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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

IL MINISTERO EFFICACE (Matteo 3:7-10; Marco 1:4-8). LA PREDICAZIONE DELL’ARALDO. (1)

IL MINISTERO EFFICACE (Matteo 3:7-10; Marco 1:4-8). 
                                            LA PREDICAZIONE DELL’ARALDO. (1)
Il predicatore scozzese John Knox (1514-1572), considerato uno dei predicatori più potenti del suo tempo, cominciò a predicare dal pulpito all'età di 40 anni.
I biografi concludono che gran parte del fuoco e dell'energia della sua predicazione, era dovuto al fatto che la fiamma era stata così a lungo repressa nel suo petto.
Al di là, del fatto se questa interpretazione dei biografi possa essere giusta o meno, rimane il fatto che questo uomo di Dio era un predicatore formidabile questo perché era infuocato per Dio.
Qualche anno più tardi un altro predicatore efficace Charles H. Spurgeon (1834-1892) riguardo l’efficacia del conquistare le anime per Cristo disse: “ Se si chiedesse a me quale sia la qualità più indispensabile che assicuri a un ministro cristiano il successo nel conquistare anime a Cristo, io risponderei: ‘ il fervore’. E se me lo si chiedesse per una seconda o una terza volta, non cambierei risposta, perché l’osservazione personale mi porta alla conclusione che, di regola, il vero successo è direttamente proporzionale al fervore del predicatore”.
Ora anche Giovanni Battista era appassionato, bruciava per Dio, infatti, era una lampada ardente e splendente (Giovanni 5:35), e il suo ministero è stato efficace.
Noi leggiamo in Marco 1:5: “E tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro peccati”.
Noi oggi mediteremo Matteo 3:7-10 e Marco 1:4-8, in questi versetti vediamo perché il ministero di Giovanni Battista e la sua predicazione furono efficaci.
Oggi vedremo solo due aspetti della predicazione Giovanni Battista, l’araldo del Signore.
Giovanni il Battista era un predicatore, è scritto in Marco 1:4: “Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati”.
In questo versetto riecheggia la citazione di Isaia 40:3.
Questo modo di presentarlo ci fa capire, presuppone che i lettori di Marco sapevano chi fosse Giovanni.
“Venne” (egeneto) indica apparire, entrare in scena, sul palcoscenico della storia. Enfatizza l’emergere in accordo al proposito divino.
Il “deserto” (erēmō) è il luogo dove Dio vuole stare con il Suo popolo e dove si vuole rivelare a esso (Osea 2:14).

L’inzio del ministero di Giovanni Battista(Marco 1:1-3; Luca 3:1-2; Giovanni 1:6-7).

L’inzio del ministero di Giovanni Battista (Marco 1:1-3; Luca 3:1-2; Giovanni 1:6-7).
Jean-Henri Merle D'Aubigné pastore protestante e storico svizzero vissuto tra il 16 Agosto  1794 e il 21 Ottobre 1872 disse: “La vocazione sublime che l'uomo può ottenere sulla terra è quello di predicare la Parola di Dio”.
Forse non ci rendiamo conto, ma predicare la Parola di Dio è la vocazione più nobile, eccelsa che ci possa essere, ma che molti di noi trascurano, purtroppo.  
Giovanni Battista non l’ha trascurato.
Il ministero pubblico di Giovanni il Battista è stato indubbiamente un grande ministero, ma non molto lungo.
Gli studiosi stimano la durata del suo ministero pubblico da sei mesi a poco più di un anno al massimo; poi è stato arrestato e messo in prigione e infine gli hanno tagliato la testa.
In primo luogo vediamo:

Luca 5:33-39. La parabola della stoffa nuova e degli otri nuovi.

Luca 5:33-39. La parabola della stoffa nuova e degli otri nuovi.
Qualcuno ha detto: “Tutti sono a favore del progresso. È il cambiamento che non piace”.
Questa frase ci fa capire come a moltissime persone non piacciono i cambiamenti, le novità.
Tempo fa il Duca di Cambridge, avrebbe affermato: "Qualsiasi cambiamento in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo deve essere deplorato".
Questo era anche il problema di molte persone ai tempi di Gesù.
Gesù portò qualcosa di nuovo, inconciliabile con certe tradizioni locali, ma molte persone rifiutarono il Suo insegnamento.
In questa parabola vediamo la causa, cioè perché Gesù l’ha detto, vediamo il cuore, e poi faremo delle considerazioni finali.

La parabola della stoffa nuova e degli otri nuovi (Luca 5:33-39).

La parabola della stoffa nuova e degli otri nuovi (Luca 5:33-39).
Qualcuno ha detto: “Tutti sono a favore del progresso. È il cambiamento che non piace”.
Questa frase ci fa capire come a moltissime persone non piacciono i cambiamenti, le novità.
Tempo fa il Duca di Cambridge, avrebbe affermato: "Qualsiasi cambiamento in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo deve essere deplorato".
Questo era anche il problema di molte persone ai tempi di Gesù.
Gesù portò qualcosa di nuovo, inconciliabile con certe tradizioni locali, ma molte persone rifiutarono il Suo insegnamento.
Continuiamo la nostra serie di predicazioni sulle parabole di Gesù.
In questa parabola vediamo la causa, cioè perché Gesù l’ha detto, vediamo il cuore, e poi faremo delle considerazioni finali.

Luca 1:57-66: La nascita di Giovanni Battista.

                                          Luca 1:57-66: La nascita di Giovanni Battista.
C'era un vecchio maestro di scuola che s’inchinava sempre solennemente davanti i suoi alunni in classe prima d’insegnare loro. Quando gli è stato chiesto perché lo facesse, lui rispose: “Perché non si sa mai cosa diventeranno questi ragazzi”.
La nascita di ogni bambino è un parto di possibilità, la possibilità che possa diventare qualcosa, o qualcuno d’importante umanamente parlando, ma anche per il servizio a Dio.
Giovanni Battista quando nacque, molti si chiedevano che cosa sarebbe stato perché la mano del Signore era su di lui fin dal suo concepimento e nascita.
Continuiamo la nostra serie di predicazioni biografiche su Giovanni Battista. Luca riprende la storia riguardo della nascita di Giovanni Battista dopo la pausa dell’annunzio della nascita di Gesù a Maria da parte dell’angelo e la visita di Maria a casa di Elisabetta, dove rimase per tre mesi. Ora Luca racconta la nascita di Giovanni Battista.

La nascita di Giovanni Battista (Luca 1:57-66).

                                           La nascita di Giovanni Battista (Luca 1:57-66).
Continuiamo la nostra serie di predicazioni biografiche su Giovanni Battista.
Giovanni Battista quando nacque, molti si chiedevano che cosa sarebbe stato perché la mano del Signore era su di lui fin dal suo concepimento e nascita.
Luca riprende la storia riguardo della nascita di Giovanni Battista dopo la pausa dell’annunzio della nascita di Gesù a Maria da parte dell’angelo e la visita di Maria a casa di Elisabetta, dove rimase per tre mesi. Ora Luca racconta la nascita di Giovanni Battista.

Il compito del medico (Matteo 9:12).

Il compito del medico (Matteo 9:12).
Jean Bourgeois, un alpinista belga, il 30 dicembre 1982, cadde per 164 metri da un'altezza di 6000 metri sul versante tibetano dell'Everest. Pensavano che fosse, ma Bourgeois alla fine si presentò in un villaggio tibetano. Gli abitanti del villaggio hanno chiesto: Sei fosse uno Yeti (l’abominevole uomo delle nevi). Dopo aver spiegato la sua situazione, gli abitanti del villaggio gli diedero da mangiare, riparo, e cure mediche e gli organizzarono il viaggio nel Nepal.
Questa storia vera c’introduce alla predicazione di oggi riguardo la misericordia che noi dovremmo avere e che Gesù ci ha insegnato con la Sua vita.
La parabola del “compito del medico”, si trova anche in Marco (Marco 2:13-17) e in Luca (Luca 5:27-32). A differenza della prima parabola sul medico(Luca 4:23-24), l’idea principale che troviamo qui è la missione di Gesù: Gesù è venuto nel mondo per i peccatori! Da qui poi Gesù evidenzia la misericordia che dovrebbe caratterizzare le persone.
Andiamo con ordine, vediamo:

La parabola del medico (Luca 4:23-24).

 La parabola del medico (Luca 4:23-24).
Iniziamo la nostra serie di predicazioni sulle parabole di Gesù. La prima parabola in sequenza di tempo, che la Scrittura registra, è proprio la parabola di questo testo, anche se qui la parola è stata tradotta con “proverbio”. La parola “proverbio” (parabolēn) è la stessa parola per indicare le parabole (greco parabolē, ebraico māshāl -parabola, confronto, illustrazione), copre una vasta gamma di significati (detto, motto scherzoso, similitudine, indovinello, proverbio, oracolo), qui ha una speciale applicazione per un proverbio preciso che comporta un confronto. Una parabola paragona un oggetto naturale con un oggetto spirituale, al fine di insegnare una verità teologica. A volte può prendere la forma di un proverbio come in questo caso.
Noi vediamo in questa predicazione tre aspetti di questa parabola: il contesto della parabola, il contenuto della parabola, e la connessione alla parabola.
Iniziamo con:

Prove sull’esistenza di Dio

Prove sull’esistenza di Dio
Paul Little disse: “Tra le domande che esigono una risposta, nella vita umana, non ce ne una più profonda di quella circa l’esistenza o meno di Dio”. 
Dio abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai visto né mai può vedere (1 Timoteo 6:16), come possiamo essere sicuri che Dio esista veramente? La domanda è: Dio può essere provato, dimostrato? Quali sono le prove, gli argomenti per l’esistenza di Dio? Certo ci sono delle argomentazioni che dimostrano l’esistenza di Dio, ma l’esistenza di Dio non dipende dalle prove razionali, e la sua esistenza, come la verità della fede cristiana non dipende sulla base del successo, o del fallimento delle nostre argomentazioni. Nonostante ciò, gli argomenti non sono privi di significato, perché confermano la fede. Essi confermano ciò che la fede riconosce o sa riguardo l’esistenza di Dio, perciò le prove o argomentazioni razionali non sono inseparabili o indipendenti dalla fede. Quali prove abbiamo allora? Vediamo due prove.

Le argomentazioni filosofiche riguardo l’esistenza di Dio.

Le argomentazioni filosofiche riguardo l’esistenza di Dio.
Una cosa è presentare i fatti, un'altra è riceverli. Si racconta la storia di un principe birmano che ha avuto una conversazione, tanti anni fa, con un visitatore che veniva dall’Europa. Il visitatore disse al principe, che in Europa ci sono fiumi che d’inverno una persona ci può camminare sopra. Il principe non aveva mai visto il ghiaccio, o la neve e non aveva mai vissuto un giorno freddo, quindi non credeva al visitatore che stava dicendo la verità . Egli disse: " Anche se tutto il mondo mi dicesse questo, io non credo che una persona possa camminare su un fiume d’inverno”. I fatti erano stati presentati a lui, ma lui ha rifiutato di credere. Si possono presentare dei fatti riguardo a Dio, ma non significa che crederanno tutti coloro a cui, questi fatti, sono presentati.
Ci sono alcune argomentazioni filosofiche riguardo l’esistenza di Dio.

Gli elementi essenziali della devozione a Dio.

Gli elementi essenziali della devozione a Dio.
L’atteggiamento personale verso Dio che si traduce in azioni che gli sono gradite, nel Nuovo Testamento è chiamato: pietà, nel senso di devozione (eusebeia 1 Timoteo 2:2; 4:7-8; 6:3-6,11; Tito 1:1; 2 Pietro 1:3, 6-7; 3:11 ). La devozione non tocca solo le emozioni, non si riferisce solo alla preghiera e alla meditazione della Bibbia, elementi importanti della nostra spiritualità, ma è anche altro.
La devozione è la vita donata a Dio (Romani 12:1), indica colui, o colei che non vive più secondo la propria volontà, i propri desideri, o il modo, le tendenze e il sistema di pensiero di questo mondo (Galati 2:20; 1 Giovanni 2:15-17). Ma vive secondo la volontà di Dio, che mette Dio sopra ogni cosa (Luca 14:25-27), che lo serve unicamente ed esclusivamente ogni giorno, in ogni aspetto della propria vita per la gloria di Dio (1 Corinzi 10:31).
Dio è al centro dei suoi pensieri sempre, Dio è lo scopo della Sua vita (Filippesi 1:21).
Tre sono gli elementi importanti per la devozione a Dio: il timore di Dio, la misericordia di Dio, il desiderio di Dio. Da questi tre elementi importanti nascerà e crescerà il carattere del cristiano, senza questi tre elementi non cercheremo di assomigliare a Cristo e di camminare insieme a Cristo, e nemmeno matureremo spiritualmente.
Il primo elemento importante da dove nascerà e crescerà il carattere cristiano è il :

Luca 1:18-25: L ’incredulità di Zaccaria.

Luca 1:18-25: L ’incredulità di Zaccaria.
Horatius Bonar un predicatore scozzese vissuto nel 1800 riguardo l’incredulità disse: “In ogni incredulità ci sono queste due cose: una buona opinione di sé e una cattiva opinione di Dio”.
Quando una persona è incredula, mette sé stesso prima di Dio, crede di più a sé stesso che in Dio.
Certo anche noi credenti possiamo avere momenti d’incredulità, dubitiamo della Parola o delle promesse di Dio proprio come Zaccaria, e questo avviene perché guardiamo la nostra vita, gli altri e le circostanze, o le condizioni solo da un punto di vista umano e non da quello di Dio.
In questa predicazione vediamo il pessimismo di Zaccaria, la punizione di zaccaria e la promessa mantenuta.

L’incredulità di Zaccaria (Luca 1:18-25).

                                                L’incredulità di Zaccaria (Luca 1:18-25).
Horatius Bonar un predicatore scozzese vissuto nel 1800 riguardo l’incredulità disse: “In ogni incredulità ci sono queste due cose: una buona opinione di sé e una cattiva opinione di Dio”.
Quando una persona è incredula, mette sé stesso prima di Dio, crede di più a sé stesso che in Dio.
Certo anche noi credenti possiamo avere momenti d’incredulità, dubitiamo della Parola o delle promesse di Dio proprio come Zaccaria, e questo avviene perché guardiamo la nostra vita, gli altri e le circostanze, o le condizioni solo da un punto di vista umano e non da quello di Dio.
Continuando il nostro studio biografico su Giovanni Battista abbiamo visto lo sfondo della sua nascita ( le condizioni politiche, le condizioni dei genitori); poi abbiamo visto il momento della rivelazione di Giovanni al padre, poi ancora il messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista, ora vediamo l’incredulità di Zaccaria.
Iniziamo con:

Giacomo 5:19-20: Una parola conclusiva d’incoraggiamento.

Giacomo 5:19-20: Una parola conclusiva d’incoraggiamento.
Nell'estate del 1989, un adolescente di Memphis divenne famoso come un eroe perché ha salvato una ragazza più grande di lui di quattro anni che stava per annegare. Questo ragazzo era sorpreso per l’attenzione su di lui dei mass-media. Un giornalista televisivo gli chiese i dettagli di come andarono i fatti, aspettandosi chissà quale risposta, lui semplicemente e con naturalezza rispose: "L'ho vista in piscina che stava annegando, mi sono buttato e lo tirata fuori dalla piscina ".
La maggior parte di noi forse ci penserebbe due volte prima di tuffarsi in una piscina o di salvare qualcuno intrappolato dentro un’auto in fiamme per paura di farsi male. Purtroppo facciamo la stessa cosa per le cose spirituali, per quanto riguarda la salvezza dei peccatori, abbiamo paura di farci male: paura delle reazioni che ci trattino male.
Ma Giacomo, sempre con un tono pastorale e amorevole- li chiama nuovamente “fratelli miei”, (Giacomo 1:2,16,19; 2:1,5,14; 3:1,10,12; 4:11; 5:7,9,10,12,19)- incoraggia la chiesa a prendersi cura di coloro che si allontanano dalla verità per cercare di recuperarli per la loro salvezza spirituale.
Noi in questi due versetti vediamo:

Giacomo 5:16-18. La preghiera efficace.

                                                Giacomo 5:16-18. La preghiera efficace.
J. Sidlow Baxter pastore e teologo (1903-1999) disse: “Gli uomini possono disprezzare i nostri appelli, rifiutare il nostro messaggio, opporsi ai nostri argomenti, disprezzare le persone, ma sono impotenti contro le nostre preghiere”. La preghiera e la risposta sono un pò misteriose per me, mi sfugge qualcosa, ma ciò che vediamo nella Bibbia che Dio ascolta le preghiere dei suoi, di chi gli appartiene.      
Giacomo aveva parlato che possiamo pregare Dio sia quando siamo in uno stato gioioso e sia quando siamo in periodi difficili. Ci esorta a confessare i peccati e pregare gli uni per gli altri per essere guariti. Ora ci ricorda quale sia la preghiera efficace, cioè quella del giusto.
La preghiera efficace è la preghiera del giusto!
In primo luogo vediamo:

Giacomo 5:15-16. Le motivazioni per pregare.

Giacomo 5:15-16. Le motivazioni per pregare.
Che cosa è la preghiera? La preghiera per dirla con le parole di David A. Hubbard: “La preghiera è la nostra dichiarazione di dipendenza da Dio”. Chi prega riconosce che ha bisogno di Dio, riconosce i propri limiti e necessità, riconosce che non è un supereroe, e perciò riconosce che ha bisogno di Dio e quindi prega. Nel sermone precedente abbiamo visto l’esistenza di un Dio per tutte le stagioni della nostra vita, lo possiamo cercare, pregare sia nei momenti allegri e sia nei momenti difficili come la sofferenza e la malattia.
Giacomo, continua ancora il discorso sulla preghiera e ci dice in questi versetti quali sono le motivazioni per pregare nella circostanza di una persona malata.
La prima motivazione è: 

Giacomo 5:13-14. Un Dio per tutte le stagioni!

                                           Giacomo 5:13-14. Un Dio per tutte le stagioni!
Il passo di Giacomo 5:13-18, è stato ed è un campo di battaglia, dove i vari interpreti nel corso della storia l’hanno usato per affermare le loro convinzioni, per esempio i cattolici usano questo passo per sostenere la convinzione dell’estrema unzione.
Oppure i guaritori di ogni genere l’hanno usato per insegnare che tutti i cristiani possono essere guariti attraverso la preghiera.
Questo passaggio solleva una serie di difficili questioni interpretative. Comunque, oggi, in questa predicazione, vedremo in modo particolare l’esortazione alla preghiera. È tipico nelle sezioni finali delle lettere del Nuovo Testamento, concludere con l’esortazione a pregare (Romani 15:30-32; Efesini 6:18-20; Filippesi 4:6-7; Colossesi 4:2-4,12; 1 Tessalonicesi 5:16-18,25; 2 Tessalonicesi 3:1-2; Filemone 22; Ebrei 13:18-19; Giuda 20).
Ciò che Giacomo vuole evidenziare è la preghiera! Giacomo esorta a pregare nelle varie esperienze di vita, come leggiamo nei vv. 13-14, poi Giacomo afferma l’efficacia della preghiera del giusto nei vv.15-16, infine fa l’esempio della preghiera efficace, l’esempio di un uomo come noi: Elia nei vv.16:18.
Come una macchina senza carburante, la vita cristiana, senza la preghiera si blocca. Come una lampadina senza elettricità, non funziona, così la vita cristiana senza preghiera non riesce a brillare come dovrebbe in un mondo oscuro e disperato.

Le condizioni della pienezza dello Spirito Santo.

                                            Le condizioni della pienezza dello Spirito Santo.
Charles Spurgeon (1834-1892) scriveva: “ Vi possono essere uomini poveri e privi di cultura, le loro parole possono essere sgrammaticate, ma se la potenza dello Spirito Santo è con loro, il più umile fra loro avrà certamente più successo di un dottore della legge del più eloquente predicatore. Ciò che può cambiare il mondo oggi è la potenza che viene da Dio e non i talenti che ciascun uomo può mettere al servizio del Signore”.
Ci sono tre condizioni necessari per la pienezza, tre imperativi.

I risultati della pienezza dello Spirito Santo.

I risultati della pienezza dello Spirito Santo.
La pienezza dello Spirito Santo è indispensabile per la vita cristiana di ogni credente!
Noi siamo come il guanto che senza la mano è inerte, così senza lo Spirito Santo non possiamo fare nulla!
Lo Spirito Santo è la presenza e l’azione di Dio, che opera nella vita degli uomini (Salmo 104:29-30; Giobbe 33:4; Isaia 42:1) e agisce con un’azione irresistibile, vedi per esempio Sansone: aveva una forza irresistibile (Giudici 13:25; 14:6,19).
Ma lo Spirito Santo non è una forza impersonale, un fluido cosmico, un’entità generica, o un’idea, è una persona unita al Padre e a Gesù, della stessa natura del Padre e del Figlio (Giovanni 14:18-23);  procede tanto dal Padre  (Matteo 10:20), che dal Figlio (Galati 4:6).
Abbiamo visto alcuni risultati nella predicazione precedente, oggi ne vediamo altri.
Riguardo il risultato della pienezza:

Giacomo 5:12: L’alternativa al giuramento.

                                                   Giacomo 5:12: L’alternativa al giuramento.
Ricordate com’è cominciato il problema, o tutti i problemi dell’umanità? La risposta è con una bugia! La bugia di Satana a Eva che mangiando il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male lei e Adamo non sarebbero morti.
La bugia è un peccato molto diffuso, chi si permette di dire, una bugia una volta, trova molto più facile dirla una seconda e una terza volta, finché alla fine diventa un bugiardo abituale, un bugiardo professionista.
È necessario avere una buona memoria una volta che hai mentito perché quando dici una bugia, dopo la puoi smentire senza farlo apposta contraddicendoti perché hai dimenticato che hai detto quella bugia!
Non esistono bugiardi di successo che non sono mai scoperti perché come, diceva Abraham Lincoln: “ Nessun uomo ha una memoria abbastanza buona per essere un bugiardo di successo”. Prima o poi si smentirà!
Noi in questo versetto vediamo l’appello, l’attenzione e l’avvertimento di Giacomo.
Prima di tutto vediamo:

Giacomo 5:7-11: Un richiamo alla pazienza!

Giacomo 5:7-11: Un richiamo alla pazienza!
C’era una volta un credente che pregava così: “Signore dammi pazienza, ma dammela subito”.
Giacomo si riferisce ai credenti e li incoraggia a essere pazienti, infatti, i versetti da 7 a 11 si focalizzano proprio sulla pazienza.
In questi versetti vediamo almeno tre esortazioni (imperativi Giacomo 5:7, 8, 9, 10) alla pazienza. L’esortazione a essere pazienti fino alla venuta del Signore (parussia), l’esortazione a essere pazienti verso le persone e l’esortazione a essere pazienti nella pena.
Partiamo dal primo punto:

Luca 1:14-17. Il messaggio della nascita di Giovanni Battista da parte dell'angelo.

                  Luca 1:14-17. Il messaggio della nascita di Giovanni Battista da parte dell'angelo.

Nella precedente predicazione abbiamo visto il momento della rivelazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria, il momento della rivelazione è avvenuta quando Zaccaria si trovava a servire il Signore dentro il tempio, e l’angelo Gabriele gli appare e gli dice che la sua preghiera è stata esaudita e che la moglie avrebbe avuto un figlio, Giovanni.
Arrivati a questo punto, l’attenzione si sposta da Zaccaria a Giovanni; l’angelo rivela a Zaccaria qualcosa riguardo al figlio, quindi vediamo nei vv.14-17 il messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista con certe sue caratteristiche.

Il messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista. Luca 1:14-17.

Il messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista.
Luca 1:14-17.
Continuiamo la nostra serie di predicazioni biografiche su Giovanni Battista. Abbiamo visto nella prima predicazione lo sfondo della sua nascita: le condizioni politiche quando vissero i genitori, la condizione dei genitori.
Nella seconda predicazione abbiamo visto il momento della rivelazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria, il momento della rivelazione è avvenuta quando Zaccaria si trovava a servire il Signore dentro il tempio, e l’angelo Gabriele gli appare e gli dice che la sua preghiera è stata esaudita e che la moglie avrebbe avuto un figlio, Giovanni.
Arrivati a questo punto, l’attenzione si sposta da Zaccaria a Giovanni; l’angelo rivela a Zaccaria qualcosa riguardo al figlio, quindi vediamo nei vv.14-17 il messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista con certe sue caratteristiche.

Luca 1:8-13. Il momento della rivelazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria.

                  Luca 1:8-13. Il momento della rivelazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria.
Ci sono momenti significativi nella nostra vita che ricorderemo per sempre. In questi versetti vediamo un momento significativo del sacerdote Zaccaria: il momento della rivelazione riguardo la nascita di suo figlio Giovanni (Battista) da parte di un angelo del Signore.
Dopo aver introdotto Zaccaria (sacerdote) ed Elisabetta (figlia di sacerdoti), una coppia devota al Signore e la loro mancanza di figli per la sterilità di lei, e il fatto che si trovano in età avanzata,  Luca ora racconta come Dio è intervenuto nella loro vita rivelando a Zaccaria la nascita di un figlio, in un momento che sicuramente non si aspettava.
In questo sermone vediamo il momento del servizio, il momento dello spavento e il momento del sollievo di Zaccaria.
Prima di tutto allora vediamo:

Luca 1:5-7. Una luce in mezzo alle tenebre.

                                           Luca 1:5-7. Una luce in mezzo alle tenebre.
Giovanni ha un posto speciale nel piano di Dio, la sua entrata in scena nel mondo è stato un evento molto significativo, è stato un cambiamento monumentale nelle cose, un punto di svolta come ci ricorda Luca 16:16: 16 La legge e i profeti hanno durato fino a Giovanni; da quel tempo è annunziata la buona notizia del regno di Dio, e ciascuno vi entra a forza.
Il ministero di Giovanni Battista segnò una svolta nella storia del piano di redenzione di Dio, la svolta tra l’Antico e il Nuovo Patto.
Giovanni annunciava un nuovo giorno: l’ombra sarebbe diventata sostanza; la profezia sarebbe diventata adempimento; l'attenzione si spostava dal Sinai al Golgota, al Vangelo, alla salvezza, e alla chiesa, i Gentili sarebbero stati inclusi nella famiglia di Dio insieme ai Giudei.
L'espressione "Al tempo di Erode", secondo alcuni indica un periodo oscuro, minaccioso e disastroso nella storia della nazione ebraica.
Su questo sfondo cupo Luca racconta ora la storia dell'alba del nuovo giorno nella vita dell'umanità, della venuta di Cristo, che è stato preparato di cui Giovanni Battista era il precursore.
Il mondo in cui Giovanni venne era un mondo senza Dio, nelle tenebre (Luca 1:79), tanto è vero che gli tagliarono la testa per aver denunciato il peccato di Erode Antipa governatore della Galilea (Matteo 14:1-12).
Vediamo le condizioni politiche ai tempi della nascita di Giovanni e le condizioni dei genitori facendo delle considerazioni per la nostra vita cristiana.

Giacomo 5:1-3. Un ammonimento severo per tutti.

Giacomo 5:1-3. Un ammonimento severo per tutti.
Bertha Adams aveva settantuno anni quando morì. È morta da sola a West Palm Beach, in Florida, la domenica di Pasqua del 1976. Il rapporto del medico legale fu: "La causa della morte è la malnutrizione." La donna aveva chiesto cibo da vicini e ottenuto i vestiti dall'Esercito della Salvezza. Degli ispettori aveva fatto un sopralluogo nella sua casa. La sua casa era nel caos, vi era un gran disordine, un ispettore esperto dichiarò che non aveva mai visto un alloggio così disordinato. Questa donna sembrava una donna sola e povera. In mezzo alla confusione, gli ispettori trovarono  due chiavi di due cassette di sicurezza che portarono i funzionari a due diverse banche locali. La scoperta fu davvero scioccante. La prima cassetta conteneva oltre 700 certificati azionari, oltre a centinaia di altri preziosi certificati, obbligazioni e titoli finanziari sicuri, per non parlare di una pila di denaro, pari a quasi duecento mila dollari!! La seconda casetta non aveva certificati, ma solo soldi pari a seicentomila dollari. Complessivamente  la donna aveva ben più di un milione di dollari. 
Questa donna sicuramente aveva qualche problema forse di avidità, era ricca, ma non era felice.
E. K. Simpson disse: “Più di un milionario, dopo aver soffocato la sua anima con la polvere d'oro, è morto di malinconia!”
In questi tre versetti vediamo il dolore dei ricchi, il decadimento della ricchezza e la disapprovazione di Dio su certi ricchi.
Vediamo il primo punto:

Giacomo 5:4-6. I motivi del giudizio di Dio.

Giacomo 5:4-6. I motivi del giudizio di Dio.
La vita è come un supermercato: all’inizio prendiamo tutto quello che ci pare, ma alla fine, in cassa dobbiamo pagare tutto quello che abbiamo nel carrello.
Un giorno tutti passeremo davanti “la cassa” del giudizio di Dio e tutti saremo giudicati in base alle nostre azioni (Romani 2:5-11; Ebrei 9:27).
Dopo aver parlato del dolore dei ricchi, del decadimento della loro ricchezza e della disapprovazione di Dio su certi ricchi, Giacomo ora dice tre motivi del giudizio di Dio su questi ricchi, ma questo è anche un monito per chi non è ricco.
La prima accusa o motivazione del giudizio di Dio è per:
I LA SOTTRAZIONE EGOISTICA.
v.4: “Ecco, il salario da voi frodato ai lavoratori che hanno mietuto i vostri campi,  grida; e le grida di quelli che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti".
“Ecco” (idou) è in tono esclamativo segna il suo zelo intenso nel procedere contro i ricchi. Le accuse meritano la loro attenzione seria.
Questo versetto descrive l’ingiustizia dei ricchi che non hanno pagato coloro che  lavoravano nei loro campi. I salari sono stati sottratti agli operai che hanno lavorato onestamente, questi ricchi avevano rubato ai lavoratori cristiani la loro giusta paga.

La pienezza dello Spirito Santo (Efesini 5:18-21).

La pienezza dello Spirito Santo (Efesini 5:18-21).
Questo: “ma siate ricolmi di Spirito” è il terzo comando dopo “ma da saggi”; e“ma cercate di ben capire la volontà di Dio” . 
Il contesto stà parlando di saggezza, e di non sprecare il tempo, perciò se vogliamo essere saggi e recuperare tempo, dobbiamo essere ripieni di Spirito Santo (Cfr. Proverbi 20:1).
La pienezza dello Spirito Santo è necessaria per due motivi basilari.
Il primo motivo è perché l'opera dello Spirito Santo è fondamentale e indispensabile per vivere la vita cristiana. Lo Spirito Santo è essenziale per la nostra spiritualità, per la nostra maturità. 1 Corinzi 2:15-16 parla dell’uomo spirituale, cioè di colui, che ha lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo produce questa spiritualità insegnandoci le realtà spirituali (Giovanni 16:12-15), guidandoci secondo la volontà di Dio (Romani 8:13-15); guidandoci a pregare (Romani 8:26; Efesini 6:18); aiutandoci a vincere il peccato (Galati 5:16-17) e quindi ad avere un carattere come quello di Cristo (Galati 5:22).
Il secondo motivo è perché lo Spirito Santo ci potenzia nel servizio (1 Corinzi 12:4-11). Lo Spirito Santo dà i doni spirituali ai singoli credenti affinché potessero servirlo in modo efficace. Gli uomini che furono usati da Dio erano uomini ripieni di Spirito Santo, possiamo vedere vari esempi.

Efesini 5:18-21. La pienezza dello Spirito Santo.

Efesini 5:18-21. La pienezza dello Spirito Santo.
Questo: “ma siate ricolmi di Spirito” è il terzo comando dopo “ma da saggi”; e“ma cercate di ben capire la volontà di Dio” . 
Il contesto stà parlando di saggezza, e di non sprecare il tempo, perciò se vogliamo essere saggi e recuperare tempo, dobbiamo essere ripieni di Spirito Santo (Cfr. Proverbi 20:1).
La pienezza dello Spirito Santo è necessaria per due motivi basilari.
Il primo motivo è perché l'opera dello Spirito Santo è fondamentale e indispensabile per vivere la vita cristiana. Lo Spirito Santo è essenziale per la nostra spiritualità, per la nostra maturità. 1 Corinzi 2:15-16 parla dell’uomo spirituale, cioè di colui, che ha lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo produce questa spiritualità insegnandoci le realtà spirituali (Giovanni 16:12-15), guidandoci secondo la volontà di Dio (Romani 8:13-15); guidandoci a pregare (Romani 8:26; Efesini 6:18); aiutandoci a vincere il peccato (Galati 5:16-17) e quindi ad avere un carattere come quello di Cristo (Galati 5:22).
Il secondo motivo è perché lo Spirito Santo ci potenzia nel servizio (1 Corinzi 12:4-11). Lo Spirito Santo dà i doni spirituali ai singoli credenti affinché potessero servirlo in modo efficace. Gli uomini che furono usati da Dio erano uomini ripieni di Spirito Santo, possiamo vedere vari esempi.
a) Esempi dell’Antico Testamento.
Mosè (Numeri 11:25); Giosuè (Numeri 27:18); Otniel (Giudici 3:10); Gedeone (Giudici 6:3-4-7:1-8:3); Iefte (Giudici 11:29); Sansone (Giudici 13:25; 14:6,19); i profeti (2 Pietro 1:21).
b) Esempi del Nuovo Testamento.
Giovanni Battista (Luca 1:15); Gesù (Luca 4:1,14; Giovanni 3:34; Atti 10:38); gli apostoli (Atti 1:8; 4:31).
Tutti questi servitori del Signore, sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento, non potevano servirlo efficacemente senza la pienezza dello Spirito Santo, fecero cose straordinarie, perché erano sotto il controllo dello Spirito Santo.

Giacomo 4:13-17. Le ragioni per non essere arroganti

Giacomo 4:13-17. Le ragioni per non essere arroganti
Giacomo ammonisce gli arroganti commercianti che pensavano di essere autosufficienti, autonomi, indipendenti da Dio, che avevano fiducia in loro stessi, che facevano progetti senza Dio, senza considerare la Sua volontà.
Giacomo cerca di portare questi commercianti sicuri di sé a un giusto senso del loro posto nel mondo. Giacomo fa loro ricordare il genere di persone che realmente sono, cioè persone che non conoscono cosa accadrà domani e li mette davanti la realtà che la loro vita è fragile e che tutto dipende da Dio, quindi siamo chiamati a non essere arroganti, ma a sottometterci a Lui, sapendo che questa è la cosa giusta da fare, non farlo significa commettere peccato.
Noi vediamo le ragioni per non essere arroganti.

Maturare il carattere di Gesù Cristo

Maturare il carattere di Gesù Cristo
Voglio cominciare questa predicazione con l'affermazione di Thomas a Kempis: "La misura delle virtù di ogni uomo è meglio rivelata nel tempo di avversità - avversità che non indebolisce un uomo, piuttosto mostra ciò che è".
Nei momenti difficili viene fuori il nostro vero carattere, le circostanze della vita rivelano chi siamo veramente.
Ogni cristiano ha un unico modello di carattere con cui si deve confrontare per assomigliare, questo modello è Gesù Cristo (Romani 8:29; Galati 4:19; Efesini 4:13; Colossesi 1:28). 
Il carattere cristiano, di Cristo in noi, si forma con il tempo, non si nasce con un carattere come quello di Cristo, esso si forma e si perfeziona con il tempo secondo il nostro impegno e con l'aiuto dello Spirito Santo.
Il carattere simile a Cristo è sia il frutto dello Spirito Santo secondo come opera dentro di noi e sia il risultato dei nostri sforzi personali. Il carattere dipende dall'opera di grazia e dalla nostra responsabilità.
Riguardo il maturare il carattere di Cristo noi vediamo tre aspetti: la giusta causa; la giusta correlazione e la giusta considerazione.
Il primo aspetto del maturare il carattere di Cristo è:

Giacomo 4:13-16. La riprensione di Giacomo per l’arroganza.

Giacomo 4:13-16. La riprensione di Giacomo per l’arroganza.
Si può essere cristiani vivendo una vita di ateismo pratico. Molte persone dicono di credere in Dio, ma, in realtà, sono atei nella pratica, vivono come se Dio non esistesse nel loro comportamento, nel modo in cui prendono decisioni e pianificano il loro futuro.
Queste persone non tengono conto della sovranità di Dio, della Sua grazia e fedeltà, agiscono come se fossero autosufficienti, in pieno controllo delle situazioni e prendono il merito per tutto il bene che sperimentano. Questo non è solo per le cose materiali, ma anche per le cose spirituali, si vantano per esempio per le conversioni, per quanto hanno donato materialmente, per il servizio,ecc. e non danno gloria a Dio non riconoscendo la Sua autorità, come anche il fatto che dipendiamo da Lui in ogni cosa, dalla vita stessa materiale (Cfr. Isaia 42:5; Atti 17:24-25) alla vita spirituale, infatti ciò che possiamo realizzare è merito del Signore.
Paolo dice 1 Corinzi 15:10: "Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me". 
Ancora in 2 Corinzi 3:5 leggiamo: "Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio". 
Dunque, non siamo autosufficienti e autonomi padroni della nostra vita, del nostro destino. La nostra vita dipende da Dio! 
Dobbiamo ancora ricordare che Dio ha la legittima autorità di ordinare e dirigere la nostra vita come gli pare come ci ricorda il salmista: "Il SIGNORE fa tutto ciò che gli piace, in cielo e in terra, nei mari e in tutti gli oceani" (Salmo 135:6). Dio è il Vasaio, padrone dell’argilla che la plasma come Egli vuole (Romani 9:20-21). Egli agisce come vuole con l’esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non c’è nessuno che può fermare la sua mano o dirgli che cosa sta facendo! (Daniele 4:35).
L'autosufficienza e l'indipendenza appartengono di diritto solo a Dio, perché è Dio il nostro creatore e redentore sovrano. 
Dopo aver parlato contro la maldicenza che è sintomo di arroganza nei riguardi del fratello, della legge di Dio, ora Giacomo parla contro gli arroganti mercanti. L’idea principale che troviamo nei vv.13-17 è che non dobbiamo pianificare il futuro come se fossimo in completo controllo della nostra vita, ma dobbiamo fare affidamento alla Sovranità di Dio. La mancata applicazione di questo principio significa peccare.

Giacomo 4:11-12. L’arroganza di chi sparla.

Giacomo 4:11-12. L’arroganza di chi sparla.
Qualche tempo fa, il dottor Albert H. Cantril, professore alla Princeton University, condusse una serie di esperimenti per dimostrare quanto velocemente si sparge la voce. Chiamò sei studenti nel suo ufficio e con la massima riservatezza li informò che il Duca e la Duchessa di Windsor avrebbero partecipato a un ballo all’università. Entro una settimana, questa storia totalmente falsa aveva raggiunto quasi tutti gli studenti del campus. Funzionari della città telefonarono l'università, chiedendo perché non erano stati informati. Agenzie di stampa telefonarono freneticamente per avere  dettagli. Il Dottor Cantril osservò: “È stata una piacevole voce, una calunnia viaggia ancora più velocemente”. 
Che cosa può causare una calunnia, una maldicenza? Proverbi 16:28 dice che "il maldicente disunisce gli amici migliori!" O può distruggere una persona, Isaia 32:7 dice che: "le armi dell’impostore sono malvagie, egli forma criminosi disegni per distruggere l’indifeso con parole bugiarde e il bisognoso quando afferma ciò che è giusto" (cfr. Proverbi 11:9). 
“Nessun danno maggiore può essere inflitta agli uomini come il ferire la loro reputazione” disse il teologo riformatore Giovanni Calvino. 
La maldicenza è distruttiva quindi, è irresponsabile e dannosa.
Viviamo in una società che ama il gossip, cioè il pettegolezzo, lo vediamo nei programmi tv, nei giornali, nelle riviste, ma anche lo sentiamo nelle conversazioni quotidiane e questo sembra naturale o normale, Giacomo invece ci dice che questo non è una cosa giusta. 
Giacomo riprende quindi di nuovo il tema della lingua (Giacomo 1:19; 3:1-12), ma il riferimento  è anche alla sapienza terrena, animale e diabolica, quindi alle contese che vi erano all’interno della chiesa perché quando ci sono le contese di solito non si usa la lingua per benedire gli altri!!! 
In questi casi è facile che ci siano maldicenze, che si parli male del prossimo e quindi che ci siano giudizi!! 
In questi versetti Giacomo esorta contro la maldicenza e i giudizi. 
In questi versetti vediamo quindi i comandamenti che dobbiamo praticare e le considerazioni per praticare questo comandamento.

Giacomo 4:8-10. La chiamata al ravvedimento

Giacomo 4:8-10. La chiamata al ravvedimento
Il contesto di questi versetti si riferisce a una serie di imperativi che Giacomo usa per riportare le chiese al ravvedimento, visto che questi credenti non stavano camminando al 100% con il Signore, infatti,avevano praticamente comportamenti di questo mondo e di una sapienza animale, terrena e diabolica.
Giacomo continua la sua raffica di comandi, pensate dal v.7 al 10 si contano undici imperativi, se ho contato bene. Oggi, pochi predicatori del Vangelo direbbero ai loro ascoltatori che devono abbandonare i loro modi egoistici e consegnare loro vita a Gesù come fa Giacomo.
Tre cose vediamo in questi versetti: l’Avvicinamento a Dio,il Ravvedimento dei credenti e il loro Abbassamento davanti a Dio.

Il momento della rivelazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria.

Il momento della rivelazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria.
Luca 1:8-13
Ci sono momenti significativi nella nostra vita che ricorderemo per sempre. In questi versetti vediamo un momento significativo del sacerdote Zaccaria: il momento della rivelazione riguardo la nascita di suo figlio Giovanni (Battista) da parte di un angelo del Signore. 
Continuiamo, quindi, la nostra serie di predicazioni biografiche su Giovanni Battista. Dopo aver introdotto Zaccaria (sacerdote) ed Elisabetta (figlia di sacerdoti), una coppia devota al Signore e la loro mancanza di figli per la sterilità di lei, e il fatto che si trovano in età avanzata,  Luca ora racconta come Dio è intervenuto nella loro vita rivelando a Zaccaria la nascita di un figlio, in un momento che sicuramente non si aspettava.
In questo sermone vediamo il momento del servizio, il momento dello spavento e il momento del sollievo di Zaccaria.
Prima di tutto allora vediamo:

Giovanni Battista: Lo sfondo della sua nascita.

Giovanni Battista: Lo sfondo della sua nascita.
Luca 1:5-7: I genitori…una luce in mezzo alle tenebre.
Giovanni ha un posto speciale nel piano di Dio, la sua entrata in scena nel mondo è stato un evento molto significativo, è stato un cambiamento monumentale nelle cose, un punto di svolta come ci ricorda Luca 16:16: 16 La legge e i profeti hanno durato fino a Giovanni; da quel tempo è annunziata la buona notizia del regno di Dio, e ciascuno vi entra a forza.
Il ministero di Giovanni Battista segnò una svolta nella storia del piano di redenzione di Dio, la svolta tra l’Antico e il Nuovo Patto. 
Giovanni annunciava un nuovo giorno: l’ombra sarebbe diventata sostanza; la profezia sarebbe diventata adempimento; l'attenzione si spostava dal Sinai al Golgota, al Vangelo, alla salvezza, e alla chiesa, i Gentili sarebbero stati inclusi nella famiglia di Dio insieme ai Giudei. 
L'espressione "Al tempo di Erode", secondo alcuni indica un periodo oscuro, minaccioso e disastroso nella storia della nazione ebraica. 
Su questo sfondo cupo Luca racconta ora la storia dell'alba del nuovo giorno nella vita dell'umanità, della venuta di Cristo, che è stato preparato di cui Giovanni Battista era il precursore.
Il mondo in cui Giovanni venne era un mondo senza Dio, nelle tenebre (Luca 1:79), tanto è vero che gli tagliarono la testa per aver denunciato il peccato di Erode Antipa governatore della Galilea (Matteo 14:1-12).
Vediamo le condizioni politiche ai tempi della nascita di Giovanni e le condizioni dei genitori facendo delle considerazioni per la nostra vita cristiana.

Giacomo 4:7.La Sottomissione a Dio.

Giacomo 4:7. La Sottomissione a Dio.
Il puritano Thomas Adams disse: “ La vera obbedienza non ha alcun vantaggio alle sue calcagna”. Non pensiamo che essere obbedienti al Signore significhi non avere tentazioni o attacchi da parte del diavolo, anzi è il contrario.
Non è un caso che il comando di resistere al diavolo segue la sottomissione a Dio. La consacrazione a Dio e il conflitto spirituale contro il diavolo, vanno insieme. Coloro che sono consacrati a Dio hanno un’attività intensa contro di loro da parte del diavolo.
La parola che Giacomo usa riguardo la sottomissione è molto più di una parola di arruolamento, è la fedeltà al superiore, a Dio al fine di impegnarci nella lotta spirituale sotto la bandiera del Signore. I cristiani non devono avere alcun dubbio nella loro mente da che parte stanno e con la loro vita non devono lasciare alcun dubbio nella mente degli altri che sono arruolati e sottomessi a Dio, e avversari irriducibili del diavolo.
Quindi c’è una guerra spirituale tra Dio e coloro che gli appartengono da una parte contro il diavolo e i suoi angeli dall’altra.
Noi in questo versetto vediamo un contrasto: sottomettersi a Dio e resistere al diavolo.
Per prima cosa vediamo:

Giacomo 4:4-6. L’adulterio spirituale

Giacomo 4:4-6. L’adulterio spirituale
Molti cristiani cercano di cavalcare due cavalli contemporaneamente. Kapitango Kusita, un responsabile evangelista della Chiesa portoghese in Africa, discorreva con alcuni sul "bianco" e la strada "bianca" sola, penso si riferisca alla santificazione e alla consacrazione. Era notte, e una folla di gente locale sedeva intorno al fuoco. Un cane passò tra il fuoco e gli ascoltatori. "Guardate quel cane! Quante zampe ha? " chiese il predicatore. "Quattro" fu la risposta. "Sì, quattro infatti," replicò Kapitango, " ma avete mai visto le quattro gambe di un cane cercando di seguire più di un percorso alla volta?” “No, no!”rispose la gente. Così l’evangelista replicò: “ Le quattro zampe vanno tutte insieme, ma le persone con solo due gambe cercano di seguire due percorsi, e ancor più in una sola volta: Cristo e il mondo, Dio e mammona ".
Così possiamo dire che non possiamo essere amici del mondo, percorrere la strada del peccato e nello stesso tempo quella di Dio. 
Giacomo interrompe un'analisi della situazione e inizia a predicare una parola di rimprovero con una chiamata al pentimento. L’esclamazione: “Gente adultera” è brusca e franca segna l'inizio di una delle chiamate più forti al pentimento, che troviamo in tutto il Nuovo Testamento. Giacomo rimprovera i suoi lettori riguardo l’amicizia con il mondo, facendo loro capire le terribili conseguenze per la loro relazione con Dio (v. 4). Ricorda loro della gelosia di Dio per il suo popolo e la disponibilità della sua grazia (vv. 5-6). E sulla base di questa, egli esorta i suoi lettori al pentimento (vv. 7-10). Giacomo dipende fortemente dall’Antico Testamento, citando due volte la Scrittura. La chiamata al pentimento nei vv. 4-10 riguarda in particolare l’invidia e le divisioni in 3:14—16, 4:1-3.

Giacomo 4:1-3. Una vita egoistica

Giacomo 4:1-3. Una vita egoistica.
Giacomo dopo aver parlato della grandezza della lingua e del suo potere incontrollabile, distruttivo e dell’uso doppio che se ne fa, che benediciamo Dio e nello stesso tempo malediciamo il nostro prossimo, poi parla di due tipi di saggezza: quella che viene dall’alto e quella che viene dal basso.
Poi Giacomo dice che il frutto di giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace. 
“Giustizia” si riferisce alla condotta che Dio approva in accordo con la Sua volontà (Giacomo 1:20; Matteo 5:6,10,20). 
Quindi quando c’è la saggezza che viene dall’alto ci sarà il frutto di un comportamento che Dio approva secondo la sua legge, i suoi standard, in questo vediamo che è un sommario delle virtù elencate al v.17.
In questo senso giustizia si riferisce a una chiesa che cresce nel carattere spirituale, una chiesa matura nell’accogliere le persone con tutte le problematiche che possono avere, una chiesa che serve il Signore impegnandosi attivamente per il progresso del regno dei cieli, quindi una chiesa ubbidiente, una chiesa sana! 
Ma il frutto di giustizia nasce dove c’è la pace. Quando c’è armonia tra credenti lì ci sarà la giustizia! Giacomo finisce il capitolo 3 enfatizzando l'importanza della pace. 
Ma le chiese a cui scrisse Giacomo avevano problemi riguardo alla pace! Giacomo è molto preoccupato per la discordia e la rivalità nella comunità cristiana causata da coloro che non hanno la sapienza dall'alto. E così, per concludere la discussione della vera sapienza, vuole affrontare la situazione caotica e litigioso sottolineando la necessità per la pace e l'armonia.    
Invece di pace e frutto della giustizia, i suoi destinatari manifestavano esattamente l'opposto: erano pieni di contrasti, dicevano di essere credenti, ma dimostravano di non esserlo, dimostravano la saggezza che viene dal basso, di avere lo spirito del mondo, come leggiamo in questi versetti.
Questi versetti ci parlano della:

Giacomo 3:17-18. La saggezza che viene da Dio.

Giacomo 3:17-18. La saggezza che viene da Dio.
A chi non piace ricevere dei regali, dei doni.
I regali piacciono soprattutto ai bambini, ma a volte ci sono delle brutte sorprese. La regina d'Italia Elena di Savoia (1873-1952) in villeggiatura aveva notato una simpatica bambina. Un giorno, passando, si fermò e le disse: "Hai imparato a cucire?" La bambina rispose: "No, so soltanto fare le calze". La regina di nuovo disse: "Sai chi sono io?" La bambina rispose: "Si signora: voi siete la regina". "Bene" disse la regina, “confezionami un paio di calze e fammele avere al palazzo”. Pochi giorni dopo, le calze arrivarono e la regina, in compenso, mandò alla bimba un paio di calze di seta, una piena di dolci, l’altra di denaro. L’indomani, la regina ebbe una lettera della sua piccola amica che diceva: “Signora, il vostro regalo mi ha fatto piangere molto. Mio padre si è preso il denaro, mio fratello maggiore si è preso i dolci, le calze se le è prese mia madre”.
La sapienza che viene dall’alto è un dono che viene da Dio che certamente è di grande beneficio per la chiesa, infatti, al capitolo 1 versetto 17, Giacomo aveva detto che ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono all’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi.
Noi abbiamo visto che la saggezza va dimostrata con la buona condotta e con la mansuetudine; abbiamo visto la saggezza che viene dal basso con la sua particolarità, natura e gravità, ora nei vv.17-18, vediamo che c’è un netto contrasto come il giorno e la notte, tra la saggezza che viene dal diavolo e quella che viene da Dio. Dai versetti precedenti, ora l’atmosfera è completamente diversa. 
Innanzitutto vediamo:

Giacomo 3:14-16. La saggezza che viene dal basso.

Giacomo 3:14-16. La saggezza che viene dal basso. 
In questo versetto Giacomo fa un'osservazione diretta ad alcuni all’interno della chiesa che avevano un comportamento che non veniva dalla sapienza divina. 
Giacomo aveva detto che la saggezza si vede dalla condotta e dalla mansuetudine, ma noi stessi la possiamo vedere da ciò che abbiamo nel cuore, un qualcosa che è nascosto che nessuno vede.
Nel Nuovo Testamento  troviamo un ricco uso di “cuore” (Kardia). Cuore si riferisce: 
a. la sede dei sentimenti, desideri e passioni (ad esempio, la gioia, dolore, amore, desiderio, e la lussuria Atti 2:26; Giovanni 16:6; 2 Corinzi 7:3; Romani  10:1; 1:24).
b. la sede del pensiero e della conoscenza (Matteo 7:21; Giovanni 12:40; Atti 8:22; Marco 11:23; Apocalisse 18:7; Romani 1:21).
c. la sede della volontà (Atti 11:23; 2 Corinzi 9:7; Luca 21:14).
d. il centro spirituale dove Dio si rivolge, che è il centro della vita religiosa, morale e che determina il comportamento (Luca 16:15; Romani 5:5; 8:27; Efesini 3:17; Ebrei 8: 10; 2 Pietro 1:19).
Noi in questi versetti vediamo:

Giacomo 3:13. La manifestazione del cristiano spirituale.

Giacomo 3:13. La manifestazione del cristiano spirituale.
Giacomo inizia una nuova sezione sul tema della saggezza.
Questo nuovo soggetto porta avanti in modo naturale ciò che ha preceduto e introduce ciò che verrà al capitolo 4:1-3 dove si parla di conflitti, discordie tra credenti. 
Nel capitolo 3, Giacomo sottolinea l'importante ruolo dell’ insegnante e dell’uso della lingua, ora egli sottolinea il peso della saggezza. Anche se si può riferire in primo luogo ai maestri ad avere questo tipo di saggezza non solo in teoria, ma anche in pratica, è chiaro che l’insegnamento è per tutti i cristiani.

L’avvertimento contro la doppiezza della lingua.

Giacomo 3:9-12: L’avvertimento contro la doppiezza della lingua.
Un titolo nel sito del corriere della sera diceva: “Cinque giorni e quattro notti senza interruzione parla 124 ore di fila: è record”.  Il primato stabilito a Perpignano(Francia) da Lluìs Colet: «Dedicato a chi difende la cultura catalana». Questo uomo parlando per cinque giorni e quattro notti consecutivamente senza mangiare e dormire,  ha battuto il record precedente, fatto da un indiano che ha parlato per 48 ore consecutivamente. Di che cosa ha parlato? Della cultura catalana e di Salvator Dalì.
Non sempre dalla lingua escono parole di cultura, ma certamente lo scopo del nostro parlare è: glorificare Dio e servire gli altri a scopo di edificazione!
Giacomo in questo capitolo sta parlando della grandezza della lingua: ha parlato di non farsi in troppi da maestri e quindi nell’auto-esaltarsi attraverso la lingua, poi dell’avvertimento contro il potere incontrollabile della lingua, dell’avvertimento del potere distruttivo della lingua e quindi dai vv.9-12 l’avvertimento contro la doppiezza della lingua, in questo vediamo concretamente l’instabilità della lingua.

L’avvertimento contro il potere distruttivo della lingua.

Giacomo 3:6-8: L’avvertimento contro il potere distruttivo della lingua.
Nel 1899 quattro giornalisti di Denver in Colorado (USA) s’incontrarono casualmente una sera alla stazione ferroviaria di Denver. I loro nomi erano Al Stevens, Jack Tournay, John Lewis, Wilshire Hal, essi rappresentavano quattro giornali di Denver: il Post, il Times, il Republican  e il Rocky Mountain News.  Ognuno era stato inviato dal suo giornale per trovare un fatto di cronaca, o una storia interessante da raccontare. I giornalisti erano in stazione, sperando di trovare una celebrità in visita in città, ma nessuno è arrivato quella sera, così i giornalisti cominciarono a commiserarsi….. Non c’era nessuna notizia buona o cattiva da dare, tutti e quattro dovevano ritornare a mani vuote alle loro scrivanie.  Stevens propose agli altri tre d’inventarsi una storia e questi si misero a ridere. Poi qualcuno suggerì di andare a farsi una birra all'Hotel Oxford e così hanno fatto. Per farla breve tra un giro di birra e l’altro decisero d’inventarsi una storia che avesse a che fare con una nazione straniera, in questo modo sarebbe stata difficile da controllare (siamo nel 1899!....). Qualcuno di loro pensò d’inventarsi una storia dalla Cina perché era abbastanza distante, è tutti furono d’accordo. 
Lewis propose di scrivere che un gruppo di ingegneri americani partiranno verso la Cina, perché il governo cinese stava pianificando di demolire la Grande Muraglia, e quindi alcuni  ingegneri americani si erano offerti per il lavoro.

L’avvertimento contro il potere incontrollabile della lingua.

Giacomo 3:2-8: L’avvertimento contro il potere incontrollabile della lingua.
Su una collina in Inghilterra davanti a un sacrato c’era una lapide grigia e squallida con la scritta rovinata dal tempo che diceva pressappoco così: “Sotto questa pietra giace Arabella Young che dal 24 maggio ha cominciato a controllare la sua lingua”. 
Molto probabilmente, questa donna non aveva una buona reputazione per la sua lingua! Molte persone tendono a parlare troppo e ad ascoltare poco! Qualcuno ha calcolato che le persone parlano in media in un giorno dai 18 alle 25 mila parole. Gli uomini parlano circa 25 mila parole e le donne 30 mila parole in un giorno! Con tutte le parole che diciamo in un giorno possiamo scrivere un libro di una cinquantina di pagine e in un anno 66 libri di 800 pagine.
Come faremmo senza la lingua? La comunicazione sarebbe difficile, non ci sarebbero le canzoni, le radio e come s’insegnerebbe a scuola? La lingua è una grande benedizione di Dio, ma noi come la usiamo? Pecchiamo più facilmente con la lingua che con qualsiasi altra parte del corpo! Quante volte parliamo senza collegare la lingua con il cervello? Quante volte diciamo le cose per rabbia, con malizia, per cattiveria? Quante volte si sparla degli altri? Quante volte si pecca con la lingua per orgoglio e per egoismo, per invidia o per gelosia? 

La promessa della pace di Dio.

Filippesi 4:6-7: La promessa della pace di Dio.

Qualche anno fa, un uomo molto ricco voleva un dipinto sulla pace. Commissionò tre artisti per dipingere scenari pacifici. Dopo un mese gli artisti tornarono con i loro dipinti finiti. Ogni dipinto fu coperto da un velo in attesa del momento della rivelazione. 
Il primo artista presentò il suo dipinto: era una bella scena di montagna. Le montagne erano coperte di pioppi verdi e fiori primaverili. Le cime maestose innevate erano alte fino a incontrare un cielo blu senza nuvole. L'uomo ricco disse: "Mi piace. Questa scena di montagna è davvero tranquilla ". 
Poi il secondo artista tolse il velo dal suo capolavoro. Il suo dipinto era di una splendida vista sull'oceano. La sabbia era bianca come cristallo. Il mare era azzurro e tranquillo. Il sole stava tramontando lentamente nel cielo, mentre i suoi raggi riflettevano sul mare calmo. Nel centro dell'immagine vi erano due persone rilassate su una sedia a sdraio in riva al mare con i piedi in acqua. L'uomo ricco era molto contento. Egli disse: "Mi piace la spiaggia. Amo questo quadro. Che splendida interpretazione di pace ". 
Il terzo artista tirò giù il velo dal suo dipinto e il ricco guardò il quadro con perplessità. Quest’artista aveva dipinto una cascata impetuosa. In questa scena un fiume in piena cadeva per centinaia di metri e s’infrangeva sulle rocce sottostanti. L'uomo ricco disse: "Ma in che cosa consiste la tranquillità? Mi sembra una scena tutt'altro che pacifica! Tutto quello che vedo è turbolenza. Dov’è la pace? ". Il terzo artista disse: "Guardi meglio, signore. Guardi vicino proprio sotto la cascata, dietro l’acqua e vedete una fenditura nella roccia, la vede? Sporgendosi in avanti, il ricco rispose: "Sì, la vedo, e vedo anche un uccello appollaiato in quella fessura. L'artista ha risposto: "Questo è tutto, signore! Questa è la pace! Nel bel mezzo della turbolenza rumorosa, l'uccello ha trovato un posto tranquillo. Amico mio, questa, è una vera pace, avere la pace in mezzo al caos, in mezzo a una vita turbolenta ".

La pace non è che tutto sia bello e tranquillo come le montagne, o il mare pacifico! Ma che in mezzo ai problemi, alle difficoltà noi abbiamo la pace di Dio dentro di noi!!

Come essere liberi dall’ansia.

Filippesi 4:6-7: Come essere liberi dall’ansia.

“Come chiunque, vorrei vivere a lungo. La longevità ha il suo posto. Ma io non sono preoccupato per questo adesso. Voglio solo fare la volontà di Dio. E Lui mi ha permesso di andare fino alla montagna. Ho guardato oltre, e ho visto la terra promessa. È possibile che non ci si arriva con voi, ma … sono felice stasera. Io non sono preoccupato di nulla. Non ho paura di nessun uomo”.     
Martin Luther King, Jr. da un discorso tenuto la notte prima di essere ucciso.

Martin Luther King aveva motivo di avere paura, di essere ansioso, ma non lo era perché guardava a Dio! 

Paolo precedentemente questi versetti, aveva detto di rallegrarsi sempre nel Signore, di essere mansueti e poi dice che il Signore è vicino (vv.4-5). 

Il Signore è vicino può essere inteso sia in termini di spazio, quindi di vicinanza fisica (Salmo 34:18; 145:18) e sia in termini temporali, cioè che sta per ritornare (Sofonia 1:7,14; Filippesi 3:20; Giacomo 5:8). 

Comunque sia, sapendo che il Signore è vicino, dice Paolo, non dobbiamo essere ansiosi! 

Nei vv.6-7 vediamo come essere liberi dall’ansia, come vincere l’ansia.

Paolo ci dà:

L’avvertimento contro l’autoesaltazione attraverso la lingua.


Giacomo 3:1-2: L’avvertimento contro l’autoesaltazione attraverso la lingua.
A questo punto Giacomo ha concluso la discussione del rapporto dei ricchi e poveri, quindi dell’amore imparziale e delle opere che dimostrano la vera fede. Ora riprende il tema della lingua menzionata in precedenza in 1:19-21.
Dobbiamo ammetterlo niente potrebbe essere più desolante di una comunità divisa a causa dell’abuso verbale, specialmente se è causata dagli insegnanti della comunità. Alcuni studiosi pensano che le divisioni all’interno delle comunità a cui scrisse Giacomo, erano divise a causa degli insegnanti! In questi due versetti Giacomo avverte contro l’autoesaltazione attraverso la lingua.
I versetti 1-2 sono un monito per gli aspiranti insegnanti, ma anche per tutti i cristiani a farci da maestri troppo facilmente nei vari aspetti della vita!

Le natura della santificazione.


1 Pietro 1:15-16: La natura della santificazione.
Dopo un incontro sull’evangelizzazione ben riuscito è stato chiesto a Billy Graham se questo fosse il risveglio. Graham rispose: "No. Quando viene il risveglio mi aspetto di vedere due cose che non abbiamo ancora visto. In primo luogo, un nuovo senso della santità di Dio da parte dei cristiani, e in secondo luogo, un nuovo senso del peccato da parte dei cristiani ".
Ha ragione Bill Graham perché nel libro degli Atti e nella storia dei risvegli, una delle caratteristiche era la consapevolezza del peccato e della santità di Dio, e quindi della santificazione.
La santità è una cosa molto bella perché fa parte del carattere di Dio, ma fin da bambini abbiamo sentito che la santità era ed è una cosa malinconica e imbronciata, aspra e spiacevole.
Per molti oggi il peccato è diventato come la grazia un termine vuoto, questo è dovuto alla perdita della visione della santità di Dio. Come Dio è santo anche noi siamo chiamati a esserlo, la santificazione è una sfida per la nostra vita. 
Un vero credente non è esente dalla tentazione, Gesù è stato tentato, ma il credente s’impegnerà a santificarsi per la gloria di Dio.
In questa predicazione vediamo che la santificazione riguarda tutta la nostra condotta e sia il modello che la motivazione per la nostra santificazione si trovano nella santità di Dio.

La chiamata alla santificazione.

1 Pietro 1:13-18: La chiamata alla santificazione.
Come cristiani, cosa dovrebbe renderci diversi dalla società? Il locale? I canti? Il modo di pregare? La predicazione del Vangelo? La santificazione ci rende diversi dalla società in cui viviamo! Qualcuno ha detto che oggi nella chiesa la santificazione sta diventando una cosa rara! Stiamo diventando sempre più secolarizzati eppure la Bibbia è categorica a riguardo: siamo chiamati alla santità.
Lo scopo di Dio per la tua esistenza è che ti santifichi, venire meno a questo scopo significa andare contro lo scopo di Dio (Efesini 1:4). Viviamo in una cultura dove si pensa che essere santi sia una chiamata per alcuni, ma non è una chiamata per alcuni cristiani, ma tutti i cristiani sono chiamati a essere santi! Questa esortazione di Pietro è riferita a tutti i credenti, te incluso!
Che cosa è la santificazione?
Per santificazione s’intende la separazione dal peccato e la vita consacrata a Dio, perché ci ha appartato come il popolo d’Israele come suo tesoro particolare separato dalle nazioni per osservare le Sue leggi, il Suo patto ( 2 Pietro 3:11; Efesini 3:5; Esodo 19:5-6,14).
Dal contesto di 1 Pietro, vediamo che il credente è stato eletto da Dio ed è stato fatto rinascere a una speranza viva in cielo, quindi è salvato, ora Pietro continua il discorso esortando ad avere piena speranza nella grazia e quindi di vivere su questa terra in modo santo, dando diverse esortazioni e motivazioni.

La chiamata del cristiano


Giovanni 15:1-8: La chiamata del cristiano.
Alcuni pensano che Gesù abbia detto questa metafora ispirandosi a una grande vite dorata che pendeva sopra l’entrata del tempio di Gerusalemme. Altri pensano che l’ispirazione sia venuta dopo che Gesù e gli undici lasciarono la sala della cena dove bevvero il vino e poi passarono vicino un vigneto. 
Qualunque sia la circostanza, noi vediamo in questi versetti quale è la chiamata di ogni vero cristiano o lo scopo di ogni vero cristiano.

La chiamata del cristiano è:
I PORTARE FRUTTO (vv.2,8).
John McGuire era un contabile che lavorava in una ditta di Londra, era considerato un impiegato modello. Per vent’anni era arrivato puntuale in ufficio, aveva svolto il proprio lavoro con molta diligenza, era stato sempre gentile e servizievole con tutti. Tuttavia quando andò in pensione, si scoprì che non tutto era come sembrava. Per vent’anni aveva defraudato la ditta sottraendo più di un milione di sterline! Di giorno simulava una vita modesta, di notte conduceva una vita da milionario.
È possibile condurre una doppia vita, essere cristiani stagionali, o domenicali, andare in chiesa la domenica e poi durante la settimana comportarsi come se Dio non esistesse!

La fede in azione.


Giacomo 2:14-26: La fede in azione. 
Noi facciamo male quando diciamo a una persona che è salvata, ma che in realtà non ha quelle opere che dimostrano tale salvezza! Giacomo sta confutando un insegnamento distorto all’interno delle chiese a cui scrisse riguardo il rapporto tra la fede e le opere. Nei vv.14-26 Giacomo sottolinea che la vera religione inizia con la fede, e questa vera fede agisce, opera.
Alcune considerazioni sulle parole chiave:
Giacomo parla di “fede” (pistis- vv. 14, 17, 18, 20, 22, 24, 26). 
Qui, fede è da intendersi come il v.1, quindi del rapporto con Gesù, un rapporto di salvezza. La parola “fede” indica ferma persuasione, convinzione, credere. Indica il riconoscere come verità e accogliere il messaggio di salvezza del Vangelo e quindi un comportamento che si orienta e si basa sul Vangelo (Romani 1:8; 1 Corinzi 2:5; 15:1-4, 11, 14-17; 1Co.15:1-4,11; Efesini 2:8-9).
Giacomo parla anche di “opere” (erga- vv.14, 17, 20, 22, 24, 25, 26). 
La parola tradotta con “opere” significa lavoro, azione, realizzazione. La forma plurale indica il comportamento etico e religioso. La forma plurale implica che gli atti debbano essere numerosi. Giacomo utilizza “opere” in un senso generale, fa riferimento alle azioni fatte in obbedienza e sottomissione a Dio, anche se dal contesto si riferisce in modo particolare alla carità, ad azioni di amore verso gli altri (Giacomo 1:22-27, 2:1-14) quindi alle buone opere. 

I requisiti del vero discepolo di Gesù.

Marco 8:34-38: I requisiti del vero discepolo di Gesù. 
Quando Garibaldi si propose di liberare l'Italia, egli vide alcuni giovani a un angolo di strada e gli domandò se volessero seguirlo nella sua causa di liberare l'Italia. I giovani risposero: "Che cosa offrite?". "Offerta?" rispose Garibaldi. "Vi offro stenti, fame, stracci, sete, notti insonne, privazioni innumerevoli, battaglie e infine la vittoria nella causa più nobile a cui siete mai stati confrontati"...Quei giovani lo seguirono! 
Quale risposta diamo a Gesù sapendo che è il Signore e il Salvatore del mondo, sapendo che è verità e che ci dona la vita eterna? Gesù, prima di Garibaldi, parlò di sofferenza, ma insieme alla sofferenza promise la salvezza del'anima per l'eternità.
Il passaggio che va dal capitolo 8:34 al capitolo 9:1, riguarda l'impegno personale a seguire Gesù in circostanze che richiedono sofferenza, coraggio e sacrificio. Marco racconta che Gesù dice ai suoi discepoli che avrebbe sofferto e che sarebbe morto per poi risuscitare e questo lo fa per incoraggiare la chiesa perseguitata di Roma. 
L'umiliazione, la sofferenza di Gesù annunciata al v.31, è il misterioso prototipo di quello cristiano: come Gesù ha subito la persecuzione ed è stato innalzato da Dio, così i suoi discepoli soffriranno e saranno salvati da Dio.
Questi versetti non ci parlano di come divenire cristiani, ma che i veri cristiani hanno questi requisiti: Rinunciano a se stessi; portano la propria croce e seguono Gesù. Questo non è solo per i dodici, infatti queste parole sono rivolte anche alla folla.

Tre attributi divini di Gesù.

Tre attributi divini di Gesù.
Oggi vediamo tre attributi divini di Gesù. Per attributi s'intende le qualità come proprie, peculiari e intrinseche che appartengono a Dio e quindi a Gesù, sono quelle caratteristiche oggettive che contraddistinguono Dio. L’attributo è una qualità dell’essenza di Dio, non è inventato dall’uomo, ma descrive il carattere di  Dio, come Dio si è rivelato all’uomo. Se da una parte, tramite gli attributi, possiamo conoscere un pochino Dio, dall’altra parte non possiamo comunque afferrare Dio e chiuderlo in una scatola con delle definizioni.
Gli attributi sono molto chiari su chi è Dio, ma nello stesso tempo siamo limitati nel comprenderlo, siamo limitati nell'abbracciarlo totalmente.

Il Giudizio di Dio.


Giacomo 2:12-13. Il Giudizio di Dio.
Un pastore aveva predicato un potente sermone sul rinunciare alla propria vita. Una donna seduta vicino a un'altra donna le dice: “Questa è un’eccellente predicazione, ma mi chiedo se una tale vita è possibile?” L'altra donna le sorrise e le rispose: “Beh , so che il predicatore vive una tale vita… io sono sua moglie”.
Le persone che ci sono vicine, con cui siamo in contatto ogni giorno dovrebbero essere i primi testimoni del nostro amore per il prossimo senza discriminazione. 
Quello che conta non è come ci comportiamo tra coloro che non ci conoscono bene, ma il modo come trattiamo coloro che sono molto vicino a noi!
Il nostro comportamento deve essere caratterizzato dall’amore verso tutti senza discriminazioni! Abbiamo visto i primi tre motivi perché non dobbiamo avere discriminazioni: perché è inconciliabile con la fede in Gesù, perché è inconciliabile con i piani di Dio, perché è inconciliabile con la legge regale dell’amore, ma nei versetti 12-13 vediamo un quarto motivo, il motivo del giudizio di Dio! 
Il significato di “così parlate e così agite” è enfatico indica: in questo senso, in questo modo o con questo obiettivo in mente, e si riferisce all’amare il prossimo e a essere giudicati in base a questo comportamento di amore.
“Parlate e agite” sono un imperativo presente, quindi è un ordine a parlare e ad agire secondo la legge di libertà, un’azione da fare ogni giorno, un’azione abituale!
Perciò il senso è: così continuiamo a parlare e cosi continuiamo a fare! 
Inoltre la coppia “parlate e agite” coprono tutte le azioni di una persona, quindi tutte le nostre azioni devono essere caratterizzate, impregnate d’amore!
Quindi Giacomo conclude il discorso dicendo che l’amore deve essere il nostro stile di vita e dice anche un’altro motivo per non fare discriminazioni vale a dire il giudizio di Dio!

Le motivazioni contro le discriminazioni.


Giacomo 2:1,5-11: Le motivazioni contro le discriminazioni. 
L’ultima volta abbiamo visto il comandamento contro i favoritismi, le caratteristiche e le cause dei favoritismi. 
Oggi vediamo tre motivazioni contro i favoritismi verso i ricchi a danno dei poveri.
Quali sono queste motivazioni?

La prima motivazione è che:
I I FAVORITISMI SONO INCONCILIABILI CON GESÙ CRISTO (v.1).
v.1: “Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria, sia immune da favoritismi”.
La Bibbia “Paoline” dice: “Fratelli miei, non potrete mantenere la fede nel nostro Signore glorioso Gesù Cristo, praticando favoritismi di persona”.
La Bibbia “Diodati”: “Fratelli miei, non associate favoritismi personali alla fede del nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria”.
Giacomo ci sta dicendo: “non possiamo avere fede in Gesù e nello stesso tempo praticare favoritismi!” 
Per un cristiano avere favoritismi significa negare la fede in Cristo!

Un ascolto autentico: La parabola del seminatore.


Marco 4:1-20. Un ascolto autentico: La parabola del seminatore. 
Gesù insegnava molte cose in parabole. “Parabole” (parabolais) viene da una parola greca (parabállō) significa “mettere accanto”, cioè insegnare mettendo accanto una similitudine, un confronto, fare un paragone con esempi familiari, comuni all’esperienza umana e sociale  dell’epoca, per insegnare una verità morale o spirituale. Le parabole era una maniera giudaica di insegnare. (Giudici 9:8-15; 2 Samuele 12:1-4; Ezechiele  17:1-24; Zaccaria 4:2-10, 11-14).
I Vangeli registrano sessanta parabole diverse di Gesù, la maggior parte le troviamo, in Matteo e Luca, meno in Marco, e nessuno in Giovanni.
In questa parabola noi vediamo quattro tipi di persone che si trovano in ogni chiesa!

Uffici divini di Gesù: Il perdono dei peccati.

Marco 2:1-12. Uffici divini di Gesù: Il perdono dei peccati. 
Marco ritorna all’azione di Gesù a Capernaum, dopo la parentesi del racconto del ministero di Gesù in Galilea, ora racconta il ritorno di Gesù a Capernaum.
Marco mostra l’autorità di Gesù con cinque storie: la guarigione del paralitico (2:1-12), la chiamata del pubblicano Levi (2:13-14); quando parla ad alcuni farisei del perché i Suoi discepoli non digiunano (2:18-22); quando dice che è il Signore del sabato (2:23-28); quando guarì l’uomo dalla mano paralizzata nella sinagoga nel giorno di sabato (3:1-6).
In queste storie Gesù mostra la Sua autorità ai farisei  (2:16,18,24, 3:6); agli scribi (2:6); agli erodiani (3:6); inoltre dal contesto vediamo che Marco mostra l’autorità di Gesù sui demoni (1:21-26; 3:7-12), e l’autorità di Gesù nell’insegnamento (1:22, 27).
Per questo motivo al ritorno a Capernaum, appena saputo che Gesù era in città, una folla straripante circondò la casa dove era per ascoltarlo.
Quattro uomini portarono un paralitico con il suo letto per farlo guarire da Gesù, ma a causa della folla, fecero passare l’uomo dal tetto. I tetti erano accessibili con una scala di pietra fuori, ed erano fatti con piccoli bastoni a raggio ricoperti di paglia e poi fango. 

Io e la casa mia serviremo il Signore.


Giosuè 24:14-28: Io e la casa mia serviremo il Signore. 
In questo testo, troviamo tredici volte scritta la parola: “servire” come verbo o come sostantivo. “Servire” (ʿāḇaḏ) nell’Antico Testamento ha il significato basilare di lavorare, faticare come uno schiavo (Esodo 21:6). I servi appartenevano ad altre persone ed erano impiegati appunto nel servirli (Genesi 21:25; 24:35). “Servire” contiene almeno due elementi chiave: l'azione (il servitore come" lavoratore") e l'obbedienza. “Servire” è anche impiegato in senso cultuale, nell’offrire sacrifici a Dio (Esodo 3:12; 23:24-25;).
In questo testo, “servire” può essere in senso cultuale, di adorazione (cfr. Giosuè 22:26-27; 23:7; Numeri 3:7-10; Isaia 19:21), oppure può esprimere la relazione tra il popolo e Dio che è il Signore al quale bisogna essere obbedienti e sottomessi, il fare quello che il Signore dice di fare, come un compito da svolgere come per esempio i profeti (Esdra 9:10-11; 2 Re 17:13; Geremia 7:25-28; 26:1-6; Ezechiele 38:17; Daniele 9:5-6), o il Servo del Signore (Isaia 42:1-7; 49:5-6; 52:13-53:12). I servi del Signore nell’Antico Testamento per esempio erano considerati: Abramo, Isacco, Giacobbe (Esodo 32:13); Caleb (Numeri 14:24); Mosè (Numeri 12:6-8); Giosuè (Giosuè 24:29); Isaia (Isaia 20:3); Davide (1 Samuele 23:10); Israele come una nazione (Isaia 41:8); il Messia (Zaccaria 3:8); Ciro (Isaia 44:28; 45:1).
Essere servo di Dio, significa adorare solo lui ed essergli sottomessi lavorando per lui, essere suoi strumenti e, perciò implica completa disponibilità. Anche nel Nuovo Testamento tutti i cristiani sono servi di Dio (Romani 1:1; Colossesi 4:12; Romani 6:22) e sono chiamati a servirlo (Romani 12:11; 1 Tessalonicesi 1:9). 
Il filosofo Antifonte disse: “La cosa più preziosa che si può sprecare è il tempo”.
In questa affermazione notiamo due cose: la prima è che il tempo è prezioso, la seconda è che il tempo si può sprecare. Come spendiamo il nostro tempo? Il miglior modo per non sprecarlo è quello di servire il Signore! Ogni cristiano è chiamato a servire il Signore Gesù.
In questo testo di Giosuè vediamo tre aspetti principali riguardo il servizio.

Contro le discriminazioni.

Giacomo 2:1-4: Contro le discriminazioni.
Mettiamo il caso che venga nella vostra chiesa un uomo appena sceso da una ferrari,con un rolex, vestito firmato ed entra anche uno tutto stracciato, sporco…..a chi sei più stimolato di accogliere meglio? 
La chiesa oggi come nel passato ha il pericolo del favoritismo. Questo perché siamo condizionati dalla società in cui viviamo dove la posizione sociale conta molto.
Giacomo 2:1-11 condanna il favoritismo. 
Giacomo continua a illustrare il rapporto tra fede e pratica, parlando di un nuovo tema. 
Giacomo dice che non possiamo confessare la fede nel Signore Gesù e poi nello stesso tempo avere riguardi personali. 
Noi vediamo quanto sia priva di consistenza una professione di fede senza essere accompagnata da una condotta pratica coerente!

L’incarnazione di Gesù.

L’incarnazione di Gesù.  
Su un foglio di calendario era scritto questa frase: “ La più grande impresa della storia non è stata quella di un uomo che ha camminato sulla luna, ma di Dio che ha camminato sulla terra”.
Forse ci siamo così tanto abituati ai racconti biblici della nascita di Gesù che non ne apprezziamo più il mistero della Sua incarnazione. Quando si parla dell’incarnazione di Gesù si riferisce al fatto che il preesistente Gesù (esisteva prima della creazione) si è fatto uomo (Giovanni 1:1-14; Filippesi 2:5-7).
La nascita di Gesù è la nascita più unica in tutta la storia umana.

I  L’INCARNAZIONE DI GESÙ: LE PROVE STORICHE.
Gesù è venuto nel mondo.
1 Timoteo 1:15: “Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”.
L’affermazione che Gesù è venuto nel mondo, quindi (Gesù esisteva prima della sua nascita terrena, Giovanni 3:13,16; Giovanni 17:5) per salvare i peccatori è certa e degna di essere pienamente accettata.

Il Contesto religioso del Nuovo Testamento nel primo secolo. Prima parte: Caratteristiche teologiche dei Giudei.


Il Contesto religioso del Nuovo Testamento nel primo secolo.
Prima parte: Caratteristiche teologiche dei Giudei.

In questa lezione vedremo riguardo il contesto religioso, le caratteristiche teologiche dei Giudei.

Per comprendere meglio Gesù e la chiesa primitiva,e quindi il contesto del Nuovo Testamento è importante capire cosa credevano i Giudei nel primo secolo, il periodo appunto quando visse Gesù e gli apostoli. Il credo Ebraico nacque dalla rivelazione degli atti di Dio nella storia, rivelazione che poi fu scritta e raccolta in quella che oggi si chiama Antico Testamento. 
Nel contesto giudaico vediamo, in sintesi cinque caratteristiche teologiche.

La prima caratteristica è:
1. Il Signore è l’unico e vero Dio.
L’enfasi principale del giudaismo era l’unità e la trascendenza di Dio, la convinzione che c’è un solo e vero Dio. Il monoteismo era affermato in contrasto con la moltitudine di divinità nel mondo pagano. Avere fede in unico vero Dio era incompatibile e quindi proibito con le rappresentazioni fisiche come oggetti, di devozione e preghiera (Es. 20:4-5; Deut.11:13-17; Sal.96:4-5; 135:15-18; Isa. 40:18-20, 44:9-20). Un Ebreo devoto recitava regolarmente lo Shemà (significa ‘Ascolta’ dalla prima parola di questa affermazione), una sorta di credo ebraico come troviamo Deuteronomio 6:4-5: "Ascolta, Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE. Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze". Gli Ebrei credevano in Dio come unico Creatore (monoteismo creazionale) e sostenitore dell’universo (monoteismo provvidenziale). 

Perché Gesù Cristo è venuto nel mondo?


Perché Gesù Cristo è venuto nel mondo?
Gesù esisteva prima della creazione e prima di della sua incarnazione. Il Nuovo Testamento ci dice diversi motivi per cui Gesù è venuto nel mondo. 

Gesù è venuto nel mondo:
1) Per rivelare Dio.
Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: "Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è  quello che l'ha fatto  conoscere" (Giovanni 1:18).
In 1 Timoteo 6:16 Paolo scrive che Dio abita una luce inaccessibile, che nessun uomo ha visto né può vedere. Mosè voleva vedere Dio, ma Dio gli disse che l’uomo non può vedere il suo volto e vivere, così Mosè vide Dio in modo parziale, lo vide di spalle (Esodo 33:19-23). 
Nessuna creatura umana ha mai visto l'essenza della divinità. L’uomo caduto in peccato è stato espulso dalla presenza di Dio che è santo, perciò l'uomo non lo può vedere e vivere (Genesi 3; Isaia 59:2; 1 Giovanni 1:5).

Che cosa mostra l’incarnazione di Gesù?


Che cosa mostra l’incarnazione di Gesù?
Quando si parla dell’incarnazione di Gesù si riferisce al fatto che il preesistente Gesù (esisteva prima della creazione) si è fatto uomo (Giovanni 1:1-14; Filippesi 2:5-7; 1 Timoteo 1:15). Ma non implica alcun cambiamento nella natura del Figlio, la divinità di Gesù non è stata convertita nella nostra umanità, piuttosto, Gesù ha assunto la nostra natura umana, ma senza perdere la Sua divinità.

L’incarnazione di Gesù mostra tre verità dottrinali importanti.
(1) Mostra che la salvezza viene da Dio (Galati 4:4-5).
Dio prende l’iniziativa di venire a salvare il peccatore, non è stata un’iniziativa umana. La nascita miracolosa di Cristo da una vergine (Isaia 7:14; Matteo 1:18; Luca 1:34-35) è una specie di promemoria che la salvezza non è iniziativa umana e non avviene per sforzo umano, ma è opera di Dio. 
L’uomo è completamente incapace di salvarsi da solo, è stato necessario l’intervento di Dio nella storia umana. L’incarnazione di Gesù ci ricorda che Dio prende l’iniziativa di salvarci (Giovanni 3:16).
Perciò l’incarnazione di Gesù ci parla dell’amore di Dio per il mondo.

Il Contesto politico contemporaneo del Nuovo Testamento.


Il Contesto politico contemporaneo del Nuovo Testamento.
In questa lezione vedremo:
1. L’occupazione romana.
2. Erode il Grande.
3. I discendenti di Erode il Grande.

1. L’occupazione romana (63 a.C. -96 d.C.).
Vediamo alcuni aspetti del dominio romano in Giudea in riferimento ai cristiani, o al Nuovo Testamento.
Dopo la morte di Salomè, il figlio minore, Aristobulo II, con il sostegno dei sadducei, contestò il diritto di Ircano II a governare, mentre i farisei insieme al governatore Idumeo Antipatro, padre di Erode il Grande, sostennero Ircano nella successiva guerra civile. Aristobulo II, riuscì a rimanere al trono fino al 63 a.C. quando il generale romano Pompeo, che nel frattempo aveva conquistato praticamente tutto il territorio in Asia Minore fino alla Siria, arrivò e conquistò Gerusalemme. 
Cosa era accaduto? I sostenitori di entrambe le fazioni ebraiche chiesero aiuto a Pompeo nel decidere la questione. Pompeo favorì Ircano, Aristobulo, non fu d’accordo con Pompeo e gli resistette. Pompeo marciò su Gerusalemme nel 63 a.C. prese la città, dopo un assedio di tre mesi, massacrò dodicimila ebrei e osò entrare nel tempio, fino nel luogo santissimo, dove entrava solo il sommo sacerdote una volta all’anno. 

Il Contesto politico prima del Nuovo Testamento

Il Contesto politico prima del Nuovo Testamento
In questa lezione vedremo:
1. L’importanza di conoscere la storia politica prima del Nuovo Testamento.
2. I vari regni che hanno preceduto il Nuovo Testamento.

Il Nuovo Testamento ha influenzato il mondo intero e forse anche la vostra vita. Questa è una buona ragione per studiarlo. Ma ci sono altri motivi per studiarlo. Il Nuovo Testamento, annuncia l’arrivo del Salvatore che l’Antico Testamento ha profetizzato e attendeva. Inoltre entrambi i Testamenti parlano di una sfera eterna che è al di là del mondo come lo conosciamo, un mondo di gloria celeste per coloro che cercano Dio, ma di giudizio per coloro che lo rifiutano, che non si sono pentiti dei loro peccati e che non hanno creduto in Gesù come personale loro Salvatore e Signore. Quindi studiare il Nuovo Testamento è importante perché ci parla di Gesù l’unico Salvatore  del mondo! (Per esempio Giov.4:42; Atti 4:12), ma ci parla anche come essere salvati! (Per esempio Atti 3:19; 16:30; Ef.2:8-10) dal giudizio di Dio (Ebr.9:27-28). È importante studiare il Nuovo Testamento perché come Parola di Dio, parole che non passeranno mai di moda (Matt.24:35) possiamo conoscere Dio e sperimentare la Sua presenza nella nostra vita (2 Tim.3:16-17; 2 Pie.1:20-21). Questi sono motivi più che sufficienti per studiare il Nuovo Testamento, ma è importante per studiare il Nuovo Testamento, conoscere la storia politica di ciò che avvenne nel periodo prima la sua stesura (I libri del Nuovo Testamento furono scritti nel periodo che va dal 45 al 95 d.C. circa).

La parabola delle dieci mine


Luca 19:11-28: La Parabola delle dieci mine 
Il motivo per cui Gesù racconta questa parabola è duplice: perché erano vicini a Gerusalemme e perché i discepoli avevano false aspettative circa il manifestarsi del regno di Dio, pensavano che si realizzasse immediatamente, in modo terreno, secondo il pensiero giudaico (v.11; Atti 1:6). Più Gesù si avvicinava a Gerusalemme e più l’entusiasmo delle folle e dei suoi discepoli aumentava. 
I discepoli pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Essi pensavano che Dio avrebbe instaurato il Suo regno, che il Messia (Gesù) avrebbe manifestato la pienezza della sua potenza. In questo clima di impazienza e di attesa Gesù insegna questa parabola. 
La parabola aveva il compito di correggere il loro pensiero. Gesù vuole che i discepoli comprendano, che Gerusalemme sarà il luogo della Sua morte e non della manifestazione del Suo regno. (Cfr. Luca 18:31-34).
Quindi i discepoli nel frattempo aspettando il ritorno di Gesù, devono servire Gesù fedelmente e in modo responsabile fino al Suo ritorno, questo è il succo.

Il Canone del Nuovo Testamento


Il Canone del Nuovo Testamento 
La storia del canone del Nuovo Testamento è simile a quella dell’Antico Testamento, anche se vi sono molti più dati disponibili in materia.
Herman Ridderbos da questa definizione sul canone:
“ Si può dire che la storia del canone è il processo della presa di coscienza della chiesa nei confronti del suo fondamento ecumenico.” 
Il canone, quindi, è un processo della consapevolezza o riconoscimento, da parte del popolo di Dio dei libri ispirati da Dio ed avevano un fondamento universale.
L'idea di un canone implica che Dio ha guidato la chiesa primitiva nella sua valutazione di diversi libri, in modo che quelli veramente erano ispirati hanno avuto il riconoscimento come canonici e quelli non ispirati, qualunque poteva essere l’importanza, non furono accettati come canonici.

Il modo giusto di adorare Dio


Il modo giusto di adorare Dio (Esodo 20:4-6).
A.W. Tozer scrisse: “Una delle più grandi tragedie presenti in tutte le epoche, anche in quelle più illuminate, è che milioni di persone non riescano a scoprire la ragione perché sono nate. Potete negarlo se volete – e so che alcuni lo faranno – ma ci sono esseri umani in questo mondo che soffrono di un tipo di amnesia disperata e deprimente. Quest’amnesia porta la gente a gridare, sia silenziosamente in loro stessi, ma a volte anche con una frustrazione udibile: “Non so neanche perché io sia nato!”
Tu sai perché sei nato? Noi siamo nati per glorificare Dio (Isaia 43:7), quindi per adorarlo!
Noi in questo secondo comandamento vediamo il modo come adorare Dio. La vera adorazione rispecchia il modo come Dio si è rivelato. Non si può adorare Dio a parte la Sua rivelazione: la Bibbia! Qualsiasi adorazione che non rispecchia la Sua volontà, la Sua verità, Dio non l’accetta! (Genesi  4:1-5).
Dio approva solo l’adorazione in spirito e verità (Giovanni 4:24). Adorare Dio in modo diverso da come Lui ci comanda, sarà vano, Lui non lo accetterà! 

Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)

 Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2) Stiamo meditando su Deuteronomio 2:7. In questo passo troviamo scritto per due volte “tuo Dio”,...

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