la mente, in modo che la conoscenza implichi prendere atto e impegnarsi nel confidare e seguire le vie di Dio (cfr. per esempio Salmo 9:10,20; 25:4).

D) Dio non è invocato (v.4)
Nel v. 4 leggiamo: “E non invocano il SIGNORE?”

Queste persone fanno del male al posto di invocare il Signore, oppure vivevano così malvagiamente perché negavano il Signore, invocare il nome del Signore richiede conoscenza spirituale e di conseguenza un comportamento consacrato al Signore.

Il significato di base di “invocano” (qārāʾû - qal perfetto attivo) è “per attirare l'attenzione di qualcuno con il suono della voce al fine di stabilire un contatto”.

Il senso potrebbe essere quello di chiedere aiuto, di gridare al Signore (per esempio Deuteronomio 15:9; 24:15; Giudici 15:18; 16:28; Ezechiele 8:18; Giona 2: 3; Salmo 28:1; 30:9; 50:15; 57:3; 81:8; 86:7; 88:10).

Ma qui può avere il senso di adorazione, offrire il culto al Signore (Genesi 4:26; 12:8; 13:4; Salmo 79:6; Geremia 10:25), glorificare il Signore (Salmo 116:17; Isaia 12:4); di ringraziarlo (Salmo 80:19; 116:2) per il Suo carattere e opere.

“Invocare il Signore” comunque descrive una relazione, una comunione con Dio (Genesi 5:22-23; 6:9), che si ha solo Gesù Cristo (Giovanni 14:6; Romani 5:1-11; 8:31-39; 1 Timoteo 2:5)

Questa comunione si ha con la cena del Signore (1 Corinzi 10:16-17); con la meditazione della parola di Dio (Giosuè 1:8; Salmo 1:1-4; 19:14; 63:6–8; 139:17–18); con la preghiera (Salmo 42:8; Filippesi 4:6-8; Ebrei 4:14-16); la contemplazione di Dio e l’adorazione (Salmo 63:1-5).

Horatius Bonar disse: “Nessun uomo che vive vicino a Dio vive invano”.

CONCLUSIONE 
Questi versetti ci parlano di stoltezza e di ateismo.

In questi ultimi tempi c’è molta paura del coronavirus e delle conseguenze, e allora la domanda che ci si pone oggi quando durerà la pandemia? 
Quando ci sarà il vaccino pronto? 

Ora mi chiedo: “Per quale motivo ci facciamo queste domande?”
 
Perché si ha paura di morire, ma alla fine moriremo ugualmente, anche con il vaccino, moriremo di un’altra malattia, o di un incidente, o di vecchiaia.

Allora la domanda più importante è se crediamo veramente in Dio? 
Perché da questo dipende tutto il resto! Se moriremo o no, alla fine ciò che conta se crediamo veramente in Dio, da questo dipende tutto il resto.

Allora non c’è domanda più importante di questa: “Dio esiste o non esiste? Ci credo veamente?”

Un’altra domanda importante è: “Conosco veramente Dio?” 

E ancora: “Sto camminando con Dio?”

Credere alla Sua esistenza, conoscerlo e camminare insieme a Lui dipende il tipo di vita su questa terra e il nostro destino eterno! (cfr. per esempio Genesi 5:24; Matteo 7:21-28; Giovanni 17:3).

Nonostante le prove dell’esistenza di Dio siano convincenti e concrete, lo stolto non vuole credere, s’illude che Dio non esiste!
Se prendi un orologio, sai che un meccanismo complesso, e sai benissimo, per logica, che c’è un orologiaio.

A maggior ragione dobbiamo credere che dietro l’universo, che è più complesso di un orologio, c’è un Creatore!

Nessuno può seriamente pensare che un orologio possa esistere senza un artefice intelligente! 

Così è più credibile che l’universo, nella sua infinita complessità, sia stato creato da Dio e che non sia il prodotto del caso come il Big Bang! 

E come se noi dicessimo che, tutte le parti dell’orologio dopo un grande scoppio, si sono messe insieme formando così l’orologio. 
Tutte le teorie che non riportano al Creatore si dimostrano fragili!

Come l’orologio implica un orologiaio; un edificio implica un architetto, un dipinto implica l’artista, e i messaggi in codice implicano un mittente intelligente, così l’universo implica il Creatore!

Se c’è un effetto c’è una causa, nessuno effetto può essere composto senza causa!

John Blanchard dice: “Ci vuole più fede per essere atei che per essere cristiani”.

Lo stolto è quella persona sciocca, a cui manca il buon senso, la saggezza, che davanti le prove dell’esistenza di Dio la nega, nonostante Dio si rivela nella mente di tutti attraverso la creazione.

Una persona può essere la persona più intelligente di questo mondo, ma se nega Dio è uno stolto!

E ancor più uno stolto perché nonostante sappia che Dio esiste non ci vuole credere!

Ma lo stolto è anche colui che non si sottomette a Dio, pensa che non credendo a Dio si libera di Dio, s’illude che Dio non esiste e che di conseguenza Dio non gli chiederà conto del suo comportamento, non farà inchieste!

Secondo lo stolto, Dio non vede e non si preoccupa del comportamento degli uomini, non è coinvolto dalle faccende delle persone, quindi lo stolto pensa di fare quello che vuole tanto non ci sarà un giudizio, perché non esiste un Dio che giudica.

Pertanto non è sottomesso a Dio, è moralmente arrogante, sfrontato, disobbediente alla legge di Dio!

Il salmo confuta allora l'affermazione dello stolto, dell’ateo che Dio non esiste e non è una presenza attiva nel mondo affermando che non c’è nessun Dio a controllare attivamente ciò che accade sulla terra e non tiene traccia del comportamento umano.

Ma se pensi in questo modo ti stai illudendo perché è scritto che dopo la morte ci sarà il giudizio di Dio! (Ebrei 9:27), quindi l’inferno e il paradiso (Luca 16:19-31).

Se vuoi andare in paradiso devi pentirti dei tuoi peccati e credere in chi è morto per salvarti: Gesù Cristo (Matteo 1:21, Atti 20:21).

Questo è anche valido per coloro che credono in Dio, ma che sono atei nella pratica, cioè mi riferisco a quei cristiani nominali, di nome: Ravvediti dei tuoi peccati e credi in Gesù Cristo per la tua salvezza!

Ogni uomo che non si si riconcilia con Dio non è altro che uno stolto!

Se sei un vero cristiano ti voglio incoraggiare ad approfondire la tua relazione con Dio, perché senza una relazione profonda con Dio non c’è vita, non c’è gioia, non c’è speranza!

Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)

 Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2) Stiamo meditando su Deuteronomio 2:7. In questo passo troviamo scritto per due volte “tuo Dio”,...

Post più popolari dell'ultima settimana