Fai una donazione per il sito

Cerca nel blog

Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Aggeo 1:5-6: Avere non significa godere!

Aggeo 1:5-6: Avere non significa godere!
“Ora così parla il SIGNORE degli eserciti: ‘Riflettete bene sulla vostra condotta!  Avete seminato molto e avete raccolto poco; voi mangiate, ma senza saziarvi; bevete, ma senza soddisfare la vostra sete; vi vestite, ma non c'è chi si riscaldi; chi guadagna un salario mette il suo salario in una borsa bucata’”.

Nel 538 a.C. con l’editto di Ciro, i primi ebrei ritornano in Giudea dall’esilio in Babilonia. Tre distinti gruppi di esuli tornarono a Gerusalemme per ricostruire la città. Il primo gruppo fu guidato sotto la guida politica di Zorobabele e la leadership religiosa del sacerdote Giosuè (Esdra 1-6). Intorno al 538 a.C. i rimpatriati cercarono di ricostruire il tempio distrutto (Esdra 3:1-4:5), ma dovettero ben presto confrontarsi con l’opposizione dei nemici locali, lo scoraggiamento e la mancanza di risorse (Esdra 4:1-24). È stato solo dopo i ministeri dei profeti Aggeo e Zaccaria che la costruzione del secondo tempio fu finalmente terminata nel 516 a.C. dopo quattro anni dalla loro ripresa nel 520 a.C (Esdra 4:24; 6:1-15). Aggeo possedeva grande zelo per il Signore ed esortava la popolazione a completare la costruzione del tempio! Molti del popolo di Dio erano apatici, curavano i loro interessi, le loro case e la propria comodità, mentre trascuravano il tempio in rovina. 
Aggeo esorta il suo pubblico a riflettere bene sulla loro condotta, questo suggerisce il loro fallimento nei riguardi di Dio, non erano veramente consacrati, Dio non era la loro priorità!  
Una valutazione onesta della loro situazione li avrebbe portati a considerare che le loro vite non erano benedette a causa del fatto che erano egocentrici e avevano trascurato la casa di Dio! Il loro comportamento disinvolto li ha portati a privarsi della benedizione di Dio secondo le sanzioni del patto (Levitico 26; Deuteronomio 28-30).
E come se Aggeo gli stesse dicendo: “Non vedi cosa ti sta succedendo?”
La popolazione deve prendere in considerazione, deve fare un'attenta riflessione sulla propria situazione in modo che possa trarre le conclusioni corrette. Essa deve considerare che la sua situazione è quella che Dio aveva voluto per lei in conseguenza alla sua mancanza di consacrazione.
Le sue circostanza economiche avverse non erano il risultato di semplici fenomeni naturali, ma erano dovuti al giudizio di Dio (cfr. Michea 6:9-16). 
Aggeo richiama l'attenzione su tre condizioni preoccupanti della popolazione.
1) Aveva raccolti inadeguati: aveva seminato molto e raccolto poco. 
2) Aveva forniture inadeguate: mangiava, ma non si saziava,beveva, ma non si dissetava, si vestiva, ma non si riscaldava.
3) Aveva salari inadeguati: metteva il suo salario in una borsa bucata, questo indica che il salario era totalmente insufficiente per far fronte alle proprie necessità materiali. 
Naturalmente, il Signore non stava rimproverando la popolazione perché lavorava duramente, o perché si prendeva cura delle necessità della vita, ma perché metteva se stessa prima di Lui, perché non metteva Dio sopra ogni cosa. 
Così anche oggi molte persone, compresi molti credenti hanno una vita insoddisfatta perché non mettono Dio e la Sua opera prima di loro! Possiedono ma è come se non avessero! Avere non significa godere, essere soddisfatti!

Sofonia 3:17: Il Signore gioirà per il suo popolo.

Sofonia 3:17: Il Signore gioirà per il suo popolo.
“Il Signore, il tuo Dio è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore; esulterà, per causa tua con grida di gioia”.

Nel contesto di questo capitolo vediamo che prima Sofonia profetizza il castigo di Gerusalemme per i propri peccati: i suoi capi,  giudici, profeti e sacerdoti erano corrotti e non si fidavano del Signore, o ascoltavano la sua Parola. Sofonia profetizza che il Signore avrebbe portato vera giustizia per tutti i popoli nel giorno della sua ira (vv.1-8). Dopo profetizza le benedizioni future (vv.9-20). Il Signore benedirà sia Gerusalemme e le nazioni. Il popolo di Dio è chiamato a gioire. Tre sono i motivi per gioire: Il primo motivo è perché il Signore ha tolto la punizione sul suo popolo (v.15), il secondo motivo è perché ha scacciato i nemici del suo popolo (v.15), il terzo motivo è perché il Signore è in mezzo al Suo popolo (vv.15-17). 
Il Signore, il Creatore è presente nella vita del Suo popolo! È presente come un potente che salva! “Signore” (Yahweh) fa venire in mente tutte le grandi opere che il Signore ha eseguito per conto dell'antico Israele. “Il tuo Dio" significa il Dio che sostiene questo popolo.

Abacuc 2:2-3: Siamo chiamati ad aspettare i tempi di Dio.

Abacuc 2:2-3: Siamo chiamati ad aspettare i tempi di Dio.
“Il SIGNORE mi rispose e disse: ‘Scrivi la visione, incidila su tavole, perché si possa leggere con facilità; perché è una visione per un tempo già fissato; essa si affretta verso il suo termine e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché certamente verrà; e non tarderà’”.

Abacuc è perplesso riguardo al fatto che in Giudea, la giustizia era scomparsa. Il profeta invoca l’intervento di Dio e chiede perché la cattiveria è impunita (Abacuc 1:1-4). Dio risponde che avrebbe inviato i Caldei per punire Giuda (Abacuc 1:5-11). Ma Abacuc reagisce ancora con perplessità: perché Dio si sarebbe servito di un popolo malvagio, i Caldei, per giudicare un popolo più giusto, i Giudei? (Abacuc 1:12-2:1). Dio risponde che avrebbe giudicato anche i Caldei (Abacuc 2:2-20). Il successo dei malvagi non può offuscare la gloria di Dio!
Dio rassicura Abacuc: l’adempimento del giudizio dei Caldei ha un tempo stabilito, quindi la rivelazione di Dio non si rivelerà falsa. Anche se il compimento sembra in ritardo, anche se le circostanze sembrano contrarie, la promessa si avvererà in accordo con il Suo piano perfetto. Per certo la realizzazione di questa profezia, di questa promessa avverrà dice il Signore ad Abacuc, aspettala! (v.3). 

Il frutto dello Spirito Santo. Introduzione (Galati 5:22).

Il frutto dello Spirito Santo. Introduzione (Galati 5:22).
Alla fine della seconda guerra mondiale, due immagini sono apparse in una rivista che mostrava un soldato contro un carro armato. La prima immagine mostrava l’enorme carro che stava piombando sul piccolo soldato con un semplice fucile, per schiacciarlo. L'immagine seguente mostrava cosa poteva accadere se il soldato avesse avuto in mano un bazooka, o un lanciarazzi, nelle sue mani. In questa seconda immagine il carro armato era ridimensionato quasi al pari del soldato e accartocciato.

Senza la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita, siamo come la prima immagine di quel soldato che con un fucile cerca di affrontare un carro armato. 
Mentre ripieni di Spirito Santo, quindi con la Sua potenza siamo come quel soldato ben armato che con un bazooka, o un lanciarazzi distrugge il carro armato!

Solo con la potenza dello Spirito Santo possiamo vivere come Dio vuole e quindi vincere il peccato!

Gal.5:22:Il frutto dello Spirito Santo.

Gal.5:22:Il frutto dello Spirito Santo.
Alla fine della seconda guerra mondiale, due immagini sono apparse in una rivista che mostrava un soldato contro un carro armato. La prima immagine mostrava l’enorme carro che stava piombando sul piccolo soldato con un semplice fucile, per schiacciarlo. L'immagine seguente mostrava cosa poteva accadere se il soldato avesse avuto in mano un bazooka, o un lanciarazzi, nelle sue mani. In questa seconda immagine il carro armato era ridimensionato quasi al pari del soldato e accartocciato.

Senza la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita, siamo come la prima immagine di quel soldato che con un fucile cerca di affrontare un carro armato.
Mentre ripieni di Spirito Santo, quindi con la Sua potenza siamo come quel soldato ben armato che con un bazooka, o un lanciarazzi distrugge il carro armato!

Solo con la potenza dello Spirito Santo possiamo vivere come Dio vuole e quindi vincere il peccato!

Introduzione al frutto dello Spirito Santo (Galati 5:22).

Introduzione al frutto dello Spirito Santo (Galati 5:22).
Alla fine della seconda guerra mondiale, due immagini sono apparse in una rivista che mostrava un soldato contro un carro armato. La prima immagine mostrava l’enorme carro che stava piombando sul piccolo soldato con un semplice fucile, per schiacciarlo. L'immagine seguente mostrava cosa poteva accadere se il soldato avesse avuto in mano un bazooka, o un lanciarazzi, nelle sue mani. In questa seconda immagine il carro armato era ridimensionato quasi al pari del soldato e accartocciato.

Senza la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita, siamo come la prima immagine di quel soldato che con un fucile cerca di affrontare un carro armato. 
Mentre ripieni di Spirito Santo, quindi con la Sua potenza siamo come quel soldato ben armato che con un bazooka, o un lanciarazzi distrugge il carro armato!

Solo con la potenza dello Spirito Santo possiamo vivere come Dio vuole e quindi vincere il peccato!

3 Giovanni 11: Non imitare il male, ma il bene!

3 Giovanni 11: Non imitare il male, ma il bene!
“Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio”.

L’apostolo Giovanni esorta Gaio, il destinatario della sua lettera a non imitare il male, ma il bene. Nessuno dei figli di Dio dovrebbe imitare il male! “Imitare” (mimou –presente imperativo) è seguire un modello, comportarsi allo stesso  modo (in senso positivo 2 Tessalonicesi 3:7,9; Ebrei 13:7), in questo caso è  usare come modello il male. 
Il “male” (kakon) è essere socialmente, o moralmente riprovevoli; nel contesto vediamo che un certo Diotrefe aspirava ad avere il primato nella chiesa e non era ospitale verso i fratelli missionari di passaggio, anzi sparlava di loro con parole maligne, e non soltanto faceva questo, ma quelli della chiesa che volevano ospitarli, gli impediva di farlo e li cacciava fuori dalla chiesa (vv.9-10). 
Il “bene” (agathon) indica qualcosa che è di elevata qualità quindi che porta beneficio, che è utile. Indica che le azioni della persona sono benefiche per gli altri e di valore sociale.

2 Giovanni 5: Non è un comandamento nuovo!

2 Giovanni 5: Non è un comandamento nuovo!
“Amiamoci gli uni gli altri”.

I cristiani devono amarsi. Questa è la base della vita cristiana che tutti i credenti, costantemente, devono ricordare e a cui deve essere sempre ricordato. Giovanni include se stesso con i suoi lettori, egli non è esente dall’amare gli altri. 
L’amore è un comandamento (Matteo 22:37-39). Precedentemente Giovanni aveva scritto che “amiamoci gli uni gli altri” non è un nuovo comandamento, ma quello che hanno avuto fin dal principio (vv.4-5). L’amore, dunque, è un qualcosa che deve essere ricercato e praticato. “Fin dal principio”, si riferisce all'inizio della loro esperienza cristiana, dal momento che ognuno di loro è venuto alla fede e ha cominciato a ricevere l'istruzione nella fede; quindi è qualcosa che devono continuare a praticare.
L’amore è importante. L’amore è centrale non solo per Giovanni, ma anche per Gesù. Dopo aver citato per tre volte nel Vangelo (Giovanni 13:34; 15:12, 17), Giovanni aggiunge la ripetizione del comando di Gesù nelle sue epistole (per esempio 1 Giovanni 3:11, 23; 4:7, 11, 12). 
L'amore è una delle prove cruciali nella vita di un credente. L’amore è una prova che siamo nati da Dio e conosciamo Dio, ed è anche una prova che siamo discepoli di Gesù Cristo (1 Giovanni 2:7-10; 4:7-8; Giovanni 13:34-35).
Quindi tutto ciò che tende a separarci dagli altri cristiani non è da Dio; l’amore per Dio e per gli altri sono collegati (1 Giovanni 4:20-21). Non possiamo davvero amare Dio senza amare l'altro.
L’amore deve essere pratico. I comandamenti di Dio non sono stati dati per essere creduti; ma per essere praticati. L’amore di cui parla Giovanni è l’amore che si sacrifica cercando il bene dell’ altro come ha fatto Gesù per i peccatori (1 Giovanni 3:16-17; 4:10-11), quindi è servizio e non solo sentimento, un’azione volontaria pratica del cuore anche se ci costa un caro prezzo. Il verbo presente “amiamoci” richiede la pratica di un amore disinteressato che cerca il benessere degli altri sopra i propri desideri. L'amore si rimbocca le maniche, è un atteggiamento che si rivela in azione. I credenti possono mostrare l'amore in molti modi: evitando pregiudizi e discriminazioni, maldicenze, attraverso l'ascolto, l'aiuto, donando energie ed economicamente, tempo, rifiutando di giudicare, perdonando e così via. “L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male,  non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa” (1 Corinzi 13:4-7).
L’amore è il continuo impegno dei credenti. Deve essere una pratica abituale (agapōmen-presente attivo), mentre il reciproco pronome "gli uni gli altri” (allēlous) insiste sul fatto che deve essere reciprocamente operativo tra i credenti. Ogni credente deve esprimere l’amore per altro. L’amore è non essere indifferenti verso gli altri! Hai conosciuto l’amore di Dio? Se lo hai conosciuto amerai tuo fratello (1 Giovanni 2:7-10). 

La provvidenza di Dio: la cooperazione.

La provvidenza di Dio: la cooperazione.
Noi vediamo nella Scrittura che Dio dirige, dispone e governa tutte le creature e tutte le cose, in modo saggio e santo secondo i suoi piani immutabili decretati dall’eternità per la Sua gloria (Ebrei 1:3; Daniele 4:34; Salmo 135:6; Atti 17:25,26,28; Matteo 10:29-31; Proverbi 15:3; Salmo 104:24; 145:17; Atti 15:18; Salmo 94:8-11; Efesini 1:11; Salmo 33:10,11; Isaia 43:14; Efesini 3:10; Romani 9:17; Genesi 45:7; Salmo 145:7).

Ci sono dei passaggi nella Bibbia che parlano che i piani di Dio sono stati preparati prima della creazione del mondo come per esempio il sacrificio di Gesù Cristo e l’elezione dei cristiani (Matteo 25:34; Atti 2:23; 4:28; 1 Corinzi 2:7; 1 Pietro 1:20; Efesini 1:4; Efesini 3:11; 2 Tessalonicesi 2:13; 2 Timoteo 1:9; Apocalisse 13:8; cfr. Salmo 139:16; Isaia 22:11; 37:26). 

Il modo come Dio esercita la provvidenza nel mondo nella vita delle Sue creature è chiamato concorso, o cooperazione.
Questa dottrina descrive il rapporto tra la sovranità di Dio e le azioni umane.

La divina cooperazione può essere definita “come quell’opera di Dio, mediante la quale Egli concorre, o coopera con tutte le Sue creature e fa si che esse agiscono precisamente nel modo come stanno agendo”.
    
Dio coopera con tutte le Sue creature, implica che opera in modo tale che queste agiscono come Lui vuole, secondo la loro natura, affinché realizzino i Suoi scopi.

Dio agisce in loro e attraverso di loro per portare a compimento i Suoi piani!

C’è una compartecipazione tra l'azione di Dio e le azioni degli esseri umani, ma non possiamo capire come questo avviene.
Con questa dottrina si cerca di spiegare l’inspiegabile, cioè qualcosa che è misteriosa, la questione rimane complessa e difficile.

Possiamo fare diversi esempi della dottrina della cooperazione, o concorso riguardo la provvidenza di Dio: la storia di Giuseppe venduto dai fratelli; il tradimento di Giuda con Gesù, le azioni di Caiafa, Erode e Ponzio Pilato riguardo la morte di Gesù.

Giuda 1: Custoditi da Gesù Cristo.

Giuda 1: Custoditi da Gesù Cristo.
“Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, ai chiamati che sono amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”.

I cristiani sono al sicuro. “Custoditi” (tetērēmenois-perfetto passivo participio) ha lo stesso tempo (perfetto) di amati, quindi indica uno stato continuo, il risultato presente di un'azione passata. La custodia di Dio è continua, non c’è un momento che Dio non ci ami e non si prenda cura di noi, la sua custodia è costante, Dio non sonnecchia e non dorme (Salmo 121:4).
“Custoditi” esprime la protezione, la preservazione dei credenti, implica attenzione e cura vigile.
È scritto anche in altre parti del Nuovo Testamento che Gesù, o Dio custodiscono i credenti (Giovanni 10:27-28; 2 Timoteo 1:12; 1 Pietro 1:5; 1 Giovanni 5:18).

Giuda 1: Amati in Dio Padre.

Giuda 1: Amati in Dio Padre.
“Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, ai chiamati che sono amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”.

Giuda dà tre descrizioni riguardo i destinatari e indicano cosa significhi essere un vero cristiano: “ Chiamati, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”. In questa breve meditazione ci occuperemo: “Sono amati in Dio Padre”.
Letteralmente in Dio Padre è in enfasi: “In Dio Padre amati”.
“Padre” (Patri) probabilmente è da prendere nel senso di “Padre nostro". Dio non è capriccioso e tirannico, ma un Padre la cui caratteristica è l'amore protettivo.
“Amati” (ēgapēmenois-perfetto passivo participio) rivela l’amore attivo di Dio Padre nel chiamare i credenti e il motivo per cui agisce.
Il tempo perfetto nel greco indica uno stato continuo, il risultato presente di un'azione passata. L'enfasi non è tanto l'azione passata in quanto tale, ma l'attuale stato di cose, derivante dall'azione passata. Si riferisce a un'azione passata che continua nel presente. L’amore di Dio continuerà ora e per sempre. L'amore di Dio non muore e non cambia mai.

Giuda 1: I chiamati.

Giuda 1: I chiamati.
“Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, ai chiamati che sono amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”.

Giuda non dice chi sono i destinatari, ma l'occasione specifica che l’ha indotto a scrivere la lettera (vv. 3-4), ci fa’ capire che aveva un gruppo definito di chiese in mente quando scrisse. Giuda dà tre descrizioni riguardo i destinatari e indicano cosa significhi essere un vero cristiano: “Sono chiamati, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”. In questa breve meditazione ci occuperemo della parola: “ Chiamati”. 
 “Chiamati” (klētois) qui, non si riferisce a un semplice invito, sottolinea la chiamata che i cristiani hanno ricevuto da Dio come popolo eletto.
“Chiamati” è un titolo trasferito ai cristiani dall’Antico Testamento che era in riferimento a Israele  (Isaia 41:9; 42:6; 48:12,15; 49:1; 54:6; Osea 11:1). La chiamata d’Israele è legata con la scelta, o l’elezione di Dio (Isaia 41:8-9; 42: 1-6; 43:10; 44:1-2; 49:7) per essere il Suo popolo speciale, il suo popolo servo (cfr. Galati 1:15-kalesas; Matteo 4:21; Marco 2:17- ekalesen).

1 Giovanni 1:9: Il perdono dei peccati.

1 Giovanni 1:9: Il perdono dei peccati.
"Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità". 

Tutte le persone, ricche e povere, giovani e anziani hanno una cosa in comune: il peccato, eppure ci sono molte persone che dicono di non essere dei peccatori. Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi, siamo bugiardi, e facciamo Dio bugiardo (1 Giovanni 1:8,10) perché Dio dice che tutti siamo peccatori (Romani 3:23).
Quando qualcuno fa una valutazione onesta di se stesso, con l’aiuto dello Spirito Santo davanti la purezza morale di Dio, riconoscerà i propri peccati e li confesserà a Dio!
“Confessare” (homologéō) significa ammettere i propri peccati a Dio con vera contrizione e ricercare il Suo perdono. Significa essere d'accordo con Dio, riconoscendo davanti a Lui che un atto, o un pensiero era sbagliato, e implica impegnarsi a non lasciare che accada di nuovo. 

2 Pietro 1:20-21: L’origine divina della Bibbia.

2 Pietro 1:20-21: L’origine divina della Bibbia.
"Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo". 

Questo passo afferma essenzialmente due cose: la prima che la Bibbia, in ogni sua parte, non ha la sua origine con un’iniziativa umana, ma in Dio, la seconda è: Dio ha guidato gli uomini, questi erano sospinti dallo Spirito Santo. In questo senso lo Spirito li guidava e vegliava su di loro, perciò possiamo essere sicuri che la rivelazione di Dio è priva di errori, perché lo Spirito Santo garantisce completamente la verità contenuta nelle Sacre Scritture dalla Genesi all’Apocalisse.
Il verbo greco "sospinti" (pheromenoi) indica qualcosa che è portato, trascinato, preso, sorretto e mosso da colui che è il portatore che lo conduce dove egli vuole. Il verbo nel greco è al passivo, perciò gli autori della Bibbia erano portati, non era la loro volontà a guidarli, ma era lo Spirito di Dio.

1 Pietro 1:15: La vera santificazione.

1 Pietro 1:15: La vera santificazione.
“Ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta”.    

“Siate” (genēthēte aoristo imperativo) santi indica che il credente deve diventare santo, o diventare più santo di quello che è, o che la santità deve essere una caratteristica del credente, del cristiano una volta per tutte.
Possiamo fare due osservazioni riguardo la santificazione.
La prima osservazione è:
A) La santificazione non deve essere doppia.
La santificazione deve essere il nostro stile di vita, quindi, deve coinvolgere tutta la nostra vita in tutto quello che facciamo all’interno di una società ostile a Dio. Robert B. Deffinbaugh a riguardo dice: “Noi dobbiamo essere santi in ogni aspetto della nostra condotta. La santità non sarà compartita in certe aree religiose della nostra vita. La santità è uno stile di vita che tocca tutto quello che noi facciamo ”.
Il cristiano corre il rischio di essere un camaleonte!  Che cosa fa il camaleonte? Il camaleonte prende il colore dall’ambiente, dove si trova per autodifesa. Possiamo comportarci da credenti quando siamo con i credenti, ma quando siamo con i non credenti, ci comportiamo come non credenti! Non deve essere così! Siate santi in tutta la vostra condotta, ci dice Pietro!
La seconda osservazione è:

La provvidenza di Dio: il governo

La provvidenza di Dio: il governo.
Quando si pensa alla provvidenza di Dio, di solito si fanno due errori.
Il primo errore è: pensare che questo termine si riferisca solo agli eventi che risultino buoni, per esempio ho un problema con la mia auto, ho un appuntamento importante dall’altra parte della città, ecco che qualcuno di mia conoscenza mi dà un passaggio.

Questo si attribuisce giustamente alla provvidenza di Dio, ma quasi nessuno attribuisce alla provvidenza di Dio un incidente, una malattia, un evento spiacevole come quando si rompe l’auto e non hai i soldi per aggiustarla, oppure quando perdi il lavoro, oppure se hai un problema di salute.

Ma Dio non era andato in ferie! 
Oppure era impegnato altrove, Dio ha tutto sotto controllo e guida tutta la tua storia!!
Alcuni credenti, forse per proteggere Dio e rendere più facile credere in Lui, attribuiscono a Dio solo le cose buone, mentre le cattive al diavolo, questo non è corretto biblicamente!

Una credente aveva avuto un brutto incidente, si trovava su una barella in una corsia di ospedale, un pastore si è precipitato all’ospedale per consolare lei e i suoi familiari e dice: “Ricordatevi, Dio non c’entra niente in questo incidente!”. 

Gli uomini possono tentare di proteggere Dio dicendo cose del genere, ma in realtà dicendo così posiamo una base per la disperazione e l’incredulità, perché si presenta un Dio che non ha la situazione sotto controllo, mentre costituisce una grande consolazione sotto le avversità, sapere che Dio ha tutto sotto controllo. 

Dio è il Signore della morte così come della vita! 
Dio governa sul dolore e la malattia come sovranamente anche sulla prosperità!

Il giogo di Gesù (Matteo 11:29-30).

Il giogo di Gesù (Matteo 11:29-30).
Per molti la vita cristiana è un fardello, un peso da portare; la loro vita spirituale è arida, fallimentare, insoddisfacente.
Ma nella storia del cristianesimo molti credenti dallo scoraggiamento e dalla sconfitta sono entrati nella vittoria.
Qual è stato il loro segreto? Qual è il segreto di vivere la vita cristiana senza frustrazione, senza peso e in modo vittorioso?
Il segreto è prendere il giogo Gesù Cristo!
Solo Gesù Cristo è stato in grado di vivere una vita che piace a Dio, dunque, solo con Lui noi saremo in grado di viverla.

In questi versetti vediamo che c’è una chiamata, due comandi e la conseguenza. 

Matteo 11:28-30: Il riposo che dona Gesù.

Matteo 11:28-30: Il riposo che dona Gesù.
Per molti la vita cristiana è un fardello, un peso da portare; la loro vita spirituale è arida, fallimentare, insoddisfacente.
Ma nella storia del cristianesimo molti credenti dallo scoraggiamento e dalla sconfitta sono entrati nella vittoria.
Qual è stato il loro segreto? Qual è il segreto di vivere la vita cristiana senza frustrazione, senza peso e in modo vittorioso?
Il segreto è Gesù Cristo!
Solo Gesù Cristo è stato in grado di vivere una vita che piace a Dio, dunque, solo con Lui noi saremo in grado di viverla.

In questi versetti vediamo che c’è una chiamata, due comandi e la conseguenza. 

Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)

 Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2) Stiamo meditando su Deuteronomio 2:7. In questo passo troviamo scritto per due volte “tuo Dio”,...

Post più popolari dell'ultima settimana