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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

L’insegnamento della parabola delle nozze (Matteo 22:14)

L’insegnamento della parabola delle nozze (Matteo 22:14)
C'è una buona dose di mistero collegato all'evangelizzazione: predichiamo il Vangelo, invitiamo le persone ad accettare la salvezza pentendosi, confessando i loro peccati e credendo a Gesù Cristo, ma solo pochissime persone diventano veri cristiani.

Diverse volte ci siamo chiesti se stavamo evangelizzando nel modo giusto, abbiamo pensato che forse c’era stato qualcosa di sbagliato nelle nostre parole.

In questa terza parabola, Gesù sottolinea perché non tutti coloro che sono chiamati a far parte del regno dei cieli rispondono positivamente.

Nel v.14 leggiamo: “Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”.
“Molti” (polloi) e “pochi” (oligoi) sono in enfasi.

Gli eletti sono in numero inferiore ai chiamati, troviamo un contrasto.

Grant Osborne scrive che “molti" e "pochi": “Dovrebbero essere interpretati in modo semitico come equivalenti a ‘tutti / non tutti’, il che significa che tutto Israele è stato chiamato da Dio, ma solo alcuni (compresi i Gentili) sono stati effettivamente scelti per il banchetto messianico”.

“Poiché” (gar -congiunzione) spiega il motivo, o la ragione, per cui non tutti sono salvati, o parteciperanno al banchetto alla fine dei tempi: molti sono chiamati, ma pochi rispondono, perché non sono eletti.
Non tutti i chiamati sono eletti!

Matteo 22:14. L’insegnamento della parabola delle nozze

Matteo 22:14. L’insegnamento della parabola delle nozze
C'è una buona dose di mistero collegato all'evangelizzazione: predichiamo il Vangelo, invitiamo le persone ad accettare la salvezza pentendosi, confessando i loro peccati e credendo a Gesù Cristo, ma solo pochissime persone diventano veri cristiani.

Diverse volte ci siamo chiesti se stavamo evangelizzando nel modo giusto, abbiamo pensato che forse c’era stato qualcosa di sbagliato nelle nostre parole.

In questa terza parabola, Gesù sottolinea perché non tutti coloro che sono chiamati a far parte del regno dei cieli rispondono positivamente.

Nel v.14 leggiamo: “Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”.
“Molti” (polloi) e “pochi” (oligoi) sono in enfasi.

Gli eletti sono in numero inferiore ai chiamati, troviamo un contrasto.

Grant Osborne scrive che “molti" e "pochi": “Dovrebbero essere interpretati in modo semitico come equivalenti a ‘tutti / non tutti’, il che significa che tutto Israele è stato chiamato da Dio, ma solo alcuni (compresi i Gentili) sono stati effettivamente scelti per il banchetto messianico”.

“Poiché” (gar -congiunzione) spiega il motivo, o la ragione, per cui non tutti sono salvati, o parteciperanno al banchetto alla fine dei tempi: molti sono chiamati, ma pochi rispondono, perché non sono eletti.
Non tutti i chiamati sono eletti!

La parabola delle nozze (Matteo 22:1-13)

La parabola delle nozze (Matteo 22:1-13)
Questa è una parabola di avvertimento.
Gesù si trova a Gerusalemme, in quella che è la settimana della sua passione (Matteo 21:1-13,18-26,46); si trova nel tempio dove risponde alle domande dei capi dei sacerdoti e degli anziani (Matteo 21:23,45-46).

In questo contesto racconta tre parabole sul regno di Dio, questa è l’ultima (Matteo 21:28-22:14).

Come le altre due parabole, anche questa è fortemente allegorica.

Queste parabole sono indirizzate proprio ai responsabili del popolo: ai capi sacerdoti e farisei (Matteo 21:45-46), e forse anche agli anziani (cfr. Matteo 21:23) che hanno sfidato l’autorità di Gesù, si sono opposti e sono stati increduli verso di Lui.

Matteo 22:1-13: La parabola delle nozze

Matteo 22:1-13: La parabola delle nozze
Questa è una parabola di avvertimento.
Gesù si trova a Gerusalemme, in quella che è la settimana della sua passione (Matteo 21:1-13,18-26,46); si trova nel tempio dove risponde alle domande dei capi dei sacerdoti e degli anziani (Matteo 21:23,45-46).

In questo contesto racconta tre parabole sul regno di Dio, questa è l’ultima (Matteo 21:28-22:14).

Come le altre due parabole, anche questa è fortemente allegorica.

Queste parabole sono indirizzate proprio ai responsabili del popolo: ai capi sacerdoti e farisei (Matteo 21:45-46), e forse anche agli anziani (cfr. Matteo 21:23) che hanno sfidato l’autorità di Gesù, si sono opposti e sono stati increduli verso di Lui.

1 Corinzi 10:31-11:1: La rotaia del nostro comportamento.

1 Corinzi 10:31-11:1: La rotaia del nostro comportamento.
Tutto il mondo è stato sorpreso dal covid-19, non era preparato ad affrontare questo piccolissimo virus; qualcuno ha detto che è come una guerra, o peggio del terrorismo!

Il futuro, mai come adesso, è stato incerto a causa del covid-19; molti sono convinti che dobbiamo imparare a convivere con questo virus, sono del parere che tutto non sarà come prima, anzi qualcuno pensa che dobbiamo aspettarci altri virus del genere.

Giornalisti, scienziati, sociologi, economisti si chiedono come sarà la nuova normalità.

Come sarà la politica? 
Come sarà l’economia? 
Le piccole attività prospereranno in futuro? Si lavorerà da casa? 
Come sarà la nostra società? Soprattutto nelle aree metropolitane?
Come saranno le relazioni sociali?
Ci sarà una reazione collettiva a quello che sta succedendo nel mondo? 
Sarà migliore di quella di adesso? 
Ci sarà più nazionalismo, o globalità? 
Ci sarà più cooperazione, o chiusura tra le nazioni? 
Ci sarà un nuovo equilibrio tra est e ovest?

Si ritornerà a quello che eravamo dopo la seconda guerra mondiale? 

La tecnologia avrà un ruolo importante per vincere questo virus?

Dobbiamo aver paura che la nostra libertà diminuirà a causa della tecnocrazia per quanto riguarda la raccolta dei dati?
Ci sarà rispetto per la nostra privacy?

Quale sarà la nuova normalità?

Al di là di quale sarà la nuova normalità, noi dobbiamo pensare due cose importanti: Dio è immutabile, quindi la Sua vita, il Suo carattere, la Sua verità, i Suoi piani, non cambiano con il passare del tempo e di conseguenza non cambiano i parametri, i valori di riferimento di un cristiano!

Paolo in questi versetti conclude l’argomento dei capitoli 8-10, la discussione sul mangiare la carne sacrificata gli idoli e da un’indicazione generale su quali devono essere i parametri del nostro comportamento.

Paolo conclude il discorso dicendo che i valori di riferimento del nostro comportamento sono: glorificare Dio e cercare il bene degli altri.

Questi due parametri sono la rotaia su cui deve scorrere il nostro comportamento oggi, anche in questo viaggio verso l’incertezza, secondo la società di oggi, dovuta al covid-19.

Filippesi 4:13: Io posso ogni cosa

Filippesi 4:13: Io posso ogni cosa!
Nella vita ci sono due estremi da evitare, l’estremo dell’autosufficienza, che possiamo cavarcela da soli, e l’estremo che non pensiamo di farcela, di pensare che non siamo in grado di fare niente per il Signore, o nella vita in generale!

Paolo si trova in prigione a Roma.
Conosceva la chiesa di Filippi, l’aveva fondata nel suo secondo viaggio missionario (Atti 16:12-40), e aveva un legame particolare con questa (per esempio Filippesi 1:7,12; 3:1,13,17; 4:1,8).

La chiesa lo sosteneva regolarmente come nessun’altra (Filippesi 4:15–20; 2 Corinzi 11:7–9).

Questa lettera allora è un ringraziamento per il dono finanziario più recente della chiesa di Filippi (Filippesi 4:10, 14), che ha inviato tramite Epafròdito.

Durante il suo viaggio, o dopo il suo arrivo con l'offerta, Epafrodito si ammalò quasi mortalmente (Filippesi 2:27), questo, la chiesa lo venne a sapere, così Paolo ha ritenuto necessario rimandarlo a Filippi con questa lettera (Filippesi 2:25–30).

Il ritorno di Epafròdito, non solo consente a Paolo di scrivere la sua gratitudine per l'assistenza finanziaria fornita dai credenti in Filippi, gli dà anche l'opportunità di contrastare una tendenza alla divisione nella loro chiesa (Filippesi 2:2; 4:2), di metterla in guardia contro i giudaizzanti (Filippesi 3) e di preparare la chiesa alle visite di Timoteo e, a Dio piacendo, di Paolo stesso (Filippesi 2:19–24). 

Con il capitolo quattro, arrivano le raccomandazioni finali di Paolo: esorta all’unità di Evodia e Sintìche, (Filippesi 4:2–3), esorta a gioire nel Signore e a non essere ansiosi, a pregare con la certezza che la pace di Dio li custodirà (Filippesi 4:4–7). 

Esorta alle virtù cristiane con tutto il cuore (Filippesi 4:8–9). 

Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)

 Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2) Stiamo meditando su Deuteronomio 2:7. In questo passo troviamo scritto per due volte “tuo Dio”,...

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