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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La parabola dei lavoratori delle diverse ore.


Matteo 20:1-16. La parabola dei lavoratori delle diverse ore. 
F.W. Beare ha dato un titolo diverso a questa parabola l’ha chiamata: “Il datore di lavoro eccentrico”. Indubbiamente  è un datore di lavoro particolare, fuori dalla norma, che fa del suo ciò che vuole(v.15), ma è di gran cuore che ha compassione e comprensione nei riguardi dei bisognosi (Salmi 145:14-16; Matteo 7:11; Giacomo 1:17). Perché Gesù raccontò questa parabola? Questa parabola è simile alla parabola del figliol prodigo (Luca 15:3) nel senso che il fratello (i capi religiosi) era gelosi per l’accoglienza che il padre (Dio) fece al fratello (peccatori) pentito ritornato a casa. Quindi in entrambe le parabole vediamo il contrasto che c’è fra chi riceve e merita un giusto trattamento e chi non merita nulla, ma gli è concesso tutto e sulla gelosia che ne risulta da parte sia dei primi lavoratori nel caso di questa parabola e del fratello nel caso del figliol prodigo. Questa parabola viene dopo la dichiarazione di Gesù di Matteo 19:30: "Ma molti primi saranno ultimi e molti ultimi, primi", questo si riferisce alla risposta di Gesù a Pietro quando l’apostolo chiese a Gesù che ricompensa ne avranno visto che i discepoli hanno lasciato ogni cosa e hanno seguito Gesù.  Gesù risponde che i discepoli  siederanno su dodici troni a giudicare le dodici tribù e poi dice che coloro che faranno rinunce per Gesù ne riceveranno cento volte tanto ed erediteranno la vita eterna. 
Gesù con questa parabola vuole illustrare in modo particolare (Matteo 19:30;20:16) che Dio ha standard diversi dal modo di pensare umano. Questa parabola inverte le attese umane per quanto riguarda l’accettazione di Dio, quindi della salvezza e del servizio.
Il regno di Dio è un regno di grazia totalmente differente dai regni di questo mondo. Quindi il tema principale della parabola è la grazia di Dio che accoglie i primi come gli ultimi allo stesso modo. Arland J. Hultgren a riguardo dice: “Dio si rapporta con noi senza distinzioni: siamo amati, accettati e salvati da Dio non per i nostri sforzi, ma unicamente in virtù della sua misericordia. Dio non ci salva perché siamo amabili, ma perché ama in modo radicale”.
L'insegnamento della parabola si concentra sulla grazia mostrata a quelli ingaggiati all'undicesima che certamente non meritavano la paga come quelli che furono chiamati e lavorarono dall’alba. Solo nel regno della grazia vi è la parità di trattamento ed è proprio l'ultimo venuto, il meno meritevole, che è l'esempio più evidente della grazia del regno di Dio. La parabola è quindi una variazione del tema riportato in questo Vangelo che Gesù è venuto a chiamare non i giusti, ma i peccatori (Matteo 9:13) e illustrato nella Sua vicinanza con "pubblicani e i peccatori" (Matteo 9:11; 11:19; 21:31). 

Ma vediamo allora: 
I LA CHIAMATA DEI LAVORATORI (vv.1-7).
v.1: "Il regno dei cieli è simile a un padron di casa, il quale, sul far del giorno, uscì a prendere a giornata degli uomini per lavorare la sua vigna". Il regno dei cieli è simile a questa storia che racconterà Gesù. Dunque in questa storia vediamo che un proprietario di una vigna esce molto presto la mattina,non è specificata l’ora in cui esce probabilmente era l’alba, circa le sei. Di norma i braccianti agricoli andavano a lavorare verso le sei. Questi braccianti non avevano un lavoro fisso e quindi vivevano a giornata, i braccianti erano la più bassa classe sociale al di fuori degli schiavi. 
Il proprietario decide di prendere dei braccianti per lavorare la sua vigna. I vigneti erano abbondanti in Galilea e Gesù li usa per il Suo insegnamento (ad esempio Matteo 21:28-32, Marco 12:1-9; Giovanni 15:1-6). 

A) L’Accordo della chiamata (2)
v.2: "Si accordò con i lavoratori per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna". 
Un denaro era considerato la paga adeguata per un giorno di lavoro. Questi lavoratori a giornata erano indigenti, invece coloro che appartenevano a una famiglia, come schiavi e servi, avevano più sicurezza economica, ma i lavoratori agricoli che lavoravano per un salario giornaliero non aveva nulla del genere. Dipendevano per la loro sussistenza dal lavoro quotidiano. Le famiglie nel mondo antico avevano bisogno di lavorare giorno per giorno per guadagnare il sufficiente per il cibo per quel particolare giorno (Matteo 6:11). 
Dopo aver raggiunto un accordo con i lavoratori per un denaro al giorno, il proprietario li mandò nella sua vigna. 

B) L’Area dove è avvenuta la chiamata (vv.3,5).
La modalità dell’ingaggio avvenne per strada. 
A riguardo Arland J. Hultgren dice: “La modalità di ingaggio dei lavoratori è comune anche oggi. Chi viaggia in Medio Oriente può vedere i lavoratori a giornata che di buon mattino aspettano lungo le strade o agli angoli delle vie di essere ingaggiati da proprietari terrieri o da altri che abbiano bisogno della loro opera”. 
La “piazza”( agora vv.3,5,) era la piazza centrale dove si facevano tutti i tipi di attività e dove venivano assunti gli operai per i lavori occasionali. Va notato che questi uomini non sottoscrissero alcun accordo salariale con il proprietario. Hanno fiducia in lui, profondamente convinti che quando promette di dare loro ciò che è giusto, egli lo farà esattamente.

C) Le Aggiunte di chiamata (3,5,6,7)
La giornata si calcolava dalle sei del mattino alle sei della sera. L’ora terza corrispondeva alle nove, la sesta a mezzogiorno, la nona alle tre, l’undicesima alle cinque. Quindi noi vediamo che il proprietario terriero esce per cinque volte per ingaggiare gli operai: la mattina (forse l’alba v.1), con questi si accordò per un denaro al giorno, poi uscì di nuovo alle nove (v.3) e vide sulla piazza alcuni disoccupati e li ingaggiò dicendo che gli avrebbe dato ciò che è giusto, così ancora un nuovo ingaggio a mezzogiorno e alle tre (v.5)e infine all’undicesima ora, cioè alle cinque (vv.6-7). 

II IL COMPENSO DEI LAVORATORI (vv.8-9). 
A) L’Occasione della paga (v.8)
v.8: "Fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: 'Chiama i lavoratori e dà loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi'". I salari erano generalmente pagati quando la giornata lavorativa era finita, quindi la sera (Levitico 19:13; Deuteronomio 24:15).
Ciò che è strano, però, è che il padrone della vigna dice al fattore di pagare dagli ultimi fino ai primi, cioè quelli dalle cinque di pomeriggio fino a quelli dell’alba. Chiaramente questo ordine è sorprendente, ma è in armonia con la regola stabilita nel v.16: "Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi"  (cfr. Matteo 19:30).  
La cosa di gran lunga più usuale era cominciare dai primi arrivati, poi passare agli altri per ordine di ingaggio fino agli ultimi arrivati; così sia i primi che quelli del resto della giornata non avrebbero visto quanto avrebbero ricevuto gli ultimi perché erano già andati via. Gesù certamente in questo modo vuole sottolineare qualcosa di importante, questa parte vuole scuotere l’uditorio.

B) L’Omogeneità della paga (v.9).
Se l'assunzione di lavoratori all'undicesima ora è stato sorprendente, ancora di più è il salario che viene dato a loro e cioè una paga come i primi arrivati, infatti nel v.9 leggiamo: "Allora vennero quelli dell'undicesima ora e ricevettero un denaro ciascuno".  
Dunque l'ultimo gruppo assunto, che hanno lavorato soltanto un'ora, sono stati pagati per primi e come i primi, davanti agli occhi sbigottiti di tutti i lavoratori assunti nella prima parte della giornata. Per lo stupore di tutti, questi lavoratori sono stati pagati come se avessero lavorato per dodici ore come i primi e quindi gli altri!!! 

III LA CONTESTAZIONE DEI LAVORATORI (vv.10-16)
A) La Ragione della contestazione primi lavoratori (vv.10-12).
vv.10-12: "Venuti i primi, pensavano di ricever di più; ma ebbero anch'essi un denaro per ciascuno.  Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo: 'Questi ultimi hanno fatto un'ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo'". Nulla ci viene detto circa quelli che sono stati ingaggiati nei tempi intermedi, ma non ci resta che supporre che anche loro hanno avuto il salario dell’intera giornata. La storia si sposta verso gli uomini che avevano lavorato tutto il giorno. Erano gli spettatori di questa generosità. 
Noi vediamo che questi pensavano di ricevere di più visto che avevano lavorato tutto il giorno, ma ebbero come tutti gli altri e quindi mormorarono (gongyzō) contro il padrone dicendo appunto che quelli hanno fatto un’ora sola e sono stati trattati come loro che non solo hanno lavorato tutto il giorno, ma che anche hanno sofferto il caldo. I lavoratori brontolavano e possiamo identificarci con loro. È un principio normale: più lavoro, più paga; meno lavoro, meno paga.  
Nonostante un drammatico contrasto di lavoro svolto, non vi è alcuna differenza di salario ricevuto. Non solo nel mondo antico ciò avrebbe causato risentimento, ma anche oggi. 
Dal punto di vista umano a volte la generosità di Dio verso alcuni può sembrare da parte di altri indebitamente generosa come leggiamo dal v. 12, ma come dice Stein: “ Spaventa rendersi conto che il nostro identificarsi con i primi lavoratori, e perciò con i contestatori di Gesù, rivela quanto siamo privi di amore e di pietà. Nel nostro pensiero possiamo essere più sotto la legge e meno sotto la grazia di quanto crediamo. Dio è buono e pietoso assai al di là della comprensione dei Suoi figli!” 

B) La Replica del padrone della vigna (13-16)
vv.13-16: "Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: 'Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro?  Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te.  Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?'" 
Nonostante questi vivono a giornata non si accontentano di ciò che hanno ricevuto. Devono semplicemente essere grati di aver avuto ciò che gli serviva per i bisogni del giorno per le proprie famiglie. La questione centrale è che questi lavoratori erano egocentrici. Aveva solo pensato a loro stessi, non alla generosità e all'intervento del padrone o ai bisogni degli altri lavoratori. 

Nella replica del proprietario vediamo:
(1) In primo luogo l’Accordo (v.13)
v.13: "Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: 'Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro?'" 
La risposta del padrone della vigna non è diretto al gruppo, ma ad un individuo dal gruppo forse per indicare qualcosa di personale rivolto all’individuo. 
Il proprietario si rivolse a lui come "Amico", una forma di indirizzo utilizzato in questo Vangelo solo in rimostranze amichevole (Matteo 22:12; 26:50). Poi ha sottolineato che non c'era ingiustizia, dicendo appunto che non ha fatto alcun torto perché ha dato loro quando pattuito, una paga normale per un lavoratore a giornata. Dov'è l'ingiustizia? Non c’è!! 

Vediamo:
(2) In secondo luogo l’Autorità (vv.14-15).
vv.14-15: " Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te.  Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?" 
Il proprietario ( Dio) è sovrano e ha il diritto di fare ciò che vuole (v. 15) con il suo denaro. La sua decisione è quella di essere generoso con i lavoratori dell’ultimo gruppo che hanno lavorato solo un’ora dando gli stesi soldi che ai primi. 
Il primo gruppo non ha diritto di lamentarsi di tale decisione, perché è il suo denaro e con il suo denaro fa quello che vuole. Il proprietario era libero di dare agli ultimi arrivati, ai lavoratori delle 17,00  la paga di un giorno come i primi arrivati, questo ci fa vedere non un’ingiustizia, ma piuttosto la generosità del proprietario. 
L’espressione: “O vedi tu di mal occhio che io sia buono” indica una cattiva intenzione (Matteo 6:23) che può essere l’invidia, risentimento o l’avarizia o tutte e tre (Deuteronomio 15:9; 1 Samuele 18:09). Le domande retoriche (vv. 13b-15) mostrano che i doni di Dio sono grandi semplicemente perché sono di Dio e non sono meritati, ma dati perché Dio è misericordioso. Al contrario, il principio del mondo è che chi lavora più a lungo riceve la paga maggiore, ma nel regno di Dio, i principi di merito sono eliminati ed è la grazia di Dio che prevale (Romani 5:20-21; Efesini 1:7).

(3) In terzo luogo vediamo l’Affermazione (v.16).
v.16: "Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi".
Questo è il punto o la lezione della parabola. Il punto della parabola non è che tutti nel regno riceveranno la stessa ricompensa, ma che la ricompensa dipende dalla grazia sovrana di Dio. 
Il succo della parabola è la generosità di Dio verso quelli che non la meritano. Alcuni studiosi hanno pensato che i primi fossero i dodici discepoli e gli ultimi i credenti avvenire, altri invece hanno pensato ai primi come gli israeliti e gli ultimi i Gentili, oppure i pubblicani. 

CONCLUSIONE.
Alcuni studiosi sono convinti che questa parabola si riferisce al servizio cristiano, mentre altri alla salvezza. 

Comunque sia vediamo diversi insegnamenti.
1) Riguardo a Dio.
Il proprietario del terreno rappresenta Dio e così impariamo a conoscere qualcosa del carattere di Dio. 
• Vediamo che Dio è giusto.
Non dobbiamo mai considerare Dio ingiusto!! (Deuteronomio 32:4; Romani 2:5). Gli ultimi arrivati sono trattati allo stesso modo dei primi. Dio tratta tutti coloro che salva allo stesso modo senza compromettere la Sua parola data (vv.1-2,10).  
John MacArthur dice a riguardo: “In altre parole, tutti ricevono lo stesso trattamento. A prescindere dalle ore di lavoro di ciascuno, ognuno ricevette il salario per un’intera giornata lavorativa. Similmente, il ladrone sulla croce godrà delle piene benedizioni del cielo assieme a coloro che hanno lavorato per Cristo per tutta la loro vita. Tale è la grazia di Dio.” 

• Vediamo che Dio è sovrano (vv.14-15).
La dottrina della sovranità di Dio e forse la più offensiva per l’orgoglio e l’egoismo umano di tutte le altre dottrine della Bibbia.  Riguardo alla definizione R. B. Kuiper affermava: “La sovranità di Dio può essere definita come il diritto assoluto di governare e disporre di tutte le sue creature secondo il suo beneplacito”. Dio chiama quelli che vuole e Lui può fare quello che vuole e non deve dare conto a nessuno (Salmi 115:3; 135:6; Daniele 4:34-35; Romani 9:11-21).Ha chiamato chi ha voluto e ha dato agli ultimi come ai primi secondo la Sua volontà. 
Dice bene John M. Frame che: “Dio ha il diritto sovrano di fare ciò che vuole, e nessuna altra spiegazione è necessaria”.  

• Dio è generoso (1 Timoteo 6:17; Giacomo 1:5).
R.T. France afferma: “Il punto essenziale della parabola è che Dio è così; la sua generosità va al di là delle idee umane sull’imparzialità. Nessuno riceve meno di quello che deve avere, ma qualcuno riceve di più.”  
Il proprietario oltre ad avere cura per la vigna era preoccupato anche per quelli che erano disoccupati e quindi li ha anche chiamati all’ultima ora dando la paga come tutti gli altri. Noi impariamo che la chiamata di Dio alla salvezza è per la Sua grazia sovrana e non per i nostri meriti come mostrato da quelli dell’undicesima ora. Dio non salva per meriti umani (Romani 9:11, 14-15; Efesini 2:8-10; 2 Timoteo 1:9). Per l’uomo è impossibile che si salvi da solo perché gli standard di Dio sono alti (Romani 3:19-20, Romani 4:4-5; Romani 5:6). Perciò in questa parabola vediamo che Dio si prende cura delle persone oltre che delle cose, ha chiamato quelli che stavano inoperosi (Matteo 20:6-7) e li ha presi perché sapeva che avevano bisogno di denaro. “Non è sufficiente che noi riconosciamo che Dio ha infinite risorse, dobbiamo credere anche che egli è infinitamente generoso di concederci queste risorse”. (A. W. Tozer).

2) Riguardo i fratelli in fede: vanno accolti con amore (Giovanni 13:35; Romani 15:7).
I cristiani devono accettare coloro che Dio ha portato nella sua famiglia. Come il fratello maggiore in Luca 15 o il primo gruppo in questa parabola, molti cristiani spesso disprezzano gli altri credenti (che Dio ha salvato) per motivi razziali, etnici, o economici. Noi non dobbiamo vedere di mal occhio il fatto che Dio accoglie e benedice gli altri credenti. 
Tutti i credenti ugualmente staranno davanti al Signore, senza alcuno svantaggio e saremo ricompensati per quello che abbiamo fatto (Matteo 5,3-12,19; 6:1,4,6,18; 10:41-42; 13:12,43; 19:28-29; 25:20-21, 23,34; 1 Corinzi 3:8). 

Benché il premio ci sarà per coloro che lo hanno servito noi comunque: 
1) Non dobbiamo mettere il premio prima dei fratelli. Non dobbiamo fare del premio il nostro idolo da servire mancando di amore verso i nostri fratelli, anzi dovremmo stimare i nostri fratelli superiori a noi stessi e servirli (Marco 10:43-45; Filippesi 2:4-5). “I grandi leader in tutti i campi, non sono stati gli arroganti e gli avari, ma i servitori. I servi reali sono la vera nobiltà. Il più grande di tutti, il Figlio di Dio stesso, ha dichiarato che era venuto non per essere servito ma per essere un servo, e dare la propria vita in riscatto per molti, noi siamo chiamati a seguire il Suo esempio” (John E. Mitchell). 

2)Non dobbiamo pensare di meritare di più dal Signore di altri fratelli per il tempo che abbiamo dato e la vita che abbiamo sacrificato per il Signore, dovremmo invece essere grati al Signore e gioire con altri fratelli per il loro servizio e non mormorare per loro davanti a Dio. Attenzione si calcola che oltre un milione dei figli di Israele sono morti nel deserto per il giudizio di Dio per i loro mormorii in quaranta anni!!! Il mormorio fa piacere al diavolo e ci spingerà a farlo. Thomas Watson: “Il nostro mormorio è la musica del diavolo”. 

3) Non dobbiamo pensare alla ricompensa per servire il Signore come aveva fatto Pietro che avevano lasciato tutto per Cristo (Matteo 19:27). Il servizio va fatto per amore di Gesù (2 Corinzi 5:14-15). Uomini che amano molto,serviranno molto! 
Un anonimo ha detto: “La cosa più grande e migliore che si può dire di un uomo è che amava il Signore”. Ami Gesù? Lo stai servendo? L'amore per Dio non è vero amore per Lui a meno che non lo stai esprimendo in modo pratico. 




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