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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La chiamata di Ezechiele


Ezechiele 1:1-28: La chiamata di Ezechiele.
Questo capitolo parla della visione della gloria di Dio (vv.1,28. La gloria del Signore è uno dei temi chiave in Ezechiele come vediamo in diversi capitoli (Ezechiele 3:12;23;8:4;9:3;10:4,18-19; 11:22-23 ; 39:21; 43:2,4-5; 44:4).
In questa visione noi vediamo che Ezechiele usa la parola "come" diverse volte, questo indica che ciò che vedeva era il simbolo della realtà che Dio ha voluto rivelare di se stesso. In tutta la Bibbia, il Signore usa cose familiari per illustrare e descrivere le verità spirituali che sono al di là del vocabolario umano, che non può essere descritto in termini umani. Ezechiele era un sacerdote che operava in esilio, in prigionia a Babilonia. 
Quando aveva 25 anni di età, nel 597 a.C. le armate babilonesi presero la città di Gerusalemme e una buona parte della popolazione ebrea viene deportata in Babilonia, tra cui anche Ezechiele (2 Re 24:1-2,10-17; 25:1-17; 2 Cronache 36). 
Non doveva essere una bella situazione, essere un deportato, un esiliato. Non era solo vivere in qualche luogo diverso da quello che avrebbe voluto, ma erano costretti a vivere lì perché erano prigionieri deportati. Essere in esilio non si trattava semplicemente di essere senza una fissa dimora, piuttosto, è sapere di avere una casa, ma che la propria casa è stata presa dai nemici. Essere in esilio non significa essere senza radici, al contrario, loro avevano radici profonde, ma erano radici sradicate e trapiantate altrove, ma nella sofferenza  erano desiderosi di essere di nuovo ripiantati nel suolo di nascita. L'esilio è sapere esattamente dove si è nati, a chi si appartiene, ma anche che non si può tornare indietro, non ancora. 
Il Salmo 137 racconta gli umori che vivevano gli ebrei in esilio. 
Salmi 137:1-4: "Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.  Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati, dei canti di gioia quelli che ci opprimevano, dicendo: 'Cantateci canzoni di Sion!'  Come potremmo cantare i canti del SIGNORE in terra straniera?"
In esilio, gli ebrei non avevano gioia (Lamentazioni 2:18; 3:49; 5:15), anche perché erano consapevoli che si trovavano in questa circostanza a causa dei loro peccati per il giudizio secondo la sovranità di Dio come dice Geremia (Lamentazioni 3:42; 4:13; 5:21). Ma l'esilio di Ezechiele aveva anche un significato personale. La sua deportazione significava la fine di tutti i suoi sogni vocazionali. 
Ezechiele come figlio di un sacerdote, secondo la legge era chiamato anche lui ad essere sacerdote (Numeri 4:1,3; 18:19,39,43), ma invece di servire nel tempio di Dio in Gerusalemme, Dio lo chiamò ad essere un profeta in esilio nella comunità probabilmente di Tel Abib (Ezechiele 3:15), vicino al fiume Chebar, che i Babilonesi chiamavano il Canal Grande, uno dei diversi canali che scorreva a sud-est del fiume Eufrate a Babilonia. 
Per Ezechiele, lontano da Gerusalemme e dal tempio, il privilegio del servizio sacerdotale sarebbe sembrato un sogno senza speranza. Ma il Signore non lo aveva dimenticato. Nel suo trentesimo compleanno intorno al 593 a.C., il quinto giorno, del quarto mese, (mese di tamuz- 31 luglio) mentre si trovava presso il fiume Chebar, in Babilonia fra i deportati, Ezechiele ebbe delle visioni divine per volontà di Dio. Il trentesimo anno era una pietra miliare molto significativa. Secondo Numeri 4:30, questa era l'età in cui i sacerdoti assumevano l’incarico. La visione della gloria di Dio ci sembra molto strana, in realtà lo doveva essere ancora di più per Ezechiele. Il povero Ezechiele è stato sottoposto a tutti i tipi di esami psicologici da molti commentatori e predicatori. Egli è stato accusato di essere catalettico, nevrotico, isterico, psicopatico, con chiari segni di schizofrenia paranoide, come se questi sapientoni dilettante avrebbero potuto far risorgere dalla tomba Ezechiele e farlo accomodare sul divano dello psichiatra e quindi esaminarlo a lungo con una precisione scientifica! Ma non è così! Ma vedere la gloria di Dio in esilio quale antidoto sorprendente per la depressione e lo sconforto: una visione completamente nuova del mistero della maestà e della magnificenza di Dio stesso!

Vediamo quattro aspetti della visione della gloria di Dio:
I LA GLORIA DEL NOSTRO DIO NEL VENTO TEMPESTOSO E NELLA NUVOLA (v.4).
Non abbiamo modo di sapere cosa Ezechiele stesse facendo al momento di questa visione. Qualunque cosa stesse facendo, la sua attenzione fu improvvisamente attirata da un forte vento e dalla vista di un'enorme nuvola con un fuoco folgorante e uno splendore intorno ad essa e nel centro vi era come un bagliore di metallo incandescente (in mezzo al fuoco). 
Anche dalla tempesta Dio si rivelò a Giobbe (Giobbe 38:1; 40:6). Nella Bibbia,  una tempesta è spesso l'immagine del giudizio divino (Proverbi 1:27; Isaia 66:15; Geremia 4:13; 23:19; Naum 1:3). Se il popolo di Israele si trova esiliato, questo era per il giudizio di Dio; questo giudizio Dio lo ha realizzato tramite l’esercito Babilonese distruggendo la città e il tempio a Gerusalemme (Geremia 1:13-16; 4:6; 6:1), il vento tempestoso che viene dal nord potrebbe essere un richiamo a questo al giudizio di Dio per mano dei Babilonesi che arrivarono da nord o può essere un giudizio globale (Ezechiele 2:10). 
Nei capitoli 9 e 10 vediamo ancora il giudizio su Gerusalemme tredici  mesi dopo (Ezechiele 10:2). Per quarant'anni, Dio aveva gentilmente portato Israele da una nuvola di fuoco, ma ora una nube di fuoco ricorda il suo giudizio al suo popolo disobbediente. La nuvola e il fuoco folgorante indicano anche la santità e il giudizio (Osea 8:5; Lamentazioni 2:4; Naum 1:6), così un fuoco consumante (Deuteronomio 4:24; Ebrei 12:29) che era anche il simbolo della presenza di Dio e della sua purificazione (Malachia 3:1-6) e giudizio (Salmi 97:1-5,8), quindi la manifestazione di Dio come per esempio quando Dio si rivelò nel pruno ardente (Esodo 3:1-15), quindi anche con gli ebrei nel deserto (Esodo 13:17-22), quando scese sul monte Sinai. (Esodo 19:16,18). 
Tempesta e fuoco a volte è usato per indicare l’aiuto del Signore verso il Suo popolo, che combatteva per loro contro i nemici e li disperdeva  (Salmi 18:12-14;1 Samuele 22:11-15) o per la protezione (Zaccaria 9:14-15). 
Quindi tempesta, nuvole e fuoco sono elementi che indicano la manifestazione di Dio come leggiamo sia dal v.3 che Dio era presente in tutta la sua maestosità e magnificenza. Gli esuli avevano perso il senso di timore reverenziale e la maestà del Signore. Il Signore si presentò al profeta con il Suo potere, maestà e santità in modo che Ezechiele poteva essere consapevole del carattere di Dio, come ha comunicato il suo messaggio ai prigionieri la liberazione.

Così vediamo:
II LA GLORIA DEL NOSTRO DIO NELLE CREATURE VIVENTI: I CHERUBINI (vv.5-14,23-25).
Le immagini descritte in questi versi sono del tutto sconosciute al lettore moderno e senza precedenti nell’Antico Testamento, pertanto è estremamente difficile da capire. Da questa nuvola incandescente escono fuori quattro creature viventi, i cherubini. 
Le  quattro "creature viventi" appariranno più tardi in Ezechiele 10:1,5,20 e vengono chiamati cherubini (kerûḇ), in questo caso sono esecutori del giudizio divino, diffondendo carboni ardenti sopra la città di Gerusalemme (Ezechiele 10:2,7). 
La gloria divina  accompagnava i cherubini come leggiamo in Ezechiele 10:18-19 (cfr. Ezechiele 1:12,20). Sembra che i cherubini avessero un ruolo di custodia e protezione, infatti sono stati assegnati al Giardino dell'Eden, dopo la caduta di Adamo ed Eva per custodire la via dell’albero della vita. (Genesi 3:22-24). Perciò secondo alcuni questi esseri viventi hanno il compito di prevenire e bloccare tutto ciò che è profano affinché non giunga alla presenza di Dio. Poi noi vediamo che due cherubini d’oro dovevano essere messi sulle estremità del propiziatorio dell’arca del patto (Esodo 25:18-22). 
Il tabernacolo doveva essere fatto con dieci teli di lino con una rappresentazione di cherubini artisticamente lavorati (Esodo 26:1). 
La rappresentazione dei cherubini indicava, secondo alcuni studiosi la guardia alla presenza del trono di Dio (1 Samuele 4:4; 2 Samuele 6:2). I cherubini sono descritti come il veicolo che vola attraverso su cui vi era Dio (2 Samuele 22:11; Salmi 18:10). 
Quando Mosè entrava nella tenda di convegno in comunione con Dio, il divino messaggio proveniva tra i due cherubini dall’alto del propiziatorio (Numeri 7:89). Figure di cherubini facevano parte le ricche decorazioni del Tempio di Salomone (1 Re 6:26-29. Quindi i cherubini sono in stretta associazione con Dio. Così, in questo testo in Ezechiele, i cherubini segnalano la presenza, la magnificenza, ma anche la protezione di Dio. 
Nei vv.5-14 vediamo dieci caratteristiche, ciascuna di queste caratteristiche sembra essere correlata ad alcuni aspetti del lavoro dei cherubini erano da eseguire. 

Le dieci caratteristiche sono che i cherubini:
1. Avevano un aspetto umano (v.5).
Questo vuole ricordare che l’uomo è in cima all’ordine creato da Dio e lo scopo per cui li ha creati. (Genesi 1:26-28; 2:8-25; Salmi 8:4-5).

2.Avevano quattro facce di animali e quattro ali (vv. 6,10).
Ciascuno dei cherubini aveva quattro facce, una per ogni lato. Una faccia che rappresentava la forma più alta dell’umanità e poi c'era una faccia per ogni categoria del mondo animale: il leone per il regno selvaggio, il bue per il regno addomesticato e l'aquila per il regno degli uccelli. (Cfr. Apocalisse 4:6-8).
Secondo alcuni queste creature mostrano come Dio è il Signore della sua creazione. Il commento dei rabbini invece sull’aspetto degli esseri viventi è questo:“L’uomo è esaltato tra le creature; l’aquila è esaltata tra gli uccelli, il bue è esaltatotra gli animali domestici; il leone è esaltato tra le bestie feroci, e tutti questi hanno ricevuto un dominio e grandezza, eppure essi si trovano sotto il carro del Santo.” Secondo altri come John MacArthur sono simbolismi che raffigura l’intelligenza-la faccia di uomo; la potenza -il leone; servizievole -il bue; la rapidità -l’aquila. 
Mentre secondo lo studioso Walther Eichrodt: “La figura mista, con attributi umani e animali, serve a concentrare  in quegli esseri la forza delle diverse creature e li fa apparire guardiani quanto mai efficaci del Santo.” 
Le quattro ali (v.6), invece di due simboleggia la velocità nel compiere la volontà di Dio come confermato dal v.14.

3. Avevano le gambe delle creature viventi erano diritte (v. 7).
Questi non stanno piegati come gli animali sulle zampe, bensì in una posizione eretta, diritti come colonne, questo è simbolo di forza, mentre la pianta dei loro piedi era come la pianta del piede di un vitello indica stabilità e fermezza. Brillavano come il bagliore del rame lucente.

4. Avevano mani di uomo  sotto le ali (vv.8-9a).
Le mani di uomo indica la competenza in cui svolgono il loro servizio. Le loro ali si univano l’una all’altra, questo indica che erano uniti nello svolgimento dei loro doveri, dei compiti a loro assegnati.

5. Ognuno camminava diritto davanti a se (v. 9b).
Non c'era bisogno di girarsi in qualsiasi direzione dal momento che le loro facce erano su tutti e quattro i lati. Ogni direzione presa è stato un movimento in avanti nelle funzioni a loro assegnate.

6. Con due ali toccavano quelle del vicino e con due ali si coprivano il proprio corpo (v. 11).
Questo è in modo simile ai serafini di Isaia 6:2 e Apocalisse 4:1-11, ma avevano sei ali ciascuno. Forse, come suggerisce, qualcuno il paio di ali in più per i serafini era per nascondere il viso per non guardare il volto di Dio, mentre in Ezechiele le creature erano sotto la piattaforma e non poteva vedere il volto di Dio. Le due ali che ricopriva i loro corpi possono parlare della loro modestia e umiltà.

7. Le creature viventi andavano dove lo Spirito li faceva andare (v. 12).
Ezechiele è il profeta dello Spirito, infatti Ezechiele fa riferimento allo Spirito cinquantadue volte. “Spirito" (rûaḥ) qui è come un agente di animazione, un principio divino mediante il quale Dio li guida a compiere la Sua volontà cfr. v.20. I movimenti erano perciò armonici. 
Nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo guida i credenti secondo la volontà di Dio (Giovanni 14:5-31; 16:1-15; Romani 8:1-15; Atti 2:1-38; Efesini 1:13-14).

8. L'aspetto di queste creature era come "il bagliore del rame lucente (v.7), come di “carboni incandescenti”, “come di fiaccole”. (v 13).
In mezzo a loro circolava un fuoco scintillante e dal fuoco uscivano lampi (v.13).
La luminosità del loro aspetto suggerisce il loro stretto rapporto e la vicinanza al Signore che circondato di splendore. La pelle del volto di Mosè era raggiante di luce, dopo essere stato alla presenza di Dio (Esodo 34:29-35). 
Secondo John MacArthur: "Il loro aspetto indicava la gloria, nonché la giustizia pura e ardente di Dio.”

9. Queste creature correvano in tutte le direzioni, simili al fulmine (v.14).
Questo concetto suggerisce un’ azione istantanea che porta in esecuzione immediata la volontà di Dio, attivata con la forza dello Spirito. 
Le forme di queste creature non sono la sola che ha catturato l'attenzione del profeta. Infatti l'apparizione intera risplendeva con una brillantezza sorprendente. Il riferimento alle creature dalle gambe di rame luccicanti nel v. 7 aveva accennato a questa funzionalità, ma nei vv. 13-14, Ezechiele sembra a corto di parole appropriate per la scena che si presenta davanti a lui.

10. Il rumore delle loro ali era un rumore molto forte (vv.23-25).
Un rumore simile alle grandi acque tipo il frastuono di una cascata o la pioggia battente o delle onde che si infrangono sugli scogli. 
Il profeta ha paragonato questo rumore alla voce dell’Onnipotente (Ezechiele 43:2; Apocalisse 1:15). Questo linguaggio conferma che questa è una manifestazione di Dio. Questi esseri spirituali in parte angeli, in parte umani e in parte animali sono stati i rappresentanti di tutto l'ordine creato. La loro attività ha affermato il rapporto di Dio alla sua creazione come Signore di tutte le cose.

Poi vediamo:
III LA GLORIA DEL NOSTRO DIO NELLE RUOTE E IL TRONO SUL CARRO ( vv.15-21).
Gli enigmi continuano in questi versetti. È difficile capire ciò che Ezechiele vide! Ezechiele continua descrivere la visione della gloria di Dio. Sicuramente la gloria di Dio, va ben oltre noi mortali, nulla può essere descritto con un linguaggio umano.

A) In primo luogo ogni creatura aveva una serie identica di ruote (ôpān) straordinarie (v.15).
Queste ruote erano presso ogni cherubino.

B) In secondo luogo le ruote erano bellissime (v.16).
Erano come il bagliore del crisolito  (taršiyš) v.16. Il crisolito è una pietra preziosa in cristalli limpidi di color verde, usati come pietra ornamentale. Veniva messo in quarta fila del pettorale del sommo sacerdote, come una delle dodici pietre che rappresentano le tribù di Israele. È usato per descrivere la bellezza dello sposo nel Cantico dei Cantici 5:14 .

C) In terzo luogo queste ruote avevano la stessa struttura come se una ruota fosse dentro l’altra ruota. (v.16).
Dobbiamo pensare a un giroscopio (strumento che ha la proprietà di mantenere invariata la posizione del proprio asse sotto determinate condizioni), o qualcosa di girevole sulle ruote o a ruote concentriche rotanti nella stessa direzione e dava l'apparenza di un disco o a ruote interne ed esterne con un funzionamento ad angolo retto l'uno all'altro. In ogni caso, il profeta sembra prevedere una sorta di carro a quattro ruote. 
L'interesse costante del numero quattro parla della loro capacità assoluta di muoversi ovunque, in tutte le direzioni. Una ruota all'interno di un altro ne esalta la capacità di muoversi ovunque, senza resistenza, liberamente e senza fatica, con facilità senza volante! 
Il profeta quindi non aveva bisogno di temere che Dio gli avrebbe mandato in una direzione in cui la presenza divina, non poteva anche andare.

D) In quarto luogo quando si muovevano andavano tutte e quattro secondo il proprio lato e non si voltavano.
La mobilità delle ruote suggerisce l'onnipresenza di Dio.

E) In quinto luogo i cerchi di queste ruote erano alti e imponenti.
Il fatto che erano alti (gō∙ḇǎh) e imponenti (yir˒āh) la prima indica la maestà il fatto che erano alti (Giobbe 40:10; Isaia 2:10,19,21)  e imponenti  quello che causa la meraviglia e stupore, ma anche timore e terrore (Deuteronomio 2:25; Giobbe 4:6; Salmi 55:6; Giona 1:10; Isaia 7:25).

F) In sesto luogo i cerchi di queste ruote erano piene di occhi tutt’intorno.
Occhi (˓ayin) è la stessa parola usata ai vv.4, 16, 22,27 per indicare il bagliore, quindi qui potrebbe indicare uno scintillio di luci, come luci lampeggianti attaccate alle ruote tipo fanalini laterali di frecce sulla carrozzeria delle auto. Oppure tipo sassolino a forma di occhio. 
Se si riferisce agli occhi  indicherebbe che Dio vede tutto e conosce tutto, quindi la Sua Onniscienza (2 Cronache 16:9; Zaccaria 3:9; 4:10).

G) In settimo luogo si muovevano contemporaneamente ai cherubini dovunque voleva lo Spirito (vv.19-21).
Le ruote si muovevano quando gli esseri viventi camminavano e se si alzavano da terra si alzavano anche le ruote dovunque lo Spirito voleva andare, andavano anche esse, la vita degli esseri viventi era nelle ruote, così quando quelli camminavano le ruote si muovevano e se si fermavano si fermavano anche le ruote. 
Era lo Spirito che animava e determinava  anche la direzione e la libertà di circolazione del veicolo celeste in un perfetto sincronismo! Quindi abbiamo visto che le ruote davano la mobilità al carro di Dio. Dio apparve a Ezechiele in immagini di movimento e di azione che lo ha presentato sia come trascendente che immanente. Il quadro completo dei cherubini, il carro, e il trono è la presenza di Dio.

Infine vediamo:
IV LA GLORIA DEL NOSTRO DIO NELLA PIATTAFORMA E NEL TRONO (vv.22-27).
Primariamente notiamo:
A) Una distesa splendente sopra i cherubini che si estendeva in alto (v.22).
Volta (rāqiya˓) è una distesa, la stessa parola è usata in Genesi 1:6 per descrivere la creazione dei cieli, lo spazio atmosferico, la separazione delle acque della terra da quelle del cielo sopra la quale è situato il trono di Dio. Si riferisce a un qualche tipo di piattaforma sopra le creature viventi, ma non era una piattaforma comune. La consistenza e l’aspetto della piattaforma di un bagliore come di cristallo (qě∙rǎḥ) di ammirevole splendore era il supporto per il trono di Dio.

Secondariamente vediamo:
B) Un trono di zaffiro sopra la piattaforma con una figura di uomo. (vv.26-28)
Zaffiro (sappîr) si riferisce alle pietre preziose, alcuni pensano si tratti di lapislazzuli, minerale di colore azzurro, utilizzato come gemma o nella produzione di oggetti ornamentali e per la decorazione. (Esodo 28:18; 39:11). 
Quando Mosè e Aronne, Ndab e Abiu e settanta anziani di Israele sul monte Sinai videro Dio, è scritto che sotto i suoi piedi videro un pavimento lavorato in trasparente zaffiro e simile  per limpidezza al cielo stesso! (Esodo 24:9-10). Così la nuova Gerusalemme avrà una base di zaffiri dice Isaia 54:11.

(1) Due caratteristiche delle immagini sono particolarmente significative.
o In primo luogo, Ezechiele riconosce la figura di un uomo (v.26).

o In secondo luogo, non era un uomo ordinario (v.279.
Quello che sembrava essere la sua parte superiore del corpo irradiata con bagliore di metallo (ḥašmal) come del fuoco; la parte inferiore del corpo sembrava avvolto  in una luce abbagliante di fuoco. Sempre con il fuoco viene descritta in altre parti le manifestazioni di Dio. Esodo 3:2-15 ; Esodo 24:17 . 
Gli elementi di questa visione sorprendente:
(2) Comunica due concetti importanti.
o In primo luogo, il Signore è un Dio di splendore e di grande potere.
Questa non era una idea nuova, ma era un concetto che era stato trascurato in quei giorni di declino spirituale prima della caduta di Gerusalemme.
o In secondo luogo, il Dio di Israele non è legato alla terra d'Israele, un'idea che sembrava rivoluzionaria per gli israeliti in quel momento.
Ezechiele vide la maestà di Dio, apparsa in un periodo di crisi e ha ricordato al Suo popolo la Sua Santità e potere come Signore di tutta la creazione. Essi non sono stati dimenticati o trascurati nella sofferenza del suo esilio. 
Lo splendore (nāgah) è molto più di una luce brillante che lo circondava, era come un’ arcobaleno ed Ezechiele cadde con la faccia a terra! (v.28; Daniele 8:17; 10:9,15,17; Apocalisse 1:17).

CONCLUSIONE.
Abacuc 3:2: "SIGNORE, io ho udito il tuo messaggio e sono preso da timore. SIGNORE, dà vita all'opera tua nel corso degli anni! Nel corso degli anni falla conoscere! Nell'ira, ricordati d'aver pietà!"
Quali sono le implicazioni di questa visione della gloria di Dio?
1) In primo luogo la visione proclama la gloria del Dio trascendente.
Il fuoco folgorante e lo splendore della nuvola, il bagliore del metallo in mezzo al fuoco, gli occhi scintillanti delle ruote, la piattaforma cristallina, il trono di zaffiro, la forma dell’uomo nel trono avvolto dal fuoco, dallo splendore, ci parlano della trascendenza di Dio. (cfr. Giobbe 26:14; Salmi 145:3; Isaia 55:8-9; 57:15; 1 Timoteo 6:16).
Trascendenza di Dio significa semplicemente che va oltre,  che si eleva al di sopra del genere umano e della conoscenza umana, è il totalmente altro, diverso e separato dal genere umano e dalla creazione, al di sopra di ogni cosa, non limitato dallo spazio, dal tempo, indipendente e sovrano. La dottrina della trascendenza ha diverse implicazioni che coinvolge ciò che crediamo e la vita pratica.

La trascendenza di Dio indica che:
a) Dio è superiore all'uomo.
L'umanità, benché sia l’apice della creazione di Dio non è il bene supremo dell'universo o la più alta misura della verità e del valore. C'è un valore più alto, questo valore è Dio.

b) Dio non può mai essere completamente inscatolato in concetti umani.
Questo significa che tutte le nostre idee dottrinali anche se corrette per quanto utili possano essere, non ci faranno  capire profondamente la natura di Dio. Né le forme di culto o gli stili dell'architettura ecclesiastica possono esprimere pienamente ciò che è Dio. Non c'è modo in cui noi umani possiamo rappresentare Dio in modo adeguato o avvicinarsi a Lui in modo perfetto.

c) La salvezza è possibile solo per rivelazione di Dio, non è per il nostro merito.
La comunione con Dio non è raggiunta dalla nostra capacità, è impossibile. Non siamo in grado di elevarci al livello di Dio, ma è Dio che si compiace di rivelarsi all’uomo.

d) Ci sarà sempre una differenza tra Dio e gli esseri umani.
Il divario tra noi è Dio non è semplicemente solo una differenza morale e spirituale che ha avuto origine con la caduta, ma è metafisica, va oltre la nostra natura di creature.

e) Noi dovremmo avere una riverenza santa nel comportamento, nel culto associato al senso di meraviglia, di stupore e sottomissione.

f) Ci aspetteremo anche di raggiungere i risultati nel servizio con mezzi trascendenti e non con mezzi umani, perciò dipenderemo da Dio in preghiera.

2)  In secondo luogo la visione della gloria di Dio proclama la santità del Signore.
A differenza di Isaia, Ezechiele non ha sentito i serafini che gridano: "Santo! Santo! Santo!" (Isaia 6:3). Ma in questa descrizione vediamo una chiara e assoluta distinzione tra il Signore e tutta la creazione, questa è chiaramente riconosciuta. Infatti questi cherubini si coprivano davanti tale splendore v.11 come i serafini di Isaia (Isaia 6:2). Inoltre a differenza dei pagani, che mescolano liberamente i loro dèi con esseri inferiori e sono spesso indistinguibili da loro, il Signore siede sul suo trono, separato da tutte le creature inferiori. Divino e sfere create non devono essere confusi. 

3) In terzo luogo la visione della gloria di Dio proclama la sovranità di Dio.
Tutto il suo seguito sono creature nobili, ma lui è sul trono, il re di tutto! Inoltre è sulle creature viventi che rappresentano la creazione e poi l’assoluta libertà dei movimenti del suo carro che si muove senza resistenza mostrano la sovranità di Dio. Quindi vediamo la realtà del governo divino e sovrano, il potere nascosto dietro il sipario della realtà terrena. Questa comunità di esuli, lontana da casa, senza potere, sradicati da una potenza straniera, schiacciati come uno scarafaggio, poteva chiedersi: "Ma dove è Dio, dove è il Signore Iddio, che ha portato Israele fuori dalla schiavitù in Egitto su ali d'aquila ? Dove è il Signore che si separò le acque del Mar Rosso e poi, ancora, il fiume giordano, che distrusse le mura di Gerico e ha vinto i nemici di Israele dando loro la terra promessa? "  Beh, lui è qui. Egli è certamente qui a Babilonia ! Dio è ancora Dio. La sua gloria non ha cambiato in alcun modo. Il Signore è ancora il re della gloria. La conquista di Gerusalemme e della Giudea non significa la fine del suo dominio, ma piuttosto un nuovo sviluppo nel suo piano e lo scopo per il suo regno. Nella tua sofferenza il Dio di gloria è presente non ti abbandona!

4) In quarto luogo, la visione della gloria di Dio rassicura il profeta Ezechiele.
Anche se ora in esilio babilonese, è stato chiamato da Dio, non importa dove si trova e dove andrà, il Dio vivente in tutta la sua magnificenza e gloria andrà con lui ovunque e in qualsiasi direzione. Questa manifestazione era fondamentale per aiutare Ezechiele, lui doveva capire che in mezzo alle tempeste della vita, Dio era ancora sul suo trono. Non era ignaro alla loro situazione. 
Walther Eichrodt: “ Così fu un periodo di dolorosa attesa nella tensione fra timore e speranza quello che dovette affrontare nei primi anni dell’esilio il giovane sacerdote trascinato a Babilonia, quando si erano infrante tutte le speranze di vita. Ed ecco verificarsi un evento che lo strappò dallo stato di incertezza e di disperazione e gli diede nuova terra ferma sotto i piedi. Egli non sa come definire meglio il miracolo di questo capovolgimento improvviso che parlano di cieli che si spalancano permettendogli così sguardi meravigliosi nel mondo divino”

5) In quinto luogo, la visione della gloria di Dio proclama l’interesse del Signore per suo popolo.
Dio, rivelandosi a Ezechiele in Babilonia, dichiara che egli è sovrano in tutto il mondo e può aiutare e benedire il suo popolo, ovunque si trovino. Forse alcuni ebrei avevano una visione di Dio molto pagana, pensavano che il Signore era come le divinità pagane legate ad un luogo particolare, che influenzavano un territorio particolare, come i dintorni dei templi, dove si veneravano. Ma qui, lontano da Gerusalemme o in Giudea, a centinaia di chilometri di distanza il Signore si rivela al suo popolo perso e lontano, come Dio è il Signore di tutta la creazione. Egli può rivelare la sua gloria a Gerusalemme o in Babilonia, non importa, Egli comanda l'intero universo ed è dappertutto e si prende cura del Suo popolo dovunque si trovi! Perciò la visione della gloria di Dio, proclama la presenza di Dio tra gli esuli che non sono all’interno del loro territorio. (Cfr. Salmi 139:7-10). Non importa dove si trova il popolo se nella terra promessa da Dio o in una nazione pagana, dove si adoravano divinità pagane, la presenza del Signore era certamente potente e a disposizione di tutti coloro che vogliono vivere nella fede e nell'obbedienza. Ma per i disobbedienti questa presenza , tredici mesi dopo, la gloria di Dio abbandonerà  il tempio a Gerusalemme (Ezechiele 9:3; 10:18-19;11:22) per ritornavi in futuro Ezechiele 43:1-5 . Quindi questo carro e la visione della gloria di Dio potrebbe essere anche un monito per il giudizio imminente di Dio, altrettanto bene come spesso raffigurato la sua costante presenza.

Perciò:
6) In sesto luogo, la visione della gloria di Dio allude  al giudizio imminente di Dio.
Anche se la visione non racconta un annuncio formale di giudizio, comunque alcune caratteristiche della visione ci ricordano come il vento tempestoso e il fuoco del v.4. la tempesta. Gli ebrei dovevano capire veramente chi era Dio, avevano scambiato la sua gloria con qualcosa di effimero, e non lo adoravano come il Dio vivente e vero, l'Onnipotente, che abita una luce inaccessibile e che abita l'eternità. Pensavano che Dio era simile agli uomini, come loro respingendo le sue leggi e di vivere senza timore di Dio, prendere con tanta leggerezza i suoi giudizi o la sua salvezza! (Salmi 50:21; 29:16). . 

7) In settimo luogo, questa visione chiarisce che chiunque dovrebbe entrare nel servizio divino deve avere una visione chiara di quello in cui servizio egli è chiamato.
Il ministero è una vocazione come nessun altro, rappresenta un arruolamento al servizio del Re dei re del Signore dei signori, colui che siede sul trono della sua gloria, senza rivali nella maestosità e potenza. Questo regno di Dio sarà costruito, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa ed i suoi servitori andranno sotto la Sua autorità e con il suo aiuto. Noi abbiamo un grande Dio questo comporta adorazione, gioia e timore!

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