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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giobbe 25:4: Come avviene la giustificazione?

Giobbe 25:4: Come avviene la giustificazione? 
“Come può dunque l'uomo essere giusto davanti a Dio? Come può essere puro il nato di donna?”

Già ai tempi di Giobbe, l'uomo si chiede come avviene la giustificazione di Dio (cfr. Salmi 143:2). Mediante la giustificazione Dio assolve il peccatore, lo considera non colpevole, lo dichiara, o vede giusto.
La giustificazione non è per le opere della legge. 
Paolo dichiara che per le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a Dio (Romani 3:20; 4:1-4; Galati 2:16). La legge serve solo a rivelare il peccato (Romani 3:20; 7:7) e per condurre la persona colpevole a Cristo per essere perdonato (Galati 3:24). 
La giustificazione è per grazia di Dio. 
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:24).

Romani 8:33-34: Dio giustifica gli eletti.

Romani 8:33-34: Dio giustifica gli eletti.
“Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi”.

Alla domanda su chi accuserà gli eletti di Dio, cioè i credenti, coloro che Dio ha scelto per far parte del Suo popolo, la risposta implicita è: “Nessuno”, perché Dio li giustifica. La giustificazione è l’opposto della condanna (Romani 5:18; Romani 8:34), entrambi sono verdetti di un giudice che giudica l’accusato considerandolo colpevole, o non colpevole. 
La giustificazione ci attribuisce, o concede uno stato di giusto davanti a Dio. Per giustificazione s’intende che il Dio giusto dichiara giusto il peccatore che ha fede in Gesù Cristo (Romani 4:23-25). Si tratta, perciò di un atto legale di Dio, per cui Egli dichiara il peccatore che crede, giusto sulla base del sangue e dei meriti di Cristo. 
La giustificazione è l’opera esclusivamente di Dio mediante la quale assolve i peccatori, che sono colpevoli, per il sacrificio di Cristo che non ha commesso nessun peccato e che non aveva nessuna colpa. Tramite la giustificazione siamo messi nella posizione giusta nei confronti di Dio. 

2 Corinzi 5:21: La morte di Gesù è una sostituzione.

2 Corinzi 5:21: La morte di Gesù è una sostituzione.
“Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui”. 

Gesù è morto per i peccatori, ma in Lui non c’era peccato (Giovanni 8:46; Ebrei 4:15; 1 Pietro 2:22; 3:18; 1 Giovanni 3:5); per volontà di Dio ha sperimentato il peccato e la maledizione dei peccatori (Galati 3:13). Benché non fosse un peccatore, Dio l’ha trattato come se lo fosse perché si era caricato del peso del peccato affinché il credente (“per noi”) potesse essere giustificato. Gesù prese il peccato e il giudizio di Dio (Isaia 53:4-5,10) e noi credenti la giustificazione, cioè Dio ha imputato a noi credenti la giustizia di Gesù, quindi siamo assolti, non siamo considerati colpevoli, ma giusti; Dio ci vede giusti (Romani 4:6; 1 Corinzi 1:30; Filippesi 3:9). 

Romani 3:23-25: La morte di Gesù ha soddisfatto l’ira di Dio.

Romani 3:23-25: La morte di Gesù ha soddisfatto l’ira di Dio.
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio -  ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue. 

Una dottrina importante della Bibbia è la propiziazione, la morte di Gesù ha propiziato Dio. La propiziazione è stata il motivo principale dell’incarnazione di Gesù.
Noi vediamo che la propiziazione è stata necessaria perché il peccato suscita l’ira di Dio (Romani 1:18; 5:9; Efesini 5:6; 1 Tessalonicesi 1:10; Ebrei 3:11; Apocalisse 19:15). Ora questo testo ci dice che tutti gli uomini hanno peccato, quindi tutti siamo sotto l’ira di Dio.
L’ira di Dio non è altro che la Sua santa reazione al male e la sua ferma opposizione a esso; non è una furia indiscriminata, incontrollata e irrazionale, ma la reazione di un Dio santo e giusto che non è indifferente all’empietà e alla malvagità degli uomini (Romani 1:18). 

1 Corinzi 6:20: Dio ha redento i credenti.

1 Corinzi 6:20: Dio ha redento i credenti.
“Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”.

Paolo precedentemente aveva parlato di astenersi dalla fornicazione; chi si unisce a una prostituta è un solo corpo con lei e un cristiano non può farlo perché è unito al Signore (v.15), ed è anche il tempio dello Spirito Santo (v.19), questo gli ricorda l'autorità di Dio sulla sua vita (cfr. 1 Tessalonicesi 4:8). Pertanto, il credente non deve considerarsi indipendente e appartenente a se stesso. Paolo, nel v.20 spiega la ragione fondamentale per cui un vero cristiano non è padrone di se stesso: è stato comprato a caro prezzo, e di conseguenza il Signore ha pieni diritti di proprietà. “Siete stati comprati” (ēgorasthēte) indica la redenzione, significa “acquistare al mercato “, “essere tirato fuori dal forum”, cioè dal mercato degli schiavi (agorázō; 1 Corinzi 7:23, Apocalisse 5:9, ecc.). L’immagine, dunque, deriva dalla vendita all'asta degli schiavi. 

Marco 10:45: Gesù ha dato la sua vita come prezzo di riscatto per molti.

Marco 10:45: Gesù ha dato la sua vita come prezzo di riscatto per molti.
“Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”. (Cfr. Ebrei 9:26; 1 Giovanni 3:5). 

Gesù ha volontariamente velato la sua gloria come Figlio dell'uomo (Marco 8:38; 13:26; 14:62) per assumere la forma di uno schiavo servendo fino alla morte perché questa era la volontà di Dio (Filippesi 2:6-8). Il suo servizio fino alla morte deve essere considerato un atto volontario (Giovanni 10:11,15,17) come indicato dalla frase: “Per dare la sua vita”. La morte di Gesù è un atto di obbedienza a Dio e vicaria per i molti (cfr. Isaia 53:11-12; Marco 14:24, cfr. Matteo 1:21; Giovanni 10:11,15; 17:9; Efesini 5:25; Atti 20:28; Romani 8:32-35), infatti, la preposizione “per” (anti) significa “in cambio di”, o “al posto di”. 

Giovanni 15:1,5: Gesù è la vera vite.

Giovanni 15:1,5: Gesù è la vera vite.
“Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo….Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”.

Gesù è la vera vite che porta frutto. 
"Vera" (alēthinē) indica ciò che “è autentico”, “reale”, “ genuino” e quindi “affidabile”, “degno di fiducia”. Nell’Antico Testamento vediamo che Israele è rappresentato come una vite (Salmo 80:8-19; Isaia 5:1-8; Geremia 2:21; 6:8-9; Ezechiele 15:1-8; 17:6-8; 19:10-14; Osea 10:1-2), come una vigna piantata dal Signore, dalla quale Egli si aspettava il frutto, invece ha fallito (Salmo 80:8-19; Isaia 5:1-8; Geremia 2:21).
Ora in contrasto con il fallimento della vite del popolo di Israele per la mancanza di buoni frutti, Gesù afferma: “Io sono la vera vite”, cioè colui che porta i buoni frutti. Gesù non dice che la Chiesa è la vite, ma che egli è stesso è la vite e i discepoli (tutti i credenti) sono i tralci!

Giovanni 11:25-26: Gesù è la resurrezione e la vita.

Giovanni 11:25-26: Gesù è la resurrezione e la vita.
"Gesù le disse: 'Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?'". 

Queste parole sono dette da Gesù a Marta in occasione della morte di Lazzaro. Questa dichiarazione contiene la quinta dei sette diversi detti “Io sono” con un predicato in questo Vangelo (Giovanni 6:35;48,51; 8:12; 10:7,9,11,14; 14:6; 15:1,5). Questa dichiarazione esprime la stessa verità in un modo paradossale, il primo dal punto di vista che il credente che muore in realtà vivrà, avrà la vita eterna e il secondo punto di vista chi vive nella fede non morirà mai. Dunque ogni credente in Gesù nella vita come nella morte, partecipa alla risurrezione e alla vita che è di Gesù e che Gesù gli comunica.

Giovanni 10:14: Gesù il buon pastore conosce le sue pecore.

Giovanni 10:14: Gesù il buon pastore conosce le sue pecore.
“Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me”.

La “conoscenza” (ginó̄skō) a cui si riferisce Gesù, è una conoscenza che va al di là di una conoscenza intellettuale, è una conoscenza intima, ed è una relazione personale, infatti, la stessa parola la troviamo per indicare un rapporto d’amore (Genesi 4:1,17,25; Matteo 1:25). 
“Conoscere” indica, dunque, un rapporto intimo, speciale, personale, esclusivo che Dio ha con il Suo popolo, che ha scelto sovranamente e incondizionatamente (Genesi 18:19; Esodo 33:12; Amos 3:2 ; Romani 9:10-11; Efesini 1:4). Perciò se il credente conosce Dio e perché prima Dio ha conosciuto il credente (Galati 4:8). Quindi è una conoscenza reciproca esperienziale che rispecchia la conoscenza reciproca intima tra il Padre e il Figlio (v.15).
Include l’idea dell’amore e della cura, dell’amicizia di grazia di Dio con il Suo popolo (Esodo 2:25; 19:4; Osea 13:5). Significa che Dio osserva chi gli appartiene ed è interessato al loro destino, si prende cura di loro. 
Il credente non è un numero per Gesù! Quando vediamo un gregge, le pecore ci sembrano tutte uguali, ma il pastore conosce le sue pecore per nome (Giovanni 10:3), ne conosce le caratteristiche e ne conosce le differenze. La conoscenza del Pastore, di Gesù che ha per noi implica anche una conoscenza totale che si estende nella parte più profonda della nostra vita e va ancora più indietro dalla nostra nascita.
Nel Salmo 139:15-16 è scritto: " Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d'essi era sorto ancora". 
Prima della nostra nascita, Gesù già conosceva tutto di noi! La conoscenza di Gesù è profonda e intima. Lui conosce il nostro passato con i suoi fallimenti, con le sue ferite e con le sue gioie. Lui conosce il nostro presente, i nostri desideri non realizzati. Egli conosce le nostre avversioni, frustrazioni e sogni, conosce i punti forti e deboli nel nostro carattere, conosce la profondità abissale del nostro cuore! Gesù ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi stessi!! Ma la cosa importante è che la sua conoscenza è personale! (Giovanni 10:3).
Max Lucado dice: "Quando vediamo una folla, vediamo esattamente quello, una folla. Che riempie uno stadio o che si riversa in un viale. Quando vediamo una folla, vediamo la gente, non delle persone, ma la gente. Una moltitudine di esseri umani. Una miriade di volti. Ciò che vediamo è questo. Ma non è così per il Pastore. Per lui ogni viso è diverso. Ogni faccia ha una storia. Ogni volto è un figlio".   
Il tema della conoscenza reciproca del pastore e le pecore è di grande importanza, le pecore seguono soltanto il loro pastore (Giovanni 10:4-5,8).
Stai obbedendo al buon Pastore? Lo stai ascoltando? Lo stai seguendo? Se sei una sua “pecora” certamente lo stai facendo, altrimenti non fai parte del suo gregge!

Giovanni 10:11: Gesù è il buon pastore che si sacrifica per le sue pecore.

Giovanni 10:11: Gesù è il buon pastore che si sacrifica per le sue pecore.
“Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore”.

Il pastore deve essere pronto a dare la propria vita per proteggere le sue pecore dagli animali selvatici. Gesù dice di se stesso di essere il Buon Pastore. (vv.11,14).
“Buon” (kalós) si riferisce alla qualità del suo carattere nobile, irreprensibile, eccellente, assolutamente degno di fiducia. Gesù non è un buon pastore, come se fosse uno dei tanti del suo genere. Egli esclusivamente è il Buon Pastore!!! È unico nel Suo Genere!
Questi versetti ci parlano del sacrificio del Buon Pastore. 
Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga, e il lupo le rapisce e disperde (v.12).  

Giovanni 10:9-10: Gesù è la porta della salvezza.

Giovanni 10:9-10: Gesù è la porta della salvezza.
"Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura. Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io son venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". 

Questi versetti rivelano che Gesù è l’unica porta della salvezza! 
Gesù è l’unica via di salvezza che ci conduce a Dio (Giovanni 14:6). Cosa significa entrare per la porta? Entrare per la porta, equivale a credere in Gesù. Chi crede in Gesù è salvato, è al sicuro (Giovanni 3:16; Efesini 2:8-9). 
Gesù non è “una” porta, ma “la” porta della salvezza! È l’unico Salvatore del mondo, che salva i peccatori (Giovanni 4:42; Atti 4:12; 1 Giovanni 4:14; 1 Timoteo 1:15). È l’unico mezzo attraverso il quale le pecore, i credenti, possono avere pastura. È l’unica fonte che può soddisfare il nostro bisogno spirituale di salvezza.

Giovanni 8:12:Gesù è la luce del mondo che dona la vita.

Giovanni 8:12:Gesù è la luce del mondo che dona la vita.
“Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

Gesù disse queste parole nel corso della festa delle Capanne. In quest’occasione la gente viveva in capanne fatta di rami e foglie in memoria del loro tempo trascorso nel deserto. Gesù prendendo spunto dalle lampade e dai candelabri che si accendevano durante questa festa, fa quest’affermazione importante. La luce di cui parla Gesù ricorda, o allude alla luce della presenza e della salvezza di Dio (Salmo 27:1; 36:9; Isaia 58:8), ricorda la nuvola che condusse il popolo alla terra promessa (Esodo 13:21-22) e che li ha protetti (Esodo 14:19-25). 
La luce ricorda anche la parola di Dio, o la Sua legge, la luce che guida il cammino di coloro che hanno a cuore la Sua istruzione (Salmo 119:105; Proverbi 6:23). 

Matteo 12:34; 23:33: La similitudine delle vipere.

Matteo 12:34; 23:33: La similitudine delle vipere.
Gesù parla della similitudine delle vipere sia in Matteo 12:34 e sia in Matteo 23:33.
Il contesto di Matteo 12:34 si riferisce all’incredulità dei farisei riguardo la guarigione di Gesù di un indemoniato cieco e muto; i farisei dicevano che le Sue liberazioni demoniache erano dovute all’ aiuto del diavolo. 

Gesù dice che ogni peccato e bestemmia sarà perdonata, tranne quella contro lo Spirito Santo, cioè il non riconoscere l’attività evidente di Dio attraverso l’azione di Gesù Cristo nel fare gli esorcismi (v.28), quindi dimostrando di essere più forte del diavolo (v.29).

Dunque, i farisei rifiutavano Gesù e attribuivano il potere di Gesù al potere satanico, e non alla potenza dello Spirito Santo, questa era la bestemmia contro lo Spirito Santo!

Mentre Matteo 23:33 si riferisce alla condanna degli scribi e farisei per la loro ipocrisia religiosa.

La similitudine delle vipere (Matteo 12:34; 23:33).

La similitudine delle vipere (Matteo 12:34; 23:33).
Gesù parla della similitudine delle vipere sia in Matteo 12:34 e sia in Matteo 23:33.
Il contesto di Matteo 12:34 si riferisce all’incredulità dei farisei riguardo la guarigione di Gesù di un indemoniato cieco e muto; i farisei dicevano che le Sue liberazioni demoniache erano dovute all’ aiuto del diavolo. 

Gesù dice che ogni peccato e bestemmia sarà perdonata, tranne quella contro lo Spirito Santo, cioè il non riconoscere l’attività evidente di Dio attraverso l’azione di Gesù Cristo nel fare gli esorcismi (v.28), quindi dimostrando di essere più forte del diavolo (v.29).

Dunque, i farisei rifiutavano Gesù e attribuivano il potere di Gesù al potere satanico, e non alla potenza dello Spirito Santo, questa era la bestemmia contro lo Spirito Santo!

Mentre Matteo 23:33 si riferisce alla condanna degli scribi e farisei per la loro ipocrisia religiosa.

Giovanni 6:51:Gesù è il pane della vita.

Giovanni 6:51:Gesù è il pane della vita.
“Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo”.

Gesù è il pane vivente disceso dal cielo.
È stato mandato dal Padre (Giovanni 3:16; 6:57).  “Cielo” (ouranós) indica un posto trascendente, il posto dove Dio dimora (Matteo 5:16; 23:22; Atti 7:55; Apocalisse 11:13). Gesù discende dal cielo, dove condivideva la gloria con Dio (Giovanni 17:5; 3:13; Atti 1:10-11; 7:55). 
“Il pane vivente” è sinonimo di pane della vita e indica che Gesù dà la vita, la Sua carne, cioè il suo corpo per la vita del mondo. Questa è un’allusione alla Sua morte sulla croce, al Suo sacrificio (Matteo 20:28; 2 Corinzi 5:21; Galati 1:4; 2:20; 3:13; Efesini 5:2, 25; 1 Timoteo 2:6; Tito 2:14; 1 Pietro 2:24; 1 Giovanni 2:2). Anche la preposizione “per” (hyper) ci parla di sacrificio, infatti, è ripetutamente trovato in un contesto sacrificale nel quarto Vangelo (Giovanni 10:11,15; 11:51-52; 15:13; 17:19; 18:14).

Gioia (Galati 5:22).

Gioia (Galati 5:22).
La gioia è il risultato dello Spirito Santo (cfr. Romani 14:17; 15:13; cfr. Neemia 12:43; Giobbe 8:21; Ecclesiaste 2:26).

La gioia è un segno distintivo del cristiano (Atti 13:52; Romani 12:12), una caratteristica del regno di Dio (Romani 14:17). 

Dio si aspetta che noi siamo gioiosi! 
La nostra gioia è radicata nel riconoscimento della nostra posizione davanti a Dio in Cristo Gesù, quindi della nostra salvezza dai peccati (Matteo 1:21; Romani 6), dall’ira di Dio (Romani 5:1-2,9-11), la liberazione dal diavolo (Atti 26:18).
La consapevolezza di questa realtà suscita in modo efficace e sostiene la gioia nei cuori di coloro che appartengono a Cristo.

Malachia 1:10: La disapprovazione di Dio per la religione superficiale.

Malachia 1:10: La disapprovazione di Dio per la religione superficiale.
“’Ci fosse almeno qualcuno di voi che chiudesse le porte! Così non accendereste invano il fuoco sul mio altare! Io non prendo alcun piacere in voi’, dice il SIGNORE degli eserciti, «e non gradisco le offerte delle vostre mani”.

Le porte a cui si riferisce ilprofeta sono le porte all’interno del tempio dove si offrivano i sacrifici degli animali a Dio. Il Signore attraverso il profeta dice che è meglio chiudere le porte così da impedire la vana e ipocrita offerta dei sacrifici, è meglio cessare ogni forma di sacrifici che presentare offerte ipocrite. 
Noi in questo versetto vediamo due verità importanti.

Zaccaria 2:13: Fai silenzio davanti a Dio!

Zaccaria 2:13: Fai silenzio davanti a Dio!
“Ogni creatura faccia silenzio in presenza del SIGNORE, perché egli si è destato dalla sua santa dimora”.

Nel pacifico, al largo di Vancouver, c'è uno specchio d'acqua noto come "La zona del silenzio" perché questa zona è acusticamente morta, non si sente nessun suono, e dal momento che nessuna campana, o sirena può avvertire le navi degli scogli pericolosi, il fondo dell'oceano è costellato di relitti!!

Naum 1:3: La giustizia di Dio espressa nella punizione del peccatore.

Naum 1:3: La giustizia di Dio espressa nella punizione del peccatore.
“ Il SIGNORE è lento all'ira ed è molto potente, ma non lascia il colpevole impunito”.

Nonostante Dio sia paziente, la sua giustizia si esprime nella punizione dell’empio.
Questo versetto ci parla proprio di questo.
In primo luogo vediamo:
(1) Il Signore è lento all’ira.
L’ira di Dio non è volubile e nemmeno capricciosa, è giudiziaria. Dio è lento all'ira, vale a dire, trattiene il suo giudizio per un lungo periodo di tempo (cfr. Esodo 34:6; Numeri 14:18; Neemia 9:17; Salmo 86:15; 103:8; 145:8; Gioele 2:13; Giona 4:2). 
A volte l’ira di Dio non è immediata, trattiene la sua ira fino al momento giusto, anche se da un punto di vista umano sembra in ritardo che non si occupi dell’ingiustizia presente in questo mondo.
Dio è lento all’ira non solo nei riguardi del suo popolo, ma anche in quello dei nemici del suo popolo, in questo caso degli Assiri.

Michea 7:18-19: Il perdono di Dio è completo e per sempre.

Michea 7:18-19: Il perdono di Dio è completo e per sempre.
“Quale Dio è come te, che perdoni l'iniquità e passi sopra alla colpa del resto della tua eredità? Egli non serba la sua ira per sempre, perché si compiace di usare misericordia. Egli tornerà ad avere pietà di noi, metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe e getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati”.

Questi versetti e anche il v.20 sono un inno di lode a Dio, e mostrano una grande fede, mostrano che Dio è completamente affidabile ed esalta la misericordia di Dio che perdona i peccati del Suo popolo. 
Il profeta conclude il suo libro per ricordare l’unicità e la misericordia di Dio a se stesso e ai suoi lettori (cfr. Esodo 34:6-7). 

Luca 2:25-35:L’uomo che era in sintonia con Dio.

Luca 2:25-35:L’uomo che era in sintonia con Dio.
Simeone era in sintonia con Dio, che cosa significa?
Quando parliamo di sintonia parliamo di armonia, di accordo, di corrispondenza, ma ci viene anche in mente il sintonizzare il canale televisivo, o la radio, quindi, accordare il circuito ricevente con quello trasmittente, scegliere la stazione trasmittente desiderata accordandosi con la frequenza d'onda corrispondente.
Ora Simeone il ricevente era accordato con la frequenza d’onda di Dio!

L’uomo che era in sintonia con Dio (Luca 2:25-35).

L’uomo che era in sintonia con Dio (Luca 2:25-35).
Simeone era in sintonia con Dio, che cosa significa?
Quando parliamo di sintonia parliamo di armonia, di accordo, di corrispondenza, ma ci viene anche in mente il sintonizzare il canale televisivo, o la radio, quindi, accordare il circuito ricevente con quello trasmittente, scegliere la stazione trasmittente desiderata accordandosi con la frequenza d'onda corrispondente.
Ora Simeone il ricevente era accordato con la frequenza d’onda di Dio!

Giona 2:9: Non confidare negli idoli, sono vani!

Giona 2:9: Non confidare negli idoli, sono vani!
“Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia; ma io ti offrirò sacrifici, con canti di lode; adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal Signore”.

Oggi giorno le cose non sono molto cambiate dai tempi di Giona.
Vediamo gli idoli che il Signore ha vietato che noi facessimo (Esodo 20:4-5), li vediamo nei luoghi di culto, o portati sulle spalle nelle feste cittadine.
Un idolo è qualcosa realizzato da mani umane mediante uno strumento, scolpito in legno, in pietra, o inciso nel metallo, tagliato e modellato da mani umane, una rappresentazione artificiale di qualche essere divino.

Abdia 3: I pericoli dell’orgoglio.

Abdia 3: I pericoli dell’orgoglio.
“L’orgoglio del tuo cuore ti ha ingannato”.

Queste parole sono dirette dal profeta alla nazione di Edom. Nei vv.3-4 vediamo che il Signore giudicherà Edom (cfr.v.15).
L’orgoglio (zādhôn)si riferisce all’arroganza, alla presunzione, a colui che confida in se stesso, all’autosufficienza.
Il libro dei proverbi descrive gli aspetti negativi dell’orgoglio (Proverbi 11:2; 13:10; 21:24).
Nei tempi antichi l’altezza aveva un vantaggio militare importante. 

La posizione geografica di Edom sulle montagne, gli dava un senso d’inespugnabilità militare, invincibilità, autosufficienza.

Amos 5:6: Senza Dio non c’è vita!

Amos 5:6: Senza Dio non c’è vita!
“Cercate il Signore e vivrete”.

Queste parole sono rivolte alla casa di Giuseppe, Efraim e Manasse che rappresentavano il regno del nord d’Israele (Ezechiele 37:16,19), questo regno necessitava di una rinascita spirituale perché era assente una vera adorazione e una mancanza di giustizia.
Noi in questo passo vediamo il comando a cercare Dio, di conseguenza il popolo sarebbe rimasto in vita. 
Noi troviamo qui una chiamata al pentimento, Dio è ancora misericordioso e longanime, ma pone un limite al peccato.
Le sue braccia erano aperte e tese, pronte a ricevere i peccatori pentiti (cfr. Isaia 65:2-5), ma voleva che si allontanassero completamente dalla falsa adorazione idolatrica nei santuari di Betel, Ghilgal e Beer-Seba (cfr. v.5), nonché dal loro peccato, dall’avidità e dal maltrattamento dei poveri (vv.10-17). 

Israele è esortato a rivolgersi a Dio con tutto il cuore e a smettere di praticare l’idolatria, se non l’avessero fatto Dio li avrebbe giudicati, come leggiamo nel v. 6: “Affinché egli non si avventi come un fuoco sulla casa di Giuseppe e la consumi senza che a Betel ci sia chi la spenga”.

La provvidenza di Dio nella vita cristiana.

La provvidenza di Dio nella vita cristiana.
Dio nella sua provvidenza non ci lascia abbandonati a noi stessi nella vita cristiana, ci dà gli strumenti per essere salvati, crescere e per poterlo servire come lui desidera.

Il primo strumento che Dio ci ha dato nella sua provvidenza riguardo la vita cristiana è:
I LA SACRA SCRITTURA.
Martin Lutero alla Dieta (assemblea dei principi tedeschi) di Worms 18 aprile 1521 disse: “A meno che sono convinto dalla testimonianza della Sacra Scrittura o da ragioni evidenti, non confido in nessuno papa, né concilio, dal momento che è certo che essi hanno spesso errato e si sono contraddetti, sono tenuto fermamente alle Sacre Scritture e la mia coscienza è ritenuta prigioniera dalla Parola di Dio ……”.

Ogni vero credente dovrebbe avere questa passione che aveva Lutero per la Bibbia.
Nella condizione umana non vi è miseria più grande dell’ignorare le Sacre Scritture e viceversa non vi è maggiore beatitudine del  conoscerle e amarle.

La provvidenza di Dio: i miracoli

La provvidenza di Dio: i miracoli
Uno studio sulla provvidenza di Dio sarebbe molto povero senza parlare dei miracoli. 

Nella discussione teologica, i miracoli sono stati importanti per affermare la realtà di Dio, ma è anche vero che i miracoli sono stati sempre contestati e oggi ci sono molti scettici a riguardo, infatti, molti non ci credono, li trovano impossibili razionalmente, o non scientifici.

John Blanchard dice: ”Un miracolo è per definizione al di là della capacità della scienza di spiegare e deve quindi essere anche al di là della capacità della scienza di confutare”.

D. Martyn Lloyd-Jones diceva: “I miracoli non sono fatti per essere compresi, sono fatti per essere creduti”.

J. C. Ryle affermava: “Un miracolo non sarebbe un miracolo se potesse essere spiegato!”

Tutto comunque parte dal presupposto se si crede all’esistenza di Dio.

Paul Little scriveva: ”Chi ha delle difficoltà ad accettare i miracoli ne ha spesso anche a riconoscere la validità delle profezie: si tratta di problemi che derivano da una bassa opinione di Dio. Dunque il vero problema non sta nei miracoli, o nella profezia, ma nel nostro concetto di Dio. Se supponiamo che Dio esiste, i miracoli non suscitano problemi, perché Dio per definizione è Onnipotente”.

Se noi crediamo in un Dio che ha creato ogni cosa dal nulla, quindi che è Onnipotente, non avremo difficoltà ad accettare che Dio fa i miracoli!

La natura dell’amore (Galati 5:22).

La natura dell’amore (Galati 5:22).
Un uomo ha scelto un modo insolito per chiedere alla sua amata di sposarlo: ha passato 6 mesi in viaggio per il Giappone, e al termine del suo viaggio, il tracciato GPS del suo percorso scandiva la frase “Marry Me”, cioè “Sposami”, con tanto di cuore trafitto da una freccia.
Il tutto è iniziato nel 2008, quando l’uomo ha lasciato il lavoro e ha iniziato il suo viaggio per il Giappone sia per conoscere meglio il suo paese, e sia per mandare un messaggio personale alla sua fidanzata. 
L’uomo ha percorso oltre 7.000 km, in gran parte a piedi, e talvolta in auto, bicicletta, o traghetto. Tutto il percorso è stato accuratamente studiato per tracciare la scritta.
Cosa non si fa per amore!

Una delle caratteristiche della presenza dello Spirito Santo in una persona è l’amore.

L'amore. (Galati 5:22).

Amore (Galati 5:22)
Un barbiere, aveva notato negli ultimi giorni, che i suoi affari avevano avuto un buon incremento. Quando ha cercato di scoprire il perché, scoprì che il suo concorrente, un altro barbiere in paese, era malato, e in quei giorni non aveva lavorato. Quando la settimana si concluse, prese tutto quello che aveva fatto in precedenza al suo reddito medio e lo portò al suo concorrente, mostrando il suo amore cristiano ed empatia.

Tu lo avresti fatto?

L’amore è il frutto dello Spirito Santo!

Ciò che è significativo in questo elenco di Galati 5:22 del frutto dello Spirito Santo è che l’amore è menzionato prima di tutto.
Qualcuno pensa perché è il frutto primario, fondamentale, il più importante (cfr. Galati 5:13-14; 1 Corinzi 13:13), perché è la fonte da cui tutte le altre virtù, o grazie provengono.

L'amore è una delle parole più frequentemente utilizzate nel vocabolario di Paolo.
L'amore è il cuore e l'anima dell’etica di Paolo e del Nuovo Testamento, perché è l’adempimento della legge, è la parte centrale nell’etica del Nuovo Patto (Romani 13:8-10; Galati 5:14).
L’amore deve caratterizzare il comportamento dei veri cristiani (1 Corinzi 16:14; Efesini 5:2).
 
In una chiesa possono essere presenti tutti i doni spirituali, ma senza l’amore la chiesa fallisce (1 Corinzi 13).
 
Il problema principale delle dispute sugli alimenti dei primi cristiani era la mancanza di amore (Romani 14:1-15:6; 1 Corinzi 8:1-11:1). 

Levitico

Levitico
Questo libro ci parla delle istruzioni divine riguardo il culto a Dio e il comportamento per il popolo che il Signore ha liberato dall’Egitto.
Per gli ebrei doveva essere chiaro come doveva essere il culto a Dio, il Levitico parla di questo. Grazie alle istruzioni contenute nel Levitico, i sacerdoti potevano guidare il popolo nel culto secondo la volontà di Dio.
Levitico ci parla del sistema sacrificale e delle varie leggi di purezza destinati a stabilire uno standard di santità per Israele in modo adeguato al loro rapporto con Dio. 
Il libro è una serie di leggi che costituiscono la base legale per l’organizzazione religiosa e civile nella vita del popolo che Dio ha eletto. 
Inoltre il Levitico ci parla della presenza di Dio in mezzo al suo popolo.
Allo stesso tempo, si deve notare che questo libro all’interno del Pentateuco, mostra la chiara intenzione dell’autore, di continuare la narrazione delle esperienze sul Sinai.

La provvidenza di Dio e il male

La provvidenza di Dio e il male
Il problema del male è probabilmente il problema più difficile in tutta la teologia.
Molte volte i cristiani non sanno che dire davanti le tragedie, gli atti terroristici, le malattie, le epidemie, le pandemie, i terremoti, e così via.

Quando si parla del male si intende due cose: il male nel senso morale, riguardo il peccato (atti terroristici, omicidi, stupri, ecc.) e il male nel senso fisico o naturale (sofferenze dovute alle tragedie come: terremoti, alluvioni, malattie, epidemie, pandemie, ecc.).

Alcuni pensando alla presenza del male negli uomini e nella loro storia si sono chiesti: “Se niente sfugge al controllo di Dio, come si spiega il fatto che il male esiste? E come addirittura, il male, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di Dio? Perché ci sono bambini che nascono con delle malformazioni? Perché esiste un’ingiustizia sociale? Perché ci sono le guerre?”

Ma la perplessità non è solo per il male in sé, ma per l’intensità, l’atrocità e il livello alto del male.

E allora alcuni hanno affermato: “ Se Dio è onnipotente è in grado di distruggere il male. Se Dio è buono evita il male. Ma il male esiste. Conclusione: o Dio non è onnipotente o Dio non è buono!”
Questo è un giudizio frettoloso.

La provvidenza di Dio racchiude anche il controllo del male. 

La gloria di Dio rivelata ai pastori (Luca 2:8-20).

LA GLORIA DÌ DIO RIVELATA AI PASTORI (LUCA 2:8-20).
Nel mondo antico, se qualcuno avesse chiesto se ci fosse una persona più importante di Cesare, l'imperatore e sovrano del vasto impero romano, la risposta sarebbe stata sicuramente: “No!”. 
Eppure, benché Gesù nacque  in un villaggio rurale della Giudea, in un posto così umile, quel Gesù che ha diviso la storia, certamente era più importante di Cesare!

Le circostanze della nascita di Gesù sono così umili che sono difficili d’apprezzare, infatti, le figure regali nascono con una grande cerimonia e celebrazione, nei grandi palazzi, ma non quella di Gesù. 

Luca 2:21-24: La devozione di Giuseppe e Maria.

Luca 2:21-24: La devozione di Giuseppe e Maria.  
Bruno Ferrero nel suo libro “C’è qualcuno lassù” racconta questa storia. “Un potente sovrano viaggiava nel deserto seguito da una lunga carovana che trasportava il suo favoloso tesoro d’oro e di pietre preziose. A metà del cammino, sfinito dall’infuocato riverbero della sabbia, un cammello della carovana crollò boccheggiante e non si rialzò più. Il forziere che trasportava rotolò per i fianchi della duna, si sfasciò e sparse tutto il suo contenuto, perle e pietre preziose, nella sabbia. Il principe non voleva rallentare la marcia, anche perché non aveva altri forzieri e i cammelli erano già sovraccarichi. Con un gesto tra il dispiaciuto e il generoso, invitò i suoi paggi e i suoi scudieri a tenersi le pietre preziose che riuscivano a raccogliere e portare con sé. Mentre i giovani si buttavano avidamente sul ricco bottino e frugavano affannosamente nella sabbia, il principe continuò il suo viaggio nel deserto. Si accorse però che qualcuno continuava a camminare dietro di lui. Si voltò e vide che era uno dei suoi paggi, che lo seguiva ansimante e sudato. ‘E tu’ gli chiese il principe, ‘non ti sei fermato a raccogliere niente?’ Il giovane diede una risposta piena di dignità e di fierezza: ‘Io seguo il mio re’”.

Giuseppe e Maria seguivano il loro Re, Dio, erano obbedienti alle leggi del loro Re!
In questi versetti, infatti, vediamo che Luca mette in evidenza che Giuseppe e Maria erano obbedienti alla legge di Mosè, cioè quella che Dio diede a Mosè (vv.22,23,24).

Quindi Giuseppe e Maria erano devoti a Dio!

La devozione di Giuseppe e Maria (Luca 2:21-24).

La devozione di Giuseppe e Maria (Luca 2:21-24). 
Bruno Ferrero nel suo libro “C’è qualcuno lassù” racconta questa storia. “Un potente sovrano viaggiava nel deserto seguito da una lunga carovana che trasportava il suo favoloso tesoro d’oro e di pietre preziose. A metà del cammino, sfinito dall’infuocato riverbero della sabbia, un cammello della carovana crollò boccheggiante e non si rialzò più. Il forziere che trasportava rotolò per i fianchi della duna, si sfasciò e sparse tutto il suo contenuto, perle e pietre preziose, nella sabbia. Il principe non voleva rallentare la marcia, anche perché non aveva altri forzieri e i cammelli erano già sovraccarichi. Con un gesto tra il dispiaciuto e il generoso, invitò i suoi paggi e i suoi scudieri a tenersi le pietre preziose che riuscivano a raccogliere e portare con sé. Mentre i giovani si buttavano avidamente sul ricco bottino e frugavano affannosamente nella sabbia, il principe continuò il suo viaggio nel deserto. Si accorse però che qualcuno continuava a camminare dietro di lui. Si voltò e vide che era uno dei suoi paggi, che lo seguiva ansimante e sudato. ‘E tu’ gli chiese il principe, ‘non ti sei fermato a raccogliere niente?’ Il giovane diede una risposta piena di dignità e di fierezza: ‘Io seguo il mio re’”.

Giuseppe e Maria seguivano il loro Re, Dio, erano obbedienti alle leggi del loro Re!
In questi versetti, infatti, vediamo che Luca mette in evidenza che Giuseppe e Maria erano obbedienti alla legge di Mosè, cioè quella che Dio diede a Mosè (vv.22,23,24).

Quindi Giuseppe e Maria erano devoti a Dio!

Aggeo 1:5-6: Avere non significa godere!

Aggeo 1:5-6: Avere non significa godere!
“Ora così parla il SIGNORE degli eserciti: ‘Riflettete bene sulla vostra condotta!  Avete seminato molto e avete raccolto poco; voi mangiate, ma senza saziarvi; bevete, ma senza soddisfare la vostra sete; vi vestite, ma non c'è chi si riscaldi; chi guadagna un salario mette il suo salario in una borsa bucata’”.

Nel 538 a.C. con l’editto di Ciro, i primi ebrei ritornano in Giudea dall’esilio in Babilonia. Tre distinti gruppi di esuli tornarono a Gerusalemme per ricostruire la città. Il primo gruppo fu guidato sotto la guida politica di Zorobabele e la leadership religiosa del sacerdote Giosuè (Esdra 1-6). Intorno al 538 a.C. i rimpatriati cercarono di ricostruire il tempio distrutto (Esdra 3:1-4:5), ma dovettero ben presto confrontarsi con l’opposizione dei nemici locali, lo scoraggiamento e la mancanza di risorse (Esdra 4:1-24). È stato solo dopo i ministeri dei profeti Aggeo e Zaccaria che la costruzione del secondo tempio fu finalmente terminata nel 516 a.C. dopo quattro anni dalla loro ripresa nel 520 a.C (Esdra 4:24; 6:1-15). Aggeo possedeva grande zelo per il Signore ed esortava la popolazione a completare la costruzione del tempio! Molti del popolo di Dio erano apatici, curavano i loro interessi, le loro case e la propria comodità, mentre trascuravano il tempio in rovina. 
Aggeo esorta il suo pubblico a riflettere bene sulla loro condotta, questo suggerisce il loro fallimento nei riguardi di Dio, non erano veramente consacrati, Dio non era la loro priorità!  
Una valutazione onesta della loro situazione li avrebbe portati a considerare che le loro vite non erano benedette a causa del fatto che erano egocentrici e avevano trascurato la casa di Dio! Il loro comportamento disinvolto li ha portati a privarsi della benedizione di Dio secondo le sanzioni del patto (Levitico 26; Deuteronomio 28-30).
E come se Aggeo gli stesse dicendo: “Non vedi cosa ti sta succedendo?”
La popolazione deve prendere in considerazione, deve fare un'attenta riflessione sulla propria situazione in modo che possa trarre le conclusioni corrette. Essa deve considerare che la sua situazione è quella che Dio aveva voluto per lei in conseguenza alla sua mancanza di consacrazione.
Le sue circostanza economiche avverse non erano il risultato di semplici fenomeni naturali, ma erano dovuti al giudizio di Dio (cfr. Michea 6:9-16). 
Aggeo richiama l'attenzione su tre condizioni preoccupanti della popolazione.
1) Aveva raccolti inadeguati: aveva seminato molto e raccolto poco. 
2) Aveva forniture inadeguate: mangiava, ma non si saziava,beveva, ma non si dissetava, si vestiva, ma non si riscaldava.
3) Aveva salari inadeguati: metteva il suo salario in una borsa bucata, questo indica che il salario era totalmente insufficiente per far fronte alle proprie necessità materiali. 
Naturalmente, il Signore non stava rimproverando la popolazione perché lavorava duramente, o perché si prendeva cura delle necessità della vita, ma perché metteva se stessa prima di Lui, perché non metteva Dio sopra ogni cosa. 
Così anche oggi molte persone, compresi molti credenti hanno una vita insoddisfatta perché non mettono Dio e la Sua opera prima di loro! Possiedono ma è come se non avessero! Avere non significa godere, essere soddisfatti!

Sofonia 3:17: Il Signore gioirà per il suo popolo.

Sofonia 3:17: Il Signore gioirà per il suo popolo.
“Il Signore, il tuo Dio è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore; esulterà, per causa tua con grida di gioia”.

Nel contesto di questo capitolo vediamo che prima Sofonia profetizza il castigo di Gerusalemme per i propri peccati: i suoi capi,  giudici, profeti e sacerdoti erano corrotti e non si fidavano del Signore, o ascoltavano la sua Parola. Sofonia profetizza che il Signore avrebbe portato vera giustizia per tutti i popoli nel giorno della sua ira (vv.1-8). Dopo profetizza le benedizioni future (vv.9-20). Il Signore benedirà sia Gerusalemme e le nazioni. Il popolo di Dio è chiamato a gioire. Tre sono i motivi per gioire: Il primo motivo è perché il Signore ha tolto la punizione sul suo popolo (v.15), il secondo motivo è perché ha scacciato i nemici del suo popolo (v.15), il terzo motivo è perché il Signore è in mezzo al Suo popolo (vv.15-17). 
Il Signore, il Creatore è presente nella vita del Suo popolo! È presente come un potente che salva! “Signore” (Yahweh) fa venire in mente tutte le grandi opere che il Signore ha eseguito per conto dell'antico Israele. “Il tuo Dio" significa il Dio che sostiene questo popolo.

Abacuc 2:2-3: Siamo chiamati ad aspettare i tempi di Dio.

Abacuc 2:2-3: Siamo chiamati ad aspettare i tempi di Dio.
“Il SIGNORE mi rispose e disse: ‘Scrivi la visione, incidila su tavole, perché si possa leggere con facilità; perché è una visione per un tempo già fissato; essa si affretta verso il suo termine e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché certamente verrà; e non tarderà’”.

Abacuc è perplesso riguardo al fatto che in Giudea, la giustizia era scomparsa. Il profeta invoca l’intervento di Dio e chiede perché la cattiveria è impunita (Abacuc 1:1-4). Dio risponde che avrebbe inviato i Caldei per punire Giuda (Abacuc 1:5-11). Ma Abacuc reagisce ancora con perplessità: perché Dio si sarebbe servito di un popolo malvagio, i Caldei, per giudicare un popolo più giusto, i Giudei? (Abacuc 1:12-2:1). Dio risponde che avrebbe giudicato anche i Caldei (Abacuc 2:2-20). Il successo dei malvagi non può offuscare la gloria di Dio!
Dio rassicura Abacuc: l’adempimento del giudizio dei Caldei ha un tempo stabilito, quindi la rivelazione di Dio non si rivelerà falsa. Anche se il compimento sembra in ritardo, anche se le circostanze sembrano contrarie, la promessa si avvererà in accordo con il Suo piano perfetto. Per certo la realizzazione di questa profezia, di questa promessa avverrà dice il Signore ad Abacuc, aspettala! (v.3). 

Il frutto dello Spirito Santo. Introduzione (Galati 5:22).

Il frutto dello Spirito Santo. Introduzione (Galati 5:22).
Alla fine della seconda guerra mondiale, due immagini sono apparse in una rivista che mostrava un soldato contro un carro armato. La prima immagine mostrava l’enorme carro che stava piombando sul piccolo soldato con un semplice fucile, per schiacciarlo. L'immagine seguente mostrava cosa poteva accadere se il soldato avesse avuto in mano un bazooka, o un lanciarazzi, nelle sue mani. In questa seconda immagine il carro armato era ridimensionato quasi al pari del soldato e accartocciato.

Senza la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita, siamo come la prima immagine di quel soldato che con un fucile cerca di affrontare un carro armato. 
Mentre ripieni di Spirito Santo, quindi con la Sua potenza siamo come quel soldato ben armato che con un bazooka, o un lanciarazzi distrugge il carro armato!

Solo con la potenza dello Spirito Santo possiamo vivere come Dio vuole e quindi vincere il peccato!

Gal.5:22:Il frutto dello Spirito Santo.

Gal.5:22:Il frutto dello Spirito Santo.
Alla fine della seconda guerra mondiale, due immagini sono apparse in una rivista che mostrava un soldato contro un carro armato. La prima immagine mostrava l’enorme carro che stava piombando sul piccolo soldato con un semplice fucile, per schiacciarlo. L'immagine seguente mostrava cosa poteva accadere se il soldato avesse avuto in mano un bazooka, o un lanciarazzi, nelle sue mani. In questa seconda immagine il carro armato era ridimensionato quasi al pari del soldato e accartocciato.

Senza la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita, siamo come la prima immagine di quel soldato che con un fucile cerca di affrontare un carro armato.
Mentre ripieni di Spirito Santo, quindi con la Sua potenza siamo come quel soldato ben armato che con un bazooka, o un lanciarazzi distrugge il carro armato!

Solo con la potenza dello Spirito Santo possiamo vivere come Dio vuole e quindi vincere il peccato!

Introduzione al frutto dello Spirito Santo (Galati 5:22).

Introduzione al frutto dello Spirito Santo (Galati 5:22).
Alla fine della seconda guerra mondiale, due immagini sono apparse in una rivista che mostrava un soldato contro un carro armato. La prima immagine mostrava l’enorme carro che stava piombando sul piccolo soldato con un semplice fucile, per schiacciarlo. L'immagine seguente mostrava cosa poteva accadere se il soldato avesse avuto in mano un bazooka, o un lanciarazzi, nelle sue mani. In questa seconda immagine il carro armato era ridimensionato quasi al pari del soldato e accartocciato.

Senza la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita, siamo come la prima immagine di quel soldato che con un fucile cerca di affrontare un carro armato. 
Mentre ripieni di Spirito Santo, quindi con la Sua potenza siamo come quel soldato ben armato che con un bazooka, o un lanciarazzi distrugge il carro armato!

Solo con la potenza dello Spirito Santo possiamo vivere come Dio vuole e quindi vincere il peccato!

3 Giovanni 11: Non imitare il male, ma il bene!

3 Giovanni 11: Non imitare il male, ma il bene!
“Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio”.

L’apostolo Giovanni esorta Gaio, il destinatario della sua lettera a non imitare il male, ma il bene. Nessuno dei figli di Dio dovrebbe imitare il male! “Imitare” (mimou –presente imperativo) è seguire un modello, comportarsi allo stesso  modo (in senso positivo 2 Tessalonicesi 3:7,9; Ebrei 13:7), in questo caso è  usare come modello il male. 
Il “male” (kakon) è essere socialmente, o moralmente riprovevoli; nel contesto vediamo che un certo Diotrefe aspirava ad avere il primato nella chiesa e non era ospitale verso i fratelli missionari di passaggio, anzi sparlava di loro con parole maligne, e non soltanto faceva questo, ma quelli della chiesa che volevano ospitarli, gli impediva di farlo e li cacciava fuori dalla chiesa (vv.9-10). 
Il “bene” (agathon) indica qualcosa che è di elevata qualità quindi che porta beneficio, che è utile. Indica che le azioni della persona sono benefiche per gli altri e di valore sociale.

2 Giovanni 5: Non è un comandamento nuovo!

2 Giovanni 5: Non è un comandamento nuovo!
“Amiamoci gli uni gli altri”.

I cristiani devono amarsi. Questa è la base della vita cristiana che tutti i credenti, costantemente, devono ricordare e a cui deve essere sempre ricordato. Giovanni include se stesso con i suoi lettori, egli non è esente dall’amare gli altri. 
L’amore è un comandamento (Matteo 22:37-39). Precedentemente Giovanni aveva scritto che “amiamoci gli uni gli altri” non è un nuovo comandamento, ma quello che hanno avuto fin dal principio (vv.4-5). L’amore, dunque, è un qualcosa che deve essere ricercato e praticato. “Fin dal principio”, si riferisce all'inizio della loro esperienza cristiana, dal momento che ognuno di loro è venuto alla fede e ha cominciato a ricevere l'istruzione nella fede; quindi è qualcosa che devono continuare a praticare.
L’amore è importante. L’amore è centrale non solo per Giovanni, ma anche per Gesù. Dopo aver citato per tre volte nel Vangelo (Giovanni 13:34; 15:12, 17), Giovanni aggiunge la ripetizione del comando di Gesù nelle sue epistole (per esempio 1 Giovanni 3:11, 23; 4:7, 11, 12). 
L'amore è una delle prove cruciali nella vita di un credente. L’amore è una prova che siamo nati da Dio e conosciamo Dio, ed è anche una prova che siamo discepoli di Gesù Cristo (1 Giovanni 2:7-10; 4:7-8; Giovanni 13:34-35).
Quindi tutto ciò che tende a separarci dagli altri cristiani non è da Dio; l’amore per Dio e per gli altri sono collegati (1 Giovanni 4:20-21). Non possiamo davvero amare Dio senza amare l'altro.
L’amore deve essere pratico. I comandamenti di Dio non sono stati dati per essere creduti; ma per essere praticati. L’amore di cui parla Giovanni è l’amore che si sacrifica cercando il bene dell’ altro come ha fatto Gesù per i peccatori (1 Giovanni 3:16-17; 4:10-11), quindi è servizio e non solo sentimento, un’azione volontaria pratica del cuore anche se ci costa un caro prezzo. Il verbo presente “amiamoci” richiede la pratica di un amore disinteressato che cerca il benessere degli altri sopra i propri desideri. L'amore si rimbocca le maniche, è un atteggiamento che si rivela in azione. I credenti possono mostrare l'amore in molti modi: evitando pregiudizi e discriminazioni, maldicenze, attraverso l'ascolto, l'aiuto, donando energie ed economicamente, tempo, rifiutando di giudicare, perdonando e così via. “L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male,  non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa” (1 Corinzi 13:4-7).
L’amore è il continuo impegno dei credenti. Deve essere una pratica abituale (agapōmen-presente attivo), mentre il reciproco pronome "gli uni gli altri” (allēlous) insiste sul fatto che deve essere reciprocamente operativo tra i credenti. Ogni credente deve esprimere l’amore per altro. L’amore è non essere indifferenti verso gli altri! Hai conosciuto l’amore di Dio? Se lo hai conosciuto amerai tuo fratello (1 Giovanni 2:7-10). 

La provvidenza di Dio: la cooperazione.

La provvidenza di Dio: la cooperazione.
Noi vediamo nella Scrittura che Dio dirige, dispone e governa tutte le creature e tutte le cose, in modo saggio e santo secondo i suoi piani immutabili decretati dall’eternità per la Sua gloria (Ebrei 1:3; Daniele 4:34; Salmo 135:6; Atti 17:25,26,28; Matteo 10:29-31; Proverbi 15:3; Salmo 104:24; 145:17; Atti 15:18; Salmo 94:8-11; Efesini 1:11; Salmo 33:10,11; Isaia 43:14; Efesini 3:10; Romani 9:17; Genesi 45:7; Salmo 145:7).

Ci sono dei passaggi nella Bibbia che parlano che i piani di Dio sono stati preparati prima della creazione del mondo come per esempio il sacrificio di Gesù Cristo e l’elezione dei cristiani (Matteo 25:34; Atti 2:23; 4:28; 1 Corinzi 2:7; 1 Pietro 1:20; Efesini 1:4; Efesini 3:11; 2 Tessalonicesi 2:13; 2 Timoteo 1:9; Apocalisse 13:8; cfr. Salmo 139:16; Isaia 22:11; 37:26). 

Il modo come Dio esercita la provvidenza nel mondo nella vita delle Sue creature è chiamato concorso, o cooperazione.
Questa dottrina descrive il rapporto tra la sovranità di Dio e le azioni umane.

La divina cooperazione può essere definita “come quell’opera di Dio, mediante la quale Egli concorre, o coopera con tutte le Sue creature e fa si che esse agiscono precisamente nel modo come stanno agendo”.
    
Dio coopera con tutte le Sue creature, implica che opera in modo tale che queste agiscono come Lui vuole, secondo la loro natura, affinché realizzino i Suoi scopi.

Dio agisce in loro e attraverso di loro per portare a compimento i Suoi piani!

C’è una compartecipazione tra l'azione di Dio e le azioni degli esseri umani, ma non possiamo capire come questo avviene.
Con questa dottrina si cerca di spiegare l’inspiegabile, cioè qualcosa che è misteriosa, la questione rimane complessa e difficile.

Possiamo fare diversi esempi della dottrina della cooperazione, o concorso riguardo la provvidenza di Dio: la storia di Giuseppe venduto dai fratelli; il tradimento di Giuda con Gesù, le azioni di Caiafa, Erode e Ponzio Pilato riguardo la morte di Gesù.

Giuda 1: Custoditi da Gesù Cristo.

Giuda 1: Custoditi da Gesù Cristo.
“Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, ai chiamati che sono amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”.

I cristiani sono al sicuro. “Custoditi” (tetērēmenois-perfetto passivo participio) ha lo stesso tempo (perfetto) di amati, quindi indica uno stato continuo, il risultato presente di un'azione passata. La custodia di Dio è continua, non c’è un momento che Dio non ci ami e non si prenda cura di noi, la sua custodia è costante, Dio non sonnecchia e non dorme (Salmo 121:4).
“Custoditi” esprime la protezione, la preservazione dei credenti, implica attenzione e cura vigile.
È scritto anche in altre parti del Nuovo Testamento che Gesù, o Dio custodiscono i credenti (Giovanni 10:27-28; 2 Timoteo 1:12; 1 Pietro 1:5; 1 Giovanni 5:18).

Giuda 1: Amati in Dio Padre.

Giuda 1: Amati in Dio Padre.
“Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, ai chiamati che sono amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”.

Giuda dà tre descrizioni riguardo i destinatari e indicano cosa significhi essere un vero cristiano: “ Chiamati, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”. In questa breve meditazione ci occuperemo: “Sono amati in Dio Padre”.
Letteralmente in Dio Padre è in enfasi: “In Dio Padre amati”.
“Padre” (Patri) probabilmente è da prendere nel senso di “Padre nostro". Dio non è capriccioso e tirannico, ma un Padre la cui caratteristica è l'amore protettivo.
“Amati” (ēgapēmenois-perfetto passivo participio) rivela l’amore attivo di Dio Padre nel chiamare i credenti e il motivo per cui agisce.
Il tempo perfetto nel greco indica uno stato continuo, il risultato presente di un'azione passata. L'enfasi non è tanto l'azione passata in quanto tale, ma l'attuale stato di cose, derivante dall'azione passata. Si riferisce a un'azione passata che continua nel presente. L’amore di Dio continuerà ora e per sempre. L'amore di Dio non muore e non cambia mai.

Giuda 1: I chiamati.

Giuda 1: I chiamati.
“Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, ai chiamati che sono amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”.

Giuda non dice chi sono i destinatari, ma l'occasione specifica che l’ha indotto a scrivere la lettera (vv. 3-4), ci fa’ capire che aveva un gruppo definito di chiese in mente quando scrisse. Giuda dà tre descrizioni riguardo i destinatari e indicano cosa significhi essere un vero cristiano: “Sono chiamati, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”. In questa breve meditazione ci occuperemo della parola: “ Chiamati”. 
 “Chiamati” (klētois) qui, non si riferisce a un semplice invito, sottolinea la chiamata che i cristiani hanno ricevuto da Dio come popolo eletto.
“Chiamati” è un titolo trasferito ai cristiani dall’Antico Testamento che era in riferimento a Israele  (Isaia 41:9; 42:6; 48:12,15; 49:1; 54:6; Osea 11:1). La chiamata d’Israele è legata con la scelta, o l’elezione di Dio (Isaia 41:8-9; 42: 1-6; 43:10; 44:1-2; 49:7) per essere il Suo popolo speciale, il suo popolo servo (cfr. Galati 1:15-kalesas; Matteo 4:21; Marco 2:17- ekalesen).

1 Giovanni 1:9: Il perdono dei peccati.

1 Giovanni 1:9: Il perdono dei peccati.
"Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità". 

Tutte le persone, ricche e povere, giovani e anziani hanno una cosa in comune: il peccato, eppure ci sono molte persone che dicono di non essere dei peccatori. Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi, siamo bugiardi, e facciamo Dio bugiardo (1 Giovanni 1:8,10) perché Dio dice che tutti siamo peccatori (Romani 3:23).
Quando qualcuno fa una valutazione onesta di se stesso, con l’aiuto dello Spirito Santo davanti la purezza morale di Dio, riconoscerà i propri peccati e li confesserà a Dio!
“Confessare” (homologéō) significa ammettere i propri peccati a Dio con vera contrizione e ricercare il Suo perdono. Significa essere d'accordo con Dio, riconoscendo davanti a Lui che un atto, o un pensiero era sbagliato, e implica impegnarsi a non lasciare che accada di nuovo. 

2 Pietro 1:20-21: L’origine divina della Bibbia.

2 Pietro 1:20-21: L’origine divina della Bibbia.
"Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo". 

Questo passo afferma essenzialmente due cose: la prima che la Bibbia, in ogni sua parte, non ha la sua origine con un’iniziativa umana, ma in Dio, la seconda è: Dio ha guidato gli uomini, questi erano sospinti dallo Spirito Santo. In questo senso lo Spirito li guidava e vegliava su di loro, perciò possiamo essere sicuri che la rivelazione di Dio è priva di errori, perché lo Spirito Santo garantisce completamente la verità contenuta nelle Sacre Scritture dalla Genesi all’Apocalisse.
Il verbo greco "sospinti" (pheromenoi) indica qualcosa che è portato, trascinato, preso, sorretto e mosso da colui che è il portatore che lo conduce dove egli vuole. Il verbo nel greco è al passivo, perciò gli autori della Bibbia erano portati, non era la loro volontà a guidarli, ma era lo Spirito di Dio.

1 Pietro 1:15: La vera santificazione.

1 Pietro 1:15: La vera santificazione.
“Ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta”.    

“Siate” (genēthēte aoristo imperativo) santi indica che il credente deve diventare santo, o diventare più santo di quello che è, o che la santità deve essere una caratteristica del credente, del cristiano una volta per tutte.
Possiamo fare due osservazioni riguardo la santificazione.
La prima osservazione è:
A) La santificazione non deve essere doppia.
La santificazione deve essere il nostro stile di vita, quindi, deve coinvolgere tutta la nostra vita in tutto quello che facciamo all’interno di una società ostile a Dio. Robert B. Deffinbaugh a riguardo dice: “Noi dobbiamo essere santi in ogni aspetto della nostra condotta. La santità non sarà compartita in certe aree religiose della nostra vita. La santità è uno stile di vita che tocca tutto quello che noi facciamo ”.
Il cristiano corre il rischio di essere un camaleonte!  Che cosa fa il camaleonte? Il camaleonte prende il colore dall’ambiente, dove si trova per autodifesa. Possiamo comportarci da credenti quando siamo con i credenti, ma quando siamo con i non credenti, ci comportiamo come non credenti! Non deve essere così! Siate santi in tutta la vostra condotta, ci dice Pietro!
La seconda osservazione è:

La provvidenza di Dio: il governo

La provvidenza di Dio: il governo.
Quando si pensa alla provvidenza di Dio, di solito si fanno due errori.
Il primo errore è: pensare che questo termine si riferisca solo agli eventi che risultino buoni, per esempio ho un problema con la mia auto, ho un appuntamento importante dall’altra parte della città, ecco che qualcuno di mia conoscenza mi dà un passaggio.

Questo si attribuisce giustamente alla provvidenza di Dio, ma quasi nessuno attribuisce alla provvidenza di Dio un incidente, una malattia, un evento spiacevole come quando si rompe l’auto e non hai i soldi per aggiustarla, oppure quando perdi il lavoro, oppure se hai un problema di salute.

Ma Dio non era andato in ferie! 
Oppure era impegnato altrove, Dio ha tutto sotto controllo e guida tutta la tua storia!!
Alcuni credenti, forse per proteggere Dio e rendere più facile credere in Lui, attribuiscono a Dio solo le cose buone, mentre le cattive al diavolo, questo non è corretto biblicamente!

Una credente aveva avuto un brutto incidente, si trovava su una barella in una corsia di ospedale, un pastore si è precipitato all’ospedale per consolare lei e i suoi familiari e dice: “Ricordatevi, Dio non c’entra niente in questo incidente!”. 

Gli uomini possono tentare di proteggere Dio dicendo cose del genere, ma in realtà dicendo così posiamo una base per la disperazione e l’incredulità, perché si presenta un Dio che non ha la situazione sotto controllo, mentre costituisce una grande consolazione sotto le avversità, sapere che Dio ha tutto sotto controllo. 

Dio è il Signore della morte così come della vita! 
Dio governa sul dolore e la malattia come sovranamente anche sulla prosperità!

Il giogo di Gesù (Matteo 11:29-30).

Il giogo di Gesù (Matteo 11:29-30).
Per molti la vita cristiana è un fardello, un peso da portare; la loro vita spirituale è arida, fallimentare, insoddisfacente.
Ma nella storia del cristianesimo molti credenti dallo scoraggiamento e dalla sconfitta sono entrati nella vittoria.
Qual è stato il loro segreto? Qual è il segreto di vivere la vita cristiana senza frustrazione, senza peso e in modo vittorioso?
Il segreto è prendere il giogo Gesù Cristo!
Solo Gesù Cristo è stato in grado di vivere una vita che piace a Dio, dunque, solo con Lui noi saremo in grado di viverla.

In questi versetti vediamo che c’è una chiamata, due comandi e la conseguenza. 

Matteo 11:28-30: Il riposo che dona Gesù.

Matteo 11:28-30: Il riposo che dona Gesù.
Per molti la vita cristiana è un fardello, un peso da portare; la loro vita spirituale è arida, fallimentare, insoddisfacente.
Ma nella storia del cristianesimo molti credenti dallo scoraggiamento e dalla sconfitta sono entrati nella vittoria.
Qual è stato il loro segreto? Qual è il segreto di vivere la vita cristiana senza frustrazione, senza peso e in modo vittorioso?
Il segreto è Gesù Cristo!
Solo Gesù Cristo è stato in grado di vivere una vita che piace a Dio, dunque, solo con Lui noi saremo in grado di viverla.

In questi versetti vediamo che c’è una chiamata, due comandi e la conseguenza. 

La provvidenza di Dio: la preservazione.

La provvidenza di Dio: la preservazione.
Jerry Bridges afferma: “Il fatto che il Signore sostenga il suo universo minuto per minuto, e tutto quanto esso contiene, non mi lascia altra scelta che accettare che io sia davvero nelle mani del Signore che comanda su tutto”.

“Dio non è solo al di là della creazione, è anche fortemente in essa” (Martin Robinson).

Benché Dio sia diverso da noi e da tutto l'universo, come Creatore e Signore, non è un padrone di casa assente, ma è ovunque presente e attivo, noi siamo nelle sue mani!

Oggi parleremo della provvidenza di Dio nella preservazione in relazione alla creazione, al popolo d’Israele, in relazione alla salvezza dai peccati, e in relazione ai bisogni dei credenti.

Introduzione al mistero della provvidenza di Dio.

INTRODUZIONE AL MISTERO DELLA PROVVIDENZA DI DIO
Quando si parla della provvidenza di Dio per alcuni, sembra una cosa fredda, obsoleta, una parola arcaica di vecchio stile usata solo dai teologi e dai filosofi.

Nel passato si credeva che Dio nella sua provvidenza governasse il mondo, ma oggi non è più così; viviamo in un periodo di scetticismo senza precedenti sull'esistenza stessa di Dio. 

L'uomo moderno, anche parecchi cristiani, rispetto alle persone dei secoli passati, fondamentalmente non ha alcuna idea della provvidenza di Dio.

Robert Charles Sproul scriveva: “Mi piace particolarmente leggere gli autori dei secoli XVI, XVII e XVIII. Negli scritti di questi autori noto costantemente un acuto senso della presenza di Dio. Questi uomini avevano il senso di una provvidenza generale. Vediamo un'indicazione di quel senso, che tutta la vita è sotto la direzione e il governo di Dio Onnipotente, nel fatto che una delle prime città in quello che oggi sono gli Stati Uniti d'America era Providence, Rhode Island (fondata nel 1636). Allo stesso modo, la corrispondenza personale di uomini dei secoli precedenti, come Benjamin Franklin e John Adams, è cucita con la parola Provvidenza. La gente parlava di una ‘provvidenza benevola’ o di una ‘provvidenza arrabbiata’, ma spesso c'era la sensazione che Dio fosse direttamente coinvolto nella vita quotidiana delle persone”.

La cultura in cui viviamo, nei suoi pensieri, ha poco spazio per la provvidenza di Dio, si crede che Dio non esiste, o se esiste non si occupa dell’universo e dell’umanità. 
Le chiese ne sono influenzate, infatti, questa parola e ciò che implica, è scomparsa dal loro vocabolario.

John Piper in una predicazione sulla provvidenza di Dio disse: “La mia ipotesi è che la maggior parte di voi non usi molto la parola provvidenza nel proprio vocabolario”.

Allora possiamo affermare che la mano invisibile della provvidenza di Dio che governa il nostro mondo è stata amputata! 

Luca 3:23-38. La discendenza di Gesù.

Luca 3:23-38. La discendenza di Gesù.
La città intera si ammassa nel tribunale per un processo. L'avvocato dell’accusa chiama alla deposizione il suo primo testimone, una donna anziana, si avvicina a lei chiedendole: “Signora Jones, mi conosce ?”
Lei risponde: “Certo che vi conosco signor Williams. Vi conosco da quando eri un ragazzo. E, francamente, voi siete stato una grande delusione per me, ingannate vostra moglie,  manipolate la gente e parlate di loro dietro le spalle. Chissà che cosa pensate di essere, ma in realtà voi siete senza cervello e non vi rendete conto che non realizzerete mai niente di buono… certo vi conosco signor Williams”. 
L'avvocato era stordito. Non sapendo altro che fare, punta verso la signora e le chiede: “Signora Jones, conosce l'avvocato difensore ?” 
Lei risponde: “ Naturalmente conosco il Signor Bradley da quando egli era un ragazzo. 
Gli ho fatto da baby sitter….Ma anche lui, è stato una delusione per me. Egli è pigro, bigotto e ha un problema di alcool; non può costruire una relazione normale con nessuno e non è molto onesto con legge, la sua osservanza è uno delle più scadenti dell'intero stato, certo lo conosco”.
A questo punto, il giudice richiama al silenzio le persone che si erano messe tutte a ridere, e chiama entrambi gli avvocati sul seggio, dove è seduto e a bassa voce con tono minaccioso dice ad entrambi: “Se uno di voi domanda alla signora Jones se mi conosce, lo riterrò come un oltraggio alla corte!”

La nascita di Gesù (Luca 2:1-7).

 La nascita di Gesù (Luca 2:1-7).
Con i mezzi che abbiamo oggi possiamo prendere una copia di un quotidiano nazionale che è stato stampato nel giorno della nascita di una persona e sapere cosa sia accaduto d’importante quel giorno.
Se i giornali fossero stati prodotti ai tempi dell'Impero Romano, e se sapessimo con esattezza il giorno in cui Gesù sia nato, sicuramente non ci sarebbe alcun riferimento alla Sua nascita, a Maria e Giuseppe.

Ci sarebbe state solo notizie riguardo Cesare Augusto e l'Impero Romano, notizie della pace gloriosa, che allora esisteva in tutta il mondo romano (Pax Romana) e non certamente di Gesù.
Eppure la più grande nascita nella storia dell'uomo è stata la nascita di Gesù Cristo a Betlemme duemila anni fa. 

Certo ogni nascita di un bambino è un evento meraviglioso, ma non come quella di Gesù Cristo, questo perché solo Gesù Cristo ci fa’ conoscere Dio ed essere salvati dai peccati e dall’inferno!!

Luca 2:1-7. La nascita di Gesù.

Luca 2:1-7. La nascita di Gesù.
Con i mezzi che abbiamo oggi possiamo prendere una copia di un quotidiano nazionale che è stato stampato nel giorno della nascita di una persona e sapere cosa sia accaduto d’importante quel giorno.
Se i giornali fossero stati prodotti ai tempi dell'Impero Romano, e se sapessimo con esattezza il giorno in cui Gesù sia nato, sicuramente non ci sarebbe alcun riferimento alla Sua nascita, a Maria e Giuseppe.

Ci sarebbe state solo notizie riguardo Cesare Augusto e l'Impero Romano, notizie della pace gloriosa, che allora esisteva in tutta il mondo romano (Pax Romana) e non certamente di Gesù.
Eppure la più grande nascita nella storia dell'uomo è stata la nascita di Gesù Cristo a Betlemme duemila anni fa. 

Certo ogni nascita di un bambino è un evento meraviglioso, ma non come quella di Gesù Cristo, questo perché solo Gesù Cristo ci fa’ conoscere Dio ed essere salvati dai peccati e dall’inferno!!

Il cantico di Maria. La motivazione dell’esultazione (Luca 1:46-56).

 Il cantico di Maria
La motivazione dell’esultazione (Luca 1:46-56).
La benedizione di Elisabetta produce una reazione in Maria: scoppia nella lode, offrendo un inno di ringraziamento.
L’inno di Maria si aggiunge alla nota di gioia e di gratitudine presente in 1:39-45.

Noi in questi versetti vediamo l’esultazione e la motivazione dell’esultazione di Maria.

La visita di Maria a Elisabetta (Luca 1:39-45).

La visita di Maria a Elisabetta (Luca 1:39-45). 
Le donne nel piano di Dio hanno avuto sempre un ruolo di rilievo, lo avrà in modo ancora più importante Maria, e cioè il ruolo di portare in grembo il Figlio dell’Altissimo, Gesù.
Dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria riguardo il fatto che avrebbe avuto un figlio per opera miracolosa dello Spirito Santo, cioè Gesù Cristo, la giovane ragazza va a trovare la cugina Elisabetta.

In questi versetti vediamo il movimento di Maria, il momento in cui arriva a casa di Elisabetta, e il messaggio di Elisabetta.

Il grande dimenticato (Matteo 1:24-25).

Il grande dimenticato (Matteo 1:24-25).
Una volta qualcuno chiese al famoso direttore d'orchestra della Filarmonica di New York, Leonard Bernstein, quale fosse lo strumento più difficile da suonare. La sua risposta fu: “il secondo violino”. 
Giuseppe come secondo violino, ha svolto un ruolo essenziale nella nascita di Gesù e “ha suonato molto bene”. 

Giuseppe è spesso descritto come l'uomo dimenticato del Natale, eppure è una figura importante perché ha sostenuto e protetto, Maria e Gesù, in tempi difficili (cfr. Matteo 2:13-23). 

Oggi vogliamo mettere i riflettori su Giuseppe e imparare dal suo comportamento. Rispetto al Vangelo di Luca, nel racconto dell'infanzia di Gesù, che evidenzia il ruolo di Maria (cfr. Luca 1:26-56; 2:19; 2:34-35), Matteo dedica particolare attenzione a Giuseppe. 
Che cosa impariamo dal comportamento di Giuseppe? 
Giuseppe era un uomo giusto, quindi obbediente al Signore. 

La rivelazione dell’angelo a Giuseppe (Matteo 1:20-23).

La rivelazione dell’angelo a Giuseppe (Matteo 1:20-23).
L’ultima volta ci siamo lasciati parlando del fatto che Giuseppe, prima che fosse venuto a stare insieme a Maria, si accorse della gravidanza di lei, e di conseguenza la voleva lasciare segretamente.
Oggi vediamo che mentre ha questo nell’animo, un angelo del Signore gli apparve e gli rivela cosa deve fare. 

Noi in questi versetti vediamo la rivelazione dell’angelo a Giuseppe, in questa rivelazione vediamo la circostanza, il conforto, il contenuto della rivelazione.

Is.50:4-9.L’esempio per eccellenza di servo.

Is.50:4-9.L’esempio per eccellenza di servo.
Questo brano s’inserisce tra i rimproveri di Dio al Suo popolo, i peccati e il giudizio di Dio sul suo popolo, la sua deportazione in Babilonia (ma Dio non la ripudiato, è stata la conseguenza della loro scelta, certamente Dio ha la forza per salvare), e poi vediamo le promesse di liberazione al capitolo 51.

Dopo una brusca fine dell'oracolo precedente e senza un’introduzione, improvvisamente leggiamo di un discepolo obbediente del Signore che viene poi identificato come "il suo servo"  al v.10.

Ci sono tre interpretazioni riguardo su chi sta parlando? Il popolo di Israele, il profeta stesso, o Gesù?
Anche se può essere applicato alla vita del profeta, si tratta di Gesù che in contrasto con Israele è stato ubbidiente al Padre. 
Gesù è il servo per eccellenza! Non ci sono altri come Lui! 

Questi versetti, secondo dei commentatori farebbero parte del terzo canto del servo: il primo è in Isaia 42:1-9 che ci parla della paziente dolcezza del servo; il secondo è Isaia 49:1-7 che ci parla dell’accettazione di una deludente fatica e poi c’è questo che ci parla della furia e del disprezzo dei nemici su di lui.

Due tipi di uomini a confronto (Matteo 7:24-27).

Due tipi di uomini a confronto (Matteo 7:24-27).
Ferdinand Waldo Demara Jr. noto anche come “il grande impostore”, aveva abbandonato la scuola ai tempi del liceo. Un libro e un film hanno raccontato la storia della sua vita e delle tante professioni che svolse. Senza possedere né credenziali, né qualifiche, lavorò in diversi momenti come funzionario dell’università, professore di psicologia, monaco trappista, assistente guardiano di una prigione in Texas e chirurgo della marina canadese in Corea, addirittura fece un intervento di tonsillectomia, di amputazione di arti e rimozione di un proiettile dal petto di un uomo! Eppure la sola conoscenza medica che possedeva, l’aveva racimolata dai libri a bordo della sua nave! Per un po’ di tempo, quest’uomo insegnò persino in una scuola superiore e molti lo ritenevano il migliore di quella scuola! Ma come riuscì questo uomo a essere impiegato in così tante e improbabili occupazioni? Falsificando le prove, producendo documenti falsi, contraffacendo, simulando e fingendo di essere in grado di svolgere qualunque funzione fosse necessaria per essere ciò che non era.

L’ira di Dio

L’ira di Dio
La maggior parte delle persone hanno un’avversione nel considerare Dio come un Dio di ira, tra questi ci sono anche diversi cristiani. 

Per questi cristiani, l'ira di Dio è considerata quasi come un imbarazzo, come qualcosa di fondamentalmente indegno di Dio, quindi non ne parlano, almeno pubblicamente. 

Wayne Grudem scrive: “Può sorprenderci scoprire con quale frequenza la Bibbia parla dell'ira di Dio. Tuttavia, se Dio ama tutto ciò che è giusto e buono, e tutto ciò che è conforme al suo carattere morale, allora non dovrebbe sorprendere che odierebbe tutto ciò che è contrario al suo carattere morale”.

A questo c’è da aggiungere che sentiamo molte predicazioni riguardo l'amore di Dio; molti libri trattano della potenza di Dio per aiutarci a vincere la tentazione, lo scoraggiamento, il dolore e tante altre cose; evangelisti sottolineano spesso la grazia di Dio e il suo piano per la nostra vita, ma si sente poco parlare dell'ira, o del giudizio di Dio.

Il concepimento miracoloso di Gesù (Matteo 1:18-19).

Il concepimento miracoloso di Gesù (Matteo 1:18-19).
Matteo 1:18-25, parla del concepimento miracoloso di Gesù in Maria da parte dello Spirito Santo, del proponimento di Giuseppe di lasciarla perché pensava che Maria avesse commesso adulterio, poi della rivelazione dell’angelo riguardo la natura del concepimento e i progetti di Dio riguardo a Gesù, e ancora della reazione di Giuseppe, quella cioè di non lasciare Maria per come gli aveva ordinato l’angelo. 
In questa sezione, Matteo rivela che Gesù non era il figlio biologico di Giuseppe perché è stato concepito per opera dello Spirito Santo, ma diventa il figlio legale di Giuseppe, quindi della linea della genealogia del Davide (Matteo 1:16,20, 25). 

Nei vv.18-19 vediamo il periodo del concepimento, il protagonista e il provvedimento di Giuseppe.

Nel concepimento miracoloso di Maria, Matteo ci comunica:

Attributi in relazione al tempo:Dio è immutabile.

Attributi incomunicabili (Seconda parte).
Attributi in relazione al tempo:Dio è immutabile.
“Nel riflettere su tutte le meravigliosi perfezioni di Dio, è rassicurante sapere che le nostre vite sono affidate a un tale Dio. Tuttavia, saremmo molto turbati se il nostro magnifico re dovrebbe perdere, o modificare alcune di quelle perfezioni. Ma i cristiani possono essere certi che questo non accadrà, perché oltre a tutte le altre sue perfezioni, il nostro Dio è immutabile” (Feinberg, J. S.).
L’immutabilità di Dio è uno di quegli attributi che lo contraddistinguono da tutte le creature.
Il Dio rivelato nella Bibbia, è un Dio che non cambia! 
Se Dio non fosse immutabile, non sarebbe Dio! L’immutabilità fa parte dell’Essere di Dio, perciò Egli non può essere mutevole!
Dio non può cambiare perché è il Signore! 
In Malachia 3:6 leggiamo:  "Poiché io, il SIGNORE, non cambio; perciò voi, o figli di Giacobbe, non siete ancora consumati". 
“Signore” (Yahweh) è il nome con cui si è presentato a Mosè in Esodo 3:14-15. “Signore” (Yahweh) vuol dire “Colui che è”! (Viene dalla parola Io Sono del v.14-hā∙yā). Implica diversi significati importanti come auto-esistente, essere una realtà attiva e presente, che subentra in scena, infatti, si è presentato a Mosè per intervenire nella vita del Suo popolo per liberarli dalla schiavitù in Egitto. 
Ma implica anche la Sua eterna immutabilità. 

Luca 1:46-56: Il cantico di Maria.

Luca 1:46-56: Il cantico di Maria.
La motivazione dell’esultazione.
La benedizione di Elisabetta produce una reazione in Maria: scoppia nella lode, offrendo un inno di ringraziamento. 
L’inno di Maria si aggiunge alla nota di gioia e di gratitudine presente in 1:39-45. 
Noi in questi versetti vediamo l’esultazione e la motivazione dell’esultazione di Maria.
I L’ESULTAZIONE DI MARIA.
Nel v.46 leggiamo: “E Maria disse: ‘L'anima mia magnifica il Signore,  e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore’”.
La preghiera di Maria assume forma di canto o inno di lode. 
Leon Morris scrive: “ Il cantico di Maria (detto il Magnificat dalla parola iniziale del testo latino) è un prorompere di lode in un linguaggio in gran parte veterotestamentario. Ci sono, in particolare, molte rassomiglianze con il cantico di Anna (1 Samuele 2:1-10). Ma in quello di Maria c’è una diversità di tono. Il cantico di Anna è un grido di trionfo di fronte ai suoi nemici, quello di Maria è un’umile contemplazione della misericordia di Dio”.

Attributi in relazione al tempo: Dio è eterno.

Attributi incomunicabili (Seconda parte). 
Attributi in relazione al tempo: Dio è eterno.
Continuiamo il nostro studio riguardo gli attributi di Dio parlando degli attributi in relazione al tempo, cominciamo con l’eternità: Dio è eterno!
A un sordomuto di Parigi un giorno, gli fu chiesto di esprimere la propria idea sull’eternità di Dio. Quest’uomo diede una definizione che rispecchia la verità Biblica. “L’eternità è durata senza principio e senza fine; esiste senza limiti o dimensioni; presente senza passato né futuro. L’eternità di Dio è giovinezza senza infanzia e vecchiaia; è vita senza nascita e senza morte, è un oggi senza ieri né domani”. 
Riguardo l’eternità di Dio vediamo le:

L’annuncio della nascita di Gesù a Maria. Seconda parte (Luca 1:34-38).

L’annuncio della nascita di Gesù a Maria.
Seconda parte (Luca 1:34-38). 
Qualcuno chiese a Emily Post: "Qual è la procedura corretta quando si è invitati alla Casa Bianca e si ha un precedente impegno?" Lei rispose: "Un invito a pranzo, o cena alla Casa Bianca è un comando, e annulla automaticamente qualsiasi altro impegno” .
La stessa cosa avviene per chi è chiamato da Dio per l’opera Sua: quando Dio chiama dobbiamo lasciare tutto per servirlo!
Il cristiano mette Dio sopra ogni cosa e prima di tutto, questo è quello che c’insegna Maria, la madre di Gesù.
Nei versetti precedenti (vv.26-33) abbiamo visto la prima parte dell’annuncio dell’angelo a Maria, abbiamo visto il mese quando è apparso, quindi chi era e il messaggio che le ha recato.

Matt.7:16-20. Dai frutti si riconosce l’albero.

Dai frutti si riconoscono i falsi profeti.
Come fai a sapere se qualcuno è un falso profeta? C'è un modo per identificarlo? La risposta è "sì".
Il modo con il quale possiamo discernere un falso profeta, e quindi anche un falso credente è dai suoi frutti.
Infatti, anche se questo paragrafo è dedicato principalmente agli avvertimenti circa i falsi profeti, è anche una prova per tutti i veri credenti!
Gesù al v. 15 esorta il suo uditorio, e quindi anche noi a guardarsi dai falsi profeti i quali vengono in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci.
Ora ci dice che i falsi profeti si riconosceranno dai loro frutti.
Noi vediamo tre aspetti riguardo i frutti: i frutti sono secondo la specie di albero, dimostrano la qualità dell’albero, segnano il destino dell’albero.

Dai frutti si riconosce l’albero (Matteo 7:16-20).

Dai frutti si riconosce l’albero (Matteo 7:16-20).
Dai frutti si riconoscono i falsi profeti.
Come fai a sapere se qualcuno è un falso profeta? C'è un modo per identificarlo? La risposta è "sì". 
Il modo con il quale possiamo discernere un falso profeta, e quindi anche un falso credente è dai suoi frutti. 
Infatti, anche se questo paragrafo è dedicato principalmente agli avvertimenti circa i falsi profeti, è anche una prova per tutti i veri credenti!
Gesù al v. 15 esorta il suo uditorio, e quindi anche noi a guardarsi dai falsi profeti i quali vengono in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci.
Ora ci dice che i falsi profeti si riconosceranno dai loro frutti.

Noi vediamo tre aspetti riguardo i frutti: i frutti sono secondo la specie di albero, dimostrano la qualità dell’albero, segnano il destino dell’albero.

Dio è giusto!

Dio è giusto! 
Ci sono persone che credono difficile che Dio esista e altre che hanno dubbi nel credere che esista un Dio giusto, questo perché secondo loro nel mondo ci sono tante ingiustizie, ineguaglianze e tragedie di ogni genere.

Ma la Bibbia afferma più volte che Dio è giusto.
Per esempio in Esdra 9:15 è scritto: “SIGNORE, Dio d'Israele, tu sei giusto”. (Salmo 11:7; 116:5 119:137; 145:17; Isaia 45:21; Geremia 12:1; Sofonia 3:5; Giovanni 17:25).

Se mentre la giustizia dell’uomo può variare con il tempo, spesso la modificano adattandolo al tempo in cui vivono, quella di Dio è eterna (Salmo 111:3; 112:3,9; 119:142,160; Isaia 51:8) e quindi immutabile.

Attributi in relazione alla sua esistenza.

Attributi incomunicabili (Prima parte).
Attributi in relazione alla sua esistenza.
In questo studio parlerò di due attributi incomunicabili di Dio, attributi che sono in relazione alla Sua esistenza.
Meditare su Dio non è semplice perché Dio non è pienamente comprensibile. Possiamo credere nella sua esistenza, sperimentarlo nella nostra vita, studiarlo, ma non possiamo comprenderlo pienamente!!
“Non possiamo sapere tutto di Dio per l'ovvia ragione che il finito non può comprendere l'infinito” (R. B. Kuiper).
Dio è così infinito, trascendente ed eterno che tutti i nostri sforzi per giungere a una Sua piena conoscenza è destinata al fallimento.
La reale essenza di Dio va assolutamente oltre ogni pensiero, comprensione, ragione, o saggezza umana.
Dio è incomprensibile, imperscrutabile possiamo conoscere ciò che Lui ci ha rivelato nella Sua Parola, ma nonostante questo ci sfuggirà sempre qualcosa, perché Dio è Dio! 
Il Dio infinito è più grande di quanto possa essere colto nella nostra logica finita!
Ma anche se non riusciremo mai a comprendere Dio esaustivamente, possiamo avere la certezza che quello che Lui ha rivelato su di Lui è vero e possiamo conoscerlo.
Dio non sarebbe Dio se potesse essere compreso pienamente, e Dio non sarebbe Dio, se non poteva essere conosciuto!
Ora molti chiedono chi ha fatto Dio, o com’è venuto all’esistenza, la risposta è: Dio c’è sempre stato!!
In Dio in relazione alla sua esistenza vediamo che è auto-esistente e auto-sufficiente.

L’annuncio della nascita di Gesù a Maria. Prima parte (Luca 1:26-33).

L’annuncio della nascita di Gesù a Maria. 
Prima parte (Luca 1:26-33).
L’annuncio della nascita di Gesù è il parallelo dell’annuncio della nascita di Giovanni, e serve a dimostrare la grandezza di Gesù rispetto a Giovanni. 
Il concepimento di Giovanni ha del miracoloso per i genitori anziani e la mamma sterile, ed è importante per il ministero di Gesù, il ruolo di Giovanni era di preparare la via a Gesù (Luca 1:17).
Ma il concepimento e la nascita di Gesù lo è ancora di più: Gesù è il Figlio dell’Altissimo ed è generato dallo Spirito Santo!
In questi versi abbiamo una storia misteriosa, incredibile e gloriosa, perché qui è descritto che Dio ha mandato un essere celeste sulla terra con la notizia dell’imminente incarnazione di suo Figlio, Gesù, il Salvatore del mondo!
Noi in questi versi vediamo il mese, il messaggero e il messaggio.

Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)

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